Invasioni e battaglie tra il Danubio e il mare

Invasioni e battaglie tra il Danubio e il mare Invasioni e battaglie tra il Danubio e il mare gLa situazione degli eserciti in Serbia e in Macedonia - Il soccorso degli Alleati - Il disperato appello del Presidente del Consiglio serbo per la salvezza dell9esercito eroico. (Per telegrafo dal nostro inviato speciale a Salonicco) SALONICCO, 20. ottobre. Eccoci improvvisamente, dopo quindici mesi che la guerra flagella ed insanguina tutte le contrade dell'Europa, ricondotti ad una delle cause prime, alla più precisa origine della mostruosa convtilsione. Il teatro principale della guerra, il punto essenziale di contesa, è ridiventata la grande linea di comunicazione Ira l'Europa Centrale ed i mari del. Levante, la strada che dalla valle della Sava e del Danubio, scendendo per le valli della Morava e del Vardar, attraverso tutta la Serbia e la Macedonia sbocca sul golfo di Salonicco: la strada cioè che l'Austria sognò di aprire alle sue più ambiziose mire verso l'Oriente e pel citi dominio venne lungamente tessendo quella perigliosa politica che doveva' poi concludere colla dichiarazione di guerra dell'agosto millenovccentoquattordici. Ecco, era appiatto qua ridivampa più accanita la ffuerra su questa strada fatale che già batterono e insanguinarono nei secoli che furono tutte le razze, e i popoli dell'oriente e dell'occidente e su cui ancora ultimamente sconlraronsi, contendendosene i chilometri come cose preziose, serbi, bulgari c greci. Ora gli austro-tedeschi la invadono dalnord scendendo per la valle della Morava ; i bulgari la minacciano dall'est tendendo per le valli del limole e della Nisciara a congiungersi cogli austro-tedeschi sulla Morava e tendendo in pari tempo ad occupare la strada, stessa nei punti ove svolgesi più prossima alla loro frontiera, intorno a Vranja, per esempio, c intorno a Strumilza; e mentre i. serbi, impotenti ad arrestare la duplice invasione, ripiegano su filila la linea, cioè tanto sul. loro fronte settentrionale quanto sul loro fronte orientale, i francesi e. gli inglesi sbarcali a Salonicco salgono dal sud per la valle del Vardar al rincalzo dei serbi con un precipitoso intento di difesa e di controffesa. Il dubbio non consiste nel pensare' se essi giungeranno in tempo ver salvare la Serbia dalla invasione. Oramai questo è un fatto in parte compiuto e in parte cosi avviato al compimento che nessuna forza di cui gli alleati qua dispongono potrà impedirlo. Il dubbio consiste nel chiedersi: se gli alleali giungeranno in tempo a salvare l'esercito serbo che combattendo si ritira verso sud e- verso ovest, prima che gli austro-tedeschi ed i bulgari, avendo effettuato il loro congiungimento, lo investano con forze sproporzionate ad esso e lo pongano in'rotta completa. Poiché, se questo disgraziatamente acn'enisse, non solo significherebbe per gli alleati la perdita dei migliori clementi vitali dell'esercito serbo, ma significherebbe sopralutto un consolidamento così potente'e sicuro della linea auslro-ledcsco-bulgara attraverso il cuore della Serbia, che richiederebbe poi da parte degli alleati sforzi inauditi per una qualunque controffensiva. Un evviva all'Italia Gli alleali hanno indubbiamente la sentazione della imminenza e della gravità di questo vericolo. lersera io avevo occasione di parlare con un alto ufficiale dì slato maggiore inglese, il guale, descrivendomi la situazione, mi dimostrava di possedere una rara chiaroveggenza. Cosi le operazioni dì tbarco sono sospinte di giorno in giorno sempre con più vranurosa, febbrile attività. Mai, io eredo, porlo alcuno al mondo albergò tanti e cosi disparati, e così intensi traffici di uomini, di animali, di macchine, di merci, quanti ne albeigu oggi questo porto che dalla non lontana dominazione turchesca traeva fino a pochi giorni fa una certa quieta operosità variamente animata di colori esotici e di trite lordure e odorosa variamente di macere putredini e di spezie indiane. Dal momento che il bastimento che vi porta verso Salonicco si affaccia all'entrata del golfo subilo voi avete la sensazione della nuova vita che lo lia invaso e che più avanti ritroverete tumultuosamente espansa in tutto il porto e in tutta la città. Torpediniere e rimorchiatori armali — questi ultimi spesso mascherati da velieri da pesca — percorrono il mare alla caccia dei sottomarini tedeschi che