"Francesca da Rimini,,

"Francesca da Rimini,,La prima rappresentazione di" "Francesca da Rimni,,i .BBUBzie.ridetta da Titoieerdiper la «sitaieeardeZaaenaal Teatro Regio ragea Il «accette e ii pubblico Un gitw/uio tatorno alta nrneie» dello Zitnopnej ngn è cosa agevole anche per chi abbia dj queste « Francesca da lumini « se-gujto c/m attenta' cura 1$ ultime prova e conosca Tppetu nella buon» riduzione per canto pianoforte, fatta da Ugo Solazza. e pubblicista dalla Casa Bicordi con quella signori Uftà, che è In «sa consuetudine. ti pubblico ra«»trò nondimeno di apprezzane di primo acchito quanto di veramente buono è «alt'opera dello Zandonai. E noi no» possiamo ohe dargliene lode. Cinque chiamate al proscenio, di cui quattro con lo Zuodooal « l'ultima col «««tao .Panrzza, dopo il primo atto; tre dopo il secondo, di cui due con lo Zandonai; srl dopo il terzo, di cui l'-ultiniu assai calorosa,per il solo autore dell'opera; tre dopo la prima parte del» 1 ultimo alto e nuove acclamazioni al finire dell'opera costituiscono la migliore prova di no successo tanto più notevole, in quanto non era certo focile per il oubblico penetrare di .primo acchito l'essenza di una unicica Abbastanza complicata, come questa, 15 quale pubblico! tataramente occupati i palchi, tra cui m ed animatici ino-cu ouetU delle Lori Altezze ìa'Principessa Laè- tftia e la Bnchessa dj Genova, presenti al-Io spettacolo; stoganti «ti diftinti; mano affollato u puoouco a*wp- ve, ma pur aenjpn» tale da dare un aspetto«*W vivace atU sala, ove notammo i crjtl- ci dei principali giornali di Milano, di Ve- siezia. di Roma; Il maestro Giordano; l'edi- tore Siccardo Bonzogn» ed aHrt personaggi notevoli L'opera d'arte Cosi il pubblico torinese, che primo aveva saputo scorgere in tt grillo del focolare i segni squisiti di una tempra-di musicista rteca di originalità e di cultura, ed allo Zandonai, esordiente, aveva dato la gioia dell'applauso, si ó trovato ièri sera dinanzi ail'ulttma prova del compositore trentino, latto maturo di esperienza, e reso agguerrito alle lòtte della scena dalla pallida ombra di Melenis e dalla sensualità ardente di Concilila. Quali dunque i legami tra " questa nuovissima. Francesca da Rimila e lo opore dello Zandonai, che la precedettero? La ricerca non è ardua per eè; poiché è evidente che, tracciatasi una via, il compositore l'ha seguita nelle sue opere con fortuna maggiore o minore, ma certamente, con la TOugniftca sicurezza di chi ha una convin- zione profonda di ciò, che fa, e di ciò, che egli crede vada fatto. Ma la tempra dello Zandonui è quella diuu musicista complesso e delicato; ed è per-ciò una tempra complicata. Dire pertantociie io Francetea da Mirtini ricompaionomolte delle doti di Corichila e di 11 ffrillodel focolare — quali la ricchezza della orchestrazione; la preziosità, e spesso l'originalità dell'armonizzazione; i bagliori di una tavolozza tutta accesa di un vibrante senso del pittoresco; una irrequietezza di ritmi persino esuberante ; un'audacia che qualche volta può soltanto essere giustificata dall'esito; una preponderanza assoluta del linguaggio orchestralo sul mezzi di espressione, concessi alla voce ; una ineluttabile tendenza, il restringere il volo della melodia entro confini, che sembrano anche "iù stretti, dato elio l'idea musicale nello Zandonai non ci Appare mai, o di rado, dominata dal soffio potente o largo della vera ispirazione ^— dire questo ed nitro c bensi (lari! rilievo ad alcuni dei caratteri dominami in tutta la musica dello Zandonai: ma non è approfondire la ricerca delle qualità, che Tanno di quest'ultimo lavoro il lavoro più complesso e più equilibrato c più (•ar.