S C H U R É

S C H U R ÉETTERE DA PARIGI S C H U R É (Nostra corrispondenza particolare).' PAIirai. «.arse. -» Che eoe» f l'uòmo!. , v . ~ L'Uomo a la trinità della miteri», deità forza plastica e della ragione. Che cosa,- 6 l'Universo ? — La. trinità del maturale, dell'umano, e del divino.- — Che oosa la Divinità f — •La tóni^ della forma, della vita e f?S -_Tquale rapporto reciproco «tanno prtali tre trinità! , /di— Come tre «fere diversamente dense t"qmestaeii. 6i compenetrano, nello' stesso modo in ai compebéttanò gli elementi di ognuna efera più vasta, ohe è sempre la 'apirit o la divina, pervade le altre, e la più cola, che è sempre la realtà' naturale, se loro di centro. . \ — Che cosa ci porta à tale con< — L'intuito, la veggenza e la eokip liane delle idee madri: .1 Ma il mondo della materia, " de min e. magisltr, il fenomeno, la «jian_a? . — Solo ij noumeno, lo spirito V immanente. La materia non è che l'< sione inferióre, mutevole ed effimera di < Del resto, gli stranienti di ogni scienza sono forse i medesimi delia dottrina rica: l'intuito, l'esperienza, 1* sin tee i? Grave, l'ierofante solleva un lembo,, velo sul mistero millenario. Parrebbe assistere a una cerimonia iniziwtoria, nel mesterà argentea di un tempio ionico,, jianzi alla clamide, bianca di un pitagi ' coronato di mirto. Tripodi. Balsami. La glia, il Serpente e l'Uovo. Peristilio. In tananza boschetti di lauri e di olivi, statua della Venere di Milo .sopra un'afa, Fra Je colónne gli eterni archetipi. Come dal centro di un sole mistico raggi sembrano .'dipartirai in'tutte le direzioni chiudendoci' in un nimbo di etere lucido. Armonia delle sfere. Pace. \; —■ Tutto ha fondamento nello spinto. Quanto è compreso nel inondo della materia discende dal mondo divino passando pel mondo animico. L'evoluzione naturale non è che ■un riflesso della divina. In, basso, appare prima- la nebulosa, poi il sole, poi la del periodo atlantadioo, poi l'uomo. In ha luogo corrispondentemente tutta la si delle trasformazioni del Cristo, delle q' la nostra memoria ricorda le più race Ihdra, Osiride. Dioniso, Ahura-Mazda, liova, Gesù. Ciascuna di tali ino» ' dello spirito divino è diretta a restituire l'umanità affondante per inerzia nell feria la coscienza della propria oongiu cori Dia Ma le incarnazioni non. ba Poiohè l'anima umana, Persetene sebi Fiutone, oblia fra i ceppi della realtà prie origini divine, v'ha d'uopo profeti, di veggenti, di iniziati, spiriti prov visti della diretta percezione del trascenden' __.t&.;_--_i:■■» ì.ì_' S_____■ -i:_i- tssU- RefafodapilapapeloprtelierobiCofia-tifitedipitabeog~ te; i' quali tratto tratto gliela rammi Là visione interiore : ecco ' la chiave per. I* conoscenza del mondo.-Noi siamo tutti, [in certa misura, dei veggenti, degli inspirati, degli intuitivi. Mai Solo nell'uomo di geo*,, nell'eroe, l'ispirazione è abbastanza forte par divenire consapevole e operante. Ecco, che i popoli 'salutano i loro eroi quali eaggeri del Dio ignoto. — Estasi, veggenza, visioni... Ne avoi-'stesso, domine magisteri ■ — Vere visioni, no. Ma'sogni mi tano di frequente, specie durante il sonni dell'alba, e talvolta molto belli. Ciò' òhe familiare è uno.stato di messa estasi, tra^siistansazione poetica. Rodolfo- Stein' il celebre teosofo, il quale possiede veramente ili dono della veggenza, visitandomi'dnel"1906,," ' attribuite ■/tnlep*agliosamente conformi all'esperienza dei feti che le conobbero. e. I Grandi iniziati: siamo propria in [co- sspstto .di Edoardo Schuré. Viviame'in un cmattono di marzo del xx secoto. Iyentaiiszi-<|ddft;La'q'csssmmrale 1 titi-1 Fin- ! p^o[bte, la realtà risorge, si ricompone: il etereo si dirada- Emergono, al posto l'istilib, gli scaffali lisci di legno