D'aula in aula

D'aula in aula D'aula in aula , il «burnite Penale e Corte d'Assise). La triste storia di un testamento • Un ladro - L'uxoricida. La storia del testamento fatto dalla defunta signora Camilla Brachieri, e 'unga e complessa, poiché i suol capitoli più salienti si riferiscono ad una serie ininterrotta di contese giudiziarie e di procedimenti penali. Dal voluminoso incarto noi trarremo quindi — per essere il più possibile esatti — una breve narrazione ad uso dei lettori. La vedova Camilla Braghieri. con testamento, del luglio 1909 nominava il signor Alessandro Costa suo legatario di lire quattro- mila, impropriamente però chiamandolo erede j di 'al somma ed aggiungendo che, ove fosse egli premorto, sarebbero stati suoi eredi i di lui figli Carlo e Caterina. Non avendo la Brn-1 gliisri parenti suoi ed ignorando persino che fosse ancora in vita la sorella Elisa, di cui da circa un trentennio non aveva avuto no-!in circa un irenienntu non aveva avuto i?ie, non si affrettò ma. a disporre delle altre I a a s i e e e e ue a e n ae ei sue sostanze, sebbene fosse proprietaria di altre venti mila lire, ed alle amiche che la sollecitavano, nella speranza di qualche piccolo lascito, promettesse che avrebbe fatto richiedere un notaio. Essendo essa deceduta quasi improvvisamente nel settembre 1910, il Costa si qualificò erede universale di lei. producendo e depositando regolarmente il testamento olografo nel quale però, senza che constasse di approvazióne da parto della testatrice. apparivano totalmente cancellate con una fascia di inchiostro le parole » di lire quattromila » che succedevano immediatamente alle altre • nomino- erede»- 11 Costa spiegò poi tale cancellatura dicendo essere stata fatta dalla stessa Braghieri nel luglio 1910, In Castellamoiite, nell'occasione in cui essa si era recata colà accettando la di lui "ospitalità per assistere al funerali di certo Domenico Gibpilino, col quale aveva convissuto fino allora, ed aggiungendo che, al dubbio da lui manU festato sulla validità di quello scritto, essa aveva risposto trannnil'a.mente, assicurandolo In oenl caso che avrebbe fatto altro testamento. - Siffatta narrazione noru fu creduta da un-cugino della morta, che vantava la sua parte d'eredità, e prima da lui e quindi dalla sorella Elisa, apoarsa improvvisamente dopo trent'annl, vennero iniziati causa civile per annullamento de! testamento e procedimento penale per falso. Il Tribunale dichiarò non valido il testamento, e 1 giudici della Sezione sesta, ritenuta provata la colpevolezza dal Co sta per il reato di falso, lo condannarono alla reclusione per tre anni Appellava il Co sta alla nostra Corte proclamando la propria Innocenza e il suo nppelln ebbe buon esito, poiché nell'agosto 1911. -in mancanza di prove sulla sua reità, veniva assolto La signora Elisa Braghieri non si dette per vinta e denunziò il Costa — che si era immesso nel possesso del beni della defunta signora Camilla — per furto e falsa attestazione giudiziale. Il processo ebbe Ieri il suo epilogo alla Sezione V del Tribunale, ove il patrono del Costa, avvocato Enrico Cavaglia, ebbe modo di far valere la sua tesi defensionale: che cioè l'addebito di furto atltm'mente ascritto al Costa, quantunque di bTiversa definizione giuri d'ea, era già stato risolto con sentenza irrevocabile di assolutoria dnl Tribunale e che dovevasi quindi dichiarare improcedibile l'azione penale. E i giudici, con lunga e dotta motivazione, così stabilirono nella loro sentenza e assolvendo il Costa del'a fnlca .ntlestazio ne giudiziale per sonravvenuta amnistia. Presidente : cav. Monti: P. M. : nvv. Adami: Difesa: avv. Enrico Cavasi1*»: P C. • av vocato Coda, di Genova-, Cancellerie: DecaroH •** Alla sfessa Sezione si è. quindi, condannato a un anno, cinque mesi e qu'ndici giorni d reclusione lai Giovanni Fracassi, accusato di avere sotti-atto dalla giacca di certo Bruno Pettinelli, dal quale si era recato m visita d'amicizia, il portamonete contenente 120 lire.11 Tribunale revocò Inoltre a danno del Fracassi una precedente condanna condizionale * « Alla, Corle d'Assise ò continuato nella mattinata 11 processo contro la contadina Agnese Bertero, accusata, come ieri narrammo^ di a vere ucciso a colpi di scure 11 proprio ma rito. Nel pomeriggio l giurati l'hanno rite nula colpevole di ferimento seguito da morte colle diminuenti della provocazione e della semi-infermità e col beneficio delle attenuanti -'pnericlie. La B°rtern fu pure ritenuta respon sabile di calunnia a danno di Giovanni Testo così il Presidente la condannò a. sei anni re mesi di reclurione, di cui le fu condonato un anno per l'indulto. Presidente: barone Daviso; P. M. : commen datore Pola; Difesa: avv. B. Bertero; Cancelliere: Vittonatto; Ufficiale (Judlz. : Riccio

Luoghi citati: Genova, Pola