-iticvistlco del compositore trentino, qualunque possa essere il giudizio intorno nel esso, qualunque l'esito sulla scena. I caratteri generali detta malica Poiché il maestro ci apparo qui in tutta la sua interezza; colle sue qualità migliori, co' suoi difetti più sensibili. E nel contesto musicale è tanta la schiettezza degli intenti! menti, ed e un cosi disciplinato ardore di libertà da indurci a credere che oramai lo sviluppo della facoltà artistiche del compositore sia veramente completo, e nitida e piena la sua visione d'arte. Egli infatti ha spinto l'abilità nel sapersi valere di ogni risorsa orchestrale ad un punto, che sarebbe forse pericoloso per lui il voler superare. Egli ci lia dato 11 tessuto più ricco e il più faticosamente trapunto, che dalla sua abilità di agitatore di grandi masse orchestrali potessimo riprometterci. La varietà dei piccoli giochi ritmici è pervenuta ni confini, olirei quali non vige più'— regolatrice inflessibile — quella compostezza di lineo, cui, — per quante possano essere le licenze consentite, — deve pur sempre porre piente il musicista nell'architettura grandiosa del dramma lirico. La ricercatezza dell'armonizzare rasenta oramai la preziosità ricercata del linguaggio; gli effetti sapientemente calcolati, ma .non mai sfioranti la volgarità, hanno qui toccato tal grado, da far sembrare anche nutrito di una qualche sostanza di idee, ciò che è . invece semplicemente artificio gustoso. La j meraviglia ci assale cosi ad ogni tratto. .Ma, come a tale sensazione si conviene, il piacere che essa ci procura è cerebrale. Non scende quasi mai dai meandri del cervello alle radici, donde originano la commozione e I'irrefrenabilità di certi impeti dell'animo nostro. Noi ci troviamo come in una magnifica «erra, gelosa custode di preziose piante tropicali. Nell'atmosfera umida e calda 1 ricchi fogliami contendono la luce alle vetrato, e all'ombra dei fusti carnosi s'annidano e crescono fiorellini di specie rare o dall'aspetto strano. La serra è ampia, è superba d'ogni ornamento. Eppure moi sentiamo qualche cosa che ci «pesa; moviamo un desiderio ardente di un po' d'aria pura, elio ci venti sul viso, in con spetto del grande cielo, della pianura deserta, povera di piante e di fiori, ni» tutta percorsa da un fremito di vita, che non è la vita chiusa della serra, dosata nei gradì di calore, uguale, resa soltanto possibile grazie a cento abili artifici. Non voglio dire con questo che Io Zandonai sia artificioso, ilo che in lui sia una cosi densa — e direi compenetrazione idea colla forma da far mqti^i Maquesto affermo: che nella musica dello P t0 ogìT scrìve non sia sincer ,di schiettezza assumerebbe zandonai è quasi sempre qualchecosa di stmato nel hwm „ b di evoluto, che stringe tra i suoi laccd la ispi- razione, come per tema che essa - la bella puledra selvaggia - possa, non frenata, gettarsi focosa tra i campi inondati di sole, e tutti fragranti dell'aspro aroma della terra, Dio sa con quale grave pericolo per i molti sofismi, onde è nutrita la concezione del teatro melodrammatico moderno. Lo Zandonai, insomma, sembra soffocare la sua creatura per volerla baciar* con troppo ar- | dorè; o fa della melodia una Pisanella. che muore sotto il peso dei