"Per la buona intesa"

"Per la buona intesa" ALLA NOSTRA^UNiVERSITA' "Per la buona intesa" Prolusione di Vittorio Cian Vittorio Clan lia incominciato ieri multino; il suo corso di letteratura italiana in quell'aula «lei nostro Ateneo dovo ancora è presente — o 10 .sarà sempre — lo spinto pensoso e ammonitore di Arturo Graf. Egli ha tenuto la sua prolusione innanzi a numerosi profess°« fi ad una >cliiera attenta e devota di studenti, che gremiva l'aula IX. Vittorio Clan, c.iuamate a un cds! alto magistero dall'unanime voto degli eminenti colleglli, ha voluto i- 11 12lare le sue lezioni —nelle quali trotterà del iiinascimento — non con una commemorazione dell'indimenticato Maestro, che sarebbe stata superflua dopo quella mirabile tenuta recentemente da Rodolfo Renier, ma con uno studio severo e meditato dei complicati e vari! pròmemi della scuola superiora c media nel nostro Paese. Il saluto al «fratelli» L'Insigne professore ha potuto portare, dentro le aule delle speculazioni lllosoflcho e delle dissertazioni estetiche, dei commenti grammaticali c delle alte ascensioni degli spiriti devoti alla poesia, quella esperienza scolastica che è in lui pori alla dottrina. Lettor vao'im da moltissimi anni per gli Studi d'Italia a Messina, a Pisa, a Pavia collega e. più che collega, fratello di uomini come Giovanni Pascoli. Arturo Graf. Alessandro D'Ancona. « {( venerando combattente glorioso, die non vuol deporre l'arma .-.aperta di tante onorate vittorie ». il prof. Clan ha. nel suo insegnamento ormai lungo, a contatto con varii ingegni e con diverse tempre morali, raccolto una somma di osservazioni a di dati sul funzionamento, bui presente e sull'avvenire della Scuola. Lo spirito nuovo della Scuola. Nella sua prolusione il Cian innanzi tutto la osservare al numeroso e attento uditorio che auclio 1 migliori o più valenti degli studenti ai lettere escono dall'Università colti e addentrali ai più ardui cimenti del pensiero,, ma ignari o masi incuriosi di quelli che sono i problemi più vivi, vitali e urgenti dell?, scuola superiore e media, « i loro difetti e i bisogni di asse, la necessità di provvedimenti intesi ad adeguarne l'officio alle mutate e rapidamente mutabili condizioni della vita sociale ». Non solo: il Gian espone, oltre a questi problemi di carattere tecnico e. diremo cosi, pratico o didattico, quelli d'ordine superiore o morale. Parla con alta fede e con speranza certa dello spirito nuovo, cho devo informare e vivificare l'insegnamento medio e superiore, o della disciplina critica dei nostri studi. Osi aitali dovrebbe venire come il ritmo a il tono alla coltura e alla produzione letteraria nazionale. Vittorio Cian non è un erudito chiuso nella sua biblioteca come un poeta nella torre eburnea della sua disdegnosa coltura: come interpreta i testi antichi c corrosi, come si consacra all'esegssi dei mal conosciuti e enigmatici documenti degli archivi e delle biblio. teche, cosi segue le discussioni, anche le più audaci, che si fanno sui giornali e nelle assemblee politiche e amministrative sull'insegnamento uiticiale. Egli non nasconde al suoi ascoltatori le accuse di alcuni scrittori — dei vovlanl, per esempio — contro l'insegnamento universitario. La crii! acuta r. Ormai tutti gli spiriti imparziali — dice il prof. Cian — avvezzi a meditare i problemi della scuola e consapevoli dell'importanza capitale che es«a ha nella vita d'un popolo, riconoscono, deplorando, che' le scuote nosire di ogni ordine attraversano un periodo di crisi acuta, daJla"quale.non-può-non uscire una trasformazione benèfica; A volerne fare la diagnosi generale, si ravvisa nei nostri ordinamenti scolastici un arresto parziale di sviluppo o molte conseguenti insufficienze e dlseguagliarize. .Si badi peri»"che questo non è uri triste orivilegio dell'Italia, citò anzi il fatto occupa 'la tempo e preoccupa e travasiti e divido le menti degli studiosi, degli insognatili e ilei pubblico anche in Francia, in Germania, in Inghilterra. Segno evidente, ' cotesto, che le causo che provocano questa, crisi hanno un caràttere ed un'estensione assai vaste, come d'un fatto generale e vera-1 meute europeo. 