osassero avventurarsi in queste acque. Convogli di bastimenti die recano truppe del Corpo di spedizione degli alleati o truppe greche che ih seguilo alla mobilitazione si concentrano a Salonicco, navigano verso la parte più interna del golfo, scortali da navi da 'guerra, o tornano vuoti scendendo verso sud per andare a trovare nuovi belligeri carichi nei vari porli del Mediterraneo. Poi poco dopo che it vostro bastimento è passato davanti il capo Fusla, ossia davanti l'estremità del lungo basso nudo sperone montano del Karabumu e piega per entrare nella parte più interna del golfo, un rimorchiatore armato vi viene incontro ad arrestarvi, lo viaggiava col piroscafo italiano Bulgaria. Il rimorchiatore che ci fermò spiegava bandiera francese. E immediatamente cominciò a interrogarci a un paio di centinaia di metri di distanza sulle acque coll'alfabeto nautico delle bandierine variamente colorate. k Chi siete j> donde venite ? che carico recate ? ». Quando ebbimo risposto soddisfacendo a queste curiosità, ci venne il comando dal rimorchiatore: « Seguile la manovra della nave che avete davanti ». Un cacciatorpediniere inglese difalto era venuto a porsi davanti la nostra prua e muoveva a velocità ridotta verso il porto. Era quello che doveva guidarci in sicurtà attraverso gli sbarramenti di mine, subacquee che la flotta degli alleati ha disteso a proteggere il porto. Nel momento slesso in cui, obbe dendo al comando, ci avviavamo dietro il cacciatorpediniere, qualche barca a vela che vagava poco lontano sul mare si accostò fino quasi sotto il nostro bordo: « Italia! Evviva Italia !» ci gridarono gli uomini eh» le guidavano. E immediatamente l'uno dopo l'altra le quattro o cinque barche issamr < •• tricolore a salutare quello che sven¬ tolava 'sulla nostra poppa. Erano pescatori della colonia italiana di Salonicco. E poche volte nella mia vita io sentii più profondamente e con animo più commosso guarito significhi il concetto della vatria come in quel momento che su un mare del levante, su un mare coperto da tante diverse bandiere, alcuni umili rudi pescatori, spiegando con impeto di entusiasmo, con grida di esultanza, sulle loro travagliale barche la insegna della loro nazionalità, improvvvsavano quella manifestazione di festa. Il porto tnmnltnoso nella rete ZI cacciatorpediniere, inglese ci segnalò l'ordine di mantenerci nella sua scia, e con manovra, che non è il caso di descrivere, avanzò verso il porto. Ci apparve allora la magnifica difesa delle acque improvvisata dagli alleali contro ogni eventuale atlueco di sottomarini. Ci apparve una interminabile fila di botti galleggianti legate in catena a distanza di una quindicina di metri l'una dall'altra attraverso tutta l'apertura della parie più interna del golfo e davanti al porlo dal Capo Milcra alle foci più settentrionali del Vardàr. Alle botti c sospesa per tutta la lunghezza della linea che esse segnano e pende sott'acqua fino a una profondità, che non savrei lìrccisurc, una cnorme rete di filo di ferro: trattasi, per precisare il concetto, di un vero e proprio reticolato subacqueo disteso per circa dieci chilometri nel mare e di cui soltanto i galleggianti, cioè le botti che lo sostengono, appaiono alla superficie, mentre sott'acqua, insieme colla rete, sono celale le conlroffese ad essa annesse, le mine, cioè, e le torpedini. Durante il giorno una angusta porta apresi nel reticolalo pel. passaggio delle navi e un incrociatore la soveylia mentre intorno una squadriglia di torpediniere percorre continuamente le acque. E' attraverso questa porta che il cacciatorpediniere, che ci mostrava la via, ci guidò. Ai lati, sorgenti sull'acqua a guisa di paracarri lungo una via, spiccavano tinte in rosso le boe che segnavano il limite della zona minata: oltrepassata questa zona, il. cacciatorpediniere con rapido giro sfilò sul nostro fianco segnalandoci « la manovra è libera per portarvi all'ancoraggio », e fuggì rapido verso il suo posto di osservazione alla porta dell'invisibile reticolato. Tra i tanti formidabili o curiosi aspetti della guerra nei suoi disparali episodi l'aspetto di Salonicco in questi giorni e la inverosimilmente tumultuosa vita del porto e della città offrono una delle scene certo più interessanti. Al porto, su tutta la lunghezza dei moli e delle banchine, e per tutta la vastità delle acque,'l'opera degli sbarchi militari e dello