Arte di guerra

Arte di guerra Arte di guerra osracorrispondenza particolare) PARIGI, dicembre. tUn sorriso d'arte è venuto ad illumi- mnare le mura grigie di Parigi, nell'atmo- ^sfera iemale. Per assicurare il successo del nuovo prestito, il ministro delle Finanze ha chiesto ad un gruppo di artisti di illustrare con la loro matita i manilesti, incitanti il pubblico a portare alle casse dello Stato il nerbo della guerra, Toro. E gli artisti. hanno risposto con generosità. Naudin, Poulbot, Forum, Abél Faivre — il telegrafo ve ne ha già informato — arringano da ventiquattro ore il popolo di Parigi, dalle cantonate. Il successo del o prestito della vittoria » sarà un po' opera loro. Successo d'arte? Altra cosai Da quindici mesi quelli che per dovere professionale seguono le manifestazioni della attività francese in tutto le forme della vita sarebbero imbarazzati sul serio se dovessero enumerare i segni dell'aura rinnovatrice, che, nel campo dell'arte, la guerra ha sprigionato. L'arte nuova, l'arte di guerra, promessa dagli esteti dell'imperialismo come una fiora splendida e sanguinosa sbocciante tra le macerie, non si vede ancora. E non si vede nemmeno nulla che permetta di asserire come,.col tempo, un'influenza certa la guerra sia destinata ad avere sull'arte; e che, sedato il fragor delle armi, lo spirito avrà dagli artisti stimoli sufficienti per esaltarsi, per accrescersi, rieducarsi infine... Nulla, nemmeno per scuotere le affermazioni degli scettici di tutti i tem pi, pei quali le rivoluzioni, le guerre, i cataclismi non mutano un atomo ; e co me il. Terrore, il Direttorio e Napoleone lasciaron David e Canova tali quali eran prima, così rivedremo domani, a pace fatta, immutati e troneggianti ancora, gli impressionisti non solo, ma i cubisti, i futuristi e gli altri « eccezionali ». Una cosa si può dire oggi per spiegar l'assenza, il vuoto. L'arte, la pittura par ticola rmente, ha bisogno di uno stato d'animo sicuro, determinato, che le condizioni attuali della guerra non han gene rato. La guerra, chiara agli occhi dello stratega, a quelli, invece, del profano, del!'a'lista, è incerta ancora. Il nimbo trionfale non circonda ancora nessuna testa di belligerante. La scena che è innanzi al pittore è — come l'ora — grigia: e la coscienza dell'artista è debole aspetta che il successo delle armi del suo paese venga ad irrobustirla. Nessun lampo sfolgorante del genio rischiara la tragedia di dolore e d'orrore. I tipi stessi per l'apoteosi orfica mancano. Napoleone non c'è: non c'è che Tamerlano. Indubbiamente le facoltà dell'artista, come quelle del sociologo, restano come inton tite, come intorpidite dal colpo dell'uragano che devasta il mondo. E qflbl che vien fuori dal pennello o dalla matita è una così povera, così fragile cosa! mlludicgcrcrpdpsaeqfptbdddbdPerchè qualche cosa, sissignori, è venuta fuori e s'è timidamente esibita nelle «ale d'arte, che hanno aperto svogliata mente le loro porte al pubblico parigino, privo quest'anno della coreografia dei a saloli» » Quelli, ammessi all'onore, han lavorato nelle trincee tra una carica, una tempesta di fuoco e l'altra, han lavorato sul vivo e ne hanno riportato opere, le quali.hanno almeno un merito, quello d un realismo acuto. I visi radiosi, gli sfarzi cromatici del Détaille, del De Xeuville non ci son più. Attraverso le loro produzioni, la guerra ci appare non più secondo le finzioni dei pittori, cari ai bardi della revanche; ma così, com'è: dura, selvaggia, mostruosa. I visi son gravi, stanchi, peggio, abbrutiti. Gli sguardi sono carichi di ugeria, severijtruci talora. I croniqueurs brillanti che scrivono a Parigi, ad ottanta chilometri dal fronte, han presentato al pubblico un tipo di combattente, battezzato il ■poilu, fantoccio ilare, melodrammatico, che vi richiama alla mente il circo equestre e la cantina. Tutti i francesi che combattono sono poilus : è un assioma. Tutti, come quel prodotto del gusto dei gazzettieri, ridono, giocano, danzano nella trincea ogni volta, specialmente anzi, quando la mitraglia v'iihpervèrsa, e della guerra s'infischiano meglio di quel che facciano i placidi borghesi od i felici a imboscati ì scorrazzanti sull'asfalto del boulevard. Ora, girate le esposizioni di questi pittori del fronte: il poilu che gioca c che danza, il poilu melodrammatico non c'è : questi combattenti