Alla presa e distruzione di Ghedabia colla colonna Latini

Alla presa e distruzione di Ghedabia colla colonna LatiniAlla presa e distruzione di Ghedabia colla colonna Latini (Per telegrafo dal nostro inviato speciale) loriercorsi in ^gZnT^^'W^Tud bengasino, vittoriosa in quattro com- dattimenti, ha conquistato Ghedabia, la '»CHIDABIA, 16 marzo, sera, (per Telegrafo da Bengali, 20, òro 13,50). Oggi il colonnello defbersaglieri Giulio Lani, a capo iella sua gloriosa colonna,, infacata per cinquecento chilometri di. marcia uarl città ver imvortanza per numera di L\;. ^rmamì •'Ber. sbitanti delta .Cirenaica, dopo aenga'h,b±f- sSbr- —— • . » . ■ , . v| ■ jpiù grande impresa tentato, in Cirenaica aai mprincipio dèlia guerra ad oggi. Jl generale,.Ameglio, ideatore, e organizzatore arditissimo e previdentissimo, ed il colonnello Latini, esecutore del'piano dell'avanzata, senzai pa-|Hri in energia, in resistenza ed in vatore,hai^-lGno scritto una pagina superba nella «tona tdelle guerre coloniali, una pagina che potrà sessere studiata con profitto anche dagli stra- jdnitri, da quelli stessi ai cui esempi noi im- ,l^«'7 rf*-r ZZ&àU cAlleare 15 e trenta la baiuhera aalutata da ventivi salve di cannone e dal lamore vasto ed entusiastico dette t™We\vacclamanti, è stata issala sul castellai ove\ eri sc«i(ola«a ancora la bandiera ture?, [ul castello atte cui basi si allineano alc*m pquadrati blocchi di granito a testimoniare a eternità dei segni lasciali in tulio il mug tdo da Homo conquistatrice. E' em»iuta.W;gparandò ci siamo fino a ieri riferiti con troppa frequenza forse e eon troppa supina dm? mirazione. Queste mie not&diarie di guerra sono state interrótte al gionio 12, dopo la notte del fiero combattimento di Marsa Vassili, quando, come era stato avanti prestabilito, giunsero a Morsa Vassili le navi da guerra ed i piroscafi di trasporto col Governatore, con nuovi contingenti di truppa,'con.rifornimehti e col materiale per costruire in questa loealità un fortino. La base di sbarco Una piccola questione di nome: questa località è stata chiamata- dapprima ed ha continuato per qualche tempo ad essere chia-, mata Marta VassilL In realtà, questa denominazione, appare abbastanza arbitrària, <;ositchè in questi giorni essa' è stata sostituita con quella, che sembrerebbe più logica, di Marsa Zuelina. Come si voglia chiamare la baia e la serie delle dune e delle oasi presso cui si svolse il combattimento notturno del 12 u. s„ ove è stata stabilita la nuova base di sbarco ed ove è In eostrusióne il fortino di Maria Vassili o di Marsa Zuetina, resta U fatto che fl tuopo costituisce precisamente lo sbocco diretto-eÀ4mmedì«to sul mare del grande centro inferno di'Ghedabia, il quale dal mare dista 'poco] più di una quindicina di chilometri. La colonna Latini restò a Morsa Zuf lina, accampata al limite interno delle dune costiere, verso la grande pianura sirtica, i giorni. 12, 13, 14 e 15. DuranterJiuesla>sosta, tPgPpreveduta e resa indispensabile-dalle neces- sita dello sbarco di uomini e. di materiale, lao e o o „ a , o colonna fu ancora non proprio attaccata, ma molestata un paio ó tre volte da qualche gruppo di ribelli, che vennero a'fare nottetempo le schioppettate contro le nostre linee è. che furono pagati con poca fucileria e con poche cannonate. Le navi dal mare, ei a o e , di e o nspecialmente la Garibaldi, concorsero colfuoco delle loro artiglierie a percuotere gliinopportuni ed imprudenti molestatóri. . Intanto il capitano di corvetta Bafslroc-chi con rara attività e rapidità organizsavala base di sbarco; intanto la compagnia delgenio zappatori del capitano Ferroni e lacompagnia del genio telegrafisti