Alla vigilia del "Parsifal,,

Alla vigilia del "Parsifal,, ARTI JB3 SCIENZE Alla vigilia del "Parsifal,, Nella penombra delle prove Sapete voi a 4P»* anno ridale la «»-1 Vpresentazione di un'opaca del Wagner a To-11 rinot Al 1W7. t'opera fu il € Lohengrin», in- vterpretata *1 teatro Regio da artisti, di cui|gperdura la fama: la Pantaleoiù, il Campa nini, ti Kaschmann, Il Silvestri, 41 Gastelmarv. Ora, e proprio nel 1877. Riccardo Wagner scriveva tt poema del «Parsifal-, di cui la prima idea gii ara balenata il giorno del Venerdì Santo del 1857, contemplando dalla terrazza della casa dal Wesendonk la fioritura primaverile» intorno a Zurigo: «Intesi allora 11 sospiro della profonda pietà, che aleggiò intorno alla croce sul Golgota: e quel sospiro fu emesso dal mio petto*. Cosi l'alba Wagneriana spuntava appena sulle nostra scene, quando! già la'giornata del Maestro giungeva a sera. E per una grande parla del pubblico, l'autore di «Tristano ed Isotta» era ancora una specie di Istrice, cui guai accostare le dita; .anzi un .Polliamo; ortondo, «che si mangiava iRossIinl a colazione, Bellini a pranzo, e Irrideva alle glorie piti sacra d'Iatlla, con votati* malvagia E (pensar* che più di una volta 11 Wagner inneggiò alla musica Italiana, o chiamò la • Norma ». tale capolavoro di sentimento da potere ossero emulato forse, superato non inai! Ma già., a che irritarsi? Aveva ragiono lui: «adirarsi non giova: sopportare, solamente! » (V. lettera del ,10 agosto 1880 alla We sendonk!. Ora. fonunatamente, a'è passata dell'acqua sotto ,i ponti sul iPol E «Parsifal», /cominciato in un momento di esultanza «tutto è bello, tutto è magico intorno: senza di ciò la vita sarebbe mortalmente noiosa » scriveva il Wagner alla amica fedele Matilde Wesendonk) si affaccia alle scene del teatro Regio fra una tale aspettativa da far si che a due giorni di distanza dalla prima rappresentazione, non solo le richiesto di posti sicno oramai inutili, per domenica, ma se- gxilno un crescendo «osi rossiniano anche per la seconda e per la terza rappresentazione da far erodere che'in ventiquattro ore anche per essa si avrà un «teatro esaurito». . «Ovo cosa accadrà quando, dopo la tua mor- te, le tue opere comincleranno realmente' a vivere? >• si chiedovarnelanconicam/ento il Wagner, (preoccupato per il modo «con cui esse sarebbero state tradotte e rappresentate. « Che -accadrà? » Semplicemente quello, che accade oggi per «Parsifal ». Checioe ivcrl artisti si .avvicineranno ad esso sentendo nell'a- ' ninio un po' di quel mistico fervore, che aleggia per l'ampia cupola, sotto cui si celebra .il mistero del Santo Graal. E davvero Io neri vidi mai, o quasi mai, — fra artisti alle prove,— una cosi raccolta 't-on pione dello spirito; una dedizione cosi coro piota -di £ò alla comprensione dell'anima vi- viiioat tire dell'opera del Wagner; un desiderio cosi ardente, e quasi acre di penetrare gli intendimenti del poeta e del musicista; una cosi simpatica baldanza, derivata dalla soddisfazione di essere cliiumati a divulgare l'ultima parola del maestro, e di poterla divulgare in modo veramente degno. Pazienza; vigilanza; prontezza. Ecco i tro motti, cui, sembrano .inspirarsi queste prove, che spesso raggiungono un grado di fatica da rasentare l'esaurimento. . • Provo di logni genere. Spesso la si dura per ore — le oro del. meriggio — In ricerche di atteggiamenti, cui presiede un «réglsseur» tedesco,' l'Hoffmann. Dalla platea 1 pochissimi, anzi meno di pochissimi, — ammessi alle prove lo vedono allontanarsi ad ogni momento dal leggio «su cui posa-uno spartito del «Parsifal», irto di segni, di annotazioni, di gerogliuci, per suggerire agli artisti questo, o ,qticl movimento. E lo fa in un tedesco frammisto non qualche parola italiana; un italiano curioso, caratteristico,' strascinalo con voce chioccia che diventa a volle imperio^., intransigente, se la parola sembra bene azzeccata. La Rakowski, quando è. in scena, traduce. Anch'essa conosce lo spartito del Wagner • par coeui'n. L'ha eseguito ultimamente a Bologna, col successo, clie sapete. Ma il «réglsseiH-.'i