La prima di Parsifal al Teatro Regio

La prima di Parsifal al Teatro Regio A RTI E 90IENZ E La prima di Parsifal al Teatro Regio in conspetto delpubblico Vogliamo commetterò quasi una j>rof.inazione? Ed avvicinare lo labbra al santa Graal oon la stessa tranquillità ignara e serena con Qui Parsifal assiste alla sacra cena del Monsal.vnto? Ascoltale cioè l'ultima grande voce del Wagner come si ascolterebbe ogni altra opera «Scritta per II teatro? I seguaci di Davide ci caccieranno dal loro tempio come filistei. Le nostre fronti, non pu- riflcate dal crisma scliopenhauriano, parranno quefle di idioti; le nostre labbra, restie ad ab- beveraral alle sorgenti del poema medievale di Volframo, sembreranno nascondere, col loro mnUamo, la più deplorevole Ignoranza; il con- cetto. più o meno fondato della nostra C«J" I tura «blrà un flerissimo co po, poiché noi «m ricercheremo se nella ^«"J^"™"^.0 in II Crepuscolo degli DHj^eom11 fonda mento del concetto della saggezza a raverso la semplicità o la compassione, svolto dal \V aguer Parsifal; no per quali slati dell'anima il 7 puro folte . - il . reineTor . U.traducibilo oltrela pura espressione letterale - giunga ella santità; nè se in Parsifal riviva Sigfrido ,anzi rivivano Cristo e Sigfrido insieme. \ Queste, ed altre consimili Indagini, tornano certamente a grande onore di chi s'addentra in esse con acume critico; con profondità e vastità di cognizioni filosofiche e letterarie; con seve-1rità di ricerche. ! Ma, tn conspetto della scena, esse non vai-1 gono molto di più — a mio credere — di quanto !non giovi l'attardarsi, in chi ascolta la musica, nelllngegnoso giochetto del lelt-motlf, con il bel rischio di perdere di vista le grandi linee : di Insieme, e la potente c salda struttura, e la po(«la. tutta soffusa di misticismo, onde questo Parsifal può essere consideralo come un dramma lirico lontano da ogni altro. Certamente lo sforzo del voler scendere nell'anima de' personaggi è nelle creazioni del Wagner assai più necessario che non altrove. Qui infatti l'azione e lenta; c la parola s'acombra, e sovente si fa come opaca, a traverso li viluppo filosofico, di cui il poeta la riveste. ' Le figurazioni sceniche, che ci si svolgono in-, nanzl, assumono spesso parvenze di simboli e:di miti; Lohengrin e Sigfrido, Wotan e Bru-1 nhilde, Amfortas o la stessa Isotta, che vivono sulla terra ed oltro la terra ad un tempo, non Bono certo i vecchi personaggi, cari al vecchio melodramma, tutti tagliati d'un pezzo; vibranti tfuna vita artificiosa e tutta esteriore e decorativa, ma bastevole a destaro nella folla un immediato scuso di plasticità, e quindi di chiamerà o di commozione, . Ma poiché" cio~c innegabile, dovremo proprio ! lasciarci trascinare alle estreme conseguenze, lper renderci scldavi della inesorabilità di wiisistema? Ed andare ad ascoltare il Parsifal col 1 .quarto libro del « Mondo come volontà e rap-lpresentazione » in tasca; e bilanciare il peso delle idee schopenhauriane collocando nell'ai- , „ j jì.1 •ira lamette magari . Opera e dramma. de 1 •WasDCT- *, ll^LeP1S,t0l'U'ÌO? S°bene che,cosl.!fanno, o dovrebbero fare. 1 saggi e 1 puri per giudicare il « puro folle » Ma non sarebbe un esigere un po' troppo il pretendere altrettanto dal pubblico? Esso, checché si dica, e ancora profonda- mente semplicista. E trova che gli clementi commotivi dell'immane edificio, costrutto dal Wagner, non sono sulla scena, o tanto meno neUa concezione filosofica. Prorompono iiiteco daTTorcheslra; si agitano, vivono di una vita propria ed intensa nella forma strottaniento musicale, cui — qualche-volta, come nella sce- na meravigliosa dell'0 agape sacra »— possono tmirsi altri elementi puramente decorativi. E ciò apparo tanto più vero, ove si pensi che le pagine del Wagner, eseguite nei concerti or- chestrali, sono pur sempre quello li; quali