scarico dei rifornimenti non ha tregua. Ciò che anzi sorprende è che, malgrado tanta frettolosa operosità, gli alleati non siano riusciti finora a sbarcare più di una cinquantina di migliaia di uomini, di cui circa dodicimila sono iìiglesi e trcnloltomila sono francesi. I greci hanno per conto loro sbarcato moltissima truppa pel concentramento della mobilitazione. In città la vita ferve colla più eccezionale confusione di gente, di traffici, di movimento. Le piazze, le vie, gli alberghi, le trattorie, i negozi, tutti i pittoreschi e luridi quartieri dell'antica città turca e tutti i ridenti quartieri della città europea sono invasi dalla folla più numerosa e più disparata. Alla popolazione, solita della città, già per se stessa così varia e mista di molteplici razze mediterranee, si sono venute aggiungendo, in questi ultimi mesi, alcune*migliaia di profughi greci e israeliti dell'Asia Minore; si sono venute aggiungendo, in questi ultimi giorni, più di tremila famiglie serbe profughe, anche esse dal loro paese, c poi ancora qualche migliaio di profughi da Costantinopoli e poi truppe greche mobilitate e poi il Coi-po di spedizione degli alleati. La città rigurgita, non riesce più a contenere nò a nutrire tanta gente. I prezzi della vita sono cresciuti senza proporzioncm Oggi, ad esempio, una modesta camera in un qualunque albergo, se si rie scc ad accaparrarsela, non costa meno di diciolto, venti franchi al giorno, mentre in temp{ normali ne costava tre o quattro. Si lotta nelle tratlprie per conquistare un angolo di tavolo, per ottenere una minestra o un pane. Il piccolo e fetido yoshivara di Salonicco ha dovuto essere chiuso e le abitatrici ne sono state scacciate per le risse sanguinose che si accendevano ogni sera id conseguenza dell'inaudito affollarsi dei soldati delle varie nazionalità. E intanto i bastimenti al porlo continuano a scaricare uomini e uomini. Le caserme in città sono stipate di soldati greci e gli accampamenti francesi e inglesi, stabiliti sulle colline intorno alla città, quelli francesi ad est, quelli inglesi a nord, continuano di giorno in giorno a ingrandirsi. L'avviamento di queste truppe verso la Serbia non avviene che molto lentamente a causa della scarsa potenzialità della ferrovia Salonicco-Gevgeltu < del pessimo stato delle strade che le pioggie continuate di questi giorni hanno reso pressoché impraticabili. Finora circa ventimila francesi sono entrati in Serbia occupando la linea del Vardàr tra Gevgella e Strum.itza. E sono appunto queste truppe che si sono nei giorni scorsi scontrate eoi Corpi bulgari che, passato il confine sopra la Strumitza, tentavano di interrompere in questo punto la linea ferroviaria. Il saccesso francese a Strumitza Riguardo a questi scontri io ne ho raccolto notizia da persona che ha occasione di accostare cotidianamenle il generale francese Sarrail, comandante in capo del Corpo di spedizione degli alleati nei Balcani. Fra Gevgelia. Valandovo e Strumitza le avanguardie francesi cozzarono contro forti nuclei di-avanguardie bulgare, che, messe in rotta poche compagnie serbe di guardia al confine, scendevano verso il Vardàr e avevano iniziai »' bombardamento delia sta¬ zione di Strumitza e tendevano, come ho già detto, a occupare la linea ferroviaria per interrompere le comunicazioni tra Salonicco e Uscub. Seguì un combattimento, anzi una scric di diverse brevi azioni di fuoco e di contrattacco, per parte dei francesi contro i bulgari. Questi ultimi furono respinti oltre confine e ì francesi occuparono stabilmente le colline sulla riva sinistra del. Vardàr tra Strumilza stazione e Strnmitza paese. (Giova ricordare che Strumitza stazione, ove naturalmente passa la ferrovia, è in territorio serbo, mentre Strumilza paese è in territorio bulgaro). Così, i francesi ebbero nuovamente assicuralo il possesso delta linea ferroviaria Ira Salonicco e Uscub. In seguito a questi primi' combattimenti, sono stali trasportali in questi giorni a Salonicco, agli ospedali da campo del Corpo di spedizione e alle navi-ospedale, che trovansi in porto, circa cinquecento feriti francesi. Le invasioni In contrapposto, però, a questo primo parziale successo degli, (dicati, e particolarmente dei francesi, notizie che giungono dalla Serbia per ciò che riguarda, la resistenza dell'esercito serbo alta duplice invasione austro-tedesca e bulgara, non sono ugualmente