fiori che la rigidità di un sistema e l'arte consumata del compo- sitare le gettano sopra. E polche l'idea melodica non ha quasi mai ampio e profondo il respiro, accade che noi vediamo nel ricco trapunto orchestrale, onde è rivestita l'azione, una superba bellezza di sottili disegni e dj gustosi ricami, senza che mai — o di rado — la nostra mente riesca ad adagiarsi in qualche forma cosi ampia, da potervi rinvenire un po' di a nei riposo, che non esclude affatto la commozione. • Nè di ciò deveal fare un appunto allo Zandonai più di nuanto non lo Si faccia ai : Mascagni di Parisina, od allo SmajregUa n«l la sua opera di ieri: L'abisso. L'eccesso at tualo nell'asservimento dalla musica altana, lrola è una reazione neóstsaria contro i'abu \ so invalso un giorno in senso Inverso; Oggi preme sulle forme del melodramma la logica più «seoluta e più serrata; feri ebbe invece Uu dominio irrefrenato e talora spinto al lpfLgrottesco la melodia quadrata e dottrinaria nelle sue formule semplici, ma intransigenti. E forse, sótto questo aspetto, sarebbe abbastanza interessante un confronto tra le due ultime e maggiori concezioni musicali, sorte o in Italia in questo scorcio di tempo, e la « Francesca da Rimini ». Ma per poter bandire dalla scena il periodare largo, caro ai nostri padri, occorrerebbe almeno che nella declamazione fosse tanta intensità di espressione, e tanto intimo vigoro da non farci rimpiangere tale ostiacismo. Accade ciò in Francesca da Rinùniì Schiettamente credo di no. Non nello voci, bensì nel commento orchestralo è la tragedia. Il commento è colore, ò vita, è materia profondamente elaborata, che ha impeti violenti, tenerezze, abbandoni, schianti di passione, terrori, gridi di esultanza, collere selvagge. Sulla scena i personaggi ci appaiono come dominati dal grande soffio, che emana dall'orchestra, o «flinti là, ove esso vuole. Le alzate terribili di vuce ed i sospiri non ci turbano, uou ci commuovono. Le nostre animo e più i nostri orecchi sono intenti altrove. In Fratycesca de Rìmint, è vero, sono anche momenti di Ispirazione fresca e delicata : ad esempio i canti di Biancofiore e di Garsenda, di Altichiara e di Donelba — le donne di Francesca — raggiungono spesso una soavità di espressione, una dolcezza di atteggiamenti musicali ed emanano intorno una cosi tenue fragranza da tare, ad esempio, della seconda metà del primo atto, mia delle cose più squisitamente colorito e poetiche che ci abbia dato il teatro lirico in questi ultimi tempi. E la frase, dallo spunto cosi dolce e passionale, che accompagna la comparsa di Paolo nella casa dei Polentoni; la frase, cho riudremo trasformata leggermente nel ritrai e profondamonto net coloriti orchestrali iu tanti momenti dello -spartito, e che l'amante di Francesca non farà mai sua, poiché dalle labbra gli eromperà soltanto nell'ora d'amore, cho precode quella del sangue — delicato é sapiente artificio! — ò anch'essa d'una ispirazione larga e poetica. ... Mu una rondine non fa primavera, nò la fanno tre o quattro. « Che importa? » direte voi. « Che importa la bellezza di qualche canto (onde udii ieri sera accennare a profonde orme di italianità nella musica dello Zandonai) se i personaggi ci vivono innanzi colle loro gagliarde e torve passioni, e il dramma Plmd musicale si compcnctra pienamente con quello poetico? ». E ciò che voi dite ò giusto. Vediamo dunque quale sia il modo tenuJzto dal maestro nel comporre P««^^^mNcdpcomporre