Discorso dell'on. Graziadei

Discorso dell'on. Graziadei Discorso dell'on. Graziadei ORAZIADEI fra l'attanzione della Camera meotnineta dicendo: — Col disegno che attualmente è in discussione, il Governo viene a domandare per la Libia altri 389 milioni, dei quali S4S già spesi e 147 da spendere. La ragione di questa nuova richiesta di denaro va forse ricercata nel bisogno di nuovi mezzi per riprendere le ostilità in Cirenaica e forse sarà questo periodo, verso il quale andiamo, il più sanguinoso della nostra guerra in Cirenaica. {Rumori ed esclamazioni tra i banchi ministeriali). Il fatto è grave. (Non si può dissentire che costituzionalmente e finanziariamente la votazione di un tato disegno di legge importi il massimo di fiducia nel Gabinetto e noi non possiamo averla anche perchè troppe sono- le responsabilità nelle quali il Ministero è incorso, n M>ecedente decreto, clic si voleva sottoporre alla nostra approvazione, Chiedeva poteri straordinari per il Gabinetto per soli 4 mesi, che poi la Giunta ridusse a Ire. Oggi .il Governo torna nuovamente alla Camera e richiede che tali poteri straordinari gli siano rinnovati per 6ei mesi. Io credo che il Gcverno jpossa essere accusato di molte responsabilità. Troppe volte il Governo con notizie non esatte o con silenzi addirittura ha falsata la realtà, ed ha fatto creare gravissime illusioni nel Paese. Sinché si tratta di nascon- siom nei «»ese. amene si irai«i iu 1 dare degli insuccessii militari di fronte alte. conseguneze materiali del momento si può | anche trovare su questi banchi una amnistia ; per l'operato del Governo, ma quando 11 Governo è andato oltre nascondendo le dolorose verità di Sciara-Sciat e di Ettangi, per cui non ha ancora trovato una parola di giustitlcazione, l'amnistia non può più essere concessa. Non parliamo di Zanzur. Le responsabilità del Governo sono più gravi per non es- sorsi-opposto ed avere lasoiato credere che la spedizione di Libia si sarebbe ridotta ad una passeggiata militare e che l'occupazione deUa %&Ì^m»&&e£fti«^^al popolo italiano e cho la terra di Libia^ a vreboe consentito una larghissima colonizzazione del nostro elemento agricolo. Delusioni dell'oratore « Anche nel discorso recentissimo della Corona, la Libia veniva dipinta come una colonia di largo e rapido popolamento, quando invece le 'più elementari cognizioni ed anche il verdetto delle competentissime Commissioni nominate dall'oo. Nitri o dall'on. Bettolini con-.eludono in senso ben diverso. Io non Sóglfc{-mettere un ipoteca suH avvenire, ma certo il verdetto delle Commissioni create dagli ono-;revoli Bertolini e Nittl per studiare le condi- zioni agrologiche della Tripolitania danno ben poco a sperare. Il grosso della nostra emigra- zione parte dall'Italia in cerca di alti salari e si dirige naturalmente verso il centro del- l'Europa o nell'America settentrionale, ma non.può trovare questi grossi salari in terreni po-verissimi. Ben diceva l'on. Schanzer nel di- scorso pronunziato l'altro ieri che troppo Mu- cfe^irecc^ delia Tinaia Ma^^iniò dèUa ^rite^SSS ^o«^ sono voluti trent anni prima di potere portare cola centomila italiani. Ci sono voluti parecchi miliardi francesi, che. noi non abbiamo (ru-7>iort). Nòli si è dunque nell'impossibilità às- soluta, attraverso i secoli, di un avvenire prò-1spero per la Tripolitania, ma nella impossi- bilità assoluta per adesso e per