Un dottore

Un dottore Un dottore S'ora laureato a Modena- nella sessione di maggio; subito era stato chiamato al Distretto come sottotenente della Sanità. Non aveva ancora fatto il dottore, e non aveva mai fatto il soldato: entro le ventdquattr'ore dovette equipaggiassi e partire pel fronte. Bene, si parte! Era un ragazzo che doveva partire. La guerra doveva prenderselo, per fargli bene, per fare di lui un uomo. Tutti ili casa, pensammo così; e si fu contenti, quel giorno. Lo accompagnammo nei giri per i negozi: la divisa, la sciabola, (la rivoltella l'aveva: un vecchio macchinone che arrugginiva in casa entro un armadio), i gambali, la cassetta; non ricordo quante altre cosucce. (Ah, gli stivali: grossi, morbidi, gialli, con le lunghe stringhe rotonde, di cuoio, il suolo imbullettato, stridente, sonante sulle mattonerò rosse del negozio). A me non sarebbe bastate una settimana, a mettere insieme il corredo. Io sono un, 'buono a nulla .in queste occorrenze. Ma egli provvide a tutto, rapidamente, ordinatamente con quel piecoilo genio dell'organizzazione, che rende così notevole un uomo per tante altre parti comune. E che è, del resto, fondato su qualità di osservazione diretta e precisa, che pochi hanno. Il nostro Enrico le ha, Non molte parole, immaginazione anche meno, niente poesia; ma Enrico osserva. Ha quegli occhi di miope, lenti, tranquilli che non lasciano le cose •e non dopo averne portato v'a 'i contorni. Un paio di palpebre, che ricascano sulle pupille come una guaina abbondante: ma vorrei avere io una retina sulla quale gli oggetti restassero incisi così a fondo. Gli stanno disegnati nella memoria per anni e anni, j)er sempre. Glielo ho detto tante volte : Se tu avessi ingegno letterario, potresti fare lo scrittore. Ma alla licenza liceale fu bocciato in italiano. Non importa. H fatto è che in maggio riuscì a prendere la laurea; e partì con un battaglione per la guerra. — Vedete come tutto s'accomoda — dicemmo noi. Gi s'amo tante volto preoccupati di lui e del suo avvenire. Quando avrà presa la laurea, che cosa farà Enrico? L'assistente in qualche ospedale, a cinquanta lire il mese? Concorrerà a una condotta di campagna, e andrà a seppellirsi fra i monti? Ci siamo presi fastidio per nulla. Ecco che dalla mattina alla sera il nostro bocciato in componi mento italiano è a posto. Dio mio, non che fosse un ufficiale brillante. Gli ufficiali brillanti vanno bene in tempo di pace (nei salotti, nelle sale da ballo, nei concorsi ippici). In tempo di guerra ci vogliono anche i buoni 'borghesi, i borghesi solidi, quadrati, massicci, che non han no nulla di brillante e di « militare », e che rappresentano così bene la nazione che combatte, che coopera, sotto il panno grigio dell'esercito, sotto le mostrine Innumerevoli delle varie armi. Il nostro Enrico è in un reggimento di fanteria, di una classe di richiamati. Fino alla vigilia erano borghesi anche i suoi soldati. Quando partirono, i portaferiti erano forse meno allenati del loro sottotenente alle fatiche del campo. Erano tutti vestiti allo stesso modo, ecco l'importante. Tutti con lo stesso zaino, lo stesso fucile, la stessa mantellina, e lo stesso numero di -reggimento sul davanti del berretto. Erano < quelli del 162 » : un bel numero, che fa pensare a una distesa massa di uomini, a una spianata immensa, su cui brulichino centinaia di migliaia di uomini incolonnati. La terra scompare sotto la marea d'armi e d'armati. Il dottore ha buona gamba. Da quattro anni è della Sucai; ha fatto tre campi in alta montagna; è cittadino emerito di tre Tendopoli. S'intende di gito in montagna, di vita in montagna, di tende e di cucina, di sacchi e di zaini, di piccozze, un poco anche di ski. E il suo reggimento partì proprio per l'alta montagna. Dunque: Studente - eucaino; dottore - ufficiale.. Sano. Robusto. Buono, cordiale. Servizievole. Paziente. Senza nervi. Piemontese. No, non faceva c un brillante ufficiale ». Ma molto di più : un bravo figliuolo. Il principio di un uomo. **• E sono passati quattro mesi. Durante i quali ci ha scritto più volte la