La morte di Edoardo Ferravilla

La morte di Edoardo Ferravilla La morte di Edoardo Ferravilla MILANO. 2» Edoardo Ferravilla, ohe fin dalla notte eoorea era entrato in agonia, è spirato assi etto dalla contorte, dalle figlie, dagli intimi e dai familiari. , S'è inaridita per sempre una delle più ricche, delle più singolari c feconde fonti del riso. Edoardo Ferravilla seppe dare All'arte rappresentativa italiana un contributo' di lavoro e di energia che ebbe un valore intimo superiore forse anche a quello onde fu così larga e popolare la fama. Non fu soltanto un interprete, ma un creatore di tipi. Ben egli fu dii quella geni ali ssima schiera di artisti e comici italiani che, nel cinquecento e nel seicento, portarono già oltre le Alpi il frutto della loro fervida originalità creatrice da cui germinarono tipi immortali di comicità e di caricatura, ed ebbero nome e vita i tipi stessi. Da una bellissima artista di canto, Maria Luigia Fer.ravi.lla c dal nobile Filippo Villani egli era nato a Milano nel 1817. Ecco la prima data della vi^a del Ferravilla: ma chi dinanzi a lui, anche in questi ultimi anni poteva fermare il pensiero sulla eua età? Sembrava eternamente giovane ed eternamente, Insuperabilmente vecchio. 11 suo volto sapeva ancora assumere la giovinezza sempliciona e ingenua di> Massinelli, e diventare l'Indicibile vecchio della « Scena a soggetto musicale ». Come era il sovrano dal riso, era il sovrano delle trasformazioni, delle truccature. Edoardo Ferravilla era per i pubblici come un buon mago che sembrava immune dagli assalti del tempo.tinesausio nel suo rinnovato fascino. Egli vi poteva ritornare dinanzi cento volte con. gli stessi tipi, con gli uguali aspetti, con le consuete note gioconde, ed ogni volta vi riafferrava ancora come ad un attraenza nuova, irresistibile. Ch'egli apparisse in scena ed il teatro era suo; ch'egli ripetesse uno dei suol gesti inimitabili, o si atteggiasse in una delle sue pose caratteristiche, e per le sale affollate di nuovi e di vecchi ascoltatori' irrompeva la follia sincera della risata sonòra. * * 'Che vi possiamo dir di lui, oggi che la tristezza della morte è discesa sul suo nome che fu pei* tanti anni simbolo e significazione di giocondità, che vi possiamo dir di lui che non sia noto? Che ricordi possiamo rievocare che non siano presenti allo spirito di ognuno, di tutta ;lia folla cui egli ha offerto il diletto dell'arte sua? Arte sua, tutta sua veramente, fatta d'istinto e di osservazione, composta di piccoli elementi, a .primo aspetto quasi insignificanti, ma ricca e feconda di effetti e di risultati mirabili. Certe sue figurazioni Jipiohe ebbero il segno d'una cosa perfetta Balzarono dinanzi a noi con una ricchezza quasi invisibile, ma efficace di particolari. Il nostro spirito era vinto dal risultato: il riso, e non si fermava forse a considerare con quale genialità, con quale intuito di verità, con- quale varietà di piccoli imponderabili espedienti egli raggiungeva il suo scopo e creava e ricreava ogni sera, o alla distanza di anni, il suo tipo, e lo ravvivava dei suoi gesti e lo animava coi toni con sueti della sua voce. Ma,' in realtà, l'arte sua valeva più' di quanto apparisse. In un teatro senza storia, senza passato, senza repertorio, come il milanese, egli die vita ad una famiglia di tipi. L'interprete sostituì Io scrittore sielle sue creazioni. Che cosa furono, che cosa sono e che franga ora hi twin ertiti, la farse, gli scherzi di questo teatro senza di lui? Egli ne <k stato l'animatore senza pari. li suo reperto l'io si venne formando, come gli abiti su di una persona. Le opeTe di questo teatro non furono quelle scritte, furono quelle create dall'interprete. Che ci importa di sapere chi ha scritto «El mae ster Pastizza», «I prodezz del Tecoppa», « Tecoppa in tribunal », « El duci • del sur Panerà», «Massinelli in vacanza», «La class di asen», «Sur Pedrin ai bagn» tutte le altre posine del teatro dialettale che ci venne esponendo il Ferravilla? Esse non esistono se non per il loro tipo, e il tipo è la creatura dell'attorie. Esse non* esistono, e non esistono i tipi neanche nello scritto: sorgono dalla creazione dell'interprete. E questo teatro non 6 fatto di commedie che restano, ma di figure che scompaiono con -la morte del loro artefice. Come uno degli eccelillenti comici della Commedia a soggetto d'un tempo, Edoardo Ferravilla è stato, cosi, l'autore e l'attore del suo "teatro. Eglf traduceva, riduceva, rat fàzzorìava il suo repertorio; e quando qualche autore scriveva per lui, preferiva spesso asciare la sua parto in bianco. E Ferra villa creava -allora il suo tipo, lo vestiva delle suo espressioni, lo ritoccava e lo figurava con le sue trovate, con i suoi atteggiamenti, con il suo umorismo, con le impareggiabili inflessioni del suo gergo e della sua voce. Con tali procedimenti, per esem pio, da