molti altri decenni. Molti dicono che se non si fossero la- sciate credere certe cose, l'impresa non si isarebbe potut» fare. Questa è una tesi immo- raJe e che trova la sua punizione in sè stessa !perchè una delle cause delle ultime vittorie jelettorali socialiste si deve proprio ricercare nelle delusioni succedute ai sogni lasciati crear re prima. Questo sistema di nascondere le dif- Scolta, a ingannare sono le-cause principaSi dell'enorme raffreddamento deU'entusiasino del\pubblico. Io mi ricordo quando i soldati par- tivano da Bologna; io mi trovavo colà; erano accompagnati alla stazione tra grida c dimostrazioni di entusiasmo alle quali partecipa- vino persino gli studenti, che pure non sono ila classe più facile ad essere ingannata, con'grida di- abbasso l'Austria, tanto era l'entusiasmo che in quei giorni correva per le nostre terre per l'esercito, che si credeva possibile una guerra contemporànea contro la Turchia e contro l'Austria! « Ma voi, onorevoli colleghi, dovete anche ricordare il ritorno di, questi nostri soldati dalla Libia, che, dopo avere compiuto completamente il l'oro dovere, non hanno trovato nessuna persona che li applaudisse {rumori e commenti). Ecco una delle ragioni dei successi socialisti nelle ultime elezioni generali. Prerogative costituzionali « Il Governo ha poi, oltre a queste responsabilità di indole morale, delle responsabilità gravissime sul terreno finanziario. Voi avete detto che si faceva lo. guerra senza mettere un'imposta, senza creare un debito. Fate invece le imposte, fate i debiti larvati, aspettando di creare il debito apertamente. Voi siete andati incontro a gravissime responsabilità costituzionali sul terreno finanziario e sul terreno politico e diplomàtico. Applicando nel noto modo la legge Luzzatti del 17 luglio 1910, il Governo ha dichiarato la guerra e ha erogato sulle speJe complessive ben 769 milioni senza l'approvazione del, Parlamento. «Se la legge Luzzatti, come credo, fu presentala quando non si pensava ancora alla guerra colla Turchia, il Governo ha offeso lo spirito e la lettera di disposizioni che non contemplavano se non il.caso di terremoti e disordini interni, e simili, e non ammettevano se non l'erogazione di piccole somme. Dopo l'esperienza fattane, la legge Luzzatti va radicalmente modificata. Il gruppo socialista, che nel dicembre ultimo ■ scorso ne ba dimostrate le enormi conseguenze, ha visto volentieri alla ripresa del lavar! della Camera che l'iniziativa è stata assunta da altri. • « In materia di prerogative parlamentàri tutti dovrebbero essere d'accordo. Ha grandemente errato l'on. Giolitti quando ha mostrato di credere che l'opposizione alla legge Luzzatti sia connessa colTopposizione alla Libia. Specialmente i favorevoli alla Libia avrebbero iprtr*" rtKrr afe* Vànpresa si compisse senza ledère le norme più fondamentali della Costituzione. ' ~ «L'on. Giolitti, à ine, che. lo interrogavo in materia nel dicembre scorso, e che facevo alte meraviglie per l'approvatone di tale legge, mi diceva: «Perchè non l'avete combattuta alloro, perchè non ve ne siete accorti allora? j. Ma, potevo, lo pensare che sotto quel1 articolo di legge si nascondesse cosi grave pencolo per le finanze nazionali? Ovvero il Governo, è questa una mia ipotesi cho espongo, poteva sin -d'allora avere pensato alla possibilità di una guèrra e poteva avere ln-;caricato il suo