Fatti e uomini della nostra guerra

Fatti e uomini della nostra guerra Fatti e uomini della nostra guerra ti pi itti il liei IHeitfm eorrUvonienaa particolari). QlvMMe, 15. L'improvviso abbassamento di temperatura, che si è verificato di questi giorni in tutta Italia, specie nelle zone montane, ha dato iiaggiore attualità e risvegliato maggiormente 'attenzione della pubblica opinione sulla necessità di difendere dai rigori della stagione nvernale le truppe combattenti. E non è già che il problema sia qui più vivo e impellente che nel Trentino, dove i nostri valorosi soldati combattono già fra le ie vi ad altezze che superano spesso l 2000 metri. La quota più alta tenuta qui dagn alpini è 11 Kera (m. Xib). il cui massiccio presenta ora visibilissimi anche a dlstanea 1 nudi canaloni bianchicci, e i costoni e le vette, dove ogni traccia di vegetazione è ormai scomparsa ve le nevi si sono avanzate molto eenslfolmente verso la valle dell'Isonzo. Ma la monagna è qui battuta dalla boro, eh» produce ìortì abbassamenti di temperatura. te notizie meteorologiche che at possono decre intorno alle condizioni climatiche della bostra zona sono poche, perchè le osservazioni non solo scarseggiano, ma molte Volte sono tali da< non potersene, «cava» alcuna conclusione positiva, j , • .„....„ La prima stazione meteorologica fu fondata n dividale nel 1876 dà Giovanni Marinelli; ma funzionò poco regolarmente e soltanto per un breve periodo di due anni. Più tardi, nel 1888, per iniziativa del prof. Giovanni Clodlg sorse a Podresca (Prepotto) una stazione che faceva Darle della rete termo-éndometrica provinciale e auro 14 anni, di cui i primi sei di essi come sola stazione pluviometrica e gli altri come stazione termometrica. „ Verso di 1905 si vennero poi piantando, per merito della Società Meteorologica italiana, altro stazioni a Monte Maggiore, Oblira.a.e San Pietro al Natisone; ma alcune di esse funzioftaremo per tempi ■ brevissima e di altre non ti sono ancora pubblicati 1 dati. Ad ogni modo eccono alcuni1: fUedia delle temperature mattine e minime raccoUe a Podretcai, massima t Gennaio Febbraio Mano Aprite Maggio diugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Jiovembre Dicembre 11.1 13,9 16* 31,3 26.7 28,6 31,8 31.0 28,0 23,8 18.1 12,8 minima — 7.0 — 6,9 — 3/1 1,5 4,6 7,6 •I0;i 9;3 8,1 3/4 — SI — 6,0 Temperatura media mensile : Gennaio Febbraio Marzo Aprile • Maggio < iiugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre 2.960 3,420 6,920 10,283 14,623 18,810 8,1,006 20,280 17.460 12,82)0 7,943 4,333 Ma bisogna tener conto che Podresca (m BOB sul mare, latltud. 46.o 6') si trova nellalra valle del Iudri è difesa dalle bora del Corada e dal Golovrat, mentre le nostre truppe si trovano esposte a un maggiore abbassamento di temperatura per essere trincerate sul versante dell'Isonzo, senza tener conto, poi, della maggiore altitudine delle loro posizioni. Queste cifre raccolte dagli studiosi danno ia j„n„ T V.cnnri.nTfl ima pallida idea della realta. L'esperienza, difatti, ha dimostrato che qui si hanno abbon- danti nevicate perfino nel mese di settembre e che, anche quando IV tempo si mantiene lungamente bello, si nolano sbalzi di temperatura fortissimi, succedendo spedissimo a una gior- nata calda, un'altra assai rigida. Che se si aggiunga il disagio delle pioggie torrenziali che qui si verificano nella stagione autunnale e i nubrlfragl che si rovesciano sulle montagne, dal settemBre al novembre, si avrà una sufficiente nozione del sacrifici che 1 no- stri soldati debbono sopportare. Bisogna, dunque, trovare lana, bisogna raccogliere indumenti e dimostrare anche con questa .grande opera di solidarietà nazionale che l'Italia da alla guerra tutte le Bue energie. La forza ""ite armi deve essere integrata colla difesa del combattenti contro il freddo. E* necessario che la- recente organizzazione