La figura e il comando del Granduca Nicola

La figura e il comando del Granduca Nicola La figura e il comando del Granduca Nicola Consiglio di guerra a Varsavia (Lettere del nostro inviato speciale in Polonia) SULLA BYSTRICA. luglio La sera del l.o luglio, alle 2,2, un gran Consiglio di guerra fu tenuto a Varsavia, al parco Lazinski. L'Imperatore aveva la. sciato Pietrogrado il giorno precedente per venire a presiederlo personalmente. Nel palazzo d'estate di Stanislao-Augusto il granduca Nicola ed i Capi dell'armata rus sa si trovarono riuniti attorno alla tavola di marmo, sulla quale l'ultimo re di Polo nia firmò la sua abdicazione. Fuori nei viali del vecchio parco, immersi nell'oscurità — poiché nessuna lampada e etlrica li illumina per timore degli Zeppein — attendeva una folla angosciata. Erano persone d'ogni condizione sociale e di utti i culti; ortodossi, cattolici, protestani, ebrei... La Polonia, col cuore palpitante, attendeva in quel parco il suo destino. Si seppe dopo, aliintuori dei particolari d'ordine strategico, quale lv. l'atteggiameno dei personaggi di quel dramma. Con. gli occhi pieni di lacrime, la voce tremanti', per 'emozione, Vituperatore aveva dichiarato aperto il Consiglio di guerra. L'uno dopo 'altro i Capi delVArmata esposero la loro opinione. Alcuni condividevano l'idea di accettare, battaglia sui campi della Polonia; gli altri, pkl timorosi, esposero il pericolo d'essere tagliati verso il nord sulla ferrovia di Pietrogrado e verso sud sulla strada di Mosca. Il granduca Nicola, quest'uomo di bronzo, nell'anima del quale sembra essersi trasfusa tutta l'anima della patria russa, si era riserbato di •prendere la parola per ultimo. Ricordò che. già. una volta e baionette dei siberiani avevano solvuto Varsavia. Di fronte alt esitazione dei suoi generali la voce del comandante supremo si era fatta dura, quasi imperiosa. Egli ebbe parole minacciose: «La mia più grande felicità è di fare d'un ufficiale supcriore un semplice soldato. Ai vili strapperei io stesso le spalline!». E soggiunse: «Le munizioni sono giunte. Abbandonare la Polonia significherebbe dare ai tedeschi una vittoria clamorosa. La situazione della nostra Armala non è stata mai migliore. Il centro nemico si è avventurato nelle nostre linee. E' già premuto da noi sulla strada di Lublino. Lo avreste remo sull'alta Vistola e, là, difenderemo Varsavia fino all'ultima goccia del noslfo sangue. Alla minima debolezza passerò tra i reggimenti, farò allineare davanti a ine coloro che hanno mal comandalo e brucierò loro di mia mano le cervella! ». A mezzanotte corse tra la folla la notizia che il Granduca aveva rifiutato di cedere Varsavia. La Polonia respirò. Fu cosi che nei primi giorni di luglio, sulla Bystrica, dove accampavano le retroguardie russe, arrivò l'ordine di interrompere la ritirata e di scavare le trincee. I soldati cominciarono il loro lavoro : senza una discussione, una parola, un mormorio, ma con un gesto di sublime obbedienza. Accettare con tale fatalismo il destino della guerra, è mettersi al disopra dello stesso destino. Da quindici giorni, alle retroguardie delVimmensa armala in ritirata, i soldati indietreggiavarno. L'ordine d'arrestarsi arrivo:: si fa un mezzo giro. il mutamento ti opera senza il minimo stupore. Non saprebbero più, del resto, meravigliarsi questi reggimenti che hanno vissuto le tragiche ore delle sanguinose battaglie di Przemysl e di Leopoli, quelle battaglie durante le quali le artiglierie'russe avevano cessato di tirare per mancanza di proiettili e le fanterie stesse ricevevano per munizione tre cartuccie al giorno per ciascun uomo ! Non si erano stupiti affatto, quei soldati, di dovere, con le loro baionette soltanto, proteggere la ritirata dei cannoni sul San. Non si stupirono punto di dovere, sui piani di Krasnik e della Bystrica, sostenere tutto l'urto di sci Corpi