vice-presidente al potere di pre sentore la legge opportuna. LUZZATTI, dal suo banco, scattando: — Data la mia storica rigidezza, vuole che io pensassi a gravare sino da allora con questi mezzi la mano sul Paese? (Rumori e commenti). GRAZIADEI. — Io non dico questo: però t un sospetto che logicamente può derivare in chiunque veda la situazione. LUZZATTI. — E se vuole elio parli, parlerò e chiederò la parola per fatto personale BELTRAMI. — Ed ora parli, ed ora dica tutto (Ilarità vivissima). GRAZLADEI, continuando: — Del resto onorevole Giolitti, la costituzionalità delle spese finanziarie non è stata corretta neanche attraverso le rimanenti opere governative. Voi 1 non vi siete preoccupato eccessivamente del potere iesislntYV0 in questa faccenda, | GIOLITTI. — Ma il potere legislativo è com; posto di tre rami. GRAZIADEI. — Quando si tratta di spese, il Parlamento è sovrano. GIOLITTI. — Ma mancavano le pezze di appoggio, e non potevo portare all'approvazione del Parlamento tali spese. GRAZIADEI. — Ella sa più che altri che molte volte, anche .senza pezze di appoggio, 'If^gJS*0 >5'**?,0,,s"?' di„£wt£ »«"«*<**' ^Lco^*no. La vei-ita. e come ben e stato ffi&J5WSS»Jgg? * ? sono l" ^«nfcWSsta^ le ^emSief?U rà per questo — soggiunge sorridendo l'onolf revole Graziadei — che sono al potere i ministri radicali. CAROTI, interrompendo: — Hanno perduto la radicalerial {ilarità vivissima). Le ombre dei morti! GRAZIADEI. — L'on. Giolitti ha commesso un errore politico quando disse a me che quelli che non volevano l'impresa libica a- . vVobbaì-o dovuto far abolire mirali àrtiT-oii -^SSctoSaSoiS Simo genere di quella che l'on. Giolitti fece ; quando sostenne che n~n si poteva fare la guerra senza offendere la Costituzione GIOLITTI. — Quando si osservano le leggi non si offende mai la Costituzione, GRAZLADEI. —Ci sono leggi e leggi, o ci sono anche delle leggi incostituzionali (Ap: provazioni all'Estrema; rumori sugli altri ^banchi). L'on. Giolitti può dire ormai con il Re £°1?: Kho Stato son io!», e quindi può ?™£t&L**!??no,,?nfc nosU,u approva2»0"6 Personale. Quando,, nel dicembre scorso, par iossc venuto-a tu per tu con le ombre di Min ghetti è di Sella L'on. I.uzzattt mi risposo che ifo lasciassi pure stare a tu per tu con quelle ómbre, che ci avrebbe pensato hii. Ora io ho 1 voluto ricercare il testo degli scritti del gran de statista Quintino Sella, al quale io allu devo, cioè la relazione con cui egli illustrava il suo progetto di legge 19 dicembre 1865. sul i la contabilità di Stato. L-UZZATW.. — Lei non può credere il pia ! cero che mi fa questa sua difesa di quei j S1'^"™ GRAZIADEI. — Ma non creda che quei grandi la difendano, poiché il loro spirito concorda da oggi con lo spirito del. mio partito. LUZZATTI. — Lo spirito di tutto il suo par- «jg^*la più bella Vendetta dì quei bandii \ {Approvazioni; ilarità; runtori all'Estrema). CiRAZIADEI. — Io non so. dati i molteplici dsl e semidei di cui è composta la religione dell'on. Luzzatti. in quale valle dopo la morte si incontrerà con Quintino -Sella, ma sono cer¬ ito che Quintino Sella dovrà dichiarare la sua 'incomr.atibilità costituzionale con lei! LUZZATTI. — Stia tranquillo, che se ci tro» vlamo tutti e due insieme. Sella assolverà me, e non lei! GRAZIADEI. — Io non ho certo falsato 11 pensiero di Quintino Sella, e dalla lettura del documento in parola risulta evidente che ho ragione io! * '. ' LUZZATTI — Se non se la è data lei la ragione, chi glie la darebbe? (ilarità generale. Ride anche l'on. Graziadei). 