Spese per la Libia

Spese per la Libia Spese per la Libia PUCCI si occupa egli puro della possibilità floli'utilizzazione agraria della nuova colonia. Nota in proposito come all'inizio dell'Impresa furono -diffuse; molte illusioni, che oggi sono ri- conosciute fallaci. La speranza di una proficua ormai, poco meno, ette m fèuóUIdiVaua Tenie °imDos«lhile Se rfe°nou «Xten^eW i^i^tet ìe speranza di mia proncuu. colonizzazione appare, ormai poco meno che eliinietica; piate c 'limitatamente alla quantità di acqua irrigua fornita dai pozzi. Quanto all'interno, il di" ' colture e altre più resi-stenti alla siccità. La Triprflitania e ila Cirenaica, sono legioni fra le più povere dell'Africa: Lo prova la scarsità di bestiame. Di tutte ile forme di allevamento di bestiame, soltanto l'industria armentizia può esservi veramente fiorente. Nega che la.nuova colonia si presti ad mia efficace utilizzazione a favore della nostra emigrazione. Vari sono gli ostacoli che, oltre o31a grande siccità ed al clima, vi si oppongono; ed anzitutto il fatto che le terre migliori non sono disponibili. Quanto ai terreni steppici, essi sono adatti soltanto alla pastorizia, nè il sistema pastorale attuale può essere cosi mutato nelle sue linee fondamentali,, tia indurre il colono italiano a dediearvisl. . Nega che sia possibile paragonare' le « pampas » argentine, adatte alla' cerealicoltura, lille terre desertiche dell'Africa, ove questa non può essere che scarsamente redditizia e praticata su estensione limitata. Anche per l'arboricoltura, cui più si prestano fjuelle teire. la Commissione agrologica stessa ha riconosciuto possibile soltanto un sistema di colonizzazione, per cui al capitale italiano sia associata la mano d'opeia indigena. Non ò contrario per principio ad ogni tentativo di colonizzazione della Libia. Crede però che deliba lasciarsi quest'opera alila iniziativa) privata, la quale dovrà tuttavia essere molto prudente per.evitare delusioni. A questo proposito inerita, lode l'opera, della Società italiana per lo studio della Libia, ihe si fi proposta di fare meglio conoscere agli italiani la nuova-Colonia. Però, sè studi ed esperimenti debbono essere continuati,- si può sino da ora prevedere che la Libiamoli potrà essere inai una colonia, di popolamento e neppure ili penetrazione economica. . Lamenta l'impreparazione dell'impresa, come ne è prova il non avere assolutamente pensatola predisporre i necessari mezzi di trasporto uer avanzare nell'interno. - Conclude esprimendo l'augurio che non si crei per amministrarle la nuova colonia un • • - ' t « ■ , y,,. ipesante e costoso organiamo burocratico, e chu non .si spendono in opere_ pubWiclie m Lima somme che devono invece essere destinate a lfl'ovvedcre ad Imprescindibili bisogni delle popolazioni «aliane. (Vive approvazioni a'rastrema Sinistra. Conaraintazioni). L'on. Valvassori-Perone VALVASSORI-PERONI accenna all'importanza e alla gravità del problema che il Parlamento è chiamato a discutere. Quanto ai rapporti che dovranno intercedere fra l'Italia e l'elemento indigeno, nota che la diversità delle razze costituisce una formidabile barriera coatro l'incivilimento europeo e la psicologia di un popolò non' può essere improvvisamente mutala. E' necessario saper attendere e mettere in atto una politica di organismi amministrativi che si confaccia alla mentalità delle razze Indigene. Questo è il nostro dovere e il nostro interesse; e quando avremo cosi anche moralmente e spiritualmente allargati i confini della patria, allora potrà iniziarsi una vera politica di duratura colonizzatone. La debolezza nutra è quella di credere che queste grandi opere possano improvvisarsi. Non è ancora compilili! l'occupazione e già si varrebbe vedere rinnovino tutto (manto fu distrutto dal secolare abbandono c dalla secolare barbarie. Tra