settimana, lettere e cartoline. Cara mamma, care sorelle, caro Luigi. Ne abbiamo un pacchetto, di sua corrispondenza. Come oggi tutti ne hanno in famiglia. Che, la mattina, c la prima cosa che si chiede al postino: la lettera dal fronte. E si sta bene tutto il giorno SI legge e si rilegge, se ne parla, si commenta Ognuno segue il suo caro, lontano. Lo si pensa e lo si vede. Lo si colloca con l'immaginazione in un paesaggio, che è poi tutto di nostra invenzione; in una cameretta così e ossi, fabbricata da noi, con la finestra che guarda su un prato, su una strada, su un fiume, verso una montagna; o sotto una tenda, in un bosco di pini, o di faggi, o d abeti, o tra i macigni, in mezzo alle rupi sul dente di una cresta, in mezzo alle altre tende, vicino ai carriaggi, non lontano dai muli ; e più oltre un parco d'artiglieria, e una staccionata pei buoi della sussistenza Ogni lettera che arriva di lassù, reca qua! che particolare, ohe si aggiunge ai precedenti : e compie il quadro. Un quadro che si finisce col vedere 'quasi con gli occhi della fronte : tanto ci si fissa ; tanto ci si pensa di giorno e di notte, a occhi chiusi, non meno ohe a occhi aperti. I primi giorni, era l'avanzata. Andavano a cercarsi il proprio posto. Si ricevevano cartoline più che lettere; non c'era tempo di scrivere a lungo; le cose erano un po' sottosopra. Tutto era nuovo, le abitudini, 1 compagnia, i doveri del servizio. Un po' d smarrimento, un po' di stanchezza. Quello ohe più mi piaceva nelle sue lettere era l'assenza di Idee. L'uomo che non pensava che al suo posto, al suo mestiere, alle piccole cose che riguardavano proprio lui, alla sciabola che era forse inutile, alie scarpe che facevano un po' male, a qualche lieve incidente. Era proprio l'uomo senza crisi, senza Impazienze e preoccupazioni, e anche senza facili ebbrezze : semplice, queto, e parco di emozioni ; direi economico. Ma anpunto per questo, buono alla guerra, alla guerra lenta, lunga, che in molti consuma prima ancora che lo spirito il corpo. Tutta la sua cura era nel mettersi a posto, nel divenire un piccolo dente dell'enorme ingranaggio, f Mi sto ingranando, scriveva, e non mi riesce difficile. Anche in guerra ai è uomini come in pace. E io sono un dottore, ai seguito di qualche centinai» di dienti La mattona passo la vasto, vedo qualche Unga» spdie noavbic'siteprdesee sec'coseciil dfeadgratechsolaegNl'trciCStestesqlavlogrbssapvrnncsM—aczcbvsmtsncdcbbbicCdsstzgEuvapcdlfstofsblfdccPmcsvnpcgdvzs a e e o i i o o o o l l a o n e i i e . i , , e a I i i ì e n a e i e ! i a i o o ri tn e, o e e a e ea a a to, n e è e, La » sporca, distribuisco qualche pozione di olio di ricino. Come vedi, comincia bene ». Di tappa in tappa egli, con i suoi uomini e le Carrette, seguiva il battaglione. Una notte si persero. Il battaglione era andato avanti, il dottore doveva raggiungerlo. A un bivio dovevano essere le segnalazioni, e non c'erano. Si fa un piccolo alt, e si tiene consiglio. La notte era buia, si staccano le lanterne dai carri, si esplora la massicciata, prima a destra, poi a sinistra, per sorprendere le peste del reggimento. Ma c'erano segni di un passaggio recente da una parte e dall'altra. Si chiama ad alta voce: Olà, sentinella 1 Nessuno risponde. Intorno non c'era che buio denso, che pareva appiccicato come una vernice nera e spessa a tutte le cose, ai fossi, alle siepi, ai campi, alla terra, al cielo. Un buio che empiva la notte, come il vano di una grotta, e teneva fermi quei dieci o dodici uomini, accanto alile carrette ; fermi come i cavalli, che pareva si fosseiro addormentati. Adesso che la strada non li guidava più, qualcuno s'era seduto per terra, attendeva la decisione dagli altri, contento che non ci fosse più un comando, perchè non c'era la possibilità di .un comando. (Erano i primi giorni di guerra; molti soldati ancora pigri ; qualcuno pieno di malavoglia, di disinteressamento, con .un po' di egoismo, con un po' di piccola cattiveria. Non gli dispiaceva vedere il superiore nell'imbarazzo; non gli dispiaceva non aver trovata la soitinel-la al suo .posto. Un esercito è una macchina, di proporzioni enormi. CS vuole, a metterla in moto, qualche po' di tempo. Poi tutto .cammina). E il dottore disse: — Chi di voi vuole andare per quella strada, a vedere, a domandare? Ci dovrebbe essere qualche sentinella più su. Nei gruppetto intorno all'ufficiale tre o quattro si guardarono in faccia senza parlare. Il sottotenente capì che nessuno .aveva voglia. Avrebbe potuto dare un ordine, non lo diede. Disse: — Staccatemi un cavallo, vado io. Glielo sciolsero dalle stanghe, lasciandogli in dosso tutti i finimenti. L'umoiatle saltò sulla groppa, impugnò le redini, si volse per dire: — Non movetevi finché non sarò tornato E partì per una delle due strade, nel buio, solo, al trotto. E andò, andò, senza incontrare nessuno, sempre salendo la costa' di un monte, senza sapere dove riusciva la strada. Trottò per più di mezz'ora. Poi per una altra mezz'ora. Gli venne il dubbio di avere perfino passato il confine. Ogni tanto portava le mani all'anca destra: la busta della rivoltella gli dava una sensazione gradevole nel buio tutto uguale, e avanti ancora. Finalmente, un : Alto là ! Chi va là ! — Ufficiale. — Che, ufficiale? — Ufficiata della sanità, italiano. — La parola d'ordine. Mi sono perso. Dove siamo? — Al forte di — .Ebbene,' ho sbagliato strada. Conducimi ai forte- Era salito al forte, dove fu accolto con sorpresa, e un ufficiale gli spiegò dinanzi agli occhi una carta. Era l'altra strada che doveva prendere. ."Risero, sturarono una bottiglia, e poi di nuovo in groppa, e giù verso il crocicchio. Aveva trovato i suoi soldati pieni di ansia. Avevano temuto per lui, l'avevano immaginato prigioniero, dopo due ore di attesa. Il fatto è che avevano ammirato il suo coraggio, si vergognavano, adesso, di non essere andati loro, di non averlo accompagnato. « Un'altra volta non mi lasceranno, an dare solo — ci scriveva nella lettera in cui ci narrava l'avventura. — Per questa, mi basta di aver loro dato una lezione, senza bisogno di sgridarli ». Da allora i -soldati cominciarono a volergli bene, a sentirsi legati a lui, a capire che in guerra bisogna stare insieme, essere d'aocordo, sentirsi tutti uniti, aiutarsi sempre. Come, del resto, in qualunque occorrenza difficile della vita. In luglio andai a trovarlo. Quando ginn si al paese dove .il battaglione doveva essere accantonato, seppi che questo era partito da mezz'ora per una località più avanzata, che a me non era possibile raggiungere. Dovevo dunque rinunziare a vederlo. Ero sconsolato, tuttavia riuscii a spedirgli un biglietto, per un ciclista che pedalava verso quelle parti. Lo avvertivo che l'avrei atteso a... fino alla sera. Gironzolai per il paese tutto il giorno, m'imbattei in parecchi conoscenti ed amici, coi quali si parlò di tante cose, e anche di lui. Poiché tutti lo conoscevano, di nome e di persona e di fama: il dottore del battaglione, allegro, servizievole, bonario, che si prestava a tutto, e non diceva no a nessuno: che aveva fatto perfino l'ufficiale di mensa. E verso sera lo vidi venir giù per la bella strada bianca, inforcato sulla bicicletta: gli tesi le braccia, ci scambiammo due baci, come fratelli. E quella notte non si dormì. All'alba egli doveva essere di ritorno, io dovevo ripartire. Domande e domande, una dopo l'altra con una curiosità di notizie, di impressioni che pareva una sete; ed egli mi dissetava Parlava, come suo costume, lento e un po' monotono, senza scatti, senza vivacità; ma calmo, continuo, inesauribile, sicuro, preciso, pieno di cose, dì cose, di fatti, di osservazioni, quasi senza giudizi, senza personalità, ma di quel che diceva ci si fidava, perche non era un intellettuale, nò un che cedesse alle impressioni' sùbite, ma un ragazzo senza nervi, che guardava gli uomini come avrebbe guardato le cose, che guardava i morti in faccia come guardava i vivi, senza impallidire. Quando si sono sezionati, sulla tavola anatomica centinaia di cadaveri, centinaia di « pezzi», si fa un'anima buona a tutto le circostanze, anche alle peggiori: si sa che alla morte bisogna arrivarci, e che