La tomba del Beato Angelico scoperta e identificata dall' on.Rosadi e da P. L. Ferretti

La tomba del Beato Angelico scoperta e identificata dall' on.Rosadi e da P. L. Ferretti — « -r La Stomjki 11 Agosto I; I tre milioni pei ferFDYieFi Manifestazione patriottica al Congresso dei movimentisti \ i ■ i La generosa proposta 1 degli impiegati di Milano Milano, io, aotte. i Beco il testo della generosa deliberazione presa dal Consiglio della Sezione ili Milano dall'Unione N'azionalo Ira gli impiegati ferroviari, che vi ho ieri annunziato: « Preso in esame il decreto luogotenenziale ;dell'8 corrente relativo all'autorizzazione di compensi da erogarsi ai ferrovieri in dipendenza delle eccezionali prestazioni detcrminate dalla mobilitazione dell'esercito e dalle o;pearazioni di guerra; riconoscente per la solIlecKudine del Governo nel dar prova tangibile del suo alto apprezzamento per la lodevole opera prestata; consta come i ferroVieri tutti, senza distinzione di gradi e di tendenze, siano animali — nell'ora storica attuale. — da un elevato sentimento di concordia nazionale e considerino qualsiasi eccezionale prestazione loro e Qualsiasi sacrificio come un sacro dovere d'onore, di patria e di gratitudine verso gli eroici fratelli combattenti; conscio della, necessità di non distrarre la benché minima risorsa nazionale dal nobile scopo cui presentemente — con mirabile slancio di generosità — ogni classe di cittadini dedica attività e cuore; sicuro di ■interpretare l'intimo desiderio di tutti i ferrovieri d'Italia; fa voti perchè il Governo devolva la somma stanziata di tre milioni alle istituzioni della Croce Rossa ed a quelle locali di assistenza civile, nella rispettiva misura d| 1/3 e 2/3 e con le modalità praticate ^er l'erogazione delle somme risultanti dalla trattenuta mensile dell'i per cento; e, riferendosi alla lusinghiera comunicazione in data 6 luglio 1915 dell'on. signor presidente della Commissione Reale a S. E. il ministro d«l LL. PP.; fa sicuro assegnamento che il Governo vorrà dare ai ferrovieri l'unica sod'dtafazione che ambiscono, e che han dimostrato di meritare, interessandosi a che siano a'lacremente condotti i lavori della predetta Commissione Reale ed abbiano per ora sollecita applicazione i provvedimenti d'indole giuridica e morale relativi alla definitiva sistc'iìazlone delle diverse catego» del personle » n patriottismo lei ferrovieri provato coi fatti Roma, io. notte. 1 Un gruppo di ferrovieri a. proposito della 'gràSflcazlone di tre milioni deliberata dal Governo scrive al giornali: « Graz.e al GoivBruo che, dopo lo Stato Maggiore dell'Esercito |a la Direzione generale delle Ferrovie, ha 'volato riconoscere l'opera patriottica dei feriiovteri. Facciamo presente a mezzo del suo iéttmato giornale che 1 ferrovieri compiendo un lavoro eccezionale credono di avere solo itìdemni"1- il loro dovere di italiani senza !per questo aspirare a compensi, paghi della J60ddtsfazione di avere anche essi contribuito 'alla grandezza della Patria. Sentono anzi i ifarrovleri che di fronte al sangue che i loro Ifratelli offrono in olocausto per la maggior ''gloria d'Italia, il loro intenso lavoro, per quanto necessario, è ben poca cosa. Essi si 'sentirebbero umiliati se mentre gli nitri oftroIno con sublime slancio di vita, essi non potesse» offrire nemmeno tutte le loro energia. Propongono quindi di respingere ogni forma di compenso fieri solo che tutti riconoscano come l'anima loro vibri con entusiasmo all'unisono con quella del Paese e quando è necessario essi sanno innalzarsi al 'di sopra di ogni egoismo di classe. Invitano pertanto i rappresentanti di tutte le categorie 'di ferrovieri perchè si riuniscano e, facendosi interpreti del sentimento di tutti, facciano istanza perchè la direzione generale ideile ferrovie, tenendo conto del nostro cteisiderto devolva a più nobile scopo la somma destinata». , , „ ' Commentando la proposta dei.ferrovieri della sezione milanese. Il « Messapsero », scrive : ;■ La generosa proposta dei ferrovieri milanesi, alla quale non mancherà, siamo sicuri, |il consenso dcU'iritera organizzazione, va segnalato all'ammirazione ed alla riconoscenza idei paese. Onesta guerra redentrice ha risuiscttato e vivificato le pia alte e più pure viritù di patriottismo, di abnegazione e di sacriiflcio. Sopite le discordie di parte, gli egoismi 'di classe, tutta l'anima italiana ha saputo elevarsi all'altezza della grande missione che la storia ha segnato in quest'ora tragica e gloriosa alla Patria nostra. Con questa offerta — conclude 11 «Messaggero» — che'servirà anche di esempio e di sprone a quanti non hanno fine ad oggi compiuto tutto il loro riovere, i ferrovieri acquistano un nuovo altissimo titolo di benemerenze di fronte al paese e del paese sappiamo di renderci interpreti tributando fervida e riconoscente lode ai ferrovieri milanesi ed ai loro compagni d'Italia». Roma, 10, sera. Stamane si e inaugurato il IV Congresso promosso dall'Associazioni; Nazionale ferroviaria movimentisti dello