le argomentazioni troppo • ottimistiche e letkisislcmatiche negazioni del partito socialista, debbono trovare il loro giusto posto le serene conclusioni della Commissione agrologica ministeriale; e le statistiche dei'mercati di Tripoli e di Bengasi negli ultimi anni stanno a prova del continuo incremento commerciale della nuova colonia. « L'on. Labriola lià ricordato la refrattarietà dell'europeo al clima africano. Ma. purtroppo nell'avvenire tale refrattarietà .sarà sopraffatta da inesorabili necessità. .11 regno dei commercio europeo ed americano nell'Estremo Oriente sarà tra breve chiuso. Di qui-11 fervore con cui le nazioni europee : si sono rivolte verso l'Africa, per. imprescindibili necessità economiche. L'Italia si trovò costretta ad andare in Libia, come l'Europa andò in Africa; e se un comunicato della Stefani ha avvertito che nel settembre del 19U l'azione della Germania ■ non avrebbe potuto essere più amichevole e leale verso malia, ciò non esclude l'ipotesd che là Tripolitania, nella politica dei compensi, avrebbe trovato il suo finalei destino con irreparabile danno per' il no- stro paese. ... Tra colonialismo e socialismo' non vi deve esSel.e antitesi; e l'esempio degli altri popoli sta Jinmlntn . a confermare questo asserto La ionizzazione -odierna, è causa ed «flètto r^deTpa^n^vLE 7™ ^ si auKUra che' .cessato ra,tuaIe «battito. « ^l^SSSkS» _a ^collaborare sta u,pPunt0 messa in valore dei paesi nuovi. E l'oratore tutti per il migliore assetto della nuova colonia. ■ Ma perchè la- Colonia possa avviarsi vefso sicura mèta, occorrerà sopratutto un adeguato ordinamento amministrativo. Una troppo rapida e complessa imposizione di regolanienti e l'accentramento, tanto caro al inondo latino, vi porterebbero dannose conseguenze. Il Decreto del 15 gennaio 1914, che accanto-ai funzionari italiani ha messo in essere - organismi politici indigeni, istituisce una specie di « self-government'i ed è degno di approvazione. Ma, più che gli ordinamenti, varranno le persone preposte al Governo della nuova Colonia. La spedizione di Libia è costata assai più di quanto si fosse creduto, ed una sevèra indagine sul come si.spesero talune somme potrebbe portare a giusti provvediménti (Approvazioni). Oggi deve essere tempo di sereno studio e di severo raccoglimento, ed il bilancio dello Stato»per la Libia deve costituire un bilancio di pura necessità, in armonia con le disponibilità finanziarie dello Stato. Non bisogna lasciarsi attrarre dal miraggio di voler improvvisare tutto ciò che dovrà invece essere opera del capitale privato traverso gli anni Le nazioni non vivono la vita degli individui, e la storia dell'umanità ami ricorda che alcun popolo abbia conseguito beneficio alcuno senza passare a traverso a gravi cimenti c senza dolori. Nell'ora attuale sia compito di tutti quello di ispirarsi al supremo bene del Paese, ricordando che tanto più viva deve essere in noi la carità di Patria quanto più difficile'e delicato è il frangente politico in cui la Patria viene a trovarsi (Vivissime approvazioni; moltissime eongratulailoni). Un radicale antilibico GIRETTI, quantunque, contrario sin da prricipio alla conquista della-Libia, procurerà di portare in questa discussione una parola serena, senza lasciarsi traviare da preconcetti. Afferma dm ropin,i>rie pubblica fu illusa sull'entità del sacrifizi di sangue e di danaro che i i BllUbU 11131 r^tiw iuta ut aaiiMuu g uj uuuui \j vi*»- nnipresfl crebbe costata al Paese (rumori). E tu colpa dei Governo di non avere In alcuna a e'di navigazione (Commenti) „uisa cercato di impedire questo uaviamerito dell'opinione pubblica (rumori). . Verrebbe che il Govev.no pubblicasse almeno quei documenti diplomatici, che varrebbero ad eliminare il pubblico circa le circostanze di; ordiine internazionale che lo decisero