governativa della Commissione centrale e del- le Commissioni regionali sia integrata dal contributo largo, e generoso di tutu i privati. I pitti Iti nil nitiiiii kopra Vicenza {Per dispaccio alla stampa)'. Vicenza, 15, mattino. Eccovi alcuni particolari intorno all'in tursionc aerea nemica, a cui accenna il comunieato di ieri dell'Agenzia Stefani: Alle ore 7,50 comparvero a notevole altezza due areoplani austriaci, provenienti dalla direzione nord-ovest. Uno di essi, dopo essersi per alcuni istanti indugiato sopra Monte Serico, si diresse, attraverso la citta, verso Porta San Bortolo, di dove, descrivendo un ampio semicerchio, filò verso Porta Padova. Durante il percorso lasciò cadére. quattro bombe. '■ Una, esplodendo, cadde fuori Porta. Santa Lucia, sulla soglia - dell'osteria;: A! Boccatino. Un uomo ed una donna rimasero feriti. La seconda squarciò un angolo della chiesetta di Sant'Antonio, situnta nell'interno dell'Istituto femminile Farina, in via San Domenico. Quivi non si ebbe alcun ferito. La*terza si affondò nel recinto del cimitero, danneggiando una lapide. La quarta, Infine, cadde, senza esplodere, in via Giacomo Zanella, a fianco del palazzo della Posta. Qui fu pure raccolta uria scatola di I latta contenente sàbbia. Sulla scatola era scritto in tedesco : « Sgombrate! ». La ■ popolazione si mantenne calmissima. I feriti sono: Forestan Teresa, d'anni 35, e Giuseppe Dalle Mole, d'anni 66, che furono ricoverati d'urgenza all'ospedale. Il pp li Ioti l'ili pieieiK» e la fuga d'un prigioniero Conagllase, 16, sera. Il soldato Giuseppe Bottega, un valoroso fuciliere che si è battuto da prode sul M. P., rimanendo anche ferio dallo scoppio di una granata, raccontandoci del continuo avanzare delle nostre truppe, dopo averci descritto con quali sacrifizi vengano superate le accidentalità del terreno e con quanto ardimento si vadano conquistando numerose trincee nemiche, seminando lo sgomento fra gli austriaci, ci narrava un episodio di cui fu maggiore protagonista un alpino piemontese. Era notte buia — cosi ci disse il Bottega — e una pattuglia del ,. alpini ebbe l'ordine di perlustrare per un largo raggio la località, ove noi eravamo appostati. In attesa di avanzare. Ln pattuglia, composta dall'anzidetto soldato e di airi sei militi, si pose in moto, prendendo una stradicciuola che conduceva in località montuosa. 'Dopo un centinaio di passi poco più, ai scontrava con alcuni nemici che, da quanto sembra, avevano pure l'incarico di perlustrare. Il buon piemontese — che marciava'in testa — credette inutile far uso delle armi, poiane, con un sonoro pugno, mandò ruzzoloni giù per il monte il comandante della pattuglia austriaca, la quale, in vista di tanto ardire, ondeggiò prima, poi si diede a precipitósa fuga» inseguita per buon tratto di via dei nostri, che ritornarono funzionando da scorta... dYmore ad un paio dei malcapitati. In una difficile operazione — è sempre il Bottega che narra — mio cugino Giovanni, che appartiene al Comune di Refrontolo, vuoi per essersi spinto oltre le nostre trincee, vuoi per caso fortuito, cadde in mano degli austriaci, che lo portarono in una loro trincea, con l'intenzione di inviarlo all'interno. Mio cugino però se ne stette quieto, facendo il sornione, fino a tanto che una provvidenziale granata, caduta nella trincea stessa ad opera dei nostri artiglieri, .portò la confusione fra 1 suol custodi, cosi che egli, insalutato ospite, potè prendere furtivamente la via del ritomo e per quanto molestato da una scarica di fucileria — venire fra noi. festosamente accolto, e raccontarci le... delizie della sua breve prigionia. L'eroismo di un ufficiale giornalista Roma, 15, sera. In uno del diversi combattimenti svoltisi nel Trentino orientale fu in tre momenti diversi ferito il sottotenente di complemento avv. Vittorio Ambrosini. giornalista, che nel