su- scitano una più ampia onda di commozione estetica. . . . /I valore scenico dei personaggi ! Forse il protagonista? E che cosa egli e, sC|non una figura indefinita, evanescente; unuomo, dl cui la forza consiste In una qualità negatlva: nel considerare cioè la vita sotto «l|solo aspetto dell'impulso dell'istinto? Quandojrincoscicnfea è elevata al grado dì virtù; j Dei resto quale è il personaggio in Parsifal atto a aitare per sè uria qualche profonda impressiono nello anime nostre? quando la purezza deriva soltanto dal non sapere di commettere il male (0 Parsifal Ira altro ha abbandonato la madre, c l'ha uccisa di dolore) clic ci importano i tardi gridi della disperazione, e t segni della divina grazia? Parsifal — scrisse ilo stosso Wagner — * è • soltanto indispensabile come salvatore desiderato dl Amfortas ». E questa confessione, ba un valore assoluto e caratteristico. Quando Parsifal spezza Varco e scaglia lontano lo frecce, e In lui penetra, per le rampogne dl Gurnemanz, un senso dl pietà verso il cigno selvatico ucciso poc'anzi, noi vediamo nel giovine un movimento naturale ed espressivo dell'animo, che veramente penetra nelle anime nostre. Ma questo è ad un tempo il principio c la fine dell'evoluzione. Tutto il resto noi non vediamo bene, 0 meglio vediamo la figura del protagonista più per quanto egli fa e dice, che non per un succedersi logico di gradazioni psichiche. E se egll è il predestinato non ci interessa il vederlo sfuggire alle male arti lascive di Kundry più dl quanto non ci sorprenda il vedere, ad esempio. Lohengrin atterrare cosi facilmente Terramoriùo. nel !t Riudtzìo di Dio ». Assai più originale 6 la figura di Kundry. E certo l'antagonismo tra la schiava, nel beue, dei cavalieri del Graal e quella, nel male, di Klingsor conduce ad una tra le creazioni più bizzarre del teatro wagneriano. Ma da che cosa erompe il contrasto? Da una causa sovru11 a turale : dalla potenza di un influsso magico, (tende la povera fanciulla non riesce a sferrarsi. Che cosa è dessa dunque? Uno strumento tjjcosciente nelle mani del mago Klingsor. Ora. se la forza detta volontà viene meno, perchè manca il dominio su noi stessi a che sl riducono gli artificiosieccitamenti di KunUry nel giardino incantato? L'idea oVn dualismo di Kundry si completò a poco a poco pel cervello di Wagner. Dna sua detterà da Parigi scritta nel 18611. ce ne fa sicuri. Ma egli ••>*ldo neirorlginalità del contrasto tutta la bellezxk scenica della sua creatura. Volle far conveisere su di ossa ad un tempo d'idea della perdizione e della salvezza: Elisabetta e Venere In Una vii a creatura. E questa creatura, cosi semmpe e cosi complessa ad un tempo ci sfugge per la stessa sua essenza, naturale e 6ovranaturale insieme. Non parliamo dl .Gurnemanz. Egli fa un po' la parlo dello storico nell'oratorio, un po' {fatto de) convertitole. Ma tra chi converte 0 a ItRivwlito è atmpre quest'ultimo, che sulla à scena appassiona di più, perchè egli ha almeno peccato. £ nel peccato e l'essenza di tutto, o di quasi tutto, il teatro lirico. Guvnemanz è troppo in alto per toccarci. Qualche volta appena, c con tutto il rispetto dolutogli, ci annoia. Ma ecco almeno Amfortas. Cd è questa la grande figura dolorante che lasciata dal Wagner in una penombra d'una potenza tragica meravigliosa, tiene il posto maggiore nelle anini0 nostro. No intuì, del resto, tutta la drain maUca bellezza il Wagner, anche quando era ag8al lontana da ,ul ridea (U trarr9 un dram. ma mist,co dal poema di volframo, e bella mcnte ,0 canzo„aVa. a Qualo 4crrjbil0 slgniflcat0 a.cqulsta. la sl tuazlono di Amfortas di fronte al calice mira colos(J| E(fl, c]1„ soffre ,a s(cssa rer[ta dotta dalla lancia di un rivale in un'appas- sion avye|It d.amore „ deve gua ^ consacrazione del _ , ,. , i f»*"*. che colò un giorno dalla ferita del Salvatore sulla