allaguerra con la Turchia. Qualunque fossero'' lo nostre divergenze con' la Turchia,-la civiltà moderna offre i mezzi per decidere pacificamente per mezzo di arbitrato, anche i più acuti conflitti. Un altro grave errore fu il decreto di piena ed intera sovranità sulla Libia: decreto che rese anche più aspra e lunga la guerra (commenti). Dichiara poi che ' la guerra fu incostituzionale, sia pel modo ih cui fu iniziata, sia per gli espedienli finanziari assolutamente illegali, con cui, interpretando falsamente Lilia legge dello Stato, essa fu condotta. Rileva che anche oggi è impossibile un serio controllo sulle spese della Libia, per la insulllcienza dei documenti presentati hi proposito. Esamina varie partite del conto presentato dal Governo e dimostra come non possono essere accolte senza riserva. Rileva la cifra elevata a cui ascende 11 costo giornaliero del soldato. Esamina poi il bilancio di previsione per la Libia e trova illusoria la cifra dei rrddiW clic si attendono dalla Colonia, troppo esigua la cifra delle speso civili, assolutamente illusoria quella delle spese pulitori (Commenti). Afferma che anche l'ordinamento del Ministero delle Colonie diventa ogni giorno più pesante e complicato. L'oratore, prevede che alla conquista militare seguirà a breve distanza la conquista burocratica della colonia. Vorrebbe che per l'organizzazione del nostro Ministero delie colonie si imi tasso l'esempio veramente pratiop dell'organizzazione del Ministero delle coPuie inglesi. Richiama l'attenzione del Parlamento sulle ingerenze che negli affari della Libia ebbe un potente istituto bancario romano. Acconnaalle enormi sommo spese pei noli, delle quali anche altri oratori hanno parlato in quest'aula e che forse, hanno contribuito arendere.insperatamente vantaggiosa, agli azionisti -la liquidazione della Società nazionale ! .L'oratore pertanto noit può prestar fede ai /.nhli n.n.uninl! rf.l j-, . - - . -~ :„'.,! fi R 'J confi- presentati dal Governo, e" quindi iiem meno può accordare ad esso la sua. fiducia ,»* per quello che ha fatto in passato, nè peiqtlellu che si propone di fare in avvenire. Afferma che dalla presente difficile situazióne iióftsi può uscire per mezzo di un prestito .coti-' tratto all'estero. Ma.afferma essere necessario clte a tut|e le spese ordinarie della Colonia Biffacela fronte colle.risòrse ordinarie del bt lahcio: all'uopo è 'necessario ed ;urgente'uiia ■revisione accurata, e'rigorosa di'tuftèTe spese, J-cdmirtcinndo ad eliminare quelle di carattere 'pdrassltario ]. t*è a quei .. «mesta revisione debbono sottrarsi le spese militari. Raccomanda che nella formal-ibno dei nostri bilanci si abbandoni cgni .ar--' o e K^r ^ "1,a reflonz,one ^ora1e e i r o o o i i e i a e e o o e e n a o i a tificlo contabile, cosicché tutti possano legger vi dentro, con la maggior 'facilità c chiarezza. •Npta che molti interessi particolari premono con tutta la loro forza sul Governo: bisogna perciò combattere con ogni niezzo l'affarismo industriale e.bancario (Commenti). La Libia.. l'Albania e l'Asia Minore, non aprono nuovi' orizzonti che a non lodevoli speculazioni, '{Commenti). ■ Sarà poi opera saggia di Governo far si die ! l'Italia, abbandonando oggi tutte le illusioni guerriere, procuri di concentrare le sue attività nelle opere della pace. (In Governò che applichi siffatto programma sarà benemerito del Paese, e od esso anche l'Estrema Sinistra ptotrà concedere il respiro necessario per 3t-; tuare un tale programma immediato. Ma l'onorevole Giolitti deve comprendere che. se tutti cordialmente e sinceramente gli augurano, con la vita, un meritato ed onorato riposo, ormai è universale opinione che il pe-j riodo della sua attività politica sia giunto ni suo termine. Riassumendo, l'oratore: afferma che" la Libia rappresenta un grande disastro. ili