L'ultimo pirata

L'ultimo pirata L'ultimo pirata L'era delle piraterie non è finita. Principiò col mondo, terminerà col mondo: cioè, non erminerà' mai. M* è luoluibaMlmeote finito 'era dei bei pirati, dei pónti veri e propri:, di questi lupi di mare buoni ad ogni crimine ma pronti', anche a morire senza chieder quartiere, di nàent'ottro sicuri ohe di chiudere rimisdpoa loro carriera appesi a un pennone o arine- vgati in un gorgo. Le loro ali erano le vele, il -loro alleato era il vento. Il carbone e l'elica Li hanno travolti nel tempo che fu; vtne 'hanno sbarazzato per1 sempre le grandijefcun'ombra: l'ombra dell'ultimo filibustiere Ivaul serio che abbia insanguinato le acque dei p ' . «'■ i 'i, vf„„,,i n/r«„-1Vdrotte dei traffici oceanici. Di piratesco, oggi, non vi sussiste più che grandi traffici, — il capitano Mogul Mackenzie. Un collaboratore del t Bkckwood's 1 rivanga adesso la vita e la morte di questo sa satcripante il cui nome è divenuto leggendario ^ Ain tutte le teveme e per tutte le darsene che gi vecchi marinai dell'Atlantico praticano. | gMogul Mackenzie comprese la sua vocazione o poto estrinsecarla a fondo allorché scoppiò in America la guerra civile, e gli Stati Confederati del Sud scatenarono contro la ma¬ rina mercantile del Nord un branco di filibustieri forniti di navi ausiliarie. Il Mackenzie' ebbe il legno più rapido, — il grigio, tagliente Euìui >uhu, — e divenne l'Attila dell'Atlantico. Si buttò nell'opera di distruzione con tale una foga, che rovinò la marina mercantilo americana per un quarto di secolo a venire. Poi la guerra cessò. H Sud sconfitto dovette segnar pace, e richiamare dall'oceano il suo* manipolo di tigri. Ma Mogul Mackenzie non potè esser richiamato. Egli non teneva alcun recapito, nò palese nò segreto. II.suo indirizzo era l'immensità del mare. La più selvaggia fra le tigri scatenate dalla guerra non intendeva certo di far ritorno alla gabbia dela pace. Mackenzie' inastò bandiera nera, e rimase al largo, nel mistero. Questo mistero non fu penetrato giammai. Fu soltanto efiorato. Coloro che poterono guardarlo in volto, a tu per tu, chiusero gli occhi per sempre o non seppero più modulare una parola. Coloro che furono lanciati a sventrarlo su corvette e incrociatori tornarono invariabilmente a mani vuote. H Kanawha diventò e restò una specie di nave fantasma. Solo gli effetti del suo paesaggio erano visibili • le scie di rapina e di morte che la nave fantasma si lasciava dietro, saettando via nell'ignoto. Da principio, qualche mese dopo là fine della guerra, si credette che le sorti di' Mogul Mackenzie fossero rimaste suggellate da un naufragio. Una nave da guerra americana riportò di aver avvistato, durante una fitta nebbia, una nave che aveva tutte le parven zedel Kanawha; di averlo imposto di soffermarsi, ma> invano; di averla presa a oanijionabe; e di averla vista sperdersi tra lemicidiali isole di fronte a Capo Sable, dove non.poteva essere andato che a picco. La gente di mare 'accolse la storiella con un respiro di sollievo, e per qualche tempo fu come.se il Kanawha giacesse realmente iu qualche fondale dell'oceano. Ma nel maggio del '65 una sbrana, scoperta fece correre un brivido" per tutto' il litorale atlantico del Nord-America. Bordeggiando 'una notte lungo le coste del Maine, una baleniera si vide giungere quasi addosso il bompresso di un brigantino ohe le incrociava, la rotta a vele apiegate, senza lumi. Il nostromo della baleniera, virando di colpo per scongiurare una collisione, urlò una filza d'improperi al collega del brigantino. Non una risposta! Il capitano della baQeniera arricciò il naso, e volle porsi sulle orme del veliero misterioso, che fuggiva nel buio'insieme col vento. Per l'intiera notte, la baleniera tenne dietro al fuggiasco, che seguitava a fuggire, a fuggire, silenzioso e tetro come una tomba. A giorno fatto, però, il capitano della baleniera rinunziò a ogni prudenza, e volle venir a capo della cosa. Approfittando della maggior velocità della propria nave, egli si avvicinò al brigantino, fece mettere in acqua un canotto, o inviò un pugno di marinai ad abbordare il bastimento silenzioso, sulla cui poppa luccicava un nome abbastanza innocuo: Saint Clare, di Hartpool. La squadra mandata in esplorazione ratreiun.se presto una scialuppa che il brigantino si rimorchiava dietro; quindi, arrampicandosi pel cavo di rimorchio, balzò a bordo. Non un'anima viva sul ponte ! Gli esploratori, Un coltello tra i denti e uria pistola in pugno, avanzarono verso i boccaporti. Nou un seguo di vita! Si sparpagliarono per la nave, rovistarono i casseri, spalancarono le cabine. Niente. Nò un vivo nò un morto. Nè un segno di colluttazione uè una stilla di sangue. Le sole carte di bordo erano scomparse. Tutto il resto era a posto. Nel cassero di prua trovarono imbandita la tavola, e sulla tavola gli avanzi