Stato. Fra i presenti notati i rappresentanti di tutte le Sezioni d'Italia, fra cui Hotnolo Rossi di Torino, Pietro Garlazzi, Ezio Cantini di Milano, Giuseppe Veroli eli Bologna, Umberto Prischi. Giuseppe Capezzuoli. Filippo Frontigni di Firenze, Romeo Carocci di Ancona, Luigi Misservulle di Roma. Il Comitato Centrale è al completo col presidente Vincenzo Trotti. Sono, presenti i duo rappresentanti legali del personale al parlamentino, dott. Arturo Pecoraro e Giovanni Còlaherl. In principio di seduta, su proposta Pecoraro, vengono eletti presidenti Francesco Ferrante di Bari e Filippo Grazia di Messina. Nell'assumere la presidenza, Filippo Grazia porge il saluto della sua Sicilia e ringrazia i colleghi per la prova di fiducia e di affetto. Dopo di aver passato in rassegna gli argomenti scritti all'ordine del giorno, l'oratore con patriottico pensiero invia, un reverente saluto ai caduti nella guerra santa che la Patria combatte i.n questo momento, ed esprime l'au gurio che il nostro valoroso esercito nel più breve termine raggiunga le aspirazioni da tanti anni vagheggiate, riconquistando all'Italia quei suoi confini naturali usurpati dai .nostri secolari nemici. Chiude fra vivi, applausi inneggiando all'Italia ed all'esercito. Il dottor Arturo Pecoraro rileva l'importanza dell'ora presente, in cui i popoli della terra formano due campi soltanto, gli uni pugnanti per la giustizia e la libertà, gli altri per la forza e l'oppressione. L'Italia — dice in ogni età maestra di diritto aveva la sua linea segnata ed ha preso, sicura, il posto che la iW'if» e la storia le avevano designato e rintuzza' l'orgoglio e la nurbanza dei nemico secolare. L'esercito invitto porta il tri colore tra la gente nostra di sangue e di civiltà mnvnaria. Nessun auspicio migliore — conclude l'oratore — che l'inizio dei nostri la» vorl con la fede della completa vittoria delle armi nostre. La storia dirà che i ferrovieri umili e negletti, furono i fattori non ultimi della preparazione dell'avanzata sapiente; di rà anche che alla fortuna della Patria essi offrirono in olocausto i loro diritti ed i bisogni delle loro famiglie e non romperanno la tregua sinché dura il bisogno della patria e fiduciosi attendono che la più grande Italia sia dispensiera di giustizia anche per loro. « Ed intanto tutti con me eleviamo il grido del cuore: «Evviva l'Italia 1 ». 11 discorso del dottor Pecoraro suscita vi vissiimo entusiasmo. L'assemblea, In piedi, ap plaude fragorosamente ripetendo vivamente » Evviva l'Italia ed il suo valoroso esercito! » Poscia il presidente dell'Associazione, cava ltere Trotti, spiega come non grandemente prospere possano dirsi le sorti dell'Associazio ne. a causa degli oneri gravi per il sussid.o alle famiglie dei morti, la difesa legale costo sissima. i.l contributo alla Federazione. Ac cernia allo ■"""irfolta organiche dei gruppi cagione dei continuati traslochi e della scarsa propaganda perchè difficile e costosa. Si augura che dal Congresso esca la proposta di un ra dicale rimedio ai mali che ha denunziato Termina -'"Marnando l'attenzione del Congresso sul fatto che nessun aiuto materiale è stato dato all'Associazione. Sulla relazione Trotti si apre la discussio ne. La relazione viene approvata. Nella seduta pomeridiana, presiedutta da Fi lippo Grazia, capo-stazione di Messina Porto signor Azario, di Genova, espone la relazione dei revisori, che viene approvata insieme colla relazione morale e la relazione finanziaria. I rappresentante oiovanni Coloneri illustra l'opera svolta dalla rappresentanza ferroviaria mettendo sipecialmente in rilievo le incengruen ze riscontrate nell'autonomia delle gestioni, ne regio decreto per i turni di servizio e nel fun zionamento della rappresentanza, dovute spe cialmente alla legge difettosa in se stessa alla sua errata applicazione. La relazione Co loneri viene approvata. Il dottor Pecoraro associa alla relazione di Coloneri in quanto che l'azione fu esplicata di comune accordo rivendica le benemerenze dei capi-stazione, co me di quelli che'hanno il compito di coordi nare e dirigere tutto il vasto e complesso ser v;zio delle stazioni; lamenta che l'amministrazione non conferisca un trattamento adeguato all'autorità e al prestigio che sono necessari nell'esercizio di una tanto delicata e importan te funzione, perchè i dirigenti le stazioni sono il fulcro di tutto il servizio attivo ferroviario L'oratore conclude augurandosi elio la vitto ria Italiana sui campi di battaglia segni l'èra nuova delle rivendicazioni dei diritti di filasse. La discussione si chiude con l'approvazione di un lungo ordine del giorno di plauso all'o perato della rappresentanza. a gioita di ieri in loie (Tribunale Penale - Sezione II' feriale) La trovata di un disoccupato — li capomastro bancarottiere. Il decoratore Pietro Genova, bighellonando un giorno per le vie della citta In cerca di una qualsiasi occupazione, senti vantare in un crocchio le virtù caritatevoli di certa signora Catterina Gamno vedova Carette. Lo