discorso dell'on. Giretti è proceduto sempre in mezzo ad un sorcio mormorio, che partiva specialmente dai banchi, 'della .maggioranza. L'on. MARCORA,- a questo pulito, si: volge.alla tribuna della:stampa, credendo.che i rumori partano da quella tribuna, e dice: i «- Cosa vuole che ci faccia, on. Giretti, se la tribuna della stampa pare che rumoreggL Quando si esce, come fa lei, di careggiata:, si provocano queste interruzioni. (Varila vivissima). ••' - : . - GIRETTI. — lo.faccio il mio dovere di deputato e non mi preoccupo delle interruzioni, ed ecco tutto. E finisce' dicendo che al « disastro » — egli ripete la parola! — con la prudenza e con l'e- ftbbandonandn i tutte 16 *w»trc ed ' economica del Paese (Applausi all'Estrema Sinistra; commenti suoli altri banchi). i . e - . o o i; an' i a e oa e e ea i o n a rr o ai o ra ro o ie n , o ae L'on. Di Saluzzo Prende la parola, in mezzo alla viva attenzione della Camera, l'on. DI SALUZZO, e dice: — Mi sono iscritto a parlare, non già pVr pronunziare un discorso, ma semplicemente per fare qualche breve e franca dichiarazione, intesa a rettificare erronee interpretazioni di alcuni oratori, circa la condotta delle operazioni in Tripolftania, al momento dell'apertura delie ostilità, .e circa l'opera del comandante in capo, generale Caneva, e del suo Slato Maggiora. Io fui aggregato, quale ufficiale in congedo, al Comando del Corpo di spedizione ili Libia, nel primordi della nostra occupazione, e crederei di mancare ad un dovere se non esponessi ciò che io so di scienza mia propria, e non rettificassi alcune inesattezze, clic furono qui pronunziate, riguardo all'azione del Comando. Perchè fu bombardata Tripoli « L'onorevole De Felice affermò che il capitano Verri, dietro il suggerimento degli arabi suoi amici, aveva, formulato un progetto di sbarco a fianco della città, che non fu pgi eseguito, con sorpresa del capitano Verri e degli arabi amici. Se il capitano Verri avesse o no fatto il progetto di questo sbarco, non so; se perciò egli • avesse degli accordi cogli arabi, non so nemmeno. Certo, però, senza l'accordo cogli arabi, il Comando in capo sin da Roma aveva formulato tre ipotesi di sbarco, concretate e stampale, e gli ordini in conseguenza furono distribuiti per essere aperti in alto mara. Quéste Ipotesi erano: .1) Sbiu'co a Tagiura con marcia su Tripoli per Ain-Zara: B) Sbarco a Gargaresch con avvolgimento di Tripoli dall'altra parte. Una e l'altra di queste ipotesi avevano per iscopo di costringere i turchi a combàttere ed impedire loro di ritirarsi nell'interno. Solo, per tutto prevedere, vi era anche l'ipotesi C, di uno sbarco nel porto, giacchè nessuno poteva immnginaro che i turchi ci aspettassero dentro Tripoli. Ma. Tripoli, por rngìoTii che mi sfuggono e che fecero precipitare.; gli eventi, fu bombardata-il giorno 3 ed occupata il u dai molinai, mentre le truppe, anzi, 11 primo scaglione, non poterono partire da iNanoli che il giorno 9 ». DE FELICE: —Nei .primi-giorni della nostra occupazione, gli arabi erano nostri amici, e si fece male a non accaparrarli a iioi. DI SALUZZO: — Naturalmente, i turchi si ritirarono nell'interno, e l'avvolgimento è sfumato. Quindi, si è dovuto -sbarcale nel porto di Tripoli. La colpa non è imputabile al Comando, nè al Governo, .che, con ogni nrobabilità, si trovarono di fronte ad impellenti ragioni per affrettare il bombardamento. Bisogna tener presente, quanto segue: il 'Derna. sbarcò le armi e munizioni, ed i .tinelli coi cammelli dogli arabi, una grossa carovana di circa. fKHi cammelli, hanno.subito avvialo queste armi verso l'interno, mentre il resio fu distribuito agli arabi residenti in. città; Molte armi è munizioni furouo sotterrate a Tripoli e nell'oasi. Ogni giorno se ne trovavano, mentre nessun arabo denunziava tale fatto. Inoltre avendo la Marina