ohi; archetipi, fitti dietro i cristalli, trad titoli dorati e le iniziali del proprie*dorso. La Venere di Milo, ohe noni è di marmo pano, poggia semplicemente/' «ujla mensola del caminetto. Su un tavolo,/la tografià di Rodolfo Steiner. Dalle du< finestre entra col verde, pallido di un, no non ancora primaverile diffuse: esangue, la magna pace domenicale fiere dei Lussemburgo, pieno di e di grandi edifici taciturni — di architettura e diu scoltura, n<~ quari e di librai. Tra le finestra- lianzi alla scrivania a tamburo,** Schuré non veste pr_ci_am€nto^l^ dei pitagorici. E' in borghese ; gfccoa tur- «"bina, pantaloni di rigato giuto'*'. j»anto- 'lfole r.ere Fra queste e limili. WlM>lli|li delle ' ' - ... - .:'Jrx;.. , FJsupero rado calzette. La testa in. ombra slite riflesso d'oro attraverso'; il «■ bipartito sulla fronte. Sotto, usaiarga e lunga itecia color biondo niattÓB*,;!* cui pelle jiu>cii trasparire una rete di minuscole vene vermiglie. Gli occhi piccoli e verdi; le palpebre, intorno, laboriosamente incise. Il HH--0 piatto alla radice, aguzzò all'apice sui L'affi sridi e sfilacciati che non giungono a coprirò la bocca dalle labbri sottili. Mento tondo, piuttosto dolce. Collo nudo, cravatta alla. Lavalhère. Omeri spioventi, alla 1830. Nell'insieme, una figura scabra, asciutta e tagliata a grandi colpi, ohe sta fra il vecchio guerriero gallò e il letterato mitico: appassionato, onesto e inoffensivo. In istrada, alto,, il cappèllo floscio a falda larga, il pasti-ano ' bigio abbottonato fin sotto la gola, a paracqua gli danno uu lontano sapore di quartiere dbrMpmdlnppbzqtddudbdrp, telo dita intrecciate ali orlo dei polsini tondi'ódal largo bottone ■ di' ma-hepedia,, a dorso ! msuHa spalliera dalla, geggiola, lo .sguardo per-bduto sulla tìuestra verde o sulla.iuuniuu del doaminetto. "*! v_ — Il mio amore, del mistero e del sogno c-*«!?. alla prima, infanzia. Bambino, ero di' dù^ior concentrato e JfautasioKi. 'Rimasto or- dl'ano della madre a'quattro a-nni, al lì anco ddi mio padre, uomo óucelleivlo uva di idee Pstrette e pieno di timor di Dio, mi sentivo 'cscJo e triste. Di tutta Strasburgo, mia città's-«-tale, ti sedo angolo .ove mi paresse di tre- | dvarasi «n po' a caia mia era la Cattedrale, le cui fiere vòlte e le cui vetrato rutilanti s<rM_t_»v_«_o iu iukfu» ianuUate »1 m» 040- ioialino. Cammina diritto, malgrado la settantina Jiicombeute, il capo appena proteso m Avanti, quasi a ■scrutar rorizsonte. Si direbbe un uomo che sebbene casaliufco non abbia passato la propria vita a tavolino. Al suo corpo torna spontanea piuttosto la posa dollii.:taiitastwaiori«j--'le. gambe cavalcioni resentava le ondine di Mummelsee in atto i danzare al chiaro di luna, mentre il loro Uno degli episodi che in quell'epoca eser- tarono maggiore influsso sulla mia sensi- "ità fu una gita a Baden-Badèn fatta in -pagaia di mio padre. Vidi in tale circo- za gli affreschi del palazzo delia Sorgente, quattordici affreschi raffiguranti, come rammenterete, quattordici leggende. dciUa Foreta Nera. E fu la mia prima iniziazione al eraviglioeo. Tre di quei quadri, ricordo, i colpirono ■ in modo speciale. L'uno rap¬ Re, affacciando fuor d'acqua la sua testa di antasma, fa loro cenno di sommergersi in ondo al lago per non lasciarsi sorprendere dall'aurora. Nel secóndo un'altra ondina, di pieno giorno, cantava accompagnandosi con a lira, in riva a un lago turchino, e un pastore ammaliato gettava la propria verga per correre all'amplesso delia seduttrice che o avrebbe trascinato seco nella sua umida prigione. Il terzo aveva per titolo die geiterhoehzeit, le nozze .degli spiriti. Un cavaiere ' addormentato appiè di un castello in rovina si vede in sogno sul putito di. soambiaro l'anello nuziale