'a,ClMnbladbbctadvtlc "Si salvi chi può! „ GRAZIADEI, continuando: — In base agli articoli della legge Luzzatti del 1910 tutto è stato possibile di. fané dal Ministero Giolito. GIOLITTI — Ma la Camera ha approvato queglll articoli I , „ CALDA — La Camera approva tulio con lei. GIOLITTI — Ma era una ftegge che fu anche discussa! CALDA — La Camera ha approvato anche il suo suicidio quando ha approvato la legge i elettorale! (Rumori proteste sui banchi della | maggioranza; approvazioni all'Estrema}., GRAZIADEI — Allora non si è discùsso. La discussione incomincia adesso, il processo comincia oggi. Nè meno gravi, on. Giolitti. sono le responsabilità costituzionali del Governo iu materia politico-diplomatica. Dopo due anni c mezzo dalla dichiarazione di guerra, dolio un anno e quattro mesi dal trattato di Losanna, il. Governo deve ancora pubblicare i documenti diplomatici a spiegazione della.sua condotta. E potrei anche dare ragione uTTono- suoni sAeSa»^ Stante mà nerToeriódo6 fincatoillÈÌSrflL^n. "^JwLitL Sh?ta nnif hnhMifl«»to 2i L£.a^.L!SM?,ÌmL *? mffiS? «tSST 'ne del documenti dipende da motivi parla- r mentari. Egli, per non essere criticato, ci to'.glie le migliori armi che potremmo adoperare per combatterio. Ma niaagratìo la mancanza di questi documenti essenziali, io credo che la grande responsabilità dèi Governo risulti evi-idente. Con questa discussione il Governo a ni* fa l'impressione che abbia scritto sulla, bii* banc^Ka la mm «Mia tianilaf d» sventolava alla battaglia di Waterloo : < SI salvi chi può ». {Ilarità, rumori, commenti). L'on. j&iolittl, parecchie volte interrogato, pa rocchio vóìig.tirato in bàlio in questa discùs sione, ha sèmpre risposto: —-Io non so, non dipende': da "me; non è questione 'nella quale io mi pos.m- intfigare;rS'- GIOLITTI — Ma io assumo sempre ia re sponsabilità 1 ' GRAZiade 1 — Era ella l'uomo, on. Gio litti. tecnicamente preparato a condurre l'impresa libica? . ...iGAMBAP.OTTA — L'esperienza co lo, ha in segnato!. ... . GRAIADEI — Ma H'ésperienza la facciamo purtroppo noi! Io riconosco, on. Giolitti; in cWa«»za straordinaria di Idee, una Padronanza di nervi, una. capacità di dimosirarsi : perfettamente Kranquillo sp«;iialm.onle ^JS, ?onl»? («arit* vivissima: ride anche non bastava essere & grande condurre da. Cera, del Affari 'Esteri.... _ ta niente ! GRAZIADEI: — lo ammiro il *uo ingegno, ^m^^mta^gw^ # ^ìvAlhanS occupasse un Po ii*ri ?^ oiiós'a «à* „ vJmt* • •• • l^^^mT-^^^^&^^hààt aet laTuàZn4ggi6ranz^ '0 ha * GIOLlTTl. con forza: — Non -è vero! GRAZUDEI: —Eppure... GIOLITTI:. — Non posso pretendere l'infallibilità di tutti i componenti la maggioranza... Còme l'on. Giolitti si decise GRAZIADEI: — Mostrerò ora come e.perchè l'on. Giolitti si 6 deciso all'impresa di Tripoli. L'on Giolitti si era mantenuto sempre contrario all'impresa di Libia. Tutti gli studi esisten ti ai suo Ministero giungevano a conclusioni negaUye. Inoltre, è evidente che il Governo nn\l* aveva .preparato per l'impresa di Libia, .. _ tizia della Neue Frele Tresse che nraìTa si oc cupava della Tripolitania. I giornali pniniste- tsnto.'-è. .vero che alla metà di settembre mancava il naviglio, le classi erano in congedo, la impreparazione del Governo era assoluta. Infatti l'Agenzia Stefani, allora smentiva la no- riali chiamavano stampa gialla quella che e r.olt*,.,r> !