concesso ilpassaggio dei carichi attraverso gli avamposti, per vettovagliare gli amici dell'oasi, ed avendo l'Esercito ■mantenuto tale permesso, subito dopo vennero dai nostri posti di riconoscimento denunziate continue esportazioni di armi e munizioni nascoste nei sacchi di orzo e cereali. Cosicché, si dovette prendere il provvedimento di proibire tale esportazione, e ciò avvenne il .17 ollobre. Dica l'amico De Felice se nel primi giorni si poteva, comunque, fare un'avanzata. Le prime necessità • ■ Bisogna tener presente che lo prime truppe arrivarono a Tripoli 11 giorno 12, e si trattava del solo primo scaglione, senza il servizio di intendenza. . ' ■ . ' « Si erano sbarcati il' giorno 13 solo 13.900 uomini circa,' e con essi si doveva tenere un fronte di 13 chilometri di linea di difesa obbligatoria, dovendosi, nel medesimo tempo, assicurare la Bu-Meliana, l'unica fonte di acqua per le truppe e per gli abitanti. Data la necessità di garantire il possesso di quelle forni, è la necessità di mantenere.un-.frohte cosi estéso, bisognava. prima di tutto dare temno di rafforzare' quelle nostre linee, onde poter diminuire il numero occorrente alla difesa. "-«c a i ..« Bisognava,-per rendere mobile, una parte dello truppe, rafforzare 'rapidamente le nostre "difese, o n.oiv era possibile fare ciò sino a che -iion arrivassero le .truppe dei- .genio, cogli «frumenti. Alo di ferro;.-ecd. Xlltre a ciò, Iìiltendenza non- arrivo che -net giorni U-e 15; quindi sino allora era impossibile .muoversi; tanto -è vero/che l'S.o reggimento bersaglieri Tu tenuto ìhibarcato. perchè, dovendo sbarcare ad HomS, non potè partire che il 18 ed il 19, mancando persino un ospedale da'campo, che non arrivp che' col l'Intendenza. Neanche per quel' solo 'reggimento vi- erano i mezzi. Nondimeno l'Intendenza sbarcò 1 servizi il giorno 15. ed-il Comando ordinò l'attacco per ii giorno in. L'ordine di'attacco porla la data del giorno 17, c ciò benché allora vi fossero sempre soltanto quéi 9t00 uomini, ed il tem-l po sino al :;is fosse molto breve per sbarcare! i servizi e raflorzare quei ;!9C0 .uomini; che! sarebbero rimasti, a guawlia-dejja piazza. Sciata Sciai ci arrestò; altrimenti sarebbe .avvenuta una catastrofe. ,11 generale e il. castello « Vengo ad un'altra affermazione dell'on.- De Felice. Non è esalta la sua asserzione, che il generale Caheva sia rimasto a bordo dieci gior. ni prima di sbarcare, ed abbia'tolte delle mitraglialrici alle truppe per metterle al Castello, ed.abbia emanato eccessive disposizioni per il rafforzamento del quartiere' generale. Egli arrivo 11 giorno 15. ed il general» prese dimora al Castèllo it 19, perche il grosso del Comando, abbisognava di mezzi- tecnici, cito al Castello non vi erano ed ai quali non era fa••ile provvedere. Ma intanto • »to dal 13 scese giornalménte'a terra p'er esercitare il contèndo e visitare lo truppe ed i ' laro capi. ecc. Nessuna mitragliatrice fu tolta alle truppe e nessuna fu posta sul Castello. DE -FELICE. — Le mitragliatrici le abbiamo viste noi puntate'.dal ■ Castello. ■DI SALUZZO. — Erano mitragliatrici .di passaggio, trattenute momentaneamente ,e dirette iif altri punti. Del resto, il Castello aveva una compagnia di, guardia,, che" il generale Caneva volle'ridotta.dd.ima sessantina di uomini, numero 'insufficiente.'alla più semplice vigilanza di quel Castello', aperto dovunque, e al quale mancavano persino le porte esterne. L'affare del grano L'ón. Di Saluzzo passa poi a parlare delle altre critiche rivolte dalt'on. De Felice, e riguardanti la fornitura del grano. — Dell'affare del grano — egli dice — amr-isira'.