il carattere dei personaggi. Le perfori* della tragedia nella magica Le dramatis perwiae, come ama chiamarlo il poeta, sono quindici; e naturalmente, pou tntte. importanti, o necessarie all'azione. Alcune appaiono in farci ritenere a tutta prima atre lavoro presenza, e poi »M» da Polenta — e Sar miao Heiaraeugo —. sorditori della trama,, onde Francesca an- E^^soieJatS WlM^nXe%'Essi, spiegato limrigo al cominciale uat ^•^^••^^^^«^ffl P P'"*« 9*** *?ratto primo deKWa, co- ; ">» -•>""' o»«"», l«u™^, e balestnere, della schiava e del .^^»2.< sono soltanto come una pennellata atta ad q amhientare lattone; epperò non hanno no-: tavole importanza nei rapporti con la mu-^E sica Nè maggiore importanza hanno le donne di Francesca di quanto non ne derivi loro dal desiderio del posta di infondere nol,a tragedia un non so quale senso, d» fragrante freschezza giovanile in contrasto col torbido incupire delle passioni, intorno. Rimangano dunque la protagonista; Paolo; Giannetto (Giovanni lo sciancato); Malatestino e Samaritana. Cioè gli elementi più atti a dar vita ad un dramma per musica, anehe se visti di scorcio, come spia- fai ieri scrivendo dalla riduzione fatta da ito Bicordi della tragedia Dannunziana. La bellezza e la grazia, rinvigorite in Francesca dal rude ambiente, fra cui fiori la ptnltasctlnUnd.•tsua giovinezza; Paolo, notale e prestante ^nPgu5*Jìi cavau?r?; «f» » largheggiare con ul'S™6 ™? Sff^JSSTH^^^ Ianimoso, cui solo sorride il sorriso della emoglie sua, Francesca: Malatestino, cupi-1 do/vendicativo, ferooe; Samaritana, tim&o fiore, che cresce melanconico acconto a ! «Francesca, nella bellezza, di pietà Dati questi eleinent- sto scenico non poteva vanir mano, per po- »éèj che fossero «hili il poeta e il musicista. ;Ora non dimentichiamo ehe qui ci travia-mo dinanzi un IVAnnitorio ed una »m-':cronai ■ ™- [Orbène, il musicista volle anzitutto ca- Cratterizzare con unti forma decisa, senza accostarsi per questo al sistema Wagne- rlano, i personaggi, affidando- per eoe? di-; re, la loro persona scenica ad una Ira» che ritorno durante tutto lo spartito più a foggia del vecchio motiva dlreminfecjrn- za, che non del vero « lett-moté ». E*, ad esempio, per Paolo la frase, cui I ìà accennai Te che vela di un'ombra di dolcezza e di passione la «cena, ogniqualvolta essa sale dall'orchestra e dilaga: è per Gianeiotto un breve ritmo saMeltante, già accennai,"e. che vela di un'ombra, di dolcezza e di passione la «cena, eontauat- volta essa sale dall'orchestra e dllasta; è ni breve ritmo solfante, Ineguole, e ad un tempo vigorosamente ru- de, poiché Gianeiotto è zoppo, e veemente e valoroso e rozzo; ' succedersi di accord ratteristieo salto discendente, 'su W movimento sincopato del basso, ehe bene dà una sensazione di perfidia e di affanno; è per Samaritana un altro movimento, sin- copato, pieno di angosciosi presentimenti. : Naturalmente nov uhniamo uiieeto ùa- ! pressioni perchè conosciamo la psiche aetiè per Malatestino un lì diteraa, co» un ca- scendente. sa un movi-1 personaggi; che la musica non può e sari- mere certi sentimenti per sè stessa. Ma la corrispondenza tra il pensiero poetico e la musica c'è; e ciò a noi deve bastare. Ora di questi motivi lo Zandoaai fa cor-1 tamente un uso abilissima e logico. Ma $e(li pubblico pud apprezzare in tali proee-1 dimentl l'ingegnosità del compositore — semprechè sia cosi vigile In esso l'atten- zione da avvedersene— è peraltro nelle pennellate ampie e vigorose; è nell'arto di colorire potentemente le situazioni dram- ESSfà 6' ììlh .