sfaccenuo ebbe come un lampo di genio e senz'altro mise in attuazione il suo piano. Il mattino seguente la s.gnora Caterina Gamno vedova Caretto, che abita in via Galliari 33, riceveva una letterina assai gentile a firma Giovanni Destefanis, nella quale, premessa una narrazione assai commovente d'uno stato miserevole di famiglia, lo scrivente faceva appello alla bontà della ben nota benefattrice onde ottenere un sussidio per sè e per i teneri figli suol. La letterina era accompagnata da un biglietto del Rettore Maggiore dei Salesiani, don Albera, nel quale il sacerdote si rendeva garante del vero stato del ridite dente. La signora Caretto stette un po' perplesso, e poi, subodorando in questo affaruccio un'losco tentativo di truffa, si recò essa stessa all'Istituto dei Salesiani per avere la conferma della raccomandazione. Ed il trucco, apparve in tutta la sua evidenza. Don Albera non aveva scritto nessun biglietto del genere. Fu avvertita la Questura ed alla sera, quando un individuo si presentò alla porta di casa della signora Caretto qualificandosi per il Giovanni Destefanis autore della letterina implorante sussidi, due guardie di pubblica sicu-. rezza lo acciuffarono e lo dichiararono in ar<resto. Si trattava appunto del decoratore disoccupato Pietro Genova. Ieri, egli si ebbe dal Tribunale due mesi di reclusione e duecento lire di multa. Lo ha dir feso l'avvocato C. A. Damiani. Una colonia agricola per gli orfani dei cadati per la Patria ! Romat 10, mattino. Il Comitato'Nazionale per la mutualità agraria ha da tempo iniziato la raccolta di rette per il mantenimento di orfani di soldati mori. sui patti colonici (Per tele tono alla Stampai. Roma, io, sera Fra i decreti ultimamente sottoposti dal Mi in guerra in una colonia agricola apposita- "lstro dod Agricoltura, senatore Cuvasola, alla mente creata. i firma del Luogotenente principe Tommaso, ve Visto l'esito'favorevole dell'iniziativa, ha lan-i è, un° articolarmente importante. In pros sunna della scadenza dei putti colonici eh quasi in tutta italia vengono rinnovati anno per anno in autunno, a cominciare dal mese di settembre, i ciato la proposta di un'opera nazionale per i figli dei contadini morti in guerra. A tale scopo ha promosso la costituzione di un Comitato promotore. Per ragioni di opportunità, essendo il veneto la regione più vicina ai luoghi dove si combatte la nostra guerra, dal Veneto vollo fosso lanciata la proposta a tutte le regioni d'Italia, il 5 agosto <-bbc lu maggiorenti delle organizzazioni agrario nazionali si erano preoccupati del fatto che non pochi sono i capi ' di fam glia, i coltivatori, che, richiamati alle arm devono abbandonare l'usato lavoro dei campi in quali condizioni si sarebbero trovale 1 Vicenza, sotto la presidenza dell'on. Teso, una-;1' f1"?11 .fiOPO^iOM - sl. *aJ™3ber° trovale K pHma riunione. L'idea fa ora là sua strada, j '»'8 f dei mezzadri dei fittavoli, ecc.. inca Quanto prima un'importante adunanza si terrà ' »"cl dl «°ntmrre nuove convenzioni con n Roma. | L'arrivo di UQQ italiani che vengono a servire la Patria j Genova. 10, mattino. I Nel pomeriggio di'ieri è giunto il grande 'transatlantico Tommaso di Savoia, che aveva la bórdo 1100 connazionali. Ad assisterò all'arrivo si erano recati i membri della « Pro PaItria », del Comitato di preparazione civile, e ila banda del Tiro a segno. Quando l'imponen(te nave si e ormeggiata al ponte P.o Alberto Idei Belgio, la musica ha intonato inni patriottici, fra grande entusiasmo. 1 connazio■nali sono subito sbarcati, e sono siati salutati dagli applausi della folla. Erano tutti fregiati 'di bandierine italiane e americane. PIOCOLA CRONACA Per guata rubrica rivolijeni a naa5?aslcln e Togler EMORRO SBOza operazione epuents invite Il nuovo METODO si insogna gratuitamente ai Signori Medici c a olii no farà richiesta. La cura indolora si può faro in casa propria od in qualunque ■taf ione Bonza dover interrompere le proprie occupa- 1 ■ioni. Curo speoillcho perle •■ ;-.lattie dell 'in testino e |icr I Ufnuigioso radicalo della Stitishozza senza purganti. 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Nmneios avrebbero potuto essere gli sfratti di queste famiglie coloniche a cui di un tratto sarebb venuta meno ogni garanzia di sostentamento pur non mancando ad esse l'attitudine al lavoro e la capacità di trarre dal suolo, anch' in assenza del loro capo, l'usato prodotto vantaggio di se stesse, dei proprietari e de paese. 