ancor freschi di un pasto troncato a metà. Pa reva che una forza soprannaturale avesse abolito l'equipaggio con un buffetto improvvio. Eia l'aspetto inesplicabile, esasperante che la famosa Marie Celeste doveva presentare qualche tempo dopo ai marinai inglesi ohe dovevano trovarla solitaria, ravviata e deserta in mezzo all'oceano. Gli esploratori pensarono -subito a qualche diabolico scherzo d'un serpente di mare, e si affrettarono a lasciarsi calare pel cavo di rimorchio nella scialuppa ohe il brigantino si tirava, dietroe alla quale avevano ormeggiato il loro canotto. Seuonohè, prima che tornassero alla baleniera, il nostromo di questa gridò loro ohe si cavassero di testo il serpente di mare ed esaminassero piuttosto la scialuppa. marinai si curvarono. Un istante dopo, pallidi come morti/ annunziavano il nome chavevano trovato sul fianco dell'ambarcazione: il nome del Kanawha! Tutto fu spiegato, allora. La nave corsardoveva essere piombata come un avvoltoisul brigantino; l'equipaggio di questo dovevessere stato preso dal terror bianco alfe vite;; del tremendo M*qfresw#, ohe oge| mac rinato < yankee • pregava Dia dì non aver mai ad incontrale; e il pirata doveva aver mposto a tatti gli uomini del Saint (Tiare, econdo il più antico dei costumi pirateschi, di balzare in mare ad uno ad uno, senza una parola, pena il supplizio. E la conclusione era he il Kanawha, più Vivo ohe mai, veleggia- va ancora per l'Atlantico a spavento dei na vogatori Ricominciarono i tremiti e i brividi per utta la costa. Cannoniere e incrociatori fi¬ cirono di nuovo'alla ricerca della tigre inaferrabile; varie navi non seppero più dar conto di sè anche in periodi ideali per la navigazione; e un giorno un veliero si preci- pìtò trafelato a Portland agitando segnali V .■ , ° ~° . da soccorso e annunziando di essere stato in- seguito da una lunga nave grigia fin quasi all'imboccatura del porto; e più tardi un altro dichiarò di essere stato sfiorato dal terrri- Acanto vascello, il quale tuttavia era pasgato cShre senza un cenno, correndo a vele gonfie verso la Baia di Fivndy : e allora la costernazione tra i villaggi e i borghi lungo la gran baia si fece quasi insostenibile. Per fortuna, una corazzato era giunta in quel mentre dall'Inghilterra a prestar servizio nel le acque canadesi, il Buzzard. E il comandante britannico- della piazzaforte di Yarmouth, dove il Buzzard sonnecchiava, disse: « Buoni a niente, questi americani ! Neanche acchiappare un piratucolo, sunno. Adesso lo conciamo noi per le feste, il signor Mogul ! » Dopo di che il Buzzard salpò. Disgraziatamente, coi titanici tranelli delle sue marce ohe vi fauno un'altalena di venti metri, la Baia di Fundy minacciò subito di tirarlo a fondo; e una brutta sera, al termine d'una rischiosa settimana di insuccessi, la corazzata dovè tornare in porto sotto il preannunzio di una formidabile burrasca. La quale, nella notte, non venne; ma arrivò in compenso una carta di visita dell'irreperibile Mogul sotto forma di uno sconosciuto na tatore che fu raccolto mugolante sulla spiaggia di Yarnjouth, poco lungi dal naso d'acciaio del Buzzard. L'infelice non potè dir niente, ma disse anche troppo. Con un colpo di coltello, qualcuno, chi sa dove e perche, gli aveva tagliato via la lingua qualche ora innanzi. II Buszard si none le labbra, ma non si mosse, perchè la burrasca era prossima. Scoppiò infatti nella notte successiva e fu inauditamente spaventosa. Nessun pescatore, nessun marinaio, quella notte, chiuse occhio. Tutti vegliarono attorniti dall'immane tragedia delle 'folgori, del vento, delle onde e degli scogli. E il Kanawha, dovlera il ,Kanawhàt N'ebbero una visione improvvisa alcuni abitatori' del Hitorale nella .parte più paurosa deGila baia, dove sorge un'isola rupestre, inaccessibile e inaccessa, centro di correnti maligne, sepolcreto di navi, chiamata l'Isola dei Morti. Ai bagliori dei lampi, essi travidero laggiù, a più riprese, un lungo vascello grigio in lotta con la corrente che io trascinava inesorabile alla morte cóntro gli scogli dell'isola. — « Il Kanawha, il Kanawha! » — Poi un razzo si levò dalla nave agonizzante; poi un colpo di cannone; poi un altro; poi più nulla. E i lampi non luminarono "più che acqua e rocoie in conflagrazione. Fantasia? Realtà? Sta di fatto che, cessato la burrasca, i marinai e i pescatori della baia perlustrarono le ; acque in cerca di qualche rottame e c^i qualche cadavere della nave corsara, e non vi trovarono niente; ma sta pure di fatto ohe il Kanawha non diede più il menomo segno di vita, Così visse e cosi morì l'ultimo pirata dell'Atlantico ; da bel pirata, senza lasciarsi afferrare nè vivo nè morto. E, se -fu degno di mille forche, non merita forse un atomodispregio. SIR KODAK.

Persone citate: Mackenzie, Marie Celeste, Mogul Mackenzie

Luoghi citati: America, Inghilterra, Maine, Portland