ìYttmentr. noti*»9.nulla..Sa.soltauU? chc;| alcuni amici degli aràhi avevano, presentato la domanda degli Orrplla di avere 28 mila quintali di orzo per seminare, asseverando che ciò ci avrebbe assicurata la loro amicizia Questa domanda ci veniva sollecitata senza la presenza di alcun capo degli Orfella, senza la minima garanzia, senza sapere se quella lontana tribù fosso cosi numerosa da seminare tanto orzo. Ci appari poi chiaro essere ciò impossibile, giacchè neppure in tutto il territorio tripolino si semino tanto orzo. Quella derrata doveva invece servire a vettovagliare gli arabi, che preparavano la resistenza, mentre che essi attendevano alla- organizzazione dei rifornimenti dalla Tunisia, e se il Banco di Roma, corno l'on. De Felice afferma, truffò il Governo, è molto meglio, perchè cosi ci rese materialmente impossibile quel vettovagliamento dei nemici, che gli arabi amici ci consigliavano con tanta .insistenza. li tradimento di Sciara-Sciat « Veniamo anche all'altra censura dell'onorevole De Felice, il quale ha detto che la strage di Sciara Sciat avvenne quattro o cinque giorni dopo l'ordine di avanzala. Dunque l'onorevole De Felice ammette anch'egli che l'ordine di avanzata era stato dato il 17 od il 18. Egli lamenta che fosso tardi, .si è saputo più tardi che l'attacco degli arabo-turchi era stabilito per il ili ottobre. Sarebbe stato un bel guaio se noi avessimo incontrato, durante la marcio, le colonne nemiche. L'aitacco del 23 fu precipitato datili arabi o per ambizione di copi desiderosi di distinguersi, q nerchè talune circostanze fecero ritenere l'occasione propizia. Che ci fosse intesa cogli arabi della citta basla un solo fallo a provarlo. Alle ore .8 e mezza del ?3 tutti gli arabi addetti allo sbarbo abbandonarono il lavoro, dicendo che nell'oasi si sparava e che dovevano rassicurare le loro famiglie. . » Da Tripoli le fucilati non si sentivano ed erano appena le primissime e gli ufficiali addetti agli sbarchi dicevano celiando che la civiltà cominciava a manifestarsi collo sciopero. Invece gli arabi erano corsi nell'oasi a diswltèrraro l fucili ed aggredire alle spalle le trup pe attaccale di fronte. E del resto il giorno 26 avemmo già di fronte 8000 arabi perfettamente inquadrali. Da. dove piovuti? H tempo della preparazione era stufo brevissimo. Fantasia orientali e leggende sfatate Passiamo ad un'altra censura mossa ciall'onòrevele De Felice, cioè che presso il quiiiti-.-re generala si facesse gran lusso è si spargessa sj lluini lo champagne. Questa cosi 5 ridicola! 10 no convissuto alla mensa nel quartiere generale 0 posso assicurare che si mangiava inulto male, molto peggio che indie mense dei campi e nelle scuole di'tiro. Le musiche cominciarono a suonare nel mese di novembre,.appunto per darò uu senso di sicurezza .alla città. Cosi pure l'afférmazione che il castello di Tripoli lo=se barricato è un parlo della fantasia orientale. L'on. De Felice sa benissimo che quella parte del castello abitata dal generale Caneva aveva finestre cosi ulte che esse i«jn avevano bisogno Jl essere barricate, perchè nessuno poteva miVncriarle neppure col fucile. L'unica preoceur nazione dopo il &S fu di chiudere alla notte, la ciìiia della rampa eonCuc-ento-al costello con poche travicene dei genio, che si trovavano colà per la costruzione delle baracche, ciò perchi, mancando le. porte, la vigilanza notturna era esposta a sorprese ed era troppo gravoso per quei poveri ti'l uomini di guardia..Eri necessario che Iti sentinella tosse almeno al coperto ila .qualùnque imiziouc. Non fu l'atto alno al castello. foci: La leggenda dei materassi che proteggevano Caheva, dove va.? HI SALUZZO — I Oc l'eli.c ha-detto anche che una senliuellti fu trovata per via con l'arma scarica. Forse il fatto si riferisce alla Casina staccata senza guardia, dove abitavatto taluni ufficiali. Essa costituiva inni specie ili avancorpo del castello colie finestre prospicienti sulla via. Non so per iniziativa di cbi essa fu anche in quel giorni preparata alla difesa. Da