con la castellana, in' Cospetto di un vescovo di pietra i cui occhi fiammeggiano pronunciando le parole sacra' -tentali. • — La tela del vostro poema L'angelo eia ifinge. - — Infatti. Molto tempo dòpo dovevo interpretare quel sogno come la rimembranza di una vita anteriore. Ma già allora quella pittura agiva potentemente sulla mia fantasia di dieci anni schiudendomi quasi le berte di un mondo ignoto. Ripensandovi, oggi, mi par di ritrovare nei tre affreschi ~ Baden-Baden le tre idee essenziali, i tre iproblemidacui l'intera mia vita fu di-lupo » dominata: il mistero della Natura, il della Donna o dell'Amore e il miste'Anima o dell'Ai di là... ■/(hnne trinum est jjerfectum. E pensiero Edoardo Sohuré procede sempre per triTré, nel suo sistema, sono i periodi r:ci : il saturnio, il solare e l'atlantiTré gli ordini' della conoscenza lunaria: 'logia, la mistica e la simbolica. Tre i dell'opera d'arte: il letterale, l'umano divino, come nella rettorica medievale, i rrmi del teatro dell'avvenire: il poi, ti borghese e quello dell'anima. Dove un tre è un multiplo di tre. I mani di a aleggiano sopra di noi. Dotato di siffatta indole, mi sarei earbato fedele alla tradizione religiosa a, se la fede cristiana mi fosse stata ,ta col buo vero contenuto' spJrMnale poeticità dei suoi simboli, ne!la*beldea suoi riti. Ma accadde invece'giusto contrario. Protestante, l'istruzione "reLiriii Venne impartita .da' uri'pastore dì: casa', anima angusta e fanatica tnalgrado una fede innegabile, tiranno delle coscienze e delle famiglie, che avrebbe ben potuto dirsi un inquisitore luterano. • *■ Tra lui e me fri dapprima antipatia, quinlotta sorda e infine rivolta dichiarata. In di leska»- nsoc, erano- iene* diatribe lo spirito corrotto del secolo, contro scienza- atea, contro l'arte paga della vita. Io ascoltavo sdegni due più forti istinti della mièfjtfó'lé■ furono sempre l'aspirazione alla vita e intera e d'entusiasmo pel bello sottoe lepoi-lesue forme, ^^descrizioni grotteschenr,,f_>mì /-l_.l 1 'iti f_._^i.r. ^ ri ci .=11*.—.W—à —m ne itemi dell'inferno e dei supplizi rii ai peccatori mi;sembravano ridicole, di spaventarmi. E il pastore, che mi ai pensieri sul viso,' ogni momento, aveva da ripetermi di « non fané gli occhiTJn giorno mi recitò un'tanta-eloquenza le fiamme eterne in cui entrambisarebbero stati'arsi. Ricordo distintamenteche,_ mentre egli parlava, sentii un brividod^ rivolta serpeggiarmi-per le midolla,'* gri-dai dentro .di me: t Dev'esser pur bello, in-ftue, l'Angelo caduto 1 Vorrei piuttosto ès-aere Lucifero in fondo, all'inferno, che nonquesto pastore' fanatico nella, propria, 'chiesa! ». Associazioni di idee. Rapisardi. Il pensiero, l'arte e la fortuna gli avvicinano spesso Edoardo Sohuré,. ' * :— Ora accadde che una volta il pastore, il quale esercitava un vero spiomaggio nelle famiglie, seppe da un do-mestico come io leggessi di soppiatto deromanzi, ohe tenevo nascosti nella mia ma terassa — la mia prima biblioteca esoterica Finita la lezione,' mi fece entrare nella prò pria camera, istavo per dire nel proprio tribunale, e additandomi £1 corpo del delitto ordinò di dirgli da quale dei miei amici «vessi ricevuto quei libri. Al mio rifiuto'l'inquisitore mi avvertì senza ambagi oheuna onDfessione poteva ancora salvarmJ_11_' _i -n ' ; _ , dalle pene eterne. Risposi: .