ó un'autorità, che non si discute. Egli conosce tutti i segreti del teatro di Bayreutl». E dal Wagner ebbe consigli, insegnamenti preziosi. Ogni .battuta dello «partito costituisce per lui un commento. Qui sii deve muovere la mano; altrove la sola testa; fermi di una. saldezza di monumento in un punto; asitati in un altro. Ma tutto ciò non si deve faro con criterio approssimativo. SI devo fare cosi come piacque al Wagner clic si facesse. L'attore diventa in tul guisa una specie d! macchina. Ma con quanto vantaggio della plasticità dell'insieme! ' t cori, poveretti, si trovano a tutta prima un po' a disagio. Dio mio! essi non erano ancora cosi penetrati, del santo spirito del Graal da non permettersi qualche licenza. Ora. la grazia divina li ha toccati. L'aculeo del movimento che —auspico 'l'ito Ricordi — li spronava! nella « Franceca da Rimini » — s'è spuntato. Ora tutto dove essere compostezza, nobiltà, ardore raccolto. La scena dell'Agape sacra .sarà un quadro meraviglioso. Forse qualcuno tra i lettori, che resistette alla tentazione di udire il «Parsifal» la.Mila•no, od a Bologna, ricorderà la bella esceuzio ne idi concerto, che dell'» agape sacra » s'ebbe al Regio nell'inverno del 1892, sotto la direzione di Vittorio -Vanzo e per inerito esscnziulmente del maestro jL. E, Ferrarla. Ma la semplice esecuzione orchestrale e vocale qualo risalto non ricava dalla socnal Ancora echeggiano i rintocchi solenni delle campane di Monsalvato, ma non una teoria di .abiti neri e di candidi sparati ci stia dinanzi immobile sulla scena, bensì sfilano solenni i cavalieri, e siedono allo tavola nella calda penombra della luce spiovente dagli ori dei- toasT1spqscuoncgscsbdIcplvrisrdcumpmvbn{ ampia cupola. Voci di giovani giungono dal alto « cantano l'Invocazione al Divino Saiatoro. Ed «co più in alto altre voci, di «■ azzl, intonare.il canto della fede. Tutto .in¬ orno è raccoglimento, è tensione fervente di nime disposte al sacro mistero. Ed una voce 'innalza dal profondo di una specie di cripta. Titurel invita il figlio Amfortas a compiere 1 rito. Invano questi vorrebbe allontanare da e l'ore, che per lui 6 quella dello strazio supremo: l'ora che gli ricorda la colpa passata, quando sedotto dall'arte maliarda di Kundry i lasciò togliere la lancia, onde fu trafitto il ostato di Cristo iin croce, « n'ebbe egli stesso una ferita Inguaribile, ove almeno la morte o l'avvento di un Parsifal — 11 folle puro — non giungano a redimerlo. E il «acro rito si compie. Il calice santo, su cai gocciolò il sangue di Cateto, è /tolto solennemente dalla custodia. E mentre Amfortas celebra ia. mìstica. cena, un veggio di luce sovranaturale scende sulla coppa sacra, che si Illumina di strani bagliori purpurei. Il momento è d'una grandiosità mistica, quale la scena mal non vide. Intorno stanno i /cavalieri piamente inginocchiati. Poi a poco a poco la penombra del tempio si dissipa; il calice non brilla più della luce intensa di poco anzi; l'alba sorride allo vetrate, e lasca scorgere le /coppe del cavalieri colmo di vino, ed un pane accanto a ciascuna di esse. E' Il mistero eucaristico, che si rinnova. I cavalieri siedono; voci dall'alto si diffondono nuovamente intorno; s'Intrecciano col canti di grazie dei cavalieri, In un inno di una potenza sublime. Quale visione! quale pagina! E fluale teatro mal, per quanto grande, per quanto sonoro potrà integrare le vibrazioni delle nòstre anime? L'arte è posta al di là del confini della vita, in un mondo di sogno, ove la realtà sembra ben povera cosa! Che concepì mal 11 Wagner «di più Michelangiolesco? Eh si che l'anima di Michelangelo egli l'ebbe un pochino, a quanto -sembra! *** - Tutto ciò non è fatto naturalmente per lasciar dormire macchinisti, scenografi ed elettricisti tra due guanciali. Ma di che non sono dessi capaci? I ricordi delle grandi azióni coreografiche sono oramai lontani nel tempo. E si fecero allora dei veri miracoli. A che non si può giungere oggi? Gli esempi d'altra parte non mancano anch*», nelle esecuzioni più recenti. Basti ricordare «la dannazione di Faust». Quanti