11 ministro Cavasola ha creduto di risolvei'! la questione, sia dal punto di vista umanità rio, sia con criteri equi ed opportuni anche i confronto del diritto dei proprietari e della convenienza che il paese ha alla continuazione del rendimento della torra. Infatti si è acceduto al concetto di accordare la facoltà ai capi di famiglia chiamati alle armi di ottenere, con una semplice richiesta la proroga dei patti co Ionici per la durata di un altro anno: e. conseguenza, è stato formulato un decreto luo gotenenziale di cui non conosciamo finora particolari. E' noto che le famiglie coloniche sono qua: sempre numerose e che in esse spesso qua.1 cuno dei congiunti più autorevoli può far le veci del capo e che larga parto nell'attività produttrice dell'azienda agraria hanno anchf le donne: mediante il concorso di tali elementi la continuità dei lavori può essere assicurata. Ma può anche accadere qualche volta che queste meno sfavorevoli condizioni non si verifichino o che non corrispondano al bisogno la capacità delle famiglie prive dei Ioto rapo- in tali cosi il decreto provvede accordando ai proprietari di servirsi dell'opera sussidiaria di avventizi a carico dei coloni. Questi i criteri fondamentali del provvedimento adottato. Reati e Pene Brero per bancarotta semplice e fraudolenta, essendo oltre a tutto,affatto sprovvisto di libri commerciali e di qualsiasi altro documento su cui ricostruire la disgraziata e travagliata sua vita commerciale. Per quei titoli di reato il capomastro-giardiniere fu rinviato a giudizio del Tribunale. Pochi giorni prima del processo, che ieri ebbe luogo, lu arrestato. Gli si faceva carico di avero distratto per ventimila lire dalle attività fallimentari, di avere sottratto attrezzi e boscamenta in danno della massa dei creditori. Ma il Brero, travagliato da disavventure famigliari, potè dimostrare essere più che altro vittima di contratti di appalto di mano d'opera rovinosi, assunti a troppo basso prezzo col miraggio di nuove operazioni più-lucrose: accampò la sua incoscienza, le incertezze della sua mente turbata da dispiaceri e da delusioni- in sostanza eccepì, come si dice, la sua buona fede. La quale difesa accolse il Tribunale, e pur raccomandando al Brero di abbandonare le pericolose speculazioni e di ritornare ai suoi placidi orti, lo mandò prò. sciolto dall'una e dall'altra imputazione. Presidente: cav. Monti — P. M. : cav. Bameri — Difesa : aw. Damiani — Cancelliere : Cassara. Il signor Giacinto Brero, di Druent, fino ad una rispettabile età aveva fatto il giardiniere, quando volle succedere àT vecchio padre nelle mansioni di capo-mastro. Avrebbe fatto meglio a continuare a curare i suoi fiori ed a coltivare le sue ortaglie negli ubertosi piani del suo paese; ma l'improvviso desiderio di più lauti guadagni e di opulenti affari lo sorprese e lo getto in mezzo ai progetti di costruendo case, a contratti di mano d'opera, a speculazioni edilizie. Breve vita ebbe il suo esercizio 1 Dopo un palo d'anni di lavoro, dopo di avere assunto la costruzione di parecchie case, impigliato in contratti impossibili, inesperto, incerto, pressato dai fornitori, dovette, rassegnare il suo bilancio e dichiarare il fallimento. I fornitori insorsero come un sol uomo contro il Brero, come quello che li avrebbe rovinati. Costui, secondo la denuncia degli Innumeri creditori, avrebbe poco prima della dichiarazione del fallimento su istanza propria, ritirato per più di ventimila lire dai committenti le case; non si sarebbe curato di pagare materiali impiegati nelle costruzioni, e si arebfce affrettato ad intascare quella somma, lasciando in asso i fornitori ed attaccandosi all'ancora di salvezza dei commercianti sbalestrati dalla tempesta dello sbilancio: il fallimento ! Fu spiccato mandato di cattura contro il n mim l'oiore della sorella Roma, 10. mattino. Una tragedia è avvenuta alla caserma del Corpo automobilisti, alla Farnesina. Giovanni Bonna, d'anni 32, messinese, ha mortalmente ferito il seduttore della propria sorella, il soldato automobilista Beccina e poi si è costituito. Il soldato Beccina aveva conosciuto tempo addietro la giovane Moria Bonna. Be. centemente il Beccina fu trasferito a Roma. Egli partiva senza avvisare ramante, abbandonandola, n fratello della sedotta venne a Roma' per chiedere al seduttore della sorella che riparasse al fallo commesso. Egli ebbe a Ro;m$< due colloquii col Reccina. Pareva che 1 due collòqui! dovessero condurre a un accomodamento. Invece nel pomeriggio di ieri è scoppiata la tragedia. .Mie 14,30 il Bonna si recò alla caserma. Alcuni minuti dopo nella camera dove conversava col Reccina echeggiarono due colpi di rivoltella. I soldati accorsero premurosamente, lisi trovarono il Reccina che si contorceva al suolo, e il Bonna in piedi, colla rivoltella in pugno. Alcuni soldati si precipitarono su lui, ma egli consegnò la rivoltella, dicendo: «Non fuggo. Costui aveva disonorato il mio nome, e io l'ho ucciso ». Il Reccina fu trasportato all'Ospedale Militare del Celiò. E' ferito gravemente. Un proiettile ò penetrato nel quarto spazio intercostale ed è uscito dalla scapola. I sanitari lo giudicarono in pericolo di vita. Il Bonna è stato consegnato ai carabinieri. Prigioniero in Tripolitania (Per teletono alla Stampa). Gasala Monferrato, 10, .