non sorridono nemmeno. La guerra è seria, ed essi appaiono più seri ancora. Colui che ne ha sentito ed espresso meglio la psicologia amara è Giorgio Scott, sicuramente il più realista dei pittori, a cui la lotta immane abbia offerto il suo spettacolo crudo. Più lucidamente di tutti gli altri, Scott ne ha svelato ai parigini la fisionomia. E' un vero artista del documento. Le impressioni fuggitive, gl'incidenti momentanei, come l'aspetto costante, monotono di questa guerra di matematiche, che potrebbe prolungarsi col suo ritmo uniforme sino a quando .resterà in piedi un muro ed un cannone per aprirvi una breccia, egli ha tradotto in composizioni vivaci, molte delle quali hanno già avuto l'onore della riproduzione nel più grande dei periodici illustrati francesi. Scott era, prima della guerra, uno dei rari specialisti di pittura militare. E molti dei suoi quadri, notati al Salon, son testimoni d'uno sfor io onesto, fatto per sollevarla dal grado di pittura di genere a quella d'arte storica. La guerra, naturalmente, doveya permettergli di far di meglio Addetto in qualità di automobilista allo Stato Maggiore di uno dei più noti comandanti d'esercito, al quale è capitato di dirigere i combattimenti successiva mente in quasi tutte le zone del fronte occidentale, egli ha potuto variare gli obbiettivi, niù facilitai» di tutti gli al- tri suoi colleghi. Ed ha messo cosi insie mo centinaia di tele, d'acquarelli, di di ^8^» 0110 hanno valore dl stoMa' ove QtttcnoPddssmmnmcrcvcmgmlttCmolti degli incidenti eroici, solenni della lotta, che non sarebbero durati più lungo di quel che duri la memoria d'unrj uomo, si trovano fissati. E tutto un mon-' do, tutto un popolo, indurito, arruffato, irrigidito, inzaccherato, il mondo dei combattenti delle trincee, decimato ogni giorno, ogni ora, vive e freme sotto un cielo ora plumbeo, e fosco, ora d'una serenità, d'uno splendore che contrastano come un insulto al gesto disperato dell'eroismo, come una sfida, lanciata all'imperversar dell'opera di morte. 10 non so, se, come pretende un accademico, che si è assunto il compitò di presentare al pubblico l'opera dell'artista, non so se Giorgio Scott sia destinato a restare il « gran pittore della guerra europea » — ciò che Meissonnier fu per le campagne napoleoniche e Détaille per quella uei 1870 — ma è certo che il suo realismo può offrire agli storici di domani un contributo superiore a quello che furono il convenzionalismo freddo del primo, e l'idealismo abbagliante dell'altro. L'arte improvvisata al rullo del tamburo, che falsa pei posteri il fatto, pre tendendo d'esaltarne la gloria, non è sicuramente questa. E la realtà è di gran lunga più .patetica dei prodotti dell'immaginazione più ferace. Ecco : sotto il peso della doppia tempesta — di neve e di ferro — ecco i cavalieri della batteria da 75 che curvi sui loro cavalli sfilano all'impazzata. Di qua i combattenti sono partiti: il suolo è riconquistato: a qual prezzo, lo dicono i mucchi macabri, in mezzo a cui passano tranquilli il*pastore fiammingo ed il suo cane. Ci son forse, nòtti più tragiche di questa, squarciata dai fasci di luce dei proiettori dell'automobile, che scovrono là, sul limitare del bosco, le pattuglie d'ulani, pronti a mi traerliare?... Questi i temi più salienti nell'opera del pittore. #*# In un altro salonciuo di guerra, orga aizzato dal JJuvot, Bernard .\au,iiu ha messi insieme una serie diversa : sono dtipi di soldati dei battaglioni coloniali,* sdalle mascelle rabbiose, magri, accigliati,pimplacabili, quelli ai quali — gl'iniziati lo sanno — gli assalti più ardui vengono sdi solito attillati. Si direbbe che i « va-jnu-pieds > della grande .Rivoluzione ri-1 vivono, in questi: è l'epica della miseria, 11 pittore che li ha colti è forse il più dpotente dei disegnatori moderni di Fruu-- eia. Son schizzi d'un sol getto, d'un'e-l spressione luminosa, vibranti di vita in-1 Urna, ove lo spirito dell'artista si mani-|festa con un'impressionante originalità.] j_ poi vengono altri schizzi, vivi e rapi-!.di, di soldati inglesi, rasi di fresco, ini- !raCo , o a i o e i giditi sotto le loro uniformi pulite, con la pipa breve in bocca ; c poi, spahis, cacciatori d'Africa, agili nei loro mantelli sventolanti, e sotto le larghe cinturo; ò fantaccini dall'aria risòluta, che si recano alla trincea, dritti, solidi