croce. Il sangue pei-il san f ue> la ftrita »er 11 ferita - lna luale 81,1850 «™ vneslo sangue, tra questa ferita! Tutto e stasiate, tutto in adorazione innanzi al caUoe miracoloso, trova nella stessa adorazione un uolore- Ove è la fine? ov'ò la liberazione? Egli fu designato a guardare il Graal, perchè ne era tant0 degno. Ora non può allontanarlo da 861 Nella morte soltanto sarebbe la fine della sofferenza! •• (Lettera 30 maggio 1859, tradotta dal IJetrucci). E m questa sofferenza D veramente qualche oosa di ardentemente umano, ùl altamente traffico. D1 fronte alla figura di Amfortas impallidìscc ogni altra. Eppure noi lo vediamo in un solo momento dell'anima sua; lo vediamo soltanto dolorante sino allo spasimo. Ma questo momento domina il dramma intero. Non parlo poi di Klingsor; un mago quasi bonario nella ingenuità della concezione; un mago da bella fiaba. So dunque la più grande parte di queste fi gurs sceniche non lia tale potenza di rilievo da appassionarci, veramente, da trascinarci con sè, da che deriva il fascino singolare, onde ci sentiamo quasi tratti in adorazione dinanzi quest'ultima parola del Wagner? 71 tessuto musicale Il Wagner definì il Parsifal dramma mistico. Volle cioè indurre le. nostro menti, prima d'ogni altra cosa ed essenzialmente, a quel raccoglimento devoto, che si addico all'ambiento scenico. Cosi aveva chiamato « opere romantiche » l'annhuiiscr, Lohengrin, li tra-scc"° fantasma, preludiando ad intenti e ad cs^i\es^orìt «misleali di natura ben diversa, fd è ammuto nei carattere mistico, portalo 'd,ora, art.!,n faao dl tensione, che quasi ci ?L ? - \ cUo "01 **»»«no ricercare la nQ& sensf'onl', «uaU non ?' uteae mai il teatro, poiché il loro regno fu . m dove rotea in larghi !e tranquilli girl il .genio del.Palesuina e di G Seba3tian° q&cì^ Cosi noi ci troviamo, in Cbnspetto àiParsifal, presso a poco nelle stesse condizioni in cui ci pongono il secondo ed il terzo atto del Trislano ea Jsolla scnonchè. ciò che qui è passione acutizzala sino all'esacerbazione ed allo spasimo sollo a dominio del senso di vieno inveco in paTsm fervore mistico, ane laate a qualche cosa che vada oltre quanto l'anima umana può dare di sé, in un ardore trascendentale, che sembra staccare i corpi dalla terra, per elevarli in una sfera cui tor na meravigliosamente adatta l'indetermina tozza del linguaggio musicale, Cosi la tensione, lalora persino esasperante, del nostro spirito, si fa più grande, c si Inten slfica qui ed in Tristano ed Isotta più che non in qualunquo altro spartito del Wagner, L'avere cvttato l'insidia ed il pericolo, ine renti al senso di stanchezza, 0 quasi di esau- rimento, che dovrebbe ineluttabilmente asso ciarsi a tale tensione, costituisce una delle più grandi vittorie del Wagner. E più grande _ Isotta!' Perchè 'nel "poema di Tristano lo spa- simo deUa pa«iono sl elova sino alle cime, ol(re l0 quaU Y vabisso. è la morte. .Ma in quest0 spasimo vibra sempre un senso d'u- manita. ln Parsifal, invece, il dolore di Am-.jIorUls trascende, si spiritualizza, va al di là! j della cerchia, ove guata la dea oscura. E non- dimeno nei lo sentiamo ripercosso in noi con una profondità di accenti, con una potenza mistcrlosa e suggestiva teli, che nluno del drammi passionali onde è saturo il teatro me- lodratnmatico ci conquista con tanto ardore,. con tanta pienezza dl realtà e di vita. | E dove ricercare le ragioni di questa forzai intima .0 ad un tempo prorompente con tanta vigoria so non nella suggestività che la musical dei Parsifal esercita su di noi? Ascoltiamo la | grande voce dell'orchestra. E In essa 1 rovere-.mo tutte le fonti segrete della nostra collimo-1 zione. La scena diventa un commento necos-| sarlo ma è un commento. Tanto che vorrem-1 talora che di canto si ristasse, che il, ma palei scenico si oscurasse,, accennando, appena, a traverso la penombra, all'ambiente. L'onda dl armonia, in cui ci sentiamoimmersi, ci basta. 