un graduato di truppa si fece man bassa nelle camere e si ruppero perfino i vetri per poter appostare i soldati alle finestre deile camere e questo con molto malcontento degli abitanti di quelle camere. Ma quella Casina non difendeva incastello, nè riguardava caneva ed 11 Cornando. L'asserzione circa il castello barricato dunque è una fantasia orientale. ' DE FELICE — ■ Lo riconosce pei' vero anche •on. Arrivacene. DI SALUZZO — Basta avea- visto l'interno del castello pei' persuadersi della .inesistenza e del la 'inverosimiglianza di qùell'accusu. E' vero che' una mattina una parte delle truppe fu messa a soqquadro per la difesa della Casina ■.NC-b.tp | e e e a i n a o i i n i e i n d e l o u a prossima "ai 'castello, ma 'questa, ripeto, non hai intfloa che toitcoi castello. . DE. FELICE ' — Io confermo quello che lit» détto._ (Proteste e rumori).- ■ ■ ,.Br SALUZZO — io- confermo tutto quello cita dino.. (Ilaria ed.appluus.1).. MARCORA.— Vuol dire che vi soiio due verità. Che vuol farci, on. De Felice'•? '(Udriìà). : DI SALUZZO — Ti generale in V3a:pò'nón'"deve.restare continuamente alle trincee.- Lo .stesso Napoleone fu soltanto due volle in primo linea: ad Arcole ed a Lodi. Nondimeno, il'generale Caneva • fece: sovente ispezioni alle trincee e1, -benché non obbligato, perchè il comando delle .truppe ero affidato ul generale Frugoni; assistette anche ad azioni di guerra.'Nulla gli ptfò dunque essere rimproverato'. Non credo-all'episodio narrato dall'oli: Dò Felice :.tiégli àrabi1 prossimi ad essere fucilati da un nostro battaglione in piazza del Mercato del ' Diiné. Qifel' battaglione da dove proveniva se inquet giórni tutte le truppe erano alle trincee? ': DE FELICE — L'ho visto io. WdWfaALUZZ0 ~ Allora sarà stato un plotone Altri episodi fantastici •• Quanto al preteso, dissidio fra ,i! general'? Fara ed il generale Canova per i rinforzi chiesti qualche giorno prima di Seiarasciàt, neanche! onesto; episodio è vero. Basti, incordare elici il generale Caneva non poteva dare di più. come dice u proverbio la flflts belle ulte ne penti pus dqnner que-ce qu'clle ti. - L'on. De Felice ha parlato di capi arabi che avrebbero favorito la pacificazione con so spi lo notizie dell'on.. De Felle* -, autentiche.t*uo essere che. quanto ni Senussi. siostato'ma'-' v;. in'°V"wto do qualcuno dèi suoi amici arabi j {Ilarità}. ■ • .. • . DE FELICE — Ma ho la lettera del maggiore Rossi. -i. . . .== DI SALUZZO — Lo sa, ma. pensi clic -gli' arabi messi alle sirene finivano p'er dare buone' parole a rulli, nel resto,. in • nessuno dei rapporti pervenuti mi Coniando si faceva menzione di questa intenzione pacifica degli arabi Iorio visto t„ttj,i rapporti .pervenirti al Comando sino al giorno 20-e li ho dovuti consultare-per compilare.|;i réluzio'ne da.trasmettersi ai.Mini¬ stero e invece clic le trattative' di estriuiei coi capi all'infuori del'.Comando procurarono' gravi difficoltà per l'intesa suscitando diffidenze nei capi stessi, al quali venivano fatte prò-' poste diverse e. nort.saoevano àiSùaJà&cteMÈB Kaa.:viUi*w#yi64^ttete'di >b.wn»3i|jgfir e^Mbs altro. Non so.mm^fnè ho sorùTWWlave del1 episodio citalo dadl'on. De Felice, cioè di.quellc oecerehiaincnto di. arabi in iin combattimento* per il quale un generale ebbe a dirgli: « nello guerre coloniali non si fanno prigionieri » F ■XwiX10! Ml,e ca!'le' Ltì SIat0 MaffSiore aveva, toiiiito dc.Ie carte dimostrative. Esse erano ìri-i Rufficientissime, è vero:-ma con quelle l'ono-i i pv ole .Di-■!■ elice prelpndovn forse che si marcia-.se nell'interno della. Tripolitania? Se per il dintorni erano Insufficienti, per l'interno noni a potevano servi re eaff atto. Ma quarito ai fatti! d Sclarasciat nessuna colpa si può attribuirei, a diletti delle carte. Il vicolo di Carruba e gli, altri erano conosciuti da tutti e nelle carte essi1 orano indicati giustu.mentè'cOI loro'nomi e coti delle treccie per guida. Non si aveva bisogno.' n questo contingenze, di carte come gli assalitori alle spalle tnfn avevano bisognò dei vi- «o-'c/a'ri"» PW?