««?^W^^R»tn^nS^ v°Sl Peca" [Ì.SLt« dSr^ii^SSS™ ^ l'un perso- naggio dall altro anche a traverso la sola Ìini« *S ^jgjlWrta, ed è oramai e^sen- zialc al dramma. E* giustizia riconoscere S«^l™.ntindl^J?8glU,,ae Spesso' e ,uli»^At"^JSStt'tm^». « . Z^rip0t'aP kìi l°eea- iE.tìf'lraméta» cl»e noi chiamiamo «la wdiirtuia ». / _ 44 «mImIìia L "™ «««rw««« »» 'La « teatralità » è istinto. Epperò uiun artificio può supplire, ove questo istinto manchi. Con mezzi semplicissimi, il Verdi giunge talora ad una vera terribilità di ef letti, cui invano tenderebbero altri collo scatenare tutte la bufare vocali e arche, strali. Ed ecco correre alleva per- la folla ?uel brivido di commozione sincera e proonda» che determina I,grandi e gli immediati successi. Ha lo Zandonai tale istinto? Premetta cho le situazioni sceniche non hanno sempre, in sé tanto da inti ove non sia per la ricchezza delle onro2neb,n*n.a« MiS » dal M^caS, hanno ™ valore \E8' scaZ rvJSr?HK i^-rl»^^ ii Jztsta, il vestiarista cercano di cattivarsi ^^f^^^^^S^ mawtro. Qui tutto ha un valore uguale. Non ò d'ativa parte questo uno degli arti-coli del « credei. Wagneriano? Noi vediamo la scenaTma l'interesse per do, che .accada sul palcoacenico, ci lasca per lo più abbastanza indifferenti Sul finale del pruno atto si chiude il ve- • rthccli'n ri • oi di SSTdl o» impeti orchestra* ci . sodt; abbiamo udito qualche bella frase, da Francesca nel suo duetto con Saracena; ci 'S,™ "J^avtgKatt di. tanto gridio delle cionne aj comparire di Paolo, e di tanta P»«*OTa * agifcriene in Francesca, come ; signh3ean.ti, sino a che « bel cauto, che ecua v^a. pomposa si sprigiono «airor- .<*e3tr», è venuto a darci analmente una qualche commozione profonda. Ma ff no- :atro compiaeimento fu anzitutto cerebrale. ^E per la scena non basta E cosi accade per il secondo otto, ove la parte. in cui ferve la difesa agli spalti è trattata con mirabile sicurezza, ma che non ha corrispoudensa di effetti dramma liei negli episodi, che si svolgono al di tana .dello sfondo. Gasi ci pare freddo e stanca il duetto tra Paolo e Francesca; casi ci sembrano poco interessanti musicalmente la figura di Gianeiotto e quella di Malatestino. E quando il velarlo.si chiude la nostra ammirazione va forse al di là della UMislea: va alla bellezza della massa in scena, al movimento delle masse, allo splendore dei costumi, all'effetto scenografico. Le cose volgono assai meglio al terzo ai- .•to. E perchè? Perchè finalmente lo Zando^nai pul» veramente esprimere colla musica un cpjaicbe movimento dell'animo, che non I'*v<sta w'WiwuwMfc puramente decorativa e suDerfieiale 1 . . ., , Ed un atti questo terzo atto non solo se ! «no momonto culminante del successo, »•» <»»■ ft Pubblica e il musicista. Tre volto ;«UM» Vapplauso a. scena aperto, e fu uola canzone a bailo — leggiadra canzo:MC cantai* dalte.quattro. donucv di France[sca e ravvivata da graziose figurazioni di Ci*»»' F *ltf0lc» .«^ ]tt, «f*"!8»„«ta P,lu tordi awuesà, i dipinti del Botticelli e 3>h anreschl del palazzo di Schifanoja —; ; rfo*° » datante canto, di Paolo; e dopo una lraf* * Francesca, tutta ricca di conte »ut» e deleranto passionalità. Ma l'atto in tero è ricco cU bellezze. La musica si ani: 2J* si «scalda.; nelle, interrogazioni di I Francesca alla schiava è una concitazione: che tasralun®*- snesso, una notevole mten S1V0; 11 duetto tra Paol° e Francesca è tut- c.