-.aitino. Il Comando della Tripolitania annunzia con sua lettera al nostro Sindaco che il soldato del genio Demichelis Giuseppe della nostra città e stato fatto prigioniero di guerra sin dal 7 luglio dai ribolli della Colonia. La notizia è stata ieri comunicata alla famiglia, che da mo'tì mesi era priva di sue notizie. Da •ìuanto comunicano, i prigionieri sono ben trattati ma non possono dare e ricevere notizie. Il Demichelis qualche tempo trovavasl In Libia ove aveva preso parte a diversi fatti d'armi e la nuova che egli sia prigioniero ha sorpreso quanti lo conoscevano ardimentoso ed audace. Liosceetroenossmopore (Per teletono alla Stampa» Firenze, 10, Mca. Il Jvuotio Giornale pubblica-. « Sulla sepoltura del Beato Angelico, il grande pittore, chiamato fra Giovanni da Fiesole, perchè molto abitò ed operò a San Domenico 'da Fiesole, mentre in realtà era nato a vecchi, sul Mugello, c'era una grande incertezza e sopratutto una grande trascuratezza. Ora mercè le premure di due uomini così diversi per il pen-" siero e per la vita, ma più che fratelli nell'amore e nel culto dell'arte, l'on. Rosadi, sottosegretario alla pubblica istruzione e padre Lodovico Ferretti, dello stesso ordine dell'Angelico, è stato reso il meritato onore al grande artista del 400. Ecco il processo verbale; Poiché la sepoltura di Giovanni da Fiesole era da oltre tre secoli in stato di trascuratezza sconvenieute, il Ministro della Pubblica Istruzione, d'accordo con le Autorità Ecclesiastiche, ha provveduto alla identificazione ed ai riordinamento di tale sepoltura. Era noto per la cronaca della Chiesa di Santa Maria sopra Minerva, che 11 corpo dell'insigne Artista del 400 era stato deposto in un sepolcreto marmoreo nella cappella di San Tommaso di detta chiesa, presso il Cristo di Michelangelo. Nell'anno giubilare 1000 questa cappella fu ridotta, per agio del popolo a passaggio con uscita ' sull'attuale via Sant'Ignazio e in tale Incontro fu tolta dalla terra la pietra tombale e murata nella pane sinistra rispetto a chi proceda verso la nuova uscita». Sotto la pietra fu pure murato un epitaffio di due distici latini. Altro epitaffio di quattro distici, del quale le cronache hanno trasmesso il testo, non è stato mai ritrovato. Si poteva tuttavia dubitare che la sepoltura di Giovanni da Fiesole non fosse' presso la pietra non essendo escluso che questa potesse essere stata murata nella parete sinistra anziché nella destra, perchè occupata dal monumento degli Orsini. Era per ciò opportuno estendere le indagini. A questo fine si sollevò una botola esistente nel centro del braccio sinistro della chiesa; discendendo nell'angusto sotterraneo vi si rinvennero due casse di piombo che recavano indicazioni di morti del secolo scorso. Si sollevò un'altra botola più presso la cappella di San Domenico e, discendendo nel sotterraneo assai più capace e della forma di un coretto, vi si vedevano ancora intatti gli stalli in muratura nei quali dovettero essere collocate, .sedute, le salme dei Religiosi secondo l'uso tradizionale di alcuni Ordini monastici. Senonchè in tutto il sotterraneo erano ammassate e confuse legna peste ed ossa umane, in maniera da fare pensare che là dentro tosse penetrata l'acqua del fiume, come avveniva nel passato in quella parte infima della città, e tutto avesse sconvplto infraciditi) e dimesso. Abbandonate queste indagini sfortunate, si prese a scavare nell'edificio dell'ex-cappelia di San Tommaso, avendo credito il dubbio, per alcune cronache che facevano punto di vicinanza il Cristo di Michelangelo, che non fosse da quella parto la sepoltura. Procedendosi nello scavo di traverso alla cappella, si praticò una galleria sino verso il lato opposto. Cosi a circa due metri dalla parte occupata dalla pietra ed alla profondità di un metro e trenta del piano attuale si incontro il 21 luglio un muretto a sponda che ci rivelò la forma diuna tomba. Allora si procedette allo scavo ih perpendicolo e, fatta una larga, e profonda breccia, si mise in luce tutta la muratura sotterranea consistente In quattro muretti lunghi m. 2,40 per 1,5 e dello spessore di 25 centimetri. 11 muretto prossimo alla parete è interrotto per 98 centimetri. Attraverso alcune sponde maggiori erano collocate due lastre di marmo, che lasciavano supporre che sopra vi fosse stata adagiata una pietra tombale,. La qualità e la maniera della muratura in tufetto accreditavano la data del 400, e tutto il disegno della costruzione non lasciava dubbio che si fosse in presenza di una tomba nel fondo a sterro e nel senso opposto al primitivo altare della cappella, vale a dire nel senso in cui si seppellivano i morti. Nella cassa apparve un teschio di piccola misura, ancora intatto, tranne nello zigomo sinistro, con quattro denti, ia posizione supina, e presso di quello alcune ossa. E' ragionevole credere che questi fossero gli avanzi preziosi dell'artista del 400. Partecipavano a queste constatazioni, dell'esattezza delle quali fanno fede il sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione, e gli operai della Direzione delle Belle Arti, adibiti agli scavi, varii confratelli dell'Angelico, inginocchiati sugli orli della sepoltura. C'era, intorno a quel mistero di tomba, una riverenza, un'emozione generale; senonchè tra la terra che