Il campo trincerato di Kavadar

Il campo trincerato di Kavadar Con l'esercito d'Oriente Il campo trincerato di Kavadar (Mostra corrispondenza particolare) L'interesso che il pubblico dimostra per queste corrispondenze del Ferri-Pisani ci nduce a pubblicarle, malgrado che gli avvenimenti le abbiano superate. Tanto più he la situazione degli eserciti alleali, quae ci viene cosi coloritamente prospettata dal nostro corrispondente, dimostra ancor meglio l'importanza e il valore della ritirata strategica compiuta con uà talento uperiore dui generale Sarrail. KAVADAR, novembre. II 18 ottobre. dopo aver seguito per die- r,i giorni la ritirata degli eserciti serbi che abbandonavano lentamente la linea del Danubio ver ripiegare lungo la vallata della Morava, attraversai di nuovo Nisch; di nuovo questo tragico Regno era alla ricerca di una città, di un. villaggio, di, una capanna che potesse accogliere gli ultimi arhivi della Serbia assediata. In automobile, poi in vettura, poi su un carro trainalo da buoi, poi a. cavallo, seguii la sorte di questo ministero inseguito. I tedeschi avanzavano da nord, ad est ed a sud giungevano bulgari. Si doveva fuggire senza tregua, sempre pia lontano. Il Governo si accampò a Tchatchak, poi a Kralievo, poi a Prichina. Era raro che potesse concedersi più di quattro giorni di riposo nello stesso riugio. Il 2 novembre ero ancora a Mitrovitza, ai piedi delle Alpi albanesi. Ciò che restava degli eserciti serbi della Macedonia si era aggrappato ai tiéfilés di Kachanilc, che proeggevano in uno sforzo supremo tutto ciò che restava del popolo serbo, rifugiato nela pianura di Kossovo. Il 4 abbandonavo Ferisovitz sulla Silnitì,a, dove il colonnello Bogovich —• uno conro venti — sbarrava ancora il passo a cinquantamila bulgari che sboccavano da Vskub. Per raggiungere a qualunque costo l'esercito d'Oriente del generale Sarrail, iti posizione sul Yardar, mi diressi a piedi traverso l'Albania. Il giorno .7 era a Prizrcnd, l. 12 a Prokupolia, sul Drin Nero, li IC giungevo a Dibra. Il 17 sera raggiungevo Si-ruga, dopo una marcia di 53 Eni. a piedi n un giorno. Avevo' compialo lutto questo riaggio con la sola scoria di un. vecchio albanese albanese, armalo di un fucile senza cartucce. Il 18, alle ore 10 del mattino, dopo la traversata del lago, prendevo a Ochrida la posta, che la sera, stessa mi portava a Monastir. L'esercito bulgaro, padrone del colle di Babouna, era entrato 48 ore prima a Prilep. Io attesi due giorni a Monastir per veder giungere l'avanguardia nemica, ma la mia aspettativa, fa vana. Finalmente il 21 arrivavo sul Yardar. Per raggiungere l'esercito d'Oriente avevo impiegato circa quindici giorni di viaggiò effettivo; più di quanto occorre per fare l viaggio andata-ritorno da Havre a New Yorli. Il Quartiere Generale degli alleati era ancora a 'Salonicco. Finalmente stavo ppr apprendere perchè i francesi non. erano giunti in soccorso della disgraziata Serbia. Il gran porlo macedone presentava Voupcllo di un. alveare in piena attività. L'azzurro golfo sembrava una officina gigantesca dove [limavano i tozzi camini di £00 navi, Le vie erano piene di soldati francesi, inglesi e greci. 1 convogli di provvigioni si succedevano ai convogli. Tulle le colline che circondano Salonicco erano ricoperte di tende bianche-, gli accampamenti degli alleati. Un popolo in uniforme assediava i caffè chantaut ci cinematografi. A quelli che conoscevo dissi : « Voi lo supele, tanaiù si agonizza! ». Mi risposero con. queste parole-. «Gli affari vanno nude anche qui. I greci sono contro di noi. Da tre notli gli alleati vegliano con l'urine ol piede. E' impossibile distrarre dalla lui ic un solo battaglione per inviarlo di riti forzo verso il fronte. Noi siamo forse alla vigilia dei Yespri di Salonicco ». Un'angoscia intensa incombeva su Salonicco, una angoscia immediala che faceva dimenticare quell'altra, più lontana, del dramma serbo che si svolgeva laggiù, verso Kossovo ; ai piedi delle Alpi