più in là della morte non si va. Dunque, la.cosa è diventata semplice, e senza sorpresa. Non era ancora stato in trincea: non poteva dire che cosa è la guerra per chi combatte; ma raccontava la guerra di chi si prepara, di chi si allena, gli episodi della vita di accantonamento, i fatterelli della mensa, le caratteristiche dei compagni, le parale e l'anima dei soldati, la vita sotto la tenda, la sua preparazione al grave compito che lo attendeva, parlava dei mezzi che aveva a propria disposizione come dottore, dei portaferiti, delle barelle, dei medicinali, dei rifornimenti e d'altre cose; ma solo di quelle che aveva veduto lui, che erano la «ma esperienza di due mesi. Io cercavo di capire te la Tito militare ltpouucgabdcrpprudsrtsabtcunpfilprmlnstaeprmapbslsrec avesse mutato: e in che cosa lavesse mutato. Lo ritrovavo sempre uguale, sempre lui. Solo che la sua opera pratica s'era organizzata, ora, intorno a un dovere, a uno scopo, a un fine: ed egli era un uomo utile, era la parte di un tutto; aveva un compito e una responsabilità che lo ingrandiva ai miei occhi, lo ingrandiva agli occhi dei colleglli. Era il dottore del battaglione: a lui erano affidate delle, vite, dalle sue cure avrebbero dipeso le sorti di chi sa quanti feriti, la riconoscenza e il sorriso o le lacrime di chi sa quanto famiglie. Tutto questo egli non lo diceva, forse non perdeva tempo a pensarlo: ma Io tapeva, perchè, lo sentiva déntro, accettando la guerra per quello che è, non scherzando sul suo ufficio, pieno di una serietà che non si espandeva in parole, che era una cosa sola con la sua anima silenziosa, nascosta, profonda, Rinasceva in lui, nell'occasione della guerra, il morto avo materno, che era stato dottore del piccolo suo paese natale, che ,era stato, cinquantanni prima, il t medico * per antonomasia, di una terra di fittavoli e di borghigiani; che aveva vissuto fino ai settantasei anni fra gli ammalati e i poveri; che aveva tenuto una condotta vasta come una regione, correndola a sella dalla mattina alla sera e di notte, a qualunque ora, per qualunque tempo; che rompeva le réni fino a tre cavalli il giorno, per raggiungere, là nelle Vanghe del Monferrato, per le scarpate dei colli, per i sentieri, i cascinali più remoti; che era rimasto, dopo la morte, un mito, per. la gente del popolo. Sepolto quello, non ce n'era stati più di medici come lui : ne erano venuti su altri, molti, che tutti insieme non facevano le sue fatiche e non ritiravano indietro, quanti erano, tanti, vicini a morire. *v Finalmente sapemmo ch'era in trincea, eotto il fuoco e, lavorava anche.lui di zappa e di badile. Lo vedemmo, con la fantasia, rannicchiato nella sua buca; tutto caldo nei maglioni e nelle calzature di lana che gli avevamo spedito. E cercavamo sulla carta il pesto avanzato nel quale egli era col suo battaglione. Egli segnava con la sua persona un punto del nuovo confine d'Italia I Ed ecco, -l'altro giorno, una gran lettera la descrizione di un assalto. Cara mamma, Mi trovo qui davanti un mucchio di vostre cartoline e lettere, che rilessi e alle quali rispondo cumulativamente con questa mia. Molte volte ho cominciato lettere, e non ho potuto continuarle e finire: per scrivere bisogna avere) almeno un paio di ore di tran qutllìtà e di libertà. Tranquilli non si può essere mai, liberi non s'era nemmeno nei così detti giorni di riposo, quando tutti i giorni c'erano marce o tattiche o finti combattimenti. Eravamo nel paese di C..., vicino ad A... ; i soldati erano accantonati, ossia alloggiati nelle case, gli ufficiali sparsi per gli alberghi. Poi, come vi scrissi, siamo tornati su al fronte, e lì si fece servizio di trincea, un po' in prima linea e un po' 'ndietro. Ci fu un gran bombardamento di tutto le artiglierie per varii giorni e notti, e nella' sera del ... scorso siamo andati avanti verso il forte di... Arrivammo noi bosco di... che 10 fiancheggia, a notte fatta: ci accompagnava l'artiglieria da montagna. Eravamo in due reggimenti; il mio, e precisamente 11 l-o battaglione doveva andare avanti nelle prime ore del mattino. Ho