< Mi stropperebbe piuttosto la Lingua con una tenaglia arroventata, ebe non ili nomo del mio amico >Mi pare ancora di vedere i suoi occhi lampeggiare mentre gridava: « Sei un vero demonio! Riferirò tutto a tuo padre! >. Ed io duro: c Fato quel che votate, non dirò nulla! i. E non diesi nulla. Non starò a narnarvi gK etrasciohi dell'avventura, : predicheprivawoni, pensi... Vi ho accennato solo per farvi comprendere quali motivi mi abbiano allontanato, ancor prime, della formazione del mio giudizio, darla fede ortodossa quale la si intendeva allora nel mondo protestante di Strasburgo. Si capisce, d'altronde, come dopo tedi impressioni la perdita delta fede dovesse sembrarmi più. òhe altro una emarunpazione, l'ingresso negli splendori dell'universo sótto l'egida della libertà... , Silènzio. Timidi pigolìi di- passere nel giardino esangue. — Verso i sodici anni ■mi diedi a studiare con passione la filosofia tedesca, Hegel in particolare. L'idea del divino non eramor te in me, ma si disgregava in un panteismoóui invitavami specie 1 insegnamento de mio maestro di letteratura tedesca, Alberifo Griiu, un emigrato della rivoluzione del j'48. Contro ogni mia intima aspirazione vedevo, attraverso tali influssi, crollare la credenza nell'immortalità dell'anima. Non dimenticherò mai .a notte insonne in cui dopò una lettura appassionata dell'* Etica di Spinoza, mi vidi costretto a rinunztarvi Poiché ila coscienza umana non nasce.che cocorpo —.mi dicevo — deve perire seco per sempre: se l'anima non ha esistito prima di quéste vita, come potrebbe esistere dopo E nei ■giorni che seguirono tale crisi di co scóerma la città mi parve taira come un» carioate, il ani* Utt «f s«_ìu> di tuma*^ lijp& tedraie, già tanto amata, una torcia funera- ria;spenta sul eepokro dell'umanità. In se- guito cercai consolarmi di tutto ciò mediante una specie di tuffo nell'immensità della ria- tura e nella bellezza dell'universo: ma la ferita di quella perdita rimaneva dentro di me e qualcosa uell'essor mio vi si ribellava. Iu realtà la fede ora solo assopita e non attendeva che un raj»gio di sole per ridestarsi. Raccoglimento rispettoso innanzi olla' confessione intima o profonda, che giunge inattesa. — La ritrovai a poco a poco, difatti,; dopo i trent'amni, in virtù di una serte di esperienze intellettuali e morali e ddio stadio amoroso ielle tradizioni esoteriche formanti il substrato e la fonte vera di tutte le religioni. V'ebbe parte in ispecie un'ora, por così dire, incandescente delle mia vita, un punto luminoso m cui la mia anima ai aperse a una esistenza nuova e divenne a suo modo chiaroveggente. . Margherita Albana Mignaty. Impossibile a Edoardo Stohuró raccontarsi senza parlare della sua grande amica anglo-ita io- affieni-j ca, l'autrice degli Sketchés of historical pati of ltahj e deitla Vita del Correggio, pel cui salotto di Firenze passarono, fra il '66 e ^'80, il Giusti, il Dupré, il De Gubernatis, il Trezza; Aurelio Saffi, il Dall'Oagaro, il Longfellow, George Eliot, la Browning, Giannina Milli. — Non mi attendevo a nulla di simile quando le venni presentato, nel '71, nella sua casa di via Cavour, da un'amica comu¬ ne. Nella sala, piena di quadri, di statuo e di ricordi di famiglia, stavano riunite una decina di .persone. La conversazione era vivane. Io sedetti dirimpetto alla padrona di casa, dall'altro lato di una tavola adorna di libri rari e di fiori. Vedevo Margherita Albana per la prima volta. I nostri occhi si incontrarono e si avvinsero immediatamente. Messici a discorrere fra noi, seguitammo durante un'ora, per tutto il tempo della visita. Ella m'interrogava sugli scopi del mio viaggio e. sopra i "miei studi. Io mi lasciai andare a confidarle - tutti i ' miei progetti. Preso nell'irradiazione solare di quei due grandi occhi neri -che mi penetravano della loro luce calda, tutto il mio essere si dilatava e fioriva. Èra una impressione unica e meravigliosa, quelle di un repentino duplicarsi della mia anima, del suo prolungarsi, per cesa dire, all'infinito, nel passato e nell'avvenire. . Acquistavo la coscienza misteriosa di avere già veduto quella'donna in un altro mondo e di ritrovare, rivedendola, la mie, vera patria. Nello stesso tempo sentii che per, me e per lei incominciava una vita nuova, la nostra vera vita... Pausa d'ombre e di luci. Qli occhi Verdi si velano un poco nella faccia grave. -. — Era la fede nell'immortalità dell'anima che risorgeva. Mi'dissi: « Io ho vissuto molti secoli fa, ho già amato una volta codesta creatura: dunque vivrò c dopo.