riempiva quel loculo si trovavano altre ossa che evidentemente appartenevano a due corpi, ciò che imponeva il massimo riserbo nell'identificazione. Misurato il teschio, rinvenuto in quella particolare posizione e confrontato con la faccia scolpita nella pietra tombale e che assai probàbilmente dovette essere modellata dalla maschera impressa sul cadavere, giusta l'uso già in pratica nel 400, tanto che si conserva ancora la maschera di Sant'Antonino, contempo raneo e confratello dell'Angelico, si accertò la perfetta coincidenza dello zigomo, dei lobi frontali. A questi riscontri parteciparono anche due periti anatomici i quali opinarono che il teschio potesse appartenere al secolo XV. Su questi dati è lecito stabilire, in linea di probabilità, che il teschio appartenga all'Angelico. Frattanto fu chiuso in una cassetta di piombo con la scritta: a Cranio attribuito a Fra Giovanni da Fiesole nel reperimento: 21 li/Alio 1915». Ed insieme alle ossa raccolte nella sepoltura, senz'altro . distinzione arbitrale, fu collocato in un'altra cassa di piombo con la scritta: « Ossa varie ritrovate nella sepoltura di Fra Giovanni da Fiesole, 21 luglio 1915 ». Quindi la cassa fu deposta nella sepoltura ed iti corrispondenza di questa fu collocata la pietra tombale ed a piedi della parete in cui questa era stata confissa, togliendola dalla sua posizione naturalo, come inutile ingombro, fu murata la lapide con due distici attribuiti a. Papa Nicola V, che ordinò la primitiva sepoltura. Agli angoli della pietra furono infisse quattro colonnette in bronzo per riparo ed ornamento dell'originario sepolcro che, nella si i schietta e severa semplicità,' ricorda uno dei maestri più squisiti della bellezza che lavorò ispirato dal sentimento e dalla fede. Redatto il presente processo verbale oggi 7 agosto 19)5 nei M;mistero della P. I. I sottoscritti in fede della complessa operazione eseguita: il sottosegretario di Stato, on. Giovanni Bosadi; il Direttore generale delle Belle Arti, prof. Corrado Birci; il sopratntendente dei monumenti' di Roma, prof. Antonio Muiloz, il Padre dell'Ordine dei Predicatori, Alberto Zucchì, Provinciale romano; fra Filippo Caterini, priore della Basilica della Minerva; fra Domenico Antoni; fra. Lodovico Angelico Ferretti, del convento di San Domenico di Fiesole ». Oggi il monumento, cosi come è stato ridotto nella sua dignità primitiva, colle aggiunte fatto per l'ornamentazione che conferiscono importanza nuova e singolare, è oggetto del culto e dello venerazione. A rendere più degno il monumento si sta pensando di decorare la parete dalla parte libera dalla pietra tombale, dipingendovi ad affresco mia copia di qualche capolavoro dell'Angelico e facendo pendere sul centro della pietra una graziosa e severa lampada votiva, perpetuamente accesa. Giornali e Riviste Maurice Barres. ia un grazioso articolo *neddotlco, pubblicato sulla rivista tes Annate», mette. In contrasto, in un curioso parallelo, la gentilezza francese e la brutalità, tedesca, quali si rivelano quoucuanamente sui campi di battaglia. «La Gentilezza francese — osserva l'illustre accademico — è un vecchio motto che Giovanna d'Arco e Baiardo amavano: «Gentilezza! »..Sono andato a cercarne la significazione nei lessici, alla biblioteca dell'Istituto. Gentilezza è una nobiltà perfetta. « Di Gentilezza co n'è alquanta: essa 6 virtù della discendenza del re Davide », è scritto nel poema di Lancellotto del Lago. « Ma non è abbastanza — repUca il romanzo della Bosa : — Gentilezza di legnaggio non è Gentilezza che vale ».La Gentilezza è un insieme di maniere belle e graziose, di virtù, di qualità fisiche e morali, visibili e invisibili, che sono nel sangue sincero e che non mente. Gentilezza, è coraggio, amabilità, generosità. « Allegrez moi par votre gentilesse • Les cruels maux que me faites avoir ». A questo appello dei più antichi guerrieri i nostri soldati d'oggi sanno rispondere ancora. Leggete questo frammento di lettera scritta da un ufficiale dei territoriali:' « Noi abbiamo fattp un prigioniero ferito: era un professore a Colonia. Curandolo, ebbi il mio abito lordato di sangue tedesco. Non sarà l'ultimo, spero. I miei soldati, da demoni che erano pochi minuti prima, al momento dell'assalto, dinanzi o.l prigioniero divennero angeli di carità: imo offri al ferito di Colonia il suo sacco per origliere, un altro gli diede da bere nella sua boracela; tutti gli si fecero intorno per curarlo e sorreggerlo. Mi ' si rivolse, quel ferito e mi supplicò di non ucciderlo. Fu sorpreso quando gli dissi che in Francia non si uccidono i prigionieri e che i feriti si considerino come saori. Il disgraziato entrò, la sera stessa, nello stato d' coma: fu mandato a un ospedale, da dove sarà partito, probabilmente, per l'altro -mondo». Questa tendenza a non essere brutali è cosi forte nei francesi — osserva Barres — che può portare fino a un sentimentalismo dannoso, contrario agli interessi della vera guerra. Ma non ci sono nobili qualità che non possano avere qualche