11 momento ed il luogo di. toccare questo r'rave soggetto non potrebbero essere più opportuni. Il « momento » : dacché anche fra noi — eh'è tutto diro — per virtù di cose, ma in grazia principalmente della stampa quotidiana e di quella periodica divulgativa, s'è venuta formando un'opinione Scolastica, onde nel pubblico più o meno colto si agitano ed agitano, interessando e appas- j sionando, le •■juestionì attinenti alla scuola. ' 11 « luogo n : questa, un tempo Angusta Taurlnoruni, dalla quale, divenuta l'Agusta ltalorùm, per opera eli uomini insigni, vero flore dell'Ingegnò o del palriottìsmo italiano, quali il Gioberti. ' Cesare Balbo. Luigi Cibrario. il Uertini, il Bonoompagni, ■ il «ayneri, il Berti, Gabrio Casati, Terenzio Mamiuni. partirono i primi tentativi, latti .con senno grande e con modernità notevole di concelti, nell'intento di provvedere per lunghi anni alle sorti della scuola universitaria e della media nella nuo-, va Italia non 'incora riunita tutta a nazione ». Diploma professionale e laurea scientifica L'oratore, dopo avere ricordato il disagio grave che soffre l'insegnamento superiore, ordinato ancora socondo la più che cinquantenaria legge Casati, passa ad esaminare le proposte e le iniziative dello due Commissioni, l'una costituita dall'Associazione nazionale fra i r rofessori universttari e l'altra formata per decreto reale, e che attendono a preparare gli studi e le proposto per una riforma. Messa in disparto la troppo grandiosa utopia-sognata vnti anni or sono dal Creinomi, della l''aeoltà lllosoilca, di carattere strettamente scientifico e destinata a comprendere, sull'esempio degli Atenei germanici, tutte le discipline che non hanno un immediato scopo professionale, si vagheggia e si prepara un nuovo assetto degli studi universitari. Da uu canto -molli che. mediante esami di Stato, metteranno capo ad un diploma professionale; dall'altro quegli studi che, mercè una assai maggiore libertà e mobilità di aggruppamenti e di inlerfertmenti scientifici, condurranno alla laurea, che acquisterà cosi un carattere ed ,un valore esclusivamente scientifico. Ne verrà così un'utile trasformazione non solo della libera docenza, ma anche della scuola di magistero, destinata a diventare un istituto post-universitario, sdoppiandosi In scuola di magistero didattico per i diplomati, e in scuola di magistero scientifico pei laureandi. L'oratore- non vede prossimo l'avvento della riforma augurata, perchè forse manca U riformatore. Nel rimaneggiare la compagine della Facoltà filosofico-letteraria per tenere distimi i. fini e i , ■recedimenti tecnici o professionali da quelli scientifici occorre però evitare ogni eccesso. Non bisogna però abbassare troppo la dignità e il carattere della professione, straniandola da quella scienza che lo deve conferire forza o decoro. Nel campo filosofico-letterario ó possibile, più cho ogni altro, l'accordo fecondo dei mezzi e ilei Uni 'scientifici con quelli diduttico-professiouali. La Scuola di Magistero « Rimanga dunque intatto — dice il professore Cian — il carattere scientifico del nostro insegnamento superiore, 'dai quale il sapere deve filtrare giù giù nei varii ordini di scuoio, e da juesto poi. per mezzo delle nuove generazioni, risalire via via alla fonte della scienza ò irrorare la vita sociale con un circolo incessante che. solo quando si- compia degnamente, assicura la prosperità civile d'un popolo. Alla speciale coltura o alla preparazione didattica dei futuri insegnanti si provveda rinforzando e meglio organando la Scuola di Magistero, ma senza cadere in eccessi dannosi, senza commettere abusi esiziali di precettistica nonnativa, non dimenticando una venta che posso asserire anche per l'esperienza fatta In occasione di concorsi a cattedre di scuole medie. La verità è quo età, che i giovani laureati più forniti di solida coltura, d'idee chiare e larghe, dall'ingegno meglio disciplinato o temprato agli studi severi, sono anche quelli che. al momento Imonò. fanno.- con minor fatica. Io provo migliori dalla cattedra, senza bisogno di troppo falbi! rishe o di dande o di poppatoi pedago- gici. Tanto 6 vero, infatti, che il metodo scicn tifico..il quale ò essenzialmente misura ed è] una forma e insieme una guarentigia di mo-1 ralità intellettuale, suggerisce facilmente e prepara e fornisoe 11 metodo dida'ttico. E una altra verità bisogna aver presente, che questa dell'insegnare, più che una professione e nitro che una missione, dicevo, è un'arte, la quale richiede per tale sua natura certe peculiari attitudini e certa ispirazione essenzial-, mente Individuale; e, come ogni arte in genere, non s'insegna, onde a me 6 stato sem-. pre arduo perfino il concepire un'arte d'insegnare a insegnare, senza cadere nel conven- j zionalo o nel llttizio; oppure nel superfluo, nel pedantesco e nell'arbitrario1». Al futuro insegnante sì deve chiedere, os-| serva, oltre che una coltura