*, vivremo sempre! ». Trovavo finalménte una rivincita alla notte di angoscia di'dieci anni innanzi. E tutto quanto seguì doveva confermare quelfa, prona impressione : la | mia vita comune con Margherita Albana, il j prodigioso ascendente da lei esercitato aopra di me, le nostre esperienze, i nostri dolori, i nostri lavori, la rinascita o la metamorfosi dei mio essere intimo che debbo- a quel ila donna superiore,, senza la. quale certo non I _ " ' ",l y~1 f ' * - . ' avrei scritto: Grandi: iniziati.. Sospiro. Movimento sulla sedia. Variazione di tono. — .Vedete da quanto vi narro di me stesso perchè, a mio avviso, le grandi verità sie-- no i lampi dell'intuito e del sentimento a te so tutti gli uomini d'intelletto volessero confessare quali riflessi di energie altrui cóu corsero alla formazione del loro spirito... 1 — La loro storia esoterica! Certo, tuU.t avrebbero qualcosa da dir». Per me l'altro grande incontro fu quello di Wagner, n*r rato nel volume che dedicai alla sua opera. it-i.; —iu_i.-i._i.' ois-u. »: ,n_.. Non ed può immaginare nulla di più grande idi queiruoinb. ' Simpatia eloquente. C'è difatti nella fan 'task dello Sohuré qualcosa di wagneriano. Il : colorito della loro immaginativa coincide, L'ultimo dramma del poeta, eacito in questi giorni. La druidetsa (l),ove vediamo prole-Io ho conosciuto Michelet, Saint-Benv^e, Tai. ne, Renan : per Michelet avevo anzi un varo cultp. Ma Wagner.! Che immenàtà ! Ebbi la ventura di' avvicinarlo in tre momenti ou-minanti della sua vita: nel '65, dopo là prima di Tristano, nel '69 a Lucerna, e nel 76 all'inaugurazione del teatro di Bayretrth. tosse innamorate che 'sómigliano'a Brùni'lde le guerrieri lungochiomati che tengono consi giro battendo le spade sugli scudi e ùicon. triamo duetti d'amore con passerei comeI . " TTT" ■ DO j questo : vklixoa — Oh, non esser più me!. Celiu — Non esser die in te ! V'BtUDA — Non esser che un solo! . sembrerebbe scritto per, cantarsi sulle noto della Valkiria o del secondo atte di Trittano;LsuTu j i a a a i o a a a l a , n ae- a o u. o ra. .. e nIl e, ti e- i. o bi ti à el h. e i. e to o; Lo, Schuré doveva sentirai per giunta attirato verso, il gigante dal trovare finalmente nella sua arte resa al teatro l'autorità quasi sacra" goduta in Grecia, dove la tragedia di un Eschilo e di un Sofocle' serviva di tabernacolo .all'idea dionisiaca. Attrazione destinata a farsi sempre più forte oggi che il suo Teatro dell'anima si propone di dedicarsi a un risvegilio- detl'epopea celtica con intenti di ricostituzione nazionale. — n mio sogno c il teatro! Solo questa è l'arte intera, massima. Ma oggi se - ne è fatto uria industria.,* no" si può trkmfarvi che a prezzo di transazioni e di rinunzie. Parigi ò così superficiale e corrotta ! Chissà se giungerò ad •esservi mai rappreseti tato... Considerazioni sulla fortuna e sul pubblico. Edoardo Schuré 'confessa con semplicità di essere noto più in Italia e in Inghilterra che in Francia. Evidentemente non si è profeti che all'estero. Io, per mio conto, ho trovato, lo sue opere iu molte biblioteche circolanti d'Italia, ma non ne ho trovato alcuna ivi gabinetti di lettura di Parigi, il c cervello del- mondo >. Vero è che non vi ho trovato nemmeno le opere di Francis Jarames, poeta di moda..: '■ — La Bevve, dee deus monde», la quale pure ha accòlto più d'un mio