confortanti. Gli. austro-tedeschi, valicali in cinque punti la Sava e il Danubio, rotta la resistenza dei Corni serbi che tentavano di fare 'argine alla invasione, occupata lìclgrado, ove conquistarono quindici cannoni e vario materiale da guerra e fecero molli prigionieri, e occupate ancora Semendria e Pozarvvae, scendono per la ralle della Morava verso it. cuore della Serbia e verso Nisc. Essi dispongono di dodici. Divisioni, sei germaniche e sei austroungariche, e queste si sospingono avanti, premurosamente, per unirsi ai bulgari-, i quali avanzano dall'est. 1 bulgari, per parte loro, attaccarono su quasi tutta la linea del confine. Passatolo su y.ajecar e occupata questa città, scendono con forze ingenti per la valle del Timok all'incontro degli austro-tedeschi. Quando queste forze bulgare avranno effettuato il congiungimento colla dodici. Divisioni austro-tedesche, allora probabilmente si rovesceranno insieme verso sud e procederanno all'investimento di Nisc. Intanto, i serbi, in previsione, provvedono al trasporto della capitale da- Nisc a Prilip, in Macedonia. Già sono stati trasportali a Prilip, che diverrà cosi la terza capitale della Serbia, dopo Belgrado e Nisc, lutti gli archivi di Stato. La Corte e il Governo vi si trasferiranno quanto prima. I bulgari, oltre ad avere avvialo il corpo principale delle, loro forze per la valle del Timok, ad incontrarsi cogli austro-tedeschi scendenti dal nord, hanno attaccato, come ho dello, su tal la la linea della frontiera. Nel settore meridionale, verso Gevgelia e Strumitza, abbiamo veduto che le avanguardie francesi sono giunte in tempo ad arrestare la loro incursione e a respingerli. Ma nel settore centrale essi sono riusciti ad ottenere gualcite successo impressionante con l'occupazione di Pirol, Vrauja, Veles, Cumanovo e Uscub, interrompendo così la I grande arteria ferroviaria della Serbia cen-' Irate, quella stessa ferrovia cioè che essi'non erano riusciti a interrompere nel set-\tore meridionale presso Strumitza, ove il\ sopraggiungere delle avanguardie francesi li ricacciò. Questa ferrovia costituisce, come ognuno sa, la unica via di comunicazione tra Salonicco, Skoplje e Nisch e fa parie della famosa linea di comunicazione ira l'Europa centrale e i mari del Levante, tra la valle del Danubio, cioè il golfo di Salonicco. Si comprende, senza bisogno di troppe esplicazionì, la gravità della portata di questa azione bulgara. Se i bulgari riuscissero a mantenere questa interruzione più della metà della Serbia resterebbe completamente tagliata fuori e la stessa città di Nisch resterebbe isolala, prima che siasi compiuto il trasporto della capitale a Prilip e la maggior parte dell'esercito serbo minaccerebbe di restare prigioniera. Pertanto vi segnalo il fatto che pei treni partenti da Salonicco per Gevgelia, Strumitza e Uscub, da due giorni in qua non è più garantito, il proseguimento del viaggio oltre Gevgelia, vale a dire oltre il confine greco-serbo. Il remo d'argento La situazione dellu guerra nei balcani cosi si delinea, quale io ho tentato descrivercela in iseorcio in questi mici dispacci' Mi attardo nella notte a redigere queste note. Colla notte, nella città it tumulto dalla folla confusa è cessalo. Solo a tratti echeggia da qualche via lontana qualche voce forte, che parla in tono rissoso una lingua straniera, o lefiasi rauco il canto di un ubriaco, o risuona sui selciati u passo cadenzato di vita pattuglia di polizia. Non è cessato il fervore delle opere al porlo. Dalla mia finestra, che guarda verso il mare, vedo accendersi nella notte, s.ullc acque calme e lisce, lumi e riflettori; odo lo spandersi di voci di uomini, nUrili e muggiti di animali, lo stridere delle catene delle grue, il cigolare di paranchi e lo sciabordare di chiatta tirale agli ormeggi. Lontano, splende sull'acqua la linea verde dei lumi, che contraddistingue le navi-ospedale, interrotta al mezzo da una gran croca di lumi rossi. Più lontano, invisibili nel buio, due navi da guerra comunicano tra loro a, mezzo dal telegrafo ottico. Le minuscola lampadina 'elettriche si accendono e si spengono allei natamente in vetta agli alberi, significando punti e linee di luce, e paiono effimera stelle che brillino di attimo in attimo in cielo. A tratti, il raggio di un riflettore, splendendo improvviso, è come uno immane remo di argento che solchi rapido le acque e il cielo, MARIO BASSI