albanesi. L'atteggiamento della Grecia al soldo del Jet Germania c alleata forse anche con i bulgari, minacciava già con le site duecentomila baionette i 25,000 alleati che custodiscono Salonicco, questa nostra base. Era dunque questa la ragion/: per cui i francesi non erano accorsi in aiuto dei serbi? Ufo'; ve ne doveva essere qualche altra. Questa altra cosa io volevo cono scerla. Un treno di rifornimento, l'unico reno che la Grecia ci ha concesso per 50 mila lire al giorno, parte ogni mattina da Salonicco per giungere di. notte a Krivolak sài fronte. Il percorso si compie volutamefite con grande lentezza, perchè è pericoloso attraversare Demir-Kapu prima che le ombre della sera non abbiano velato le porte di ferro... Ma l'inverno che diede il benvenuto all'esercito d'Oriente che si accampava sul Yardar, impone al sole di coricarsi a buon'ora. Alle 5 del pomeriggio era già buio quando coi fanali spenti e a marcia rallentata, perchè l'ansimare della macchina non rivelasse la nostra presenza, raggiungemmo Krivolak. Un svio ìtroiettile nemico, del resto mal diretto, aveva sali.cato il nostro treno. Ma queste precauzioni prese in viaggio avevano bastato ppr evocare in me il ricordo di ìiiVàltra spedizione orientale; quella dei Dardanelli. Non era appunto nello stesso modo, con lutti i fanali spenti, di notte, con una marcia rallentata, che i trasporti alleati aiutavano da Moudros a Gallipoli? Allora erano i sottomarini tedeschi che attèndevano all'agguato le navi alleate nell'Egeo. Questa volta sono le batterìe bulgare che aspettano i nostri rifornimenti sul Yardar. E a misura che percorrevo questo nuovo fronte, il paragone tra le nostre operazioni nella penisola e quelle nella Macedonia si imponeva sempre più al mio spirito. La storia militare si ripeteva a sei mesi di distanza, a 600 Km. di lontananza. Dopo il campo trincerato di Seddul-Bahr, ecco il campo trinceralo di Kavadar. Laggiù era tm lotta contro il turco,; qui Contea il buU garo. Ma se il nemico si è rinforzalo, noi abbiamo commesso qui lo slesso errore. Ho scritto la parola « errore ». Bisogna che mi spieghi. L'errore non proviene dagli Stali Maggiori. I capi delle spedizioni oricntali che si sono chiamali Boni de LaPeyrere a Callaro; D'Amade, Gouraud,-Bail land ai Dardanelli, clic si chiama augi Sarrail hanno tutti la stessa capacità, lo stcs- 0 sangue freddo, lo stesso talento per guidare e dominare uomini e cose. Tulli costoro ogni giorno furono eoslrelli a lottare contro difficoltà inverosimili. Cento voile dei -generali semplicemente mediocri che fossero stali al loro posto acrebbero condotto le truppe alleate al disastro. Invece questi duci seppero sempre evitare la. sconfitta: Sarebbe troppo lungo a fare la storia militare retrospettivo. Voi forse mi direte: Ma non siamo padroni del mare? E vero, ma l'avversario è padrone del continente. E' appunto perchè gli austriaci a Callaro, % turchi ai Dardanelli, i bulgari in Macedonia sona padroni del suolo, bisogna che gU Alleali su questi Ire punti, se vogliono sconfiggere il nemico, dispongano di veri eserciti in. terra e non, di semplici Corpi di sbarco i quali dipendono dalle forze marittime, fanno parie della flotta, non hanno maggiore autonomia di un corpo di fanteria, di mareCosa avreste dello di una [orza di. 35 mila uomini che tentasse sull'Aisnc, contro il tedesco, un rnovimenlo decisivo? Avreste sorriso. Ebbene, in principio, solo 35 mila alleali lottarono a Gallipoli. A mano che ìa spedizione si liqucfaceva, la, si ricostituiva a spizzico. I Dardanelli ci costarono cosi 150 mila uomini. Se si. fosse messo in linea un solo Corpo, in una sola volta, di 150 mila, soldati, avremmo sfondalo i Dardanelli. Mi, U miserabile sistema dei, piccoli sliarchi! Io non ritornerò sul delitto diplomatico a. causa del quale gli Alleati giunsero troppo tardi ni soccorso alla Serbia assediata. Ma questo soccorso tardivo potrebbe dare ancora dei frulli se nell'interrenio la \orza del