sotto i pesanti zaini, ovvero radenti il suolo, all'uscir di sotterra? con passo quasi felino, pronti a levarsi a balzar sul nemico. !'n soldatino sosta innanzi al formato da una madie e da due bimbi cenciosi... Un artigliere si sforza di piantare una gran croce sopra una tomba, ove egli stesso seppellì il compagno, cadutogli accanto... Tutto un assieme che ha almeno un merito: commuove. Scorci di paesaggi, scene di trincèe, convogli che stilano, soldati sdraiati, ac- sgruppo,| acoccolati, in marcia o sull'alt... a gruppi 0 isolati, ecco tutta la materia che ar-' tisti, già consacrati dalla fama, quali iln.il bau e r, liruyer, De Broca, Bouchor, come Alehéut, rivelatosi due anni fa come un pittore meraviglioso della fauna e della flora sottomarina, han mandato dal fronte. Carlo Fouqueray ha di meglio : tre sale della galleria Devambez sono da qualche giorno tutte occupate dai prodotti della sua attività, durante la lotta sull'Yser: ma, così in questo come in quegli altri, è vano cercare il dramma vasto, il movimento. Soltanto le figure dei combattenti, severe, austere al riposo, ma trasfigurate nell'attacco, sono nei dipinti del Fouqueray, più espressive: marinai bretoni, quasi tutti, lupi di mare, trasformati in fantaccini sulla terra ferma ; fibre leonine che, a Dismude, sotto il comando di un capo meaviglioso, l'ammiraglio Reniacn compirono un a miracolo » forse maggiore di quello della Marna... Ma nel ritrarre 1 reduci ■ dalla battaglia, il Fouqueray mostra un potere suggestivo, ammirevole: niente richiama meglio lo spirito al furore della mischia come il ritorno doloroso di quei suoi feriti, marcianti a coppie, sotto la pioggia della mitraglia che ancora, di lontano, li insegue, mentre, oltre il canale rosseggiante il mare le dune s'estèndono infinite... • Arto minuta, arte episodica che, l'ho già detto, non olire nessuna visione larga, nessun'idea dell'ampiezza del teatiu, uè dell'immensità della tragedia. Pittura odor di polvere ed onesta, niente altro. Le solo grandi composizioni, le soie pitturo di masse lanciate all'azione, comparse nelle vetrine dei mercanti d'arte, sono di artisti, rimasti tranquillamente ad immaginarle nel loro studio, come il vecchio Jeanniot, a parecchie miglia dalle linee del fuoco. Ed io non .parlo d'una certa esposizione, organizzata da uu giornale con certi disegni ccerte pit ture speditigli dai suoi lettori delle trincee, i quali ban l'aria di vedere la guerra come la videro e la rappreseutaiouo i futuristi nelle loro tele : un arsenale, cioè, di segni cabalistici, un infuriar di Salinseeti, tarocchi e simili cose. Ma il faUn che ha avuta la bella idea s'è te- - gh*ta aaoh* una beli» reclami Concludiamo. Che cosa debba trarre l'arte dalla guerra, per óra qui non si vede. Solo un paradosso spunta: de) ciclone che scuote il mondo, l'arte, la più sensitiva delle piante (la pittura, lo so, non esaurisce, ma essa basta a porre in rilievo il fenomeno) sembra risenta nulla o poco. Pel pittore particolarmente,- si direbbe che l'ispirazione manchi. Questa guerra è guerra di masse ; e l'arte è supremamente individualista. Inoltre, quali e quanti sono gli elementi pittoreschi che la massa offre? Aggiungete, che la monotonia è il carattere predominante di questa guerra, la quale non olire se non un solo, identico motivo. Più il fronte s'estende coi suoi milioni d'uomini armati, più, per le sue stesse dimensioni, sfugge all'occhio dell'autista. Ed il pittore, che per la natura stessa della sua attività cerca l'atteggiamento, od una combinazione d'atteggiamenti, sul teatro della guerra d'oggi, non li trova. Anche lo sfondo panoramico manca: la guerra è guerra di trincea: è guerra al buio, nel deserto apparente: c'è appena un suolo rimosso, solcato profondamente in mille sensi, devastato, ci son foreste falciate, divelte, ci son cespugli o boschetti finti. E l'uomo è tornato a viver sotterra, a striscia' re sotterra, è tornato color di terra, fango, argilla. Se si drizza ancora nella sua maestà, il momento è breve: è il breve lampo del balzo in avanti, fuori dalla trincea, per ricadere a terra di nuovo.., _ Guerra di matematiche, guerra scientifica fatta per gli Ostwald e gli Heitze.. Compiangiamo i pittori 1 D. RUSSO.

Persone citate: Canova, Carlo Fouqueray, De Broca, Giorgio Scott, Naudin, Ostwald

Luoghi citati: Africa, Parigi