1 personaggi diventano ombre. Lo sforzo del Wagner, poeta e filosofo, ci lascia- quasi indifferenti. Il « leit-motif » nel suo abile, ma artificioso congegno, non ci sembra più se non un inutile asservimento della musica alla parola. i.a prima ci basta. Noi ci tulliano voluttuosamente nelle ondo sonore dl uno strumentale, die è assai meno complicato ó complesso elio non nello altre partiture del Wagner, come più larga, più decisa, più vigorosamente ritmata e più perspicua, anche ad una prima audizione, appare ta frase musicale. L'anima nostra si riempio dl sensazioni sonore, maestose, gravi, solenni come i rintocchi delle campane di Monsalvato. Un senso quasi religioso dl ammirazione ci penetra a poco a poco. Noi sentiamo che qualche cosa dl meravigliosamente nuovo è apparso con quest'opera sull'orizzonte delle scene liriche. Un applauso, durante lo svolgersi dell'azione, ci urterebbe come un improvviso e villano richiamo alla realtà. La tensione dello spirito è continua; ma in questa tensione 6 pure come un .senso di serenità 0 di riposo. La fatica è lontana da noi assai più cho non ln altri spartiti Wagneriani. Certo, qua e là, un senso improvviso, quasi dl esasperazione, dinanzi al lento svolgersi dell'azione, dinanzi a certi racconti interminabili 6 non assolutamente necessari, ol coglie. E ci vien voglia di gridare: • bastai ». E' il fiottile veleno della fatica, che agisce di sorpresa. Ma è una reazione breve e senza conseguenze. La musica ci richiama tosto a sè. Il gigante, l'occhio fisso alla mèta, non tiene contri del nostri piccoli nervi. Nulla ne sa. Prosodie solenne a ini perturba lo» E ci trascina con ìt, verso la luce, verso nuovi ed ampi orizzonti. Bassure 0 volto si alternano nel cammina Ma lo bassure sono ricche di fiori e di acque sorgivo; le vette lasciano che ti nostro occhio spazi per distese, di cui appena esso scòrge ontano l confini. Ventato di aria tresca ci carezzano il volto; rintocchi solenni di campane schiudono 0 piccolo anime nostre alla fedo, ed al sublimo, onde la fedo è compenetrata; canti volutuosi ci giungono di lontano, corno un richiamo Pollzianesco alla vita che fugge, che rapida si discolora. E noi ci allontaniamo a malnouoro dall'ampia distesa di fiori, che è come l'inno pasquale dei prati; inno fragrante dl vita, di freschezza, di sentimento panteistico, onde il terzo atto tutto si anima, creando una delle ipagine più delizioso del teatro Wagneriano; « ci sentiamo compresi di reverenza e quasi dl mistico fervore nella penero bra delle arcate, tra cut si svolge la cerimònia del Graal; c dalla danza 0 dai canti delie fanciulle aliettàtriefi die circondano «Parsi' ai » per (spingerlo al -peccato, giunge a noi un soffio di cosi grande e di cosi deliziosa reschezza, a traverso il ritmo languido e voluttuoso dl un tempo dl valse, da vivificare e nostre menti, come una dolco canzono primaverile. Ma del caratteri della musica del « Parsifal » scrissi ampiamente dopo la prima rappresenazione dell'opera a Bologna. Meglio riandare pertanto oggi le impressioni destate nel pubbilico del Hegio; tanto più che Io mi proposi, corno dissi, di esaminare lo spartito del Wagner nei rapporti con la folla intenta, anziché mello suo qualità più intime e più caratteristiche. Lo *Pfg- '.colo, il pubblico, il successo Jttàc quattordici e mezza in punto,.poiché il tema dell'« àgape sacra», risuonando prima per l'atrio del teatro 0 poi dietro il palcoscenico, ebbe chiamati a raccolta gli spettatori, 1 maestro Pan izza diedo dunque il segnale dell'attacco. Imponente la sala: altrettanto impononto fi silenzio, Nello centinaja di visi protesi dai palchi, esauriti; dallo gallerie, -straordinariamente -afollate, era, il senso dell'attesa viva, che si rispecchiava nella