letteraria profonda o una mente aperta al sentimento la precisa nozione della natura a del tini della scuola, quella poesia, cioù, della scuola stessa., che deve Infondere negli allievi quella impronta spirituale destinata a durare per tutta la vita. La riforma dalla Scuola secondaria Il Cian a questo punto della sua limpida, tranquilla e, a un tempo, ornata orazione affronta l'annosa questione della riforma degli istituti secondari, Dopo le appassionato dispute prò e contro la scuola unica, prò e contro la scuola classica, si diffonde ora il convincimento che non sia impossibile rispettare c conciliare in giusta misura i diritti di quella coltura, che ù un retaggio sacro, coi diritti nuovi della moderna vita sociale. Di qui la vagheggiata distinzione di istituti di cottura di carattere più formaliuo che informativo, preparatori agli studi universitari, e d'istituti di carattere professionale e tecnico. L'oratore, dopo un accenno al ginnasio-liceo cosidetto moderno, del quale fa riservo sul modo corno furono compilati i programmi e sulle loro, applicazioni, dice che la più durevole soluzione dipende dal giovani, perchè il miglior rimedio alla erbài sta negli stessi insegnanti, a patto però che lo Stato compia il dovere suo e procuri loro <niel doveroso benessere, grazie al quale la carriera loro diventi un sullieiente richiamo agli ingegni meglio disposti e renda possibile una selezione più soddisfacente e proficua. Vittorio Cian a questo punto del suo diro ricorda il pensiero di Arturo Graf: Insegnare vuol dire amare, amare ciò chc^s'insegna, amare coloro a cui s'insegna. E, con geniale sintesi, addila ai giovani i metodi da seguire, i metodi da usare per compiere opera non inutile In Pro dello lettere o .del magistero dell'insegnamcnto. La profezia di F. De-Sanotis ■ L'oratore a questo punto si sofferma a considerare i precedenti prossimi della coltura e dello spirito letterario, animato, sull'inizio dei secolo decimonono, dal genio di Ugo Foscolo e più tardi dall'opera varia e diversa di Giosuè Carducci e di Francesco De Sanctis, il principe senza eredi della critica estetica. 11 Cian ricorda ai giovani uditori, come un monito e una profezia santa, le affermazioni di questo ultimo:- « Una storia della letteratura non sarà possibile cho quando questo lavoro paziente^ avrà portato la sua luce in tutto le sue >paril,J| quando su ciascuna epoca, su ciascun scrittore importante ci sarà tale monografia o studio o saggio che dica rumina parola e sciolga tutto lo questioni. Il lavóro d'oggi non è la storia (generale, o complessiva, intendeva), ma è la monografia». . > « Dirò un'eresia, — aggiunge l'oratore. — ma questa pagina tanto famosa quanto preziosa, scritta dal De Sanctis quarant'anni sono, cqn accento sicuro di onesto o grande veggente, .mi sombra un titolo all'ammirazione nostra non meno degno di imo dei suoi migliori Saggi critici. Anche per questa ragloue. che «gli esponeva e raccomandava ai giovani italiani con tanta lucidità ed insieme con tanto fervore di eloquenza un arduo programma di tali lavori, al quali la sua mente si sentiva meno chiamata, ma di cui riconosceva tuttavia la necessità, anzi l'urgenza. Da queste sue parole comprendete subito come sia insussistente ed artificioso, anzi escluso e smentito in anticipazione, quell'antagonismo voluto creare o fomentare da alcuni, fra la sua critica evocatrice e ricreatrice stupenda dell'opera d'arte — opera d'arto essa medesima e perciò inimitabile — e la risorta critica storica da lui per l'appunto vaticinata e propugnata. Valga, del resto, por tutte l'attestazione d'uno straniero tonto autorevole quanto imparziale, che del Do Sanctis fu ammiratore ed amico anche personale, Adolfo Gaspary. Questi, mentre volle dedicata a lui, con parole affettuose, la sua Storta, informata a critert rigorosamente storici e scientifici, seppe anche rendere piena giustizia ad Alessandro D'Ancona e ad Adolfo Bartoli, senza le cui feconde fatiche il suo tentativo non sarebbe stato possibile ». La generazione invocata dal grande napoletano ha assolto 11 suo compito, ha assolto li vasto programma ideale ?' L'oratore, con tranquillo ottimismo e con manzoniana prudenza risponde che si "6 sulla buona strada, ed accenna, con simpatica rievocazione, alla parte capitale che in quest'opera di provvida rievocazione critica ebbe la nostra l'orino, dove ripararono, perseguitati In odio allo speranze sante della libertà, Alessandro D'Ancona e Francesco De Sanctis. Ed accenna all'occhio linceo di un Genio non letterato', all'occhio