^? ^5^8^spesso, una notevole mten* 31• ^ ^fettI drammatici: le risposte della, scluav* sono ricche di w*iMq valore esp»-es-' ììyo> 11 ^l10 **? ^9}° e Francesca è tut to utla. P»8m.a dl e sosteputa purez- >!a- L »p»r«4tone mette le ah, e s'innalza D Annu^iot Perclù se chwzi dtei che, nel la ^ndonat 1 istinto della « teatralità,» non apparo^orte, debbo aggiungere argomcn : da ^s*»*10- ^ lJ» e°ln». *»vesi ! «W»toiuf« p*u a mancanza di siluasiaui nel i?i°r^' -cbe *9n- *a uaws& Pia to''"-6 ad alli volt nei cieli del pateticjo. EU si epe "0& eta fìcrte iare un'anima alle due flgu1 v8, cos* freddamente rievocate qui dal *ante cheAt.ul ?» musica fai miracoli: ep P"™, attraverso la signorUita della forma 6 la bellezza del eanto trapela un po' di monotonia, di freddezza. Di chi la colpa? 1 La prima parte del quarto atto ha quat(checosa di scultorio, di vibrante, di farte1 mente sentito e di vigorosamente resq. E& sa è destinata, ó mio credere, — e matgra do l'apparente mancanza di musica, — a piacere ogni sera più. Ed è ricca di senti mento l'ultima parte dell'opera, arieggian te il quarto atto di «Otello». .^àtfno^cei-cin Jintlffuna 9strada^ [V"ìa' ~ ciò che v\ite molto meglio - e l'ab bia m granae parte trovata. Egli ba com «osta una nobile onera dHrt» vàn hi evi Mbl.cttS glielo consenti egli Iraw'. accenti veramente drammatici od espressivi. Fu coiJorista a volte vigoroso, avvolte semplice'«B»» awtaoe- ^PP6 essere denso e chlo- ivo ad uu tompo. l5opera sua nop avrà una unita organicai apparirà frammen- ta]fia c qUft e un po. fipejcnta 0 talora L fredda a almeno priva di quei uiouumti vi» 'branti, che trascinano il pubblico all'entu stasino. Ma cosi come è « Francesca da Pi mini» correrò ugualmente con fortuna la aoenà, per il maggior nome della giovine scuola italiana. E questo mi pare che basti. 1/esecuzione Fu semplicemente degna di un avvenimento artistico, che per il nome del D'Annunzio « dello Zandonai, richiamò su di sa l'attenzione dal così fletto mondo musicalo. L'aspettativa non fu delusa da alcuno, Tutti fii esecutori seppero tener©co» onore ilposto loro affidato; e parvero comprendernefa"rèapc4MabiUtà; Di 'qui lina fusione, unSiiaWJMA VK*mZ turbo dtaantf alle fr*vr4*c* tà dall'opera, a queota aua.calma, f^dl Muda hello «partito.e di coscienza «91 cu»» No'n dirò oggi partitomente degli esecuto- « auita seena. Dopo la ramraaentallone «ari più agevolo 4 tate Ma d»Y« ^V*5?*UT?* p"> dalla***, wterpreta del ta !9SSg*1S^,E% ta degna rffi^^«^SÌ *£* dell'abnegazione, di cui aaaa diade prova. Alta sua volte, il Crimi parve qui assai più a cne non nftua Gioconda, e cantòs, con nobiltà di acdet colore; 11 Cigada_ - - r ■ i >> ■. - » _ HBSe^ifflM^ aitrB '„ aBia nffi»a di Malatestino narve Sg*^*}%Tffltm-ffielito Meri* ^^Adlf^Si^BS^S rf» natia rteiia schiava aantò con orando g^ft?&SSS" Pellegrini, il Berardfengo, iquattro donne di Francesca Osignorlne Avezza, Palazzi, Vaceari . e : m£°'^ gfislll „ dipinti dallo Stroppa, dal Testt, ed i costumi, ehe dire} di ^^gg tanta' sigBOriiità di gusto è rie ■ ggewHi/di particolari presiede ad essi, t Vino «et" a,™™* tm «n »W<«1 Una lieta serata, dunque. Ed un avvenimento artistico degno di corrispondere al- j ]a più esigente aspettativa, i «Francesca da Rimini» ricomparirà sulla scena domani sabato È per domenicasi annunzia «Madama Butterfry», in serata popolare.

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