del capita-no Poggio, sotto la direzione del colonnellolievito, del genio, iniziavano la costruzione del fortino, ed il battaglione del 16.0 fucilieri, del maggiore M'àger, le. coadiuvava' e prendeva possesso del. luogo insieme . colla compagna di sbarco dei marinai della Garibaldi, comandala dal tenente di vascello Sansonetti, colla batteria da posizione decapitano Silvano, trasportata da Bengasiper mare, e col plotóne' di carabinieri e zaptiè del fenenle JfaMeà; inlanfo venivano sbarcali i rifornimenti di munizioni da guerra e dì viveri per la nuova tappa dell'avanzata. Un lavóro intenso e febbrile agitava gli equipaggi a bordo delle navi e detta silurante la Garibaldi, comandata dal capitano di vascello Degrossi; la Bausan, comandala dal capitano di fregaUi Locatelli; l'Orsa, comandala dal tenente di vascello Lauro), a bordo dei piroscafi da trasporto {iMi'nàs, l'Aiigolinn,' l'Adele, l'Horict) ed ««^ lava gli scaricatóri euroSìéi. ed arabi sullaspiaggia, ove il materiale .àmniucchiavnsi allo sbocco del pontile costrutto dal genioTra la stazione semaforica e la stazione telefonica, improvvisata sulle, dune, si agitavano 4 costruttori del fortino a metà stradfra la spiaggia ed il campo detta colonnLatini. • • La marcia in Quadrato tu• " ■ • nI:.giórno 1G mattina, all'aurora., la co. comia Latini abbandonò il suo cdnipo già- saso per il ricordo della combattuta natie] ^^W'0 P f^^^ ™ìWrabutloper "'egare potadan^o-i retto'.m-fessone diretta di GJuiatoa foangolo ed il (concediamoci una espres- gone francese) Il detour erano seeUi c*p're»-jf| ^u^iiiirjtaiuum i-éùtù, ,n,„e condo battaglione eritreo, del nutggiorclhardi,, formava il lato sinistro; il nono tattaglione eritreo, comandato dal capita- dvi i, .triti/, / vi iiiwvw tir iuiw w ** vvmiwm i iliam raseniando Jc dune detta'costà; il ; d.^..^ u....~.,: — j^i 0 DcHa chiesta, in assenza del maggiore dmiJloni ferito la nolle del 12 c traspor- sato all'ospedale di Vengasi, chiudeva alle Lpalle it quadrato e {orinava la reiroguar- da Fuori del quadrato, davanti ad. esso, cft c*p(ora;»Ortc, procedeva la cavalleria ' Squadrone « Savari », del capitano Pro. wlfere di sabbia, ove le nostre artiglierie a campagna e i nostri autocarri sarebbe- ^ a stRntò/ei ove „ ncmico a. cWe avuto, rispetto a noi, buon giuoco, La colollna avanzava nclla sua roHte rma.ionc quttdrala. Il quadralo era conioslQ cosl. u battayUoni, del Bcnadir. del MaUadra, formava il lato iron¬ U . ^ [eri0 haUagUotie eritreo, del mag on siennio, formava il lato destro e cani ilcctdannnzidsoni,; lo squadrone Meliarìsli, del tenente]s'érricone, lo' squadrone degli ussari di nPiacenza», del capitano Cardassi. All'in-lerno del quadralo procedevano le arti- ìiéric da campagna del lenente-colonnello izzoni (e ciocie batterie dei capitani Co- iattano e Marinelli) e la batteria da.inón- auna eritrea del capitano Verdiani, la «*Mena zappatori eel.capUano Ferrom, le salmerie someggia- e su muli e. cammelli, cinque colonne di\ . • • j a. j . -a ■ u utocarri condotte dal. capitano Ausielìo,'a stazione radiotelegrafica dà campo dei enente Amoroso. Al centro del quadralo rócedeca il comando (il colonnello Lati-i, col suo aiutante, maggióre, eapitanoUMartore»/, col suo ufficiale addetto sotlo-\enente Brucaiassi ; col direttore dei servili- di sussistenza, tenente Montanari; col enente:colonneUo ' 'y accori, direttore del- VIftch politico di Bcnijasi; col capitano onte Riccardi, incaricato delle funzioni^politiche presso la colonna; e col capitanotNicplosi..Scortava il comando il plotone'degli zaptiè, del sottotenente Bongi. \1 ribelli dispersi a cannonate direttore jM-\IFu in prossimità del'marabutto di Sidi Faragi. dopo poco più di un'ora di marcia, che ebbimo le prime schioppettale, Grupzpi di-■beduini, forti nel complesso di trecento o< quattrocento uomini, si raccoglievano sulla nostra sinistra. Bastò però l'avanzarsi rapido dello squadrone dei « Savori », del capitano Profani, e qualche efficace scariba di fucileria per volgerli iti fUga precipitosa. 