à venivano alle spalle lo ste.vin ria tutte lo vie. « Veniamo ora.. — ilice i-0h. DI SALUZZO, — alle perdite di Sciara-Sciat. Le perdite di Sciara Sciat «Le icifre delle perdilo di Sciara-Sciat furono di 21 inficiali e 44? uomini di truppa luort di combattimento, cioè, non morti solo, mai morti, feriti e dispersi. Di quésti dispèrsi beiv I3o furono trucidati dagli arabi nell'oasi 'dopo discussioni e consigli, |a sera del 23, o il successivo 2-», e trucidati come ! Anche l'altra accusa rivolta al Comando, ili non. over agito offensivamente, e di non aver tratto partito dui una forte preparazione logistica, non ha fon(lamento. Anche l'on. Riccio, nel recente suo discorso, ebbe.ad affermare che i progressi neU la pattuizione in Tripolitania. fatti dòpo lat pace, lasciano dubitare che l'azione'nel primo anno deUa.guerra sia stala pavida ed incertaUu non pare a me, perche occorre pensare che, dopo Ja pace di Losanna, sgombrato il campo dalle preoccupazioni internazionali edt acceleralo il lavoro di disgregazione Uu gli arabi per hi partenza dei turchi e per la mancanza, dei .rifornimenti dalla Tunisia, l'aziona militare- potè,divenire molto più audace non solo, perchè un eventuale insuccesso non eroi più di "dominio internazionale, bensi rimaneva! una questione interna di carattere coloniale, ma anche perchè i frutti della vittoria potevano'èssere subito palesi e duraturi. Basta ricordare! li differenza irà i risultati delle vittorie di Ani-Zina e di Zoiizur, e ('nielli di altri combat-' ti menu, come quello di Assoba. E anche ades-, so in Cirenaica, dove persistono i rifornimenti ' e dove il lavoro di disgregazione non ha potuto essere cosi efficace come in Tripolitania,, la situazione ci consiglin ad agire con serenai' prudenza. '. " I "raid„ nell'interno e l'opera del governatore ■■ Quanto ho delio, circa il cambiamento del* la situazione, verificatosi in Trinolitania, noti diminuisce il merito del lavoro pòliiico di quel Governatore, .che ha saputo approfittare' dello disgregazione degli arabi; come dell'audacia niiiilaiv. 1 « raiddel generale Leijuio "del colonnello Miari, compiuti a lanta distanza dalla costa, e colla collaborazione degli elementi indigeni, già a noi fleramento_ostili, prò* vano come sia stata saggia ed avveduta lai preparazione politica, ma non diminuisce il merito dell'audacia avuta dal Governatore che probabilmente, li ha proposti, o del Governo, che accetlò le proposte; So gli arabi avessero; tradito, non e ehi uou vede come i comandanti! di quelle colonne, lanciate a tarila, distanza/ dalla costa, si sarebbero trovai! a mal partito.Avveduta fu dunque la condona del Governatore «cule e del Governo centrale, che seppeio estere prudenti ed audaci a tempo debito. Ho creduto mio dovere accennale a quanto so-* pra, ;per rilevare le inesattezze pronunziate alla Càmera, a carico del Comando di Tripoli, a\ elido, come dissi, assistito nei primi tempi: dell'occupazione, al quotidiano lavoro dei nostri ufficiali di ogni grado e specie dei componenti dello Stato Maggiore del generale Caneva. E posso, eoa legittimo orgoglio di italiano,-esprime loro la mia incondizionata ammirazione E, poiché l'ampia discussione, rullai Libia sviscererà completamente i problemi inerenti alla nuova conquieta, mì.sia lecito esprimere la mia profonda convinzione ■ che l'opera svolta in quelle terre dai nostri ufficiali, anche nel rampo politico Je civile, sortì per dure i migliori frutti. MÌ~ajRda in questa; convinzione il sapere come gli ufficiali hanno già) potuto in Tripolitania, vincendo diffidenze e* preconcetti non lievi, accaparrarsi :