numero coprisse l'errore della lentezza. Noi abbiamo già, o per lo meno stiamo per avere di fronte in. Macedonia un esercito tedesco-bulgaro di 500 mila uomini.. Per prendere l'offensiva contro questo avversario, l'esercito di Oriente dece essere per lo meno eguale al nemico clic vuole sconfiggere... oppure, in caso contrario, non tentate una avventura inutili!.' E se già l'avete tentata e non ci mandale in un sol blocco il rinforzo indispensabile, è inutile continuare a sprecare energie su questo nuovo fronte, inutile sacrificare ancora per nulla qualche migliaio di uomini e qualche centinaia di milioni di materiale. Dite semplicemente: u L'impresa è mancata: noi riparliamo», Dule l'Ordine di imbarco n cercale altrove il nuovo campo di battaglia sul quale si deve infine impegnare la lolla decisiva. lo vorrei farmi capire chiaramente. Ma. posso dirvi di consultare una caria della Macedonia, mentre di questa regione (alidica non è siala mai. disegnala una. carta esatta. Poiché in. questo paese predestinato alla guerra è questa la prima volta, in cui la gu''rra. moderna. Ita fatto la sua apparizione. Le bande di comitadjis che da un mezzo secolo a questa, parte hanno saturalo di sangue questo suolo, non avevano aculo bisogno di carte e le. lotte balcaniche a. colpi di bombe si susseguirono incessanti senza che si facesse sciilirc la necessità di una esalta topografia. La prima cura del nostro Stalo Maggiore fu quella di disegnare una carta e di tracciarvi le vie. Se questa carta elidesse nelle vostre mani non vi darebbe ancora che un'idea ben pallida dell'aspello tormentalo di questa, parie della Macedonia, immaginatevi vii triangolo. La frontiera greca ne. è la buse, ì due altri lati sono formati dal Vantar e dulia, Tcherma, che si riuniscono più. a. sud di Òrasko. Questo triangolo contiene una zona incessante di montagne, delle gole, delle vallate, dei precipizi: roccia dovunqui'. Ad ogni mezzo chilometro una nuova cresta taglia l'orizzonte. _ Questo triangolo non. Ita più di cinquanta chilometri di lato: calcolatene la superficie. Due fiumi torrenziali costituiscono dei fossali. L'esercito d'Oriente è rinchiuso in questo campo trinceralo di Kavadar. Vi si treva rinchiuso e ridotto dal suo scarso numero alla difensiva, precisanyente come le forze del generale Gouratid erano rinchiuse nel campo trinceralo di Seddul Balir. Non si tratta dunque di una guerra di trincea: è una guerra di fortezza. Noi leniamo la riva destra della Tcherma, la riva destra del Yardar. Sulla sinistra, del primo fiume le alture di Mirzeii e di. Cicero, costituiscono i nostri forti esteriori dalla parte occidentale. Sulla sinistra del secondo fiume Kara Hodjali, rappresenta il fortino del lato orientale. Il ponte in legno di Vozarci è la nostra sola comunicazione con. Misera c con Cicero. Il ponte di barche di Krivolak è la nostra sola comunicazione con Kara Hodjali. Su questi due lati del triangolo forze bulgare ussiti più numerose ci incalzano, minacciano i nostri due ponti. 1 nostri avamposti di Kara Hodjali potrebbero un giorno essere impotenti a proteggerci. Contro i nemici la nostra unica strada ferrata è quella del Vantar e la sua tragica strozzatura di Dcinir Kapu. Si vede la minaccia. Ma ve ne è una ancora più grave; lo scivolare delle forze nemiche sulla nostra sinistra, che ci obbliga di ora in. ora a prolungare il fronte della Tcherma. Ecco la nostra situazione. Eppure il 15 novembre, dopo il combattimento di Cicero se avessimo avuto delle riserve saremmo giunti l'indomani a Yeles! „ Ma perchè 'parlare di quello che avrebbe potuto succedere se le forze necessarie ci [ossero state? Esse non ci sono. Questo è il fatto. Ora per noi si trulla semplicemente di operare una ritirata verso Guóvéli, anzi al sud di Dcmir Kapu se i rinforzi non. giungono. E' questo'un. errore dei nostri Slati Maggiori? No, ve l'ho già delio. Dei nostri ufficiali, dei nostri soldati? Oh no, poveri ed eroici volonterosi. FERRI PISANI,