1 turco-beduini fuggirono j„ direzione di est. Subito dopo fu sulla nostra destra che crepitò la fucileria. Il capitano Cardassicol suo squadrone di ussari aveva sorpreso un paio di centinaia di beduini appostati tra le dune. Essi, aprirono "il fuoco contro lo squadrone, che appiedò impe-gnando'gi decisamente. Vi momento in momento il fuoco andava aumentando,, cosioc/iè il capitano Cardassi ritenne oppor-[ tuno inviare al. colonnello Latini ativiso non solo della presa di contatto.cól nemi- co,-.ma anche .della necessità incoi egli si sarebbe presto trovato di essere sostenuto, ./j colonnello ■ Latini dispose immediata- ^jf^^^^ mWaùonc il ter^ iatlagl^ formava U lato.destro * -«««tallo. Uwm- ssccpetlgiore Stenniò avanzò sulle dune con tutto uf| suo battaglione e, spiegate in linea di c i. ,.„.,.„„,.„;., ««ri ti ho profondo del cannone. Poi, ancora c«-| tra in azione, volgendo il suo fuoco sulla' destra, la batteria eritrea del capitano Ver-] ,11 t,/ c - fj (4 (, di Piacenza e del tersojtritreo si unì il rem- ..j.^-j- j... -1_„.^. ' • -j- i diani. Tutta la colonna era ferma inaile sa del risolversi dello-scontro: Il colonnello Latini inviò ài maggiore Stentilo ordine di disimpegnarsi e di cercale il modo di prò cedere oltre il suo battaglione e, spiegate in linea di combattimento {e compagnie, apri il fuoco contro. i beduini. 'Conlemppraneamcnte entrava in azione la batteria da campagna del capitano Corigliano, la quale cominciò va battere le creste delle dune occupate dal:rnemico; poi, subito dopo, contro gli altri\nnemici, che erano fuggiti sulla nostra si-\nistra e che ancora si vedevano in- distati- za raccogliersi a gruppi e disperdersi, apri il fuoco la batteria dèi capitano ìlàrineUl\Al crepitare .della fucileria degli ussari.Appariva^ chiaro che l'intento .del nemico era di attirarci tra le dune di,sabbia, ove.egli, come ho accennalo sopra, ]si "sarebbe trovalo avvantaggialo rispetto a noi. Il colonnello Latini però e uomo troppo labile1 e troppo' esperto per lasciarsi'atlrar re in una-còsi ingenua insidia,' clic appa- riva così, evidente. Con pronta'mossa, pro- tetto d'aVfuoèodella batteria ,; dal 3.o batta- gitone ^eritreo, passò avanti il nemico, <^ ci insidiava sulla, destra delle dune, se lo e procedette oltre. . ■ . . \ Vavanzala; detta, coténna seguitò .altra- .' ■ j.. . 'verso una verde pianura dilunganlesi coni prati più fiorili écoiveanipi di orzò. Il «c- lo grigio, pieno di nuvoloni pesanti, mi- -naccidva un acauazzóne; ad un certe-mo-Unénto anzi caddero poche gocce di piog-\uia. Qualche .schioppettata echeggiò anco-la dalle dune sulla destra e le batterie li- raróno ancora qualche cannonala coiitroi pochi gruppi ' beduini, che molestavano. le nostre pattuglie fVancheggianti. ^ Gli ussari'del ..cap. Cardassi scoprironoti« un valloncello, tra le sabbie, un gruppo'di gente■'; erano indubbiamente reg'olaris \zati turchi, jiotchè erano vestiti in uni for-\pochi gruppi beduini, che molestavano.leIme kaki /d'inquadrati in manovra secon-• do i modi europei. SU questa gente le bat-i terie dci capitani Corigliano''é Marinettìrono la furia sterminatrice del, concentrarono z' i o e loro shrapnels, disperdendo il gruppo. I Medeniti ribelli Verso mezzogiorno sostammo per il grande alt e per la colazione: Biprcsa la marciavalicammo