platea, stipala, nei posti dt tinti, formanti il magnifico «-.parterre» delle cosi detto grandi occasioni. Qualche rarissimo ritardatario, quasi non osò occupare il suo poeto. Valga ciò almeno di norma por l'avvenire. Assistono allo spettacolo la Duchessa 0 il Duca di Genova, e la Principessa Laetitia. Né l'attenzione sminuì un istante. Lo sceno, piuttosto lunghe, cho costituiscono la prima parto del primo atto, parvero gustato col grande raccoglimento di chi ha ancora fresca a mento. li preludio, eseguito con varietà di coloriti, ma insieme con bella sobrietà di effetti, era ben noto al pubblico dei concerti orchestrali. E l'attenzione, oltreché alla musica, si volse ad una innovazione, che creò grande dissenso di opinioni. L'orchestra fu, Infatti, nascosta al pubbUcS delia platea, da un assito. Ne guadagnò la fusione dei suoni? O si avvantaggiò il palcoscenico, ónde Je voci, non mai sopraffatte dallo strumentale, poterono far emergere meglio il valore della paròla? O non no ebbero invece danno alcuni disegui orchestrali? E non parvero qua 0 là gli archi sopraffatti dagli altri gruppi di strumenti? Uri giudizio sicuro ò estremamente difficile, anto più data l'acustica speciale del nostro Regio. Infatti, alle provo, ciò che sembrava errore in un punto del teatro, si trasformava n effetto indovinato in un altro punto della sala. Il preludio si riallaccia alla prima scena. Ed anche coloro, che ancora non lo conoscevano, Jianno campo dl apprezzarne U carattere particolare. Proprio all'opposto di quanto accade nel celebre preludio del «Lohengrin»: i emi principali qui sono enunciali nettamente e seguiti da lunghe pause, 0 da arpeggi, perelio restino bene fitti nella memoria. E sono enìi, daUo, sviluppo ampio, dalla struttura Quadrala, donde esula quasi sempre quell'alilamento cromatico, che in Tristano ed Isotta na la sua più intensa e più efficace espresslonc- ' . Co1 Procedere dell'atto, il i-accoglimento somU1'a farsi più grande. Ognuno comprende che all'esecuzione si volle dare ogni cura. Certi atteggiamenti sono il frutto di un lungo stud °- e dl un grande amoro. Due figurine di giovani scudieri sembrano, ad esempio, staccale da un affresco del Ghi-rlandajo, o di Meozzo da Forlì. Il Nìcoletti Kormann, cui è affl- data la parte di Gumiemanz, lunga, di poche risorse, difficile e pesante, concentra subito su di sè l'attenzione più viva, e più slgniflcaUva.. Il suo canto è ricco di nobiltà; la sua voce di basso, pastosa, ampia, omogenea, belUsslma. trova una rara ricchezza di accenti espressivi, puro non allontanandosi dalla sobnetà. Sl intuisco elio egli fece della sua porte u»? studio amoroso 0 profondo. Questo studio si rispecchia negli atteggiamenti, nella sicurezza degli attacchi e dell'intonazióne. E non sono aievl lo difficoltà con cui egli deve trovarsi continuamente alle prese. L'entrata cosi movimentata di Kundry scuoe il pubblico. L'interesse sembra accentuarsi anche di più con la scena, ove comparo Parsifal. Il tenore Vaccari fa della parte del proagonista una efficace creazione. Il suo canto è — e deve essere — violento, nervoso, a scati selvaggi. Quanto invece si farà dolce ed esprcssivo e limpido e legato nel terzo aito! Ma già ò comparso il corteo di Amfortas doorante; già Parsifal apprese da Kundry la morte della madre, e la pietà 0 il pentimento 'avvicinarono a Gurnemanz. Ora si svolge la scena girante. L'effetto, francamente, non è raggiunto, ©ov'ò l'illusione? Noi vediamo Gurnemanz e Parsifal fermi. E allora so essi non ci danno la sensazione del movimento, a che giova il procedere del scenario? O essi si muovono. Ma 'effetto manca ugualmente. E poi le rocce ci appaiono troppo innanzi e rivelano troppo la oro natura... cartacea. Almeno qualche indovinato effetto dl luce desse loro un aspetto più velato, più misterioso! Un momento solo è assai bello. Ed