dell'unico Cavour, che nel 18(51 seppe distinguere tra la folla partenopea il giovane studioso e Io volle ministro dell'Istruzione. In quello stesso" anno D'Ancona ascendeva alla cattedra.di Pisa. Vittorio Cian s'affretta alla fine del suo dire. Con parola commossa ricorda il trentennio di apostolato intellettuale di Arturo Graf, l'uomo superbamente dolorante che rivelò, con una grande potenza evocatrice, il genio degli scrittori del medioevo oscuro, quello luminoso degli artisti della Rinascita e la saggezza sublime o diversa di Leopardi e di Manzoni, o l'opera assidua ci Rodolfo Renier. il gagliardo c sereno Cireneo degli studi storici letterari; ricorda il Giornate storico della letMatura Italiana, che è un periodico monumento di dottrina, invidiato dagli stranieri, che si pubblica nella nastra città e clic è libera palestra di ricerche come l'Ateneo è libero centro di coltura dove le fazioni ed i feticismi letterari sono parole e còse sconosciute. L'unificazione Mila critica Dopo un opportuno richiamo alla saggia IIoeralità della' Reale Accademia delle Scienze, benemerita alleata del nostro Ateneo, il Cian, rivolto ai giovani, dice alte parole di concordia o di sapienza: « Oggi, sparita ogni diffidenza reciproca, chiarito meglio e fermato il concotto dell'urte o della critica, dissipati equivoci c preconcetti dannosi, eessate certe esagerazioni inevitabili, certo intolleranze di baldanzosi neofiti, temperati gli abusi dall'una parte e dall'altra, riconosciuto • il torto c il diritto » cosi dell'estetismo (degenerazione del procedimento estetico), come dello storicismo (degenerazione di quello storico), oggi, o m'inganno, ci appare già visibile, anzi già irresistibilmente operante una tendenza che mi sembra in alto grado pronicttitricc, che mi sembra essa medesima una preziosa conquista. E' la tendenza verso l'unillcazione delia critica, verso quella die, coti un neologismo corrente, dirci critica Integrale; una critica che, nell'atto di stenderò lo mano fraterna alle ulti;i indispensabili discipline filosofiche, studia ed illustra la produzione letteraria, l'opera d'arte in ciò che ha di veramente caratteristico e vivente nella individualità sua, ma non mai isolandola, anzi considerandola sempre nelle sue ragioni genetiche, nelle sue attinenze storiche con l'ambiente, con altre òpere d'arte, nei suoi clementi costitutivi, psicologici ed estetici. Insomma nella pienezza della sua vita storica». Dopo aver insistito sulla necessità della divisione del lavoro, a seconda del teniperatnento , individuale, della forza dell'intelletto c sii qtielIl'altra necessità,, che è il senso della misura sauAsupzveprcmlmpsicpzlgtPCcsfclsdtmlmusOmamdfciupnctdlgdPnitsSulspddEdnUhrpvaLtd •rl] 1 , . j | nel quale consiste l'essenza della critica. Toràtoro augura al suol allievi d'oggi, ài maestri di domani l'idealità disinteressata, l'entusiasmo, la gagliarda consapevolezza, l'Impetuosa energia. Vittorio Gian sente la modernità che ft grande come l'antichità e forse più dell'antichità « Non riacliiudetcvi — <lice — tròppo nel vostrj. studi come In un piccolo mondo segregato... Lasciate quanto più- potete spiragli aperti a •tutte le buono correnti della realtà presente: Il tempo degli anacoreti studiosi, solitari, egoisti del pensiero, è ormai lontano! ». Soffia in queste carole un'alta voce nuova, passa un soffio d'aria fresca che fan bene al cuore e ali intelligenza. E l'uditorio giovanile segue con un attento fervore la parola del successore di Arturo Graf, ebe termina rievocando il suo maestro indimenticabile. Vittorio Clan conclude con un pio voto a se stesso : « io spero — dico — di poter proseguire modestamente, se con pochezza di forze, con ardore di pura fede e di tenace volere, la tradizione nobilissima d'insegnamenti e di esempi che di questa scuola è ormai un patrimonio indistruttibile e sacro >. L'oratore è molto applaudito dal follo uditorio. La mirabile lezione della quale, per necessità di spazio, diamo solo un pallido e schematico riassunto sarà pubblicata coi tipi dell'editore Lattes. Essa sarà certamente letta e meditata utilmente da quanti in Italia., uomini politici, educatori, maestri, padri di famiglia, si preoccupano dell'avvenire di quella scuola italiana che deve preparare alla patria uomini colti, moralmente e intellettualmente forti capaci di gareggiare coi cittadini delle altre nazioni, c di affermare sempre più vigorosamente la superiorità della nostra tazza e la perenne gvandczzr della coltura e della tradizione latino.