unti serie di basse alture ed alle l\ fummo'in vista di Ghedabia. Ghedabia appariva ancora più vasta di quello che è realmente'. Le sue-casc,-che n*>i vedevamoi'.dal loro fronte più lato, si stendevano peo e- oor- cava una ampiezza di un paio di chilometri. FraIr. case emergeva, verso-la nostra destrail castello turco ;> emergeva al centro l'edificio a due piani' della Zavia- Medeniia • ! sschiudeva il ciuffo alto di un'unica palma innalzanlesi dai giardini di Hussein Psikri. Quésto Hussein Psikrl è stato l'ultimCaimacan turco di Ghedabia. Egli si mantenuto durante tutta la guerra ostilissimo a noi ed e uno dei più caldi e dei pifedeli alleati del Gran Sèìwsso.'Unito a luinell'ostilità ■ contro noi, è stato sempre lSceicco della Zavia Medeniia di GhedabiaAbdàllak Bu Itakem, il quale ha resistitanche- agli incili precisi che gli venivanfatti dagli Sceicchi delle grandi zavic- me denite di Tripoli e Beng'asi, sottomessi dtempo'jt noi e stipendiati dal nostro Governo. • I Medeniti sono una delle tante sette in cusi divide il mondo mùssidmpno, ed in Cirn'aica occupano, come potenza, il'secondposto dopo ì Senussili:' Nella .guerra, pardi'■essi si accostarono a noi, parte si unirno ai Senussiti nella lotta' contro di noAbdallàhBu Iiajem è di questi ultimi, metre lo-sceicco, ad esempio, detta zavia Bengasi, nominato Zafer, oltre a parecchaltre prove del suo attaccamento a noi, haccettalo di seguire la colonna Latini nettmarcia sua su Ghedabia per fornirci connuamente utili informazioni.. ■ | Questo sceicco■ Zafer si-è anzi segnala[la notte del 12'u. s. nel combattimento, aiI tondo, con ammirato coraggio, al traspordei nostri ■ morti e dei nostri feriti dalla nea di fuoco al posto della sanità. Ed ecurioso, cioèi meglio che.curioso, era commovente vedere padre Geroni, il sacerdocristiano, e ló sceicco Zafer, il sacerdomaomettano, uniti ed accomunali nella slt sa opera di pietà. Gli altri.indigeni, ehé.hi*'siane collo sceicco Zafer. hanno seguito ,UT . colonna Latini per essere utili al comandai colle notizie, occorrènti sul paese e sulle po-' palagio ni, tòno certi Saldi èl Medui e Fadel el Bigiù,.bengasinl di nascitn ed' ex.ufficiali'.'turchi, i quali pure entrambi st Sono segna-' lati nel combattimento notturno, del .12, ed un giovane-capo di, una tribù del Mogarba, certo Mohammed Laluse. ,- . . Lssari di Piacenza,, In vista di Ghedabia, le cui case appari-. appariva ad una distanza di tre o quattro chilometri.; La pattuglia di pùnta degli-ut-- sari Piacenza, condotta dal tenente FétràiL', di sud,, verso la collinetta di Bir Vebka che vano deserte, le nostre pattuglie di cavalle., ria avanzarono rapidamente. Quando furo-* no a meno di cinquecento.metri dal primi* gruppo delle case, su cui domina il càstetto, dal castello e dai pressi di esso, parli una. scarica di fucile ria, ■ Poi -si vide*un piccolo gruppo di gente, che usci dal riparo delle mura e fuggì precipitosamente in direzioni'Piacenza, condótta dal tenente FerratiOrsi, che fu ferito al capo la notte del 12 e che non per questo abbandonò il comando' del suo plotone, giunse prima.al càstetto'ed issò, sulle pietre di una volta romana lo .stendardo verde colla scritta: «Ussari :di> ,Piacenza n> insegna dello squadrone, apro-' cedette oltre nell'inseguimento dei funaio-, echi. Questi, però, erano già riusciti ad .allontanarsi e poco dopo scomparvero dietro, l'altura di Bir Sebka. Poco dopo ancora tutta la colonna si rae- \ . . . , ]^^^J^^r.^t»^^^ |la ' .. . . . . p. ™°. m I°r" eol^!t^^%%™^&v...„. . „„„,,„„«.„ -,. . . *7 ™ » J^T"a? case principali della citta. Il capitano Mar],nront ., t „„ .__ - . " .. . "Z ì™','', „*2 1^ f™.™*7^£jET'. * L , • J, \^'^ -\%!