"Ho strangolato la mia fidanzata"

"Ho strangolato la mia fidanzata" "Ho strangolato la mia fidanzata" L'Individuo che si è presentato l'altra notte alla Questura centrale per costituirsi in arresto, formulando la grave confessione, era in buona fede perchè ignorava le vere conseguenze del suo atto. Se le avesse conosciute, con maggiore esattezza avrebbe detto: •Ho tentato di strangolare la mia fidanzata », poiché la vittima, per fortuna, è scampata alla morte. Il protagonista principale di questo dramma, cho apparve dapprima assai misterioso e del qualo soltanto ieri mattina si conobbero lo circostanze precise, è un giovane di vent'anni appena: è il falegname Giuseppe Chiavassa, abitante in via Pastrengo 1, oriundo italiano ma nato a Marsiglia. Si cerca un cadavere L'altra notte, al mezzo tocco. Il Chiavassa, piuttosto pallido ma abbastanza calmo in apparenza, si presentava al delegato di guardia alla Questura centrale, dott. Rosbock e gli taceva, su per giù. questo impressionante racconto : — Ho strangolalo la mia fidanzata Marta Mottura, d'anni 23, pettinatrice, abitante in via Gioberti, 43. ed ho lasciato II cadavere sul posto, cioè in un angolo della piazza d'Armi vecchia. Se lei va a vedere troverà certamente la morta. MI costituisco perciò in arresto. Al funzionarlo balenò il dubbio che si potesse trattare — caso non infrequente — di un pazzo e gli rivolse qualche altra domanda. — Intuisco che lei, signor delegato non mi presta troppa fede, ma le ripeto che ho detta la verità. Ero fidanzato con quella giovane e volevo regolarizzare la sua posizione per l'avvenire, ina poco fa, durante un colloquio nella solitudine della piazza buia, essa mi confessò una circostanza che lo sospettavo già ed allora ho preferito ucciderla. Le ho tolto un indumento, servendomene come bavaglio, poi l'ho presa per la gola e ho stretto, fino a quan do non la sentii più dibattersi. E il giovane Chiavassa, per comprovare la verità della sua terribile confessione, accennò ad altri particolari delicati sui suoi rapporti con la pettinatrice. Il funzionario allora chiamò due agenti della squadra mobile, fece salire il Chlavassa In una vettura e con lui si recò immediatamente in piazza d'Armi al punto indicato dal sedicente strangolatore. Questi guidava la piccola comitiva. Nel luogo dove il delitto era stato consumato non fu veduto alcun cadavero ed il funzionario fu ripreso dal dubbio d'aver a che fare con un pazzo. Per scrupolo di coscienza volle tuttavia continuare le ricerche al lume di qualche candela e rifece passo a passo tutta la strada che il giovane falegname dichiarava d'aver percorsa. Invano. La vittima non esisteva. ( — Forst! non ho stretto abbastanza — disse allora il Chiavassa — e la mia fidanzata ha potuto riaversi e ritornarsene a cosa. Si risali in vettura e si andò in via Gioberti 43, ma qui si apprese che la Marta Mottura non era rincasata come di consueto. — Avrà avuto paura — commentò con perfetta tranquillità lo strangolatore — e si sarà ricoverata presso il suo principale. E' questi il signor Enrico Monasterolo, che lia negozio in via Sacchi 20 c l'abitazione in via Mossemi 50. Il funzionario o gli agenti accompagnarono il Chiavassa a questo secondo indirizzo, ma il signor Monasterolo dichiarò che la giovane era uscita alla sera, corno di consueto, per accompagnarsi al falegname che l'attendeva e nessuno l'aveva più veduta. Non c'era altro da fare che ritornare alla Questura centrale ed il Chiavassa venne chiuso in camera di sicurezza in attesa di trovare la soluzione dello strano mistero. Il signor Monasterolo, a sua volta, volle con alcuni congiunti riprenderò le ricerche in piazza d'Armi, ma non vido alcuno. Per suo conto il funzionario, malgrado l'ora tardissima, dispose che le indagini proseguissero anche presso un fratello della giovane pettinatrice in corso Regina Margherita. Non si riuscì a nulla e inutilmente si chiesero informazioni in tutti gli ospedali ed alle Sezioni, per sapere che cosa tosse avvenuto della Mottura. La "strangolata,, ritoma Il capo della Polizia giudiziaria, avv. Tarantola, Informato al mattino per tempo dello strano fatto, volle interrogare il Chiavassa e questi ripetè la sua narrazione con matematica precisione, conchiudendo : — Dev'essere riuscita a scappare, mentre io credevo d'averla uccisa. La cerchino e la troveranno. La situazione era a questo punto quando al l'avv. Tarantola, verso le 9,30 si presentò isignor Monasterolo, per avvertire che la Mottura era stata finalmente ritrovata. — Dove? — gli fu domandalo, nella persuasione' che si trattasse soltanto più di un cadavere. — E' venuta poco fa al mio negozio: ma siccome è in' condizioni poco buone l'ho fatta accompagnare alla sua abitazione. Si seppe cosi che il Chiavassa aveva narrato la pura verità: soltanto, le conseguenze erano state meno gravi di quanto egli aveva supposto. Da una prima deposizione del Monasterolo si potè stabilire che verso le 23 la giovane pettinatrice ed il falegname si erano trovati in piazza d'Armi vecchia e che là si era effettivamente svolta la drammatica scena narrata dal Chiavassa. Questi, persuaso di aver uccisa l'amante, si era allontanato per andare a costituirsi. La Mottura riavendosi, si trovò accanto un uomo che tentava di rianimarla, dopo averle tolto 11 bavaglio — un paio di calzoncini che il chiavassa le aveva fatto svestire. Lo sconosciuto era un acrobata, che lasciata la baracca ritornava alla sua abitazione in via Volta, 5. Vedendo l'infelice giovane in quelle pietose condizioni e non sapendo corno soccorrerla Tao compagno in casa sua, offrendole qualcho cordiale. La Mottura. ch'era in uno .stato d'eccitazione Leu comprensibile, rimase nell'alloggio dell'acrobata fino a giorno fatto e poi si recò dal suo principale, per narrargli la sinistra avventuradelia quale per poco non era rimasta vittimaLì giovane aveva la lingua gonfia per la pressione del bavaglio « alla gola si vedevano le traccie delle dita- che l'avevano stretta fino a toglierle il respiro quasi completamente.- Dopo questa deposizione fatta dal signor Monasterolo sulla base del racconto della poveretta 11 delegato Rosbock si recò immediatamente in via Gioberti 43. La Mottura si era riavuta dallo spavento e volle andare personalmente alla Questura centrale, dove ripetè per filo e per segno, in una sionea'e denuncia• le circostanze dell'aggresLa giovane dichiarò che conosceva da un anno appena il Chiavassa, il quale si mostrava gelosissimo. Altri particolari ella aggiunse che non possiamo ripetere, data la loro indole molto delicata. Condotta all'Ospedale di San Giovanni la Mottura fu medicala dì leggere escoriazioni e giudicata guaribile in sei giorni Dopo l'interrogatorio della giovano pettinatrice, il Chiavassa fu tradotto alle Carceri giudiziarie a disposizione del procuratore del Re al quale venne denunciato per tentato omicidio.

Luoghi citati: Marsiglia, Monasterolo