lavoro,' non ha dedicato che una note in copertina ad uno dèi miei libri. Tutto il tributo d'ammirazione consacratami dalla Francia si riduce a due ut!inoli comparsi.stri Figaro, a quattordici, anni di distanza: l'uno di Filippo Gille e l'altro di Jean- Donne. Non mi sono imbattuto, qui, che in un solo vero amico, Enrico Beréngor ; e i miei soli discepoli si trovano fra i giovani della Benaissa'nce càntemporaine... No, difatti: Edoardo Schuré non è stato viziato dalla fortuna. li destino di Orfeo dilaniato dalle Baccanti : ecco — scriveva egli una volta — ciò che attènde oggi lo scopritore di nuovi arcani. Il silo destino, fu, per fortuna, meno tragico : ma il fatto di trovarsi fuori del pensiero positivo come della tradizione religiosa, doveva fatalmente alienargli entrambi i lati.della platea: gli atei come i credenti. Rimase solo. Non 110 fecero un immortale. Ma tanto meglio per Ini. L'iramortàilìtà è figlia della morte — sentenzia», eiudizicsarhente Eraclito;* noi Figli di Lutifero:.. E non un'ombra d'amarézza sulla sua fronte; come non un'ombra di orgoglio. Smuri'1 è un semplice e un puro. Si è troppo occupato delle cose dell'ai-di là per accordare serio pesò alle miserie di'queste.mondo. Egli ha sempre lavorato iu uri orto concluso, passeggiando come un peripatetico satto propilei augusti, sacri aia'estasi .dei vaticini. Quando si è volto a guardare in basso la realtà, i suoi occhi abbagliati non vi hanno scorto che forme astratto e trascendenti: triangoli, circoli, raggi, sfere. In fondo egli.% un uomo felice. Ha vissuto al di là'della vita, nell'empireo, con gli Dei e con l'eternità. Si direbbe che per lui: nessuna delle cose, del mondo sia ciò che è per tutti gli altri. Certo uu*. sedia non gli sembra una sedia, una penna non gli sembra una penne. Impossibile che le forme ordinarie della materia abbiano esercitato sui suo spirito quella subdola presa di possesso, quella sorta di diminuzione della dignità interiore che esercitano su ognuno di noi. Al confronto, si sente iu tollerabile il sedimento di brutto deposto'nel nostro spirito1 dal-contatto della realtà quotidiana Egli deve invece salire sull'omnibus credendo di levarsi' sul dorso snello di Eolo. Egli crede a cose cui nessun altro crede. Ppstlede quella sorta di certezza del meraviglioso che si ha'sólo durante'il sogno.' Ed c, con questo, uU .uomo di cui non sarebbe possibile sorridere. Al contrario inspira reveren za, nostalgia, desiderio di - purità, sete di culmini e di spazi. La beatitudine della contemplazione gli c colata nel sangue, lo ha roso mansuèto e ot timi sta. Nel Panteon acrimonioso e yaletudr nano degli scrittori francesi contemporanei la sua selenita candida forma come un'isola, una riposante isola'bianca ornata di cipressi e di erme. E' affettuoso e gentile. E' memore e riconoscente. Una lettera del presidente della Società degli Autori, esemplare tipico di quel feOino galateo degli intellettuali francesi ohe si direbbe fatto apposta per non dir nulla avendo l'aria di profondersi in manifestazioni dì stima, lo commuòve sino a darne lettura altrui. Le 31 edizioni dèi suoi Grandi iniziati lo riempiono di bontà. Egli non conosce ne la malignità nò l'invidia. Avrebbe desiderato la grande gloria: ma è contento anche di quella che ha. E poi, forse arriverà uu giorno anche all'altra... Un l'etterato che crede .all'imnicrtalità dell'anima non saprebbe essere impaziente. Parentesi, Punto fermò. L'ierodula bussa per la terza volta. — La colazione è pronta. — '.Omne trinum... Ma Edoardo Schuré non è impaziente nemmeno quando si tratta di andare - a tavola. tsddcIf■sncsrctd(11 E. Schurè, la dividesse: — Paris. Perrin, 19H, 00N0ITT0 PETTINATO. Rmdesstrcaqmasèdcdplzsrblrfdvcèvslpnhusg1tistsd—ln