settembre ed ottobre dell'anno scorso assistette a varie battaglie nel Belgio, scrivendone una serie di articoli nella Tribuna. I particolari sono interessanti anche perchè mettono in rilievo 11 barbaro accanimento con cui gli austriaci si ostinano a tirare sul feriti. SI doveva dare l'assalto ad una trincea nemica posta sul monte C. Il sottotenente .Ambrosini era in testa alla suo. compagnia, quando fu chiamato in aiuto dal capitano di un'altra compagnia che stava innanzi L'Ambrosinl diede allora il comando di avanzare, e con 1 suol uomini si lanciò verso 11 nemico con tanto impeto, che oltrepassò la compagnia che gli stava innanzi. In questa avanzata egli fu colpito da una prima pallottola di srhapnel: ma noncurante della ferita "e del dolore continuò a comandare l'attacco e ad andare avanti: senonchè una seconda pai. lottala lo colpi. Ma l'Ambrosinl ancora non si voleva dare per vinto. Il sangue però gli scorreva abbondante; e dopo un poco di tempo egli cadeva a terra abbattuto. I suoi soldati volevano portarlo Indietro, ma egli non volle, pre- marsnèedosssnnnmscimto1tdcccpbsqs ferendo restare dov'era, purché l'attacco fosse continuato con vigore. Fu a viva forza, after- a - i e à - n e . . e - randolo e trascinandolo ognuno per un piede, che un sergente e un caporale maggiore poterono riuscire, sotto l'infuriare della tempesta di fuoco, a tirarlo Indietro e a portarlo dopo al posto di medicazione. Ma ivi gli austriaci avevano concentrato un fuoco ancora più Intenso- e 11 sottotenente Ambrosini veniva cosi colpito da una terza pallottola. La condotta dell'eroico ufficiale destò l'ammirazione del suoi superiori e dei suol soldati. Il comandan. te del suo battaglione ha scritto in proposito all'Ambrosini che > la sua opera venne tanto e lodevolmente apprezzata e segnalata alle superiori autorità, che presto avrà la- soddisfazione grande della ricompensa al valor militare •', e e i e o n . o a a n ia, oi a a. e o I munii i n mito tenie., Raggio Emilia, 15. II sottotenente Renzo Chierici, figlio dell'insigne nostro concittadino prof. Gaetano Chierici, scrive dal fronte in data 5 corr. al professor Giuseppe Ferrari, pure nostro egregio concittadino, una lettera in cui s'occupa della estrema necessità dell'invio di indumenti di iiana pei nostri soldati. Diamo della lettera stessa questi brani : « Dopo il tergo delle retroguardie austriache, ini tocca vedere le a vanguardie di un nemico ben più terriibile; l'inverno. Già il 16 del mese scorso una agguerrita pattuglia di « Sua Altezza » (e che altezza!) la «regina bianca» aveva preso contatto con noi: ma fu per breve tempo. Oggi invece tutte, la prima linea di... detta pattuita si è affacciata davanti* noi, proprio dove, volente o nolente S. M. I. h. e Cattolica Cecco Beppe, noi ci porteremo a giorni •. E la lettera soggiunge: ■ Qui, dove mi trovo io, fa freddo: lassù.... ne farà ancor di più. In questi posti non si è mai abbastanza coperti. Morale: » Date lana al soldati ». I soldatini d'Italia si trovan già alle prese con questo nuovo nemico; io, che sono coperto e ricoperto, a volte mi tocco 11 naso per tema di- averlo perduto. E le eroiche vedette che vigilano sulla sicurezza del compagni dormienti !.... Pensiero primo dt tutti gli italiani sia questo: Non si darà mal abbastanza!.... ». Si vuole intitolare osa via di Roma al nome del gen. Cantore Roma, 15, sera. Tra le varie proposte che nella prossimu sessione autunnale saranno sottoposte all'approvazione del Consiglio comunale di Roma vi sarà quella di intitolare una via della capitale al generale Cantore, l'eroico comandante caduto nella terre ora redente. cmdaucsapvmssdtrdsm L'aitimi interi di un affiliale alessandrino caduto eroicamente «(•••sadrls. 