una commedia del Bosisio sorse e si diffuse in più rami il popolare tipo del Tecoppa. E ,c'è in questi tipi qualcosa di più che la maschera superficiale del carattere. Vi non soltanto la nota insignificante della comicità per se stessa, ma un sapore di ironia, di umorismo, di piccola filosofia, di grottesca caricatura morale. Nell'anima canagliesca c bui-lorn del Tecoppa, nella melensaggine di Massinelli, Vici grottesco del sur Panerà, libila ciarlatanesca figura di Gigione, diventata, scmtoalo tradizionale ormai degli artisti di canto che passeggiano la Galleria di Milano, c'è qualcosa che tra scende la volgare espressione esterna, ed è una specie di psicologia, foggiata a carica, tura sì, ma acuta, sottile, e spesso eloquente di verità. * * Questo creatore di tipi, dopo una fanciullezza occupata in vari capricci, aveva incominciato a recitare in Milano nel 1867 tra i filodrammatici della Società « Gustavo Modena». 11 suo esordio fu in una farsa: "La tigre del Bengala»: dopo, egli fu niente meno che l'« amoroso » nella « Donna e lo scettico » di Paolo Ferrari. Vi immaginate Edoardo Ferravilla nella maschera di amoroso? Ne aveva l'aspetto, ma 'non l'anima. Il suo talento lo traeva invece ai tipi nomici. Si accarezzava allora in Milano la idea di fondare un teatro dialettale milanese, che prosperasse come il piemontese, celebrato per l'arte e per la fama Mei Toselli; cosi che quando eletto Arrighi ideò la prima 'compagnia milanese, Edoardo Ferravilla. si era presentato a lui per esservi accolto. — Facciamone un amoroso — aveva detto anche allora l'Arrighi; ma il Ferravilla non tardò a trovare il suo « genere ». E fu tra il 1872 e il 1880 che dalla sua geniale operosità nacque lo stuolo caratteristico dei suoi tipi. La compagnia Arrighi, che contava allora tra isuoi migliori elementi il Crespi, il Milanesi, il Giraud, la Prada e l'ottima, indimenticabile Giovanetti, ebbe nel Ferravilla il suo giù valido sostegno. Più tardi, nel 1876,. Tt- "tiratosi l'Arrighi, la Compagnia si consolidava nei tre nomi di FerraviHa-Sbodio-Giraud. Tre tempre di attori che costituirono, per cosi dire, il periodo d'oro del teatro dialettale milanese. ■ Poco dopo vi si aggiungeva, col nome di Emma Ivon, la signora Pcssina, cho da parecchio tempo si era mostrata ammiratrice entusiasta del Forravilla. Con questi attori, con altri che venne via -via acquistando c loro sostituendo, jl Ferravilla recitò fino a questi ultimi tempi. Egli era " ormai diventato l'unico superstite del primo stuolo. Quanti si erano prima da lui divisi, o poi morti! Lo Sbodio, la Ivon,"la Giovane 1li, il Giraud, il Comelii, il Cima... Restavano an.cora pochi fidi. E quando dopo qualche riposo, come un capitano che. chiami a raccolta, il Ferravilla li rivoleva attorno a sè per ritomnire a recitare, essi accorrevano a lui, e il manipolo si riordinava,, attorno al suo duce. Che egli sempre, anche1; in mezzo a nuovi e mediocri attori, bastava- a riafferrare il suo pubblico, a ridestar* con i suoi vecchi.e noti tipi la vasta e clamorosa comicità di un tempo. , a a e i o a a,, e1; a-simpatie, ammirazione e vasta popolarità. Paolo Mautegazza. l'aveva chiamato un giorno il « grande igienista ». Tale era veramente pei- la potenza comica del suo riso nel quale si rasserenava lo spi«rito degli: uditoli, nell'illusione serale della sua gioconda finzione. Rara facoltà di attore, conscrvata/senza decadenze, sino agli annt estremi.. Ma oggi, essa e troncata per sempre. Quest'attore, schietto, sapiente, dovizioso di comicità come pochi, creatore di un genere di tipi e di recitazione che rimo.sero profondamento per. sonali, tanfo da creare un'arte, una maniera sua propria, fcrravilliana, quest'attore di genialità! istintiva, che ebbe imitatori, e sempre parve inimitabile, scompare, ora senza lasciare, come è destino deilà sua opera, traccia del lavoro clic gii diede ricchezza, Scompare e si fa muta di riso, e si discioglie per sempre la maschera mirabile della sua creatrice comicità... O-inimitabili esseri della fantasia ferravilliana, o Maester Pastizza, Tecoppa, Suir Pedrin, Massinelli, Zio Camola, sur Panerà, Gigione, famiglia impareggiabile di eroi comici, della letizia, della satira, della caricatura, eccovi ora anche voi, muti, rigidi come lui nel riposo che non ha fine, come lui morti alla vita della scena, alla giocondità, dello «pirite, alla irrefrenabile simpatia dei publici. Nessuno vi potrà più far rivivere perchè voi siete vissuti per lui, in grazia di lui, unicamente... Nel tragico frastuono di una guerra immane, nell'ora di epica poesia di un popolo, che combatte per il compimento della sua libertà,' muore il riso giocondo di una ora spensierata e frivola. Non senza rimpianto forse: come tutto ciò che si allontana nel ricordo, senza più ritornare. DOMENICO LANZA.

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