La grave portata dell'offensiva bulgarica

La grave portata dell'offensiva bulgarica La grave portata dell'offensiva bulgarica I calcoli ottimi di Barrès Bisogna agire sui generalissimi f, (Servizio speciale della STAMPA) Parigi 20, notte. fintereste aletta fotla t concentrato oramai tutto intorno al fronte serbo. L'ansia generale è male soddisfatta dalle notizie scarse giungenti di laggiù. Esse sono però sufficienti a dimostrare che il pericolo bulgaro è ingigantito rapidamente, forse più 'di quello tedesco. La conferma dell'interruzione della linea Salonicco-Nisch, tagliala dai bulgari a Vranià, sembra al critico militare del Matin indubbiamente grave. Le comunicazioni dirette dei serbi e degli alleati — scrive — sarebbero compromesse. Solo rimarrebbe libera, nell'ora attuale, la via di comunica' rioni' mezzo ferroviaria e. mezzo strade caitorzabili di Mi'irowitz'a. La distruzione Male delle opere d'arte della ferrovia potrebb< produrre conseguenze difficilmente riparabili in tempo opportuno. E, in quanto alle conseguenze-politiche, queste non concernono la Serbia soltanto, ma anche la Grecia. Marciando su Uskub, discendendo a Bergalnitza, i bulgari rendono un enorme servizio all'esercito tede, sco, inccjinato nel nord della Serbia. I tedeschi ciuceranno più facilmente se i serbi non possono più, rifornirsi. Prima anche di schiacciare la Serbia, apparendo i soli padróni dei Balcani, gli assalitori sono favoriti dall'azione bulgara con l'occupazione /(fèlla Macedonia. Questa isola, la. Grecia. L'esercito serbo, respinto verso il nord, potrebbe divenire impotente ad impedire la marcia bulgara su Monastir. I bulgari amarmo, giunti qui, due ferrovie convergenti verso Salonicco a loro disposizione. Chi impedirà loro di applicare allora contro la Grecia il metodo favorito dell'attacco improvviso per creare il fatto conypiuto? ». Il giornale conclude asserendo che, se nella eventualità della vittoria tedesca e bulgara, la Serbia è destinata a scomparire, la Grecia dal suo canto è perduta senza scampo. Uervé sulla Guerre Sociale fa sentire ■nuovamente l'ammonimento tornato purtroppo frequente in questi ultimi giorni: u Non c'è un minuto da perdere. Ogni ora di ritardo nell'invio di soccorsi può provocar» la catastrofe militare ». Ed egli torna ai insistere sulla necessità di uno sforzo erculeo degli alleati, e spera che i Governi della Quadruplice sappiano imporsi ai lo ro generalissimi, « E' chiaro — dice in sostanza Hervé — che i varii generalissimi, French, Joffre e Ivanoff, rifiutano di disfarsi di parte dei loro contingenti, predi cendo guai. Bisogna comprendere la loro psicologia e forzare loro la mano ». Terapeutica, anche più. positiva, è quella indicala dal colonnello Roumet sul Petit Parisien. « Urge — dice costui — che gli alleati attacchino ora i turco-bulgari di fianco, ovvero alla coda per liberare l'esercito serbo, permettendogli di fronteggiare i tedeschi, come fece già con successo contro gli austriaci. Probabilmente, questo è già l'obbiettivo proposto al Corpo della spedizione franco-inglese, una cui parte è già arrivata alla stazione di Strumllza ». Ma malgrado le fosche tinte coloranti l'orizzonte, gli ottimisti non mancano. Cle menceau, polemizzante con Herbette, scrive : n Impossibile credere che sulla ferrovia Uskub-Nisch tutta la questione d'Oriente si trovi oggi in giuoco. Non perchè l'ammirevole piccolo esercito serbo viene momentaneamente ricacciato sulle montagne noi vedremmo crollare il bastione separante ancora la Germania dall'Oriente ». Il generale Berthaut, sul Petit Journal, rincara: «Prima di giungere in Costantinopoli gli austro-tedeschi dovranno battere completamente gli eserciti alleati, altrimenti aleranno i fianchi minacciati e corre ranno il pericolo di vedersi tagliare le co mv.nicazioni, oppure dovranno trattenere gli alleati con forze uguali alle loro, che resterebbero immobilizzate, mentre il resto dell'esercito andrebbe a Costantinopoli, allungando sempre più la strada da sorvegliare ». « Quando fossero a Costantinopoli — si chiede Barrès — forse che l'equilibrio delle forze di due gruppi belligeranti sarebbe rotto ? Niente affatto ». Ed ecco i calcoli dello scrittore: «Gli alleati posseggono una superiorità numerica e la manterranno lar- gamente anche se-gli austro-tedeschi'•riuscissero a congiungersi ai bulgari e ai contingenti nuovi cercati-in Asia. La Germania, l'Austria e la Turchia potrebbero avere 13 milioni e mezzo di soldati, mentre la lìussia, l'Inghilterra, la Francia e l'Italia, senza calcolare la Serbia, ne avrebbero cir ca 23 milioni. Le perdite sono calcolabili.a cinque milioni per ciascun* gruppo. Le Polenze della Quadruplice disporrebbero quindi di 18 milioni di combattenti contro 8 milioni e mezzo. Attualmente, si trovano al fronte 7 milioni di truppe per ciascuno dei due gruppi. La Quadruplice avrebbe ancora 11 milioni di riserve, mentre i nemici ne avrebbero soltanto due milioni e mezzo. Questa imponente superiorità di riserve assicura — dice sempre Barrès — la vittoria finale ». intanto, dietro le linee di battaglia nei Balcani, un popolo intero muore. Una infermiera francese che si trova all'ospedale di Palanka, in Serbia, scrivendo n 29 settembre una lettera pubblicata daM'Excelsior, dice: « Siamo sprovvisti di lutto. Questo paese, da quattro anni in guerra, è esauslo. Quel poco che retta è salito a prezzi proibitivi. Occorrono per tutto aiuti». La dichiarazione della guerra dell'Italia alla Bulgaria ispira scarsi commenti. Il Journal nota: «L'ilatta constata che la Bulgaria si è legala ài suoi nemici. L'allusione è piuttosto curiosa. E' notorio che se il Governo dello Czar Ferdinando contrasse impegni segreti, questi non lo furono con l'Austria, ma con la Germania. Ora, l'Italia, che è in guerra cogli Asburgo, non si ruppe ancora con gli Hohenzollern.. Si tratta evidentemente di una considerazione molto sottile, ma si sa l'abilità della diplomazia della penisola nel manovrare le punte d'ago ». . n. Btf*>e»>.

Persone citate: Asburgo, Hohenzollern, Petit