™™' *p~ffa™°, »««^«na, r«»e - À?n£ t tr^olor':Ed - f™'1'«t**»** <« «"». i'%'/a»™*ndoto tr*~ e \ f ^ _i0noroi « ?aLnU. .'«-««««W e «eOpj»^o\ o\ - e^ ummiata dinMea^ Nell» città deserta .Ghedabia è il centro più importante■ di questa regione. Essa, cui fanno capo, per -\VT°dotti e provviste, non soltanto le "IrfWl -del Barka El Beida, ma anche quelle di Bre. ì«roe origine dalla Agedabla" dei romani,ll* /« già città fiorente del medioevo. Ora «a, lae o r a. a, isi a io è sù i, lo a, to no e da oui redo rte rooi. en di hie ha tta tiato iurto liera mote ote ts. costituita da poco più di un centinaio-dita, se raccolte in tre grandi gruppi distinti a distanza di un meizo' chilometro uno dall'altro. Fra le costruzioni basse' ad nn Solo piano spiccail castello, che però non ha aspetto affatto imponente, ne proporzioni tali da giustificara quésta .denontinainóhét In esso risiedevano l'ex : comandante e \ia guarnigione turca. Stacca a lato del castelloun edificio, che appare intonacata di fresco; ove era l'ufficio telegrafico, il quale funzionò fino a poco tempo fa, cóllegando Ghedébia con Sollum e coll'Egitto. Spicca, nel gruppo centrale delle case, la zavia medenita, unico edificio a.due piani détta cittaappoggiato ad alcune mura romane. Pressò la zavia è la moschea^ Più lontano un marabutto ed il cimiteroTra le case se ne notano alcune reintivuìnente che'lestii'noniano la ricchezza' deproprietari: sono quelle di Hussein Psikri di Hussein Queri, un bengasino maqrriorturco, già comandante il presidio -militardi Ghedabia. Altre case sono adattate ak uso magazzino e si allineano ai lati dèlidue vie, che costituiscono il Suk, ossia iMercato. Dei'giardini verdi e'fioriti, con pózzi di buona acqua dolce, cintati di bassmura a secco, si ampliano accanto al!zavia ed accanto alla casa di HusseiPsikri. Visitiamo a parte a parte-tutta la-citte non troviamo, nel deserto'delle vie e. dele case e ■ dei giardini, altra popolazionche quattro o cinque donne non qualchbambino, due vecchi ed-un -pazzo — asantone, secondo il concetto che in OHèietsi ha dei- pazzi, Questa gènte, di appettmiserabile quanto altri-mai, è ■rifugiàtsotlo due tende cenciose e luride, presso'case di Hussein Queri, e fa segni, di pacmentre noi ci avviciniamo. Gli interpreinterrogano i tecchi e le donne. QuestL'dchiaranp che tutti gli abitanti .di Ghedabihanno cominciato a fuggire parte verso ee parte verso sud tre giórni fa, portando ótulle le loro robe perii timore dèlia nostravanzala. La città è rimasta tutta desere vuota. — E voi perchè non siete fuggiti'cogaltri.» — chiediamo. Uno dei vecchi ci dà una risposta pièndi amara e profonda filosofia. — Noi — dice — siamo cosi poveri cnon abbiamo a temere di nulla. Per noi Governo turco o il Governo italiano è stesso. Cenci ed immondizie Nel castello, continuando la nòstra vita per le stanze che si aprono sul corticentrale, troviamo carte e registri sparalcuni vècchi'fucili, una cassaforte mó}in due stanze, che fortemente adorano iodoformio e di meditinoti, sono buttale ala rinfusa bende e compresse di garza e btùffoli di eolone ' idrofilo insanguinati, queste storse furono ricoverali c-meditaparecchi dei feriti turco-arabi nel combatiménto dei 12. Nette case di.Hussein- Quri traviamo dimenticati alcuni tappeti qualche indumento'femminile^ ercitràtaihéle profumato di sibbeìto, Sett'Uffkio tegrafico sono buttali, tra le imtnonèÌ$ierottami diversi, itn^vceèhió e ausrto-ttjrjrecchio Morse, qualche pilo.moduli tegrafici stampati in turco e*' «*~ ft^e.Ve* magazsini dtl Suk, di evi le purUeim|s» 0 6bim*miw>'tt<m*U$. tmn'nm

Luoghi citati: Bengasi, Cirenaica, Piacenza, Sidi Faragi, Tripoli