ò proprio dove una cortina dl nebbie s'apre per lasciarci vedere il tempio del Graal, tra i rintocchi di quattro campane .che suonano bensì a distesa, ma non bene" fitti neYta «ria^E'sono attestano molto favorevolmente' dell'orecchio del cavalieri dl Monsalvato. Quella,, special- mente, In la è una vera disgrazia di Dio. Un cambiamento assolutamente sl impone, se il camnanaro non vuole un voto di sfiducia campanaro non vuoie un voto « snaucia. Quanto bella, per contro, la scena del Graall Non tanto per lo scenario, che sembra meno ampio di quanto vorrebbe la mente esaltata dalla concezione titanica del Wagner, quan- o per la magnine», nobiltà degli atteggiameli, i, per la grandiosità ^kH'inslegWy per. 1» cu- ra di ogni particolare. Il quadro si svolge maestoso. Un senso di viva" commozione penetra il pubblico. 11 Gandoia dà un grande rilievo alla figura di Amfortas. E la sua voce ha una notevole bellezza dì timbro. -Il triplice coro, assai difficile, produce un effetto magico sul pubblico. Il velario si.chiudo. Ed Otto chiamate fragorose, unanimi, salutano gli artisti al proscenio, e con essi il maestro Panizza, il régisseur Hofmann, il maostro Veneziani, istruttore dei cori. L'atto durò un'ora 0 37 minuti. E il successo si rinnova nelkieeconda parto con uguale fervore. Tutto qui è luce, è voluttà, è freschezza. Piace il coro dei fiori, magnificamente cantato; la Rakoska rivela uno studio superiore ad ogni elogio. Quale superba bellezza di interpretazione, attraverso il terribile sdoppiamento del personaggio! Ed anche il Molinarl sostiene assai bene la parte di Klingoov. L'atto, che durò circa un'ora, si chiude con altre sei chiamate. II terzo atto poteva far temere. Passò invece corno per incanto. E il pubblico non si ristette dairapplaudiro a velario chiuso, lasciando a malincuore il teatro. Altre otto chiamato ne furono l'epilogo. Ma sull'esecuzione ritornerò dopo la seconda rappresentazione. Essa merita assai più di questi cenni frettolosi. Parsifal vinse, e vinse una grande, magnifica battaglia. Il Panizza ne fece anima dell'anima sua, e il successo deve ascriversi tra 'le pagine più bello delta sua vita di artista. Cosi l'opera del Wagner ha .la vita assicurata sulle nostro scene. Nè solo per quest'anno. L'anno venturo potrà infatti riservarci con esso un'altra notevole sorpresa. «*» Ricordiamo che questa sera, lunedì, ha luogo una rappresentazione dl « Otello », a prezzi popolari. La seconda e la terza rappresentazione di • Parsifal » sono già fissate per martedì e giovedì. Le prenotazioni sono fin d'ora numerosissime. TEATRO OARIONANO. Un buon successo e una bella fatica per Maria, Melato, la giornata di ieri al Carignano. Madame Butierflu, Niobe e Gioconda, ebbero in lei, come sempre, una interprete ottima e il pubblico numeroso la applaudi calorosamente. Le furono ottimi collaboratori Alberto Giovannini nella Mobc, e il Becci nella Gioconda, che trovò nella parte di Lucio Settata momenti di buona efficacia. Stasera la Compagnia Talli c soci, rappresenta La Raffica, di Baiatile, mentre annunzia per domani l'attesa novità:La bella avventura, di De Flers e Caillavet, commedia che nella sera stessa verr$ lrapprasentata anche a Milano dalla Compagnia di Lida Morelli. TEATRO ROSSINI. Como abbiamo annunziato ieri, è stasera che la Compagnia piemontese Testa e Bonetti dà la prima rappresentazione di La cà 'd Napoleoni, commedia brillanttssima In 3 atti del collega Maurizio Basso, notissimo ai pubblico del popolare teatro per altre commedie giocoseTEATRO BALBO. Cuore c mano, la giocondissima operet'a di Lccocq, ebbe nelle duo rappresentazioni dl ieri confermato l'ottimo esito della prima recitaStasera la Compagnia Urbanò-Lauri-D'Agostini rappresenta Eva, l'operetta comico-sentimentale di Lenar. .

Luoghi citati: Bologna, Como, Forlì, Genova, Milano, Parigi, Rti