■ imr,,...r, Ai Tt'fnnH -«Znltnntrk In <so saltava l'impresa di Tripoli. Soltanto in seguito l'on, Giolitti si è deciso" all'Imprèsa di Libia. Come si sia deciso egli non lo ha detto, precisamente alla Camera, ma lo ha fatto dire da qualcuno... Ella, on. Giolitti, che è un Cesare parlamentare... Voci a Destra : — e pure lo combattete! . graziadei : — Sicuro, ma appunto perchè è un Cesare! Dicevo, dunque, che l'on. Giolitti è un Cesare parlamentare; ma Giulio Cesare scriveva le sue memorie; ron. Giolitti invece le fa scrivere agli altri (ilarità). TREVES; — Le fa scrivere dal giornalisti t GRAZIADEI: — L'on. Frassati, che non noi abbiamo fatto nominare senatore, .in un discorso tenuto a Torino, alla fine di un banchetto offertogli, ha voluto tramandare alla storia il giorno preciso in cui l'on, Giolitti avrebbe deciso l'impresa di Tripoli. L'on. :Frassati ha po. tut,°,taJ?. *!}> .1? seguito a confidenze deU'ono- revole Giolitti GIOLITTI : — Non ho l'abitudine di fare delle confidenze I GRAZIADEI: — Però ella ha l'abitudine, quando el trova a Torino, di recarsi negli uffici della Stampai MAFI'T: — Sì, é una vostra abitudine! Voci a Sinistra: — Ma anche so fosse così, che malo ei sarebbe? GRAZIADEI: — La cosa mi è stata assicurata da persona che dico di aver conosciuto l'on. Giolitti a Torino, precisamente negli uffici della Slampa] MAFFI: — Esproprio cosll GIOLITTI : — Ci sono stato una volta! GRAZIADEI: — Del resto, lo stesso "on. Giolitti, nel suo discorso pronunziato poco dopo l'inizio della guerra, disse che egli si- era deciso ad andare in Libia quando ritenne che ciò fosse assolutamente necessario per il prestìgio d'Italia. Ma queste sono frasi generiche ed argomenti cho avrebbero avuto-nn ■ valore anche se l'on. Giolitti avesse voluto andare in Libia 10 anni prima. GIOLITTI: — Anche i fatti politici cambiano! TREVES : — E cambiano anche' di più gli uomini, politi ci! (Approvazioni aVB&tremat 'fu* ,GRA/ÌSDEI, rivolto a^Treyes: — Caro Treves, tu col tuo bell'ingegno non mi-rubare il mestiere! {Ilarità vivissima). PRESIDENTE :, -r Prego,, non, facciano dialoghi, e. lei, on. Graziadei, continui, ...... GRAZIADEIV ,— Tri sèguito alla osmpagna del •gitrhólt favorévoli all'impresa di Tripoli, Cominciò a sórgere nel Paeso una forte corrènte In favore dell'impresa di Libia. L'on. Giolitti,. che ricordava il tempo diCrtspi e si rammentava quanto potesse costare aver contro l'opinione pubblica, deve aver a'vùfó là preoccupazione del pericolo di ordine ministeriale al quale egli sarebbe andato iricontro se non avesse avuto l'opinione pubblica in- suo favore. Si è creato cosi il fatto nuovo che decise della campagna di Libia, vale a dire la córrente nel Paese, corrente creata dalla Stampa c dai gìor. GIOLITTI. — Avrei dunque fatto l'impresa per accontetnare laStówipo via, è troppo poco! {Ilarità; approvazioni a Sinistra) TREVES. — L'ha fatta per non cadere dal Ministero! (Rumori). GRAZIADEI. — Lei. on. Giolitti, disse che decise l'impresa di Libia senza entusiasmo! GIOLITTI. .