sono, ad esemplo, l metri quadrati di carta o di tela, in cut gli scenografi Gheduz zi e .Testi stemperarono la loro fantasia? Essi dovettero urtare qui contro una dlffl colta tra le più gravi. Quella che già era apparsa nell'opera del Berlioz. Il panorama; lo scenario girante. Quando Gurnemanz conduco Parsifal verso le alture di Monsalvato, la scena a poco a poco si trasforma. La boscaglia si cambia in aspre roccia; lo rocclo In anfrattuosita di caverne. Finalmente eccoci nel Sacrario del Graal.' E il brano sinfonico, che accompagna il procedere dello scenario (onde allo spettatore derivi l'Illusione che Gurnemanz e Parsifal camminino realmente, ò lungo; .molto lungo per le difficoltà inerenti ad una completa visione d'arte. Questo ecenarlo girante si svolge poi una seconda .volta, ma in senso inverso, alla metà del' terzo atto. Ma già, dove non sono difficoltà in quest'opera, come in tutte quelle del maestro? Fortunatamente i nostri artisti vanno a poco a poco abituandosi ad esse. E quasi direi che amano -questo difficoltà solo perche /tali. Conviene infatti udire come essi partano dello loro parli. La riduzione per canto e piano ha segni, appunti, richiami, che mai nonvidi in altri spartiti. Quella del Ncolettl Hermann, ad esempio, è addirittura tutta un perfetto commento. E' a lui, d'altra parte, ohe tocca uno dei pesi maggiori. Gurnemanz è infatti sempre .in scena durante 11 primo atto (la bellezza di un'ora o tre quarti circa); riposa nel secondo; tua al terzo Wagner prende su di lui la rivincita. E Kundry 1 Nella «meravigliosa ed orribile creatura» come la definì 11 Wagner, qualo senso istintivo d'arte, ma, altresì /quale profondità di studio sono necessari nello sdoppiamento della figura della schiava Instancabilmente pronta a servire 1 cavalieri del Graal o quella di colei, die la magia di Kllngsor costringe Invece a far cadere ,i cavalieri nel peccato! Parsifal è il folle puro. In lui rivive ila parabola evangelica del «povero di spirito, cui ò destinato fl regno dei cieli». Ma /Parsifal è anche saggio. La maggiore saggezza lu lui sembra peraltro consistere nel renderò bene la sua parte. Ora il Vacca'ri già dimostrò di saperlo fare eccellentemente, testò a Roma. E con lui ecco 11 Gandolfl (Amfortas); il Molinai* (Klingsor), l'Argentini (Titurel). Che cosa dobbiamo riprometterci da slmile complesso? Ecco ti mistero die il Paulzza, vigile, infaticabile allo prove, Steno desse d'orchestra tì semplicomcnto quello cosi caratteristiche di scena, quando le note del pianoforte risuonano esili e secdie nell'ampia penombra del teatro, e i personaggi s'assomigliano a « mannequins » docili ed attenti, dovrà rivelarci domenica, 8, allo ore 14,30. Allora già le-prime battute della frase dell'agape sacra, con cui comincia 11 primo preludio, eseguito da sei trombe, avranno echeggiato all'entrata del teatro, segnale d'un avvenimento artistico, che appassiona uon soltanto Torino. "Ed esse, col clangore argentino della loro voce faranno pensare allo parole del Wagner: «Parsifal» al è svegliato In me assavivamente; forse più vivamente di ogni altra mia creatura. Ma lo tengo lontano quanto più posso.a lungo, o soltanto me ne*occupo quando esso mi s) impone irresistibilmente». Indrsasvmtdiltgszcm «osata frase sembra essere il segreto dalla bellezza profonda e alla sua volta irresistibile di questo «Parsifal». B lasciamo una buona volta da parte quanto non è musica, non e poesia, ma divagazione (filosofica, che ottenebra la mente e là svia Sarà ciò possibile? Sapremo noi èssere altrettanto puri, quanto « Parsifal »? La speranza non è- vana. Avvertiamo Intanto che al primo atto, delia durata di .un'ora e tro quarti circa succèderanno altri tre quarti d'ora di riposo. Cosi il secondo atto comtncierà alle ore diciassette all'incirca per finire alle» diciatto. Allò 18,30 si alzerà il velarlo sul terzo atto, e verso .Ve venti lo spettacolo sarà finito. • La seconda rappresentazione avrà luogo martedì. Per lunedi sì annunzia «intanto un'altra serata popolare con « Otello ».

Luoghi citati: Bologna, Rimini, Roma, Torino, Zurigo