inconveniente: la storia militare francese ricorda numerosi errori provocati dalla troppa lealtà e gentilezza dei soldati. La Germania non. cade mai in questi nobili errori. I francesi hanno sempre voluto al coraggio aggiungere la cortesia. I tedeschi invece hanno sempre voluto far trionfare, sulla bontà, la violenza. **# SI disse molte volte che i polacchi avrebbero accolta con gioia la fine del giogo moscovita e che si sarebbero fidati delle promesse degli imperi centrali. Una scrittrice russa, R. OUtleniz-Kaya, dice sul flesfo del Carlino che quest'opinione è profondamente errata. I polacchi sono tra gli slavi i più flessibili, i più raffinati, 1 più focosi, i più spensierati, ma sono anche cavallereschi per eccellenza e generosi. Essi odiano il tedesco, il prussiano, l'oppressore della Posnania. La lingua tedesca è bandita nella società polacca ed il tedesco, il niemlec è disprezzato. Quello che i polacchi odiavano nei russi erano d metodi del loro governo lo sforzo grossolano per quanto inabile di snazionalizzare la Polonia. L'orgoglio degli oppressi metteva una barriera tra questi ed i padroni. Era un odio deliberato, non istintivo. E l'anno scorso, quando la guerra proruppe ed 11 granduca Nicola promulgò il manifesto famoso, la.fratellanza slava e gli scopi comuni, la ripugnanza innata contro i tedeschi fu dai polacchi sentita ed espressa con indubitabile sincerità. Il Regno di Polonia è unito all'Impero rosso da legami difficilmente spezzàbili P'ietrogrado. Mosca, Kiew, le più lontane regioni del Volga e la Sib3ria approfittavano dei progressi dell'industria polacca. Tutti i disordini esteriori e tutti i mali e tutte le deficienze del regime russo non poterono impedire che la vita economica dei due paesi divenisse organicamente una. E per quanto i nazionalisti polacchi tenessero fermo, i rapporti fra i due popoli consanguinei s'ingentilivano sempre più la rigidità scemava e la necessità di intese più cordiali era riconosciuta universalmente, mentre i migliori spiriti russi alla Duma e nella stampa combattevano per la libertà polacca. Se in questo anno di guerra la nuova Polonia russa fu scossa da qualche brivido di dubbio, se qualche cirr-rvln rno«"fnbo rimaneva in azione, ciò non può sorprendere quando pensi alla tragica sorte della nazione polacca divisa e contesa fra tre signorie: la tedesca, più dura di tutte. Oggi tutu fanno larghe pròmesse alla Polonia. Varsavia per conto suo non è dubbio che ha fatto da tempo la sua scelta: con la Russia, se il grande impero mantenga le promesse libertà e la recente autonomia. 0IGESTIB LE.- CAGHSTS il " TOT" non rinforza con eccitanti artificiali come i rigeneratori: ma rinrlgofiace naturalmente con ottime digestioni. Istituto Bicaldone ANNO XXXI — Via Madama Cristina. 51 — Telet. I-SI Meco - fìlnn»Mio - Istituto Tecnico (completo) - Scuola Tecnici». — Colla indù di Agosto apertura del Corsa preuaratorio egli esami di riparazione. (967» LICENZA TECNICA ai può ottenere a Febbraio iacrivandoal Corso Serata (Seziona Speciale). Altertura 1 Settembre. 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Feliée Venosta, in una sua monografia storica intitolata appunto « La Battaglia di Novara » edita nel 1864, in Mila no, da Carlo Burbini, da la stessa cifra- ag giunge 40G0 feriti e 2000 prigionieri per giùnta Le quali cifre si trovano già in una relazione di carattere militare uscita nel 1830 a Torino scritta da quello stesso ufficiale che illustrò e commentò la battaglia di Custoza del 1848 Anche per ciò che si riferisce olle perdite della battaglia di San Mai-tino, la rivista dava 667 molti e dai 2000 ai 3000 feriti. Ma sulla famosa torre di Solferino c'è una lapide che indica fra i morti di San Martino un generale, tre colonnelli, settantasei ufficiali e duemila e duecento soldati. C'è poi la relazione del generale Della Rocca che parla anche di 167 ufficiali feriti, di 3405 fra sottufficiali e soldati feriti alla loro volta; con un'altra giuntatila d 1258 prigionieri, senza contare i dispersi. Ma la differenza è ancora più stridente fra le cifre della rivista e quelle ufficiali circa la battaglia di Custoza (1866). Ei^co le cifre della rivista: morti 736, feriti 3189. Come si vede, non si arriva nemmeno alla perdita di 4000 uomini. Invece Gaspàr Amico, nel suo saggio critico sulle battaglie di Llssa e di ristoza (pubblicato nel 1868, da Carlo Burbini, in Milano) dà una perdita, in morti e feriti, di « 8155 », senza contare 1800 prigionieri; e la cifra dei morti è fissata in « duemila >. *** L'Università Mac GUI di Montreal nel Canada ha conferito recentemente a re Alberto del Belgio la. laurea ad honorem in giurisprudenza. Vlndipendence belge dice che nell'ultima riunione del Consiglio accademico della facoltà politico-legale di quell'istituto fu votato all'unanimità il seguente ordine del giorno: « Il Collegio dei professori della facoltà di giurisprudenza della libera università di Montreal, letto lo statuto della fondazione, udito il parere degli intervenuti, delibera di laureare ad honorem in giurisprudenza Sua Maestà il re Alberto I del Belgio. Questo attestato vuole essere una modesta testimonianza della profonda ammirazione che ha suscitalo in .tutto il Canada il suo coraggio eroico e la sua eroica abnegazione. Be Alberto I merita l'ammirazione del mondo, perchè ha saputo organizzare e condurre il popolo al sacrificio e perchè è ancora alto e invitto contro l'attacco ingiustificato dei tedeschi. Egli è un patrono del diritto e della giustizia ». Il testo del documento venne comunicato al Re, che ha ringraziato. . Libri ricevuti Arturo Foa: 1,cuori d'Italia. — S. Latte6 e C, editori. Torino. Avv. 