16. natta. E' giunta notizia ufficiale alla famiglia della morie del concittadino Amilcare Giaccherl, di anni 32, tenente nel 9.0 bersaglieri. Il Giaccheri, ferito gravemente l'il settembre in un'assalto ad un trincea nemica nell'alto Carso, venne -portato in un ospedaletto da camp» dove è morto due giorni dopo. Giovane intelligente ed animoso, era partito fin dai primi giorni delle ostilità, pieno di entusiasmo per il fronte ove cadde da valoroso. Venti giorni fa era, stato proposto al grado di capitano par e» si distinte) nei diversi sconta col netnloot Eccovi una interessante e recente lettoli eh» scrisse al cognato: Carissimo Renato, Da qualche giorno la sorte si accanisce stranamente intorno a me. Bisogna proprio riconoscere che io sono molto fortunato e che un nume protettone m'accompagna sinora nelle mie varie avventure. E' una pioggia di gros. se bombe e eh rapitele* che tutu 1 giorni mi cade sopra coprendomi di terrà e di sassi, tutti i giorni qualcuno al mio fianco cade colpito molto specialmente m'Impressionarono la morto del mio povero attendente colpito al cuore 1 altro ieri e la morte di un volontario diciottenne al quale una granata portò ria la testa di netto. Ed ancora ieri un altro shrapnel ci colpiva in pieno, ferendo due giovani miei colleglli coi quali discorrevo. Come, quindi, comprendi, slamo tranquilli sino ad un certo punto; di giorno non è possibile muoversi bisogna sempre dormire ; di notte si mangia si scavano trincee e si cerca di guadagnare qualche metro di terreno. Nelle file vi 6 sempre molto entusiasmo e sprezzo della vita; però non è la guerra cnbctofdivmipidedpsrddffi za di piccoli episodi, scaramuccia ardite, vinci duelli di artiglieria e più di tutto una vara e propria caccia all'uomo. Basta che un saldata «porga là tasta dai ripari che subito rè là fucilata pronta a fischiargli alla orecchie ; se • un ufficiale, allora arrivano le cannonate da tutte le parti. Vi sono poi i bombardamenti noiosi e giornalieri dei villaggi occupati, casa per casa cercano di distruggerli tutti ed anche di incendiarli ; è òdio vero, odio di rezza che «ni divampa nel massimo furore e senza alcun ritegno. I nostri bersaglieri sono veri eroi e dotati «he tatti «peravamo, ossia guerra di grandi I e spettacolose battaglie; ma guerra di fortez- di forza di volontà e resistenza non comune, mpasslblll per oro intere nel loro piccoli ripari vedono la morte in faccia colla massima cai- ma, stanno per giorni interi sotto la pioggia, immersi nel fango, privi di qualsiasi comodi- tà e sovente obbligati a duri privazioni non potendo farsi l rifornimenti 'Che nella sola iotte, Solo desiderano dt avanzare; chiedono di lasciarli andare ermi cannoni che Ora 6ono qui tu ,u dalle lineo nemiche, munito di una cattiva penna stilografica, ti scrivo colla carta appog- glata sul «nocchio; comprenderai, quindi il motivo della poco chiara calligrafia e degli sconnessi periodi. Pòco fa facevo colazione e una granata, passata un po' più In alto, mi lia ricmpMo la gavetta di terra. Il mio cappello da bersagliere è stato bucato da parte a parte nel cocuzzolo: fortuna, che non c'era, la testa dentro l Nei nostri ripari slamo però quasi al sicuro e la percentuale del colpiti è assai li- mltata. Non ti impressionare soverchiamente di auanto sopra, sono cose.per noi ormai abl- tuau e generalmente et limitiamo a commen- tane con un certo' orgoglio nelle nostre ore *,^2uA,!m« -Jpa52?inan«0 fpPjatutio di non ìonit vKSLrtLF^S «!> «ne O te- ffif ♦«nm,!nf£ch a è riusclto ad Infondere gran, p3Sn". n _ , m. „ concludendo : guerra lunga, ricca di episodi personali, -guerra di energie individuali, molto ben condotta dai nostri capi supremi • fiducia illimitata nel grande Cadorna lo sono sem- pre tranquillo e fidente nel mio destino se anche la fortuna che mi ha costantemente protetto mi mancasse, sarò lieto di aver sem- S £"y* 5^° *25Sw6 im avwLM£trtbJu.$° atni™^? SSJSSub0t 81 com'>lme'tM> <»«"e aspirazioni nazionali. Tuo cognate 'Amilcare.