impiantato il posto di medicazione in una valletta il più avanti possibile, per abbreviare la strada ai portaferiti, che seguivano il l.o battaglione, e che hanno l'incarico di sgombrare il campo dai caduti per portarli ai medici. Fra gli alberi si vedeva bene la pianura, ossia una serie di collinette, di vallette con erba alta, ortiche, oardoni, scavato qua e là da grandi buche fatte dalle nostre artiglierie. Una strade tt a di campagna l'attraversava, poi dèi muretti a secco, qualche larice qua e là, da una parte il. forte, davanti a lui i reticolati ; dall'altro il ... collina che sembra un panettone, tutta trincee e reticolati, forse tutta gallerie e mine; più in alto ancora c'è un monte, Io ... anche lui col suo fortino. C'era una bellissima luna e pareva- di essere in pieno giorno. Finché siamo stati nel bosco al coperto, arrivavano cannonato in alto, con nessun danno. Parevano treni diretti che fischiassero in lontananza. Ma poi si accesero qua e là riflettori : uno dal monte frugava in basso, il forte si illuminò con un altro riflettore; le sue trincee erano segnate da tante lampadine, e pareva di vedere una nave 'lluminata in mare. Andarono avanti i soldati guastatori, che devono, tagliare o far saltare con tubi di gelatina esplosiva ì reticolati, e cadde subito il tenente che li guidava. Ai primi tagli dei fili spinati, siccome ci sono i fili elettrici, i soldati hanno sentito squillare anche le suonerie elettriche nelle tr'uoee del forte. Si vede che frammischiati al reticolato ci sono linee di campanelli: il soldato di notte non le distingue, le taglia, avviene il contatto, e il suono dà l'allarme. Io dal bosco vidi inalzarsi dei razzi verdi e luminosi, e poi subito funzionarono le mitragliatrici, che scoppiettano come motociclette. Sono peri coloeissime, poiché si sa ohe dove battono tagliano addirittura l'erba. Ogni tanto sparavano, poi tacevano; non si vedevano, naturalmente, e si andò avanti. Albeggiava quando arrivarono i primi feriti, a piedi e in barelle; poi il numero andò man mano crescendo, e noi due medici non bastavamo più, e chiedemmo aiuto ai medici del 2,o e 3.o battaglione, che stavano nel bosco, di rinforzo al l.o battaglione, che avanzava. Quando ci dissero che quattro ufficiai: erano feriti, io lasciai il posto di medicazione e sono sceso coi caporali di Sanità e col padre Marcello sul campo. Allora non pensavamo al pericolo, ma vi assicuro che andare avanti allo scoperto era un affare serio. O gni uomo, o sano o ferito, che si movesse era un bersaglio alla artiglieria da montagna nemica, e alle mitragliatrici e ai pochi, ma buoni tiratori scelti. L'artiglieria fa poca paura, ma sentire le pallottole di fucili c di mitragliatrici passare rasente il corpo, ripararsi distesi contro i tronchi abbattuti e sentire i proiettili piantarsi nel legno (ne ho estratti due come ricordo), o ripararsi in una buca fatta dai cannoni e non poter più uscire perchè sulla testa ti innaffiano colle pallette di shrapnell, non era certo piacevole. Pura ss si slava fermi tanto valeva ritornare ''ndietro, e allora sono «aitato fuori e di corse ho raggiunto un mu**^ e lev*/ un tenute ad .gatto tzspu- sato, e fu portato al sicuro. Più in su, in una buca da proiettili, s'era fatto portare *i sottotenente Bortolotti, di Torino, ferito in più parti, alle gambe e all'inguine (ma non grave). Il frate andava a vedere i più gravi, i portaferiti li trasportavano su nel bosco per farli medicare, e poi cercammo gli altri due tenenti feriti, ed io non li trovai. Furono scoperti dai miei caporali. L'aiu" tante tenente Cena, cól braccio stroncato da un proiettile d'artiglieria, e il tenente Zineroni (c'e l'annuncio di morte sulla Stampa), di Torino, direttore dei tranvai (crivellato di ferite), furono portati su ai medici. Anch'io allora mi ritirai, e mentre medicavo il povero Zinerpni, gli altari cólleghi colle forbici amputavano, o, megMo, staccavano i pochi brandelli dell braccio. Venne così il mezzogiorno. La sezione di Sanità portò via man mano i medicati; i morti venivano allineati e riconosciuti ; poi si ritirarono le truppe che andavano avanti, e finite le medicazioni ci riposammo nel bosco. Il fuoco cessò, il- più bel sole ilfluminava la scena molto triste, ed io mi sono addormentato, armato, e col sacco da montagna sulle spalle e il binoccolo a tracolla, là sull'erba. Verso le 2 il colonnello ci fece avvisare che si vedevano nel campo i morti, e forse ci potevano «ssere dei feriti. Chi voleva andare poteva seguire la bandiera della Croce Rossa-, col P. Marcello, cappellano. Sul forte e sul.