d'armala, nemici. Con gesto lento ma sicuro le fanterie russe organizzarono le loro posizioni. Da retroguardie ch'eravamo diventiamo avanguardie. La vigilia ancora portavamo il nome d'Armata della Galizia ; dodici ore dopo diventavamo l'Armata di Varsavia. All'alba ci giungono i rinforzi da Lublino. Ci giungono per la strada, ma quando questa è. ingombra essi attraversano i campi, i prati, i boschi. Durante la notte lunghe l'ile di treni, provenienti da tutte le contrade russe, hanno condotto al quartiere del nostro Corno d'armata, migliaia di uomini, differenti d'aspetto, di dialetto, di religione. K tutti sono mossi da un solo e immenso pensiero ! Non si tratta, qui, del sentimento della Patria, quale noi latini lo possiamo concepire. No. Nella mente della muggior parte di costoro, affaticati con. ladini della steppa moscovita, l'idea della Patria non è nata ancora. Non meravigliatevi. La Russia d'oggi è ancora il medio-evo nostro. Allora, perchè costoro vanno alla battaglia sanguinosa senza un lamento, con il medesimo gesto rassegnato, accettando le peggiori peripezie ? Perchè ? La ragione è semplice e, insieme, terribilmente complicata. Per spiegarla bisognerebbe spiegar* tutta l'anima slava, un mondo sconosciuto. Qualcosa di terribilmente forte, di terribilmente irresistibil», finisce tutti ausiti sol- », unto dati nella loro marcia verso il sacrificio : è il sentimento fatalista: nessun uomo può sottrarsi alla sua sorte. Il loro destino è di andare ad uccidere od a farsi uccidere. Senza un mormorio, falange formidabile e rassegnata, essi vanno dunque verso il Destino. Vanno col passo pesante dei loro pesanti stivali. Non hanno zaini. Il soldato russo è rude, abituato alla dura fatica. Non ha bisogno, come il nostro, di quel piccolo sacco che si porta sulla schiena e contiene un mucchio di cose, le quali sarebbero per lui un lusso: asciugamano, sapone, calze e carta da lettere. Il soldato russo ignora l'uso di tutto ciò. Per bagaglio porta il suo vasto cappotto arrotolalo. Una gavetta, una borraccia e qualche volta una u fisarmonica » c l'equipaggiamento ò sufficiente. Alcuni battaglioni hanno lascialo in fretta i loro lontani depositi. Mentre nelle caserme questi battaglioni si istruivano sotto la direzione di semplici caporali, i loro ufficiali apprendevano la professione in poche settimane in qualche. Scuola militare, il. primo contatto fra le truppe e i. loro cani avviene qui, sul campo di battaglia. Sono ufficiale Iti- promossi alla vigilia, provengono da Varsavia. Hanno vent'unnl, diciannove, diciatto anni! Sono studenti, impiegati e giovani della città. Per la prima vrMa si trovano insieme agli umili contadini c questi contadini, che non hanno mai visto, sono i soldati che essi dovranno condurre alla battaglia. Ho veduto un reggimento giungere senza armi. Ho creduto che si trattasse di ausiliari. « — Sono i rinforzi — mi hanno detto — ai quali era inutile dare dei fucili. Si armeranno man mano che cadranno gli uomini di prima linea. E* molto semplice. Ciascuno di questi inermi prenderà il posto e il fu cile di un morto ». E' vero ! Come è semplice ! Non ci avevo pensato! Per tutto il giorno le riserve sono giunte da ogni dove. La terra sembra rigurgitare di reggimenti di fanteria, di cavalleria, di dragoni gialli, di cosacchi... La artiglieria avanza con le ruote del cannoni affondale fino al mozzo: le fruste schiocca no; occorrono dodici cavalli per tirare ciascun pezzo. Una lunga fila di carrette cariche di botti di cemento si avanza. Poi sotto i tronchi d'alberi per rinforzare le trincee ; sono le <t protezioni» di una batteria pesante che si posta indietro oltre il fiume. La retroguardia, divenuta l'avanguardia, lavora febbrilmente, scaca, il suolo, fa le gallerie, cementa le trincee. Il Granduca ha detto:- — Bisogna difendere Varsavia fino all'ultima goccia del nostro sangue ! FERRI-PISANI.