— Non è con l'entusiasmo, ma con il ragionamento che si governa! {Vivissime approvazioni sui banchi deHa mannioranza). MARGHESANO, dall'Estrema: — Povero ragionamento! Alla ricerca della Potenza ' GRAZLUDÈI. — Ella si trovò dunque tecnicaniente impreparato a dirigere l'impresa di Libia. Ricorse pertanto, avendo stabilito di compiere l'impresa, ad un suo fidò collaboratore... Voci: — Chi 6t A chi allude? GRAZIADEI. —« collaboratore dell'on. Giolitti fu il commendatore Mercatelli, che passò al Ministero dell'interno. GIOLITTI. — Mercatelli arrivò a Roma quando tutto era deciso. GRAZIADEI. — Non dico che Mercatelli abbia consigliato al presidente Timnresa di Libia; dico che il Mercatelli lo consigliò per la condotta della guerra! GIOLITTI. jri Manco per sogno! (Ilarità). GRAZIADEI. — Tanto- è vero che il Mercatelli era stato mandato console a Tripoli... Voci: — Non è vero! Mercatelli non è mal stato console a Tripoli! ORAZIADEI. .— Dunque, veniamo, ora alle asserite ragioni diplomatiche, che avrebbero deciso il Governo ad andare in Libia: per e-, vi tare 11 "pericolo che ci andasse un'altra. Potenza. Soltanto, si è detto dapprima che'era la Germania la Potenza che sarebhe andata In Libia, ina comparve una smentì» ufficiale. I competenti affermano che il pericolo c'era stato dell'occupazione della Libia da parte di un'altra Potenza, ma non nel periodo in cui li Governo italiano decise lo sbarco in Tripolitania. A questo proposito, lo vi ricorderò uri episodio. Un giorno, parlando con un uomo politico influente, per sapere da lui se ci fosse'il'pericolò Che un'altra'Potenza fosse andata in Libia, quell'uomo politico mi disse che il pericolo c'era, ma proveniva dall'Inghilterra e dalla Francia, GIOLITTI. — Quella persona che dice lei non apparteneva al Governo. GtRAZIAiDBI. — No',, ma -apparteneva alla sua maggioranza (Ilarità). GIOLITTI. — Le ho già detto che non posso pretendere l'infallibilità del miei amici poliTici! (Nuovo viva ilarità). i GRAZIADEI. — Tornai dopo poco tempo da | quell'uomo politico, e mi disse, mutando opi mone, cho non la Francia e l'Inghilterra ave nione, che non la Francia e l'Inghilterra avevano meditato di andare ih Tripolitania, ma era invece la Germania, e proprio in quel giorno il Governo aveva smentito che la Germania avesse meditato quel colpo... Voci: — Chi l'ha informata? Dica, chi è? GRAZIADEI, senza raccogliere l'interruzione: — Il Governo ha fatto credere dai kuoì giornali che c'era pericolo, e al 6 servito di questo artificio per decidere l'impresa di TripoH. invece, l'on. DI San. Giuliano, ministro iss^vst Ì*0"* *llla Womaita■ italiana, era Impossi continuare a mantenere l'ipoteca dell'Ita'«a «iM« coste dilla Libia senza occuparla! r VOet da 0m(ra e dai centro-. — E allora- da.te r^one àT^ovarnol GRAZIADEI. — Faccio osservare che altro è far credere al Paese che vi era un pericolo immediato di occupazione della Libia da parite di un'altra Potenza, ed altra cosa è decide re un'impresa simile per pura ragione di con venionza diplomatica. Intanto; il pericolo ini nacaij» aon darà, . SODERTNI. — SI, c'era! Voci all'Estremaa — Che cosa ne sa lei? SODERINI. — Vi ripeto che c'era psricolo immediato! All'Estrema Sinistra a questo punto el investe come un sol uomo il deputato Sei gruppo cattolico, che siede a Destra. Sorge un coro di invettive contro ,di lui. RAIMONDO, MAZZONI, SICHEL, TREVES ed altri investono l'on. Soderinl. te gridano: — Vada a Messa! Vada dal Papa! Glielo ha detto Mérry del Val, che c'era 11 pericolo im- mediato! Vada a portare la Rosa d'ora del Papa ai Sovrani! Era il pericolo del Banco dunoma! , L'Estrema continua a gridare mentre il Pre- sidento scampanella e richiama all'ordine co- loro che apostrofano: - Banca di San Pietro! Voi tutelato 11 Banco di Roma! ■ RATMOKDO. rivolto anch'egli a Soderinl: Se non ci andava l'Italia jì andivano gli svlzze- ,1, i soldati del Papà! (ilarità generale). PRESIDENTE: - Ma insomma la finiscano! Cosi non si può andare avanti! 