-, gruppi di austriaci guardavano in giù, e pare che anche loro raoco- Èiessero i caduti. Così partii col dottor artina, col frate, tre caporali e non so quanti portaferiti, e siamo scesi giù, e si cominciò la ricerca; La bandiera fu piantata il più visibilmente possibile, e nessuno pensò che un colpo ben mirato poteva troncare la nostra povera opera di misericordia. Ricordo che appena io spuntai sulla cima della prima collinetta avanzò una lunga fila di dispersi; camminavano-a quattro gambe e avevano abbandonate le fossette che s'erano scavate. Erano soldati che, spintisi avanti o rimasti indietro mentre si ritornava al mattino, non avevano più raggiunta _ la loro compagnia, e riunitisi in gruppetti, stavano, secondo .loro, trincerati nelle buche o dietro i sacchetti- pieni di terra, e aspettavano la notte per ritornare nelle loro file. Vista la bandiera., che il solo illuminava e il vento teneva ben spiegata, ci vennero incontro e si posero in salvo. E. noi continuammo a battere il terreno. Non vi descriverò quello che abbiamo'visto. Il nemico per noi almeno fu leale, ci sorveg 'ò certo, ma ci rispettò, e non fece ohe il suo dovere. Raccolsi i feriti, e ne abbiamo trovati molti che, caduti nelle prime ore del mattino, erano lassù impossibilitati a muoversi, invocanti di esser» portati via. Benché non fesse mio compito, col carico della barella, aggiunsi le- armi e le munizioni, il restante materiale, bombe di dinamite, pinze per il taglio dei re.ticolaiti, vanghette, tascapani per viveri di' riserva per due giorni, e il carico di cartucce e baionette fu da noi ammucchiato e coperto con le mantelline Quando credemmo di non aver lasciato feriti o morti al nemico, mentre calava il sole, rientrai al battaglione col caporale ohe portava la bandiera e con un portaferiti. Non so perchè, ci fu tirata una fucilata, e subito uno shrapnel scoppiò alla nostra destra, un 500 metri troppo avanti. Si allungò il passo, raggiungendo il bosco, e per quel giorno avevamo fatto tutto il nostro dovere. I battaglioni si posero sulla via del ritorno: io restai cogli zappatori, e in buche avvicinate seppellimmo i mòrti della giornata. Io portai in un sacchetto le carte trovata addosso ai caduti ed il piastrino che ogni soldato tiene cucito alla giubba, col nome e cognome, matricola e Distretto, coll'anno di leva. Scendemmo nella valle e ci fermammo in seconda linea. lì 26 fui occupato con gli altri medici e col dottor Fnrrero a. compilare l'elenco dei feriti, dispersi e caduti ; poi vi scrissi che si andava al mattino del 27 a! Basson, a raccogliere i morti di un altro reggimento. Di fatti alle 5,45 io mi sono presentato al Comando, ma consultato anche il Comando della nostra Brigata, col pericolo di restare noi pure sul campo o di essere catturati, si rinunciò. Da quel giorno, nescuno di loro è uscito. Abbiamo notti fredde (4-3 gradi sopra zero) e giorni molto caldi. Da stamattina, alle 8, piove. Ora siamo qui aspettando un po' di riposo. E' dal 26 maggio che battiamo i monti e i boschi. Di salute sto bene. Ho molto da fare, non tanto per servizio di malati, perche sono le solite indisposizioni, i feriti sono già tutti ai varii ospedali, più verso la pianura. Scrivo male per essere appoggiato sulla mia cassetta, sotto un ricovero poco umano, mentre piove. La mensa funziona sempre. Si mangia.... - > • Quando il nostro Enrico ritornerà, ve ne trascriverò altri di questi suoi racconti di guerra. LUIGI AMBR08INI rareSfsr

Persone citate: Basson, Bortolotti, Buono

Luoghi citati: A., Alto, Italia, Modena, Monferrato, Torino