1 GRAZIADEI: <- E' vero che esisteva un pe- ricolo, ma era un pericolo vago ed indetenmi- nato è non poteva costituire una ragiono per poter decidere il Governo italiano ad atto cosi rischioso e cosi importante. A mio avviso que sta, è la situazione politica attraverso la quale il Govomo-lw deciso l'impresa libica. Polche la diplomazia Italiana aveva stabilito degli ac- cordi colle altre Potenze che assicuravano al nostro Paese le mani libere per la Libia, noi eravamo sicuri che il giorno in cui la-qua. stidhé marocchina sarebbe stata risolta il no- stro Paes" poteva deliberare l'impresa di Li- bla. Beco la ragione pec la Quale nel luglio del 1911, allorché la Germania mandò la Pan- ther ad Agadir. si imponeva per il Governo ita- llano una decisione circa la questione di Li- bla. Questa situazione deve avere determi- nato il Governo a prendere la deliberazionej- , rimanga assodato Che la leggenda che £^ mania potesse andare in Libia è assolutameli-te destituita di fondamento. Perciò ha errato ieri Labriola portando lo spettro della Germa-nia dentro la Camera come moUvazione delg^W^^^di^ S che è rimasta storie» nella vita italiana. GIOLITTI: —Lei sbaglialo date! GRAZIADEI : — Ad ogni modo intendo cne uciiuaiim **• • - — - ■ - — — . _ . sostenuto nel periodo della guerra contro ia Turchia. Cario Marx ha detto: studiate! a questo punto l'on. Grazladei polemizza vivacemente con l'on: Schanzer, il quale ha ricordato all'on. Grazladei una sua precedente opinione in materia politica coloniale. . graziadci: — lo non ho. nulla da rtmpro ver armi nella» mia opinione, ohe Ella ha citato dinanzi alla Camera, Quest'opinione lo l'ho portata prima che alla Camera nei co- mizi. Noi socialisti non abbiamo c^«"«» una dinanzi al popolo ed una alla Cernerai TREVES: — Non facciamo come la maggio- ranza che nei corridoi dice male del Ministero e vota poi per esso nell'aula! ^ . Marx " ^ ^ voci da Veslra: — Per cariti, non parla- tene! Marx è 6tato messo In soffittai Dall'Estrema-. - State zitti, mercanti mVSS?^Jua$o: - Cario Marxscriveva che le classi operaie hanno il dovere di impadronirsi dello questioni di Polmca. e- ft^Ki^SS ed esercitare U dirilto di critica verso ì rispettivi Governi. Se noi, dunque, studiamo chfc^ narcl al Governo. T GRAZIADEI passa a Bolomizzaro con La- T&££%*Z£&8£ft dsiorafdTìSS deiron! Arturo Labriola, favorevole all'lmpre. sa di Libia. Esso costituisce un atteggiamento che non può essere in alcun modo sociansta. un'arma di pariio contro di noi! (HaritA, r«-mori, voci: Non è vero! »^]v^°rtin?nbKn*sava a voi. pensava alla conquistaJUJJMo^ GRAZIADEI :— Pensava a noi-, tanto è vero che' qtittftfió' s*--gridava «i Vivajj^guerra », si grldftva.pure « ^^J^^T^, vostra f Xpfiar 'm vostro*BOgn0, 6 una vort,*GRAZLADEI- — Ad ogni modo la colonizza-zione' come è fatta oggi dai Governo Italiano a?.r»a «re^dìrehberolavute"le dTmcoTtà dipi'cmaticho che si Camera pe^cogUe con un gmdo scetticismo questa affermazione di Graziadei è lo rumc> dfM^ questo non dobbiamo aderire all'impresa Libia!.-,'' Il carciofo L'on. Graziadei continua aBennando essere stato un grave errore porro ii_ problema.politico della Libia come una pregiudiziale, tei doveva invece — dice lui — rispettare la sovranità del sultano. In .questo modo non si sa- terreno politicò e diplomatico raccogliendo una smentita,daU'on. Giolitti circa l'asserita proposta che l'ambasciatore di Germania a Costantinopoli, Marchall, avrebbe fatto circa una formula di accettazione da parte della Turchia dell'occupazione italiana in Libia. L'on. GraziadeT continua chiedendo la pubblicazione di un libro verde con i documenti diplomatici sulla Libia; ma ancora una volta Fcn. Giolitti fa atto di diniego col capo. . . GRAZIADEI esclama: — Il Governo non vuole pubblicarlo perchè lia paura di diventare verde lui ed il libro! Questa mediocre mossa di spirito dell'on. Graziadei - solleva l'ilarità della Camera. L'ilarità si rinnova e si intensifica allorché l'on: Grazladei sostiene che nella nostra campagna per la Libia il Governo non dovesse concentrare tute le difficoltà in un dato punto ed in un dato memento e cita in appoggio di questa sua opinione il proverbio romanesco che il carciofo si mangia foglia per foglia. La Camera ride e prende in giro l'ari. Grazladei per questo pai-agone. Maiinondo prende le difese di Grazladei o dico: » — Soan : vegetariani 1 colleglli della maggioranza! Vogliono mangiarlo, il carciofo, tutto in una volta! (nuova ilarità vivissima). A queste- punto l'oratore, sono le 18,30, chic de dì riposarsi e ìa Camera si sfolla grande- mente. Dopo un quarto d'ora l'on. Graziadei riprende fi suo «liscorso trattando special- monte delle spese di Libia, ma la Camera re-sta quasi desorta. Le spese Per l'inchiesta L'onorevole Graziadei si limita ad osservareche la spesa è stata enormemente superiorealla potenzialità economica del Paese. Dirno-fc^VMM &VeS»|?to % milioni. Di fronte a tale ingente spesa è le- gi'ttimo il desiderio nel Paese di vedete se Sinf tórat ESSETS dubbiò che siano ancora da ricostituirsi le do^ tazioni dei magazzini militari. Come già fece il Parlamento inglese dopo la guerra anglo-boe- Ko08}S^^ per accertare le eventuali responsabilità. Circa il ihódo come il Governo intende far fronte a questa ingente spesa, nota che non può farsi conto sugli avanzi, del bilanci 1912-13, 1913-14, 1914-15, perchè, come ma dimostrato l'onore- vóle Sonnino, tali avanzi non vi sono. Tanto mono può farsi conto su avanzi ancora.più ipotetici; basati su speranze fantastiche, di maggiori gettiti delle imposte per i bilanci dei futuri esercizi fino al 1923. Ma oggi l'economia nazionale è in crisi profonda, c purtroppo non transitoria, e in tali condizioni è vano spe- rare in un progressivo incremento dei cespiti d'entrala come del resto è dimostrato dallo stesso esercizio in corso. E bisogna anche te- nerti.conto che. tale incremento sarà iiecassa- nameuie assorbito, almeno m parte, dalllne. vitabiler aumento deUc-spese ordinarie indi-pendenti-dalla guerra. ' s^STe. del^rnSSaoffie"-] un libre verde relaUvo aU'iìnpresa libica, al- meno riho alia pace di Losanna ed una inchie- sta sul mòdo come l'impresa tu condotta, cosi ^Xtt3^&ttS?à queste proposte, che saranno certamente av- versate dal Governo;-ma in tal caso più grave ricadra sul Governo tutta, la responsabilità. {Vive approvazioni ed applausi; molii deputati «t recano a conaràtulrst cm i'mtdore). i