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Ferretti La tomba del Beato Angelico scoperta e identificata dall' on.Rosadi e da P. L. Ferretti Liosceetroenossmopore (Per teletono alla Stampa» Firenze, 10, Mca. Il Jvuotio Giornale pubblica-. « Sulla sepoltura del Beato Angelico, il grande pittore, chiamato fra Giovanni da Fiesole, perchè molto abitò ed operò a San Domenico 'da Fiesole, mentre in realtà era nato a vecchi, sul Mugello, c'era una grande incertezza e sopratutto una grande trascuratezza. Ora mercè le premure di due uomini così diversi per il pen-" siero e per la vita, ma più che fratelli nell'amore e nel culto dell'arte, l'on. Rosadi, sottosegretario alla pubblica istruzione e padre Lodovico Ferretti, dello stesso ordine dell'Angelico, è stato reso il meritato onore al grande artista del 400. Ecco il processo verbale; Poiché la sepoltura di Giovanni da Fiesole era da oltre tre secoli in stato di trascuratezza sconvenieute, il Ministro della Pubblica Istruzione, d'accordo con le Autorità Ecclesiastiche, ha provveduto alla identificazione ed ai riordinamento di tale sepoltura. Era noto per la cronaca della Chiesa di Santa Maria sopra Minerva, che 11 corpo dell'insigne Artista del 400 era stato deposto in un sepolcreto marmoreo nella cappella di San Tommaso di detta chiesa, presso il Cristo di Michelangelo. Nell'anno giubilare 1000 questa cappella fu ridotta, per agio del popolo a passaggio con uscita ' sull'attuale via Sant'Ignazio e in tale Incontro fu tolta dalla terra la pietra tombale e murata nella pane sinistra rispetto a chi proceda verso la nuova uscita». Sotto la pietra fu pure murato un epitaffio di due distici latini. Altro epitaffio di quattro distici, del quale le cronache hanno trasmesso il testo, non è stato mai ritrovato. Si poteva tuttavia dubitare che la sepoltura di Giovanni da Fiesole non fosse' presso la pietra non essendo escluso che questa potesse essere stata murata nella parete sinistra anziché nella destra, perchè occupata dal monumento degli Orsini. Era per ciò opportuno estendere le indagini. A questo fine si sollevò una botola esistente nel centro del braccio sinistro della chiesa; discendendo nell'angusto sotterraneo vi si rinvennero due casse di piombo che recavano indicazioni di morti del secolo scorso. Si sollevò un'altra botola più presso la cappella di San Domenico e, discendendo nel sotterraneo assai più capace e della forma di un coretto, vi si vedevano ancora intatti gli stalli in muratura nei quali dovettero essere collocate, .sedute, le salme dei Religiosi secondo l'uso tradizionale di alcuni Ordini monastici. Senonchè in tutto il sotterraneo erano ammassate e confuse legna peste ed ossa umane, in maniera da fare pensare che là dentro tosse penetrata l'acqua del fiume, come avveniva nel passato in quella parte infima della città, e tutto avesse sconvplto infraciditi) e dimesso. Abbandonate queste indagini sfortunate, si prese a scavare nell'edificio dell'ex-cappelia di San Tommaso, avendo credito il dubbio, per alcune cronache che facevano punto di vicinanza il Cristo di Michelangelo, che non fosse da quella parto la sepoltura. Procedendosi nello scavo di traverso alla cappella, si praticò una galleria sino verso il lato opposto. Cosi a circa due metri dalla parte occupata dalla pietra ed alla profondità di un metro e trenta del piano attuale si incontro il 21 luglio un muretto a sponda che ci rivelò la forma diuna tomba. Allora si procedette allo scavo ih perpendicolo e, fatta una larga, e profonda breccia, si mise in luce tutta la muratura sotterranea consistente In quattro muretti lunghi m. 2,40 per 1,5 e dello spessore di 25 centimetri. 11 muretto prossimo alla parete è interrotto per 98 centimetri. Attraverso alcune sponde maggiori erano collocate due lastre di marmo, che lasciavano supporre che sopra vi fosse stata adagiata una pietra tombale,. La qualità a e r e e o ò i . o e , e à e la maniera della muratura in tufetto accreditavano la data del 400, e tutto il disegno della costruzione non lasciava dubbio che si fosse in presenza di una tomba nel fondo a sterro e nel senso opposto al primitivo altare della cappella, vale a dire nel senso in cui si seppellivano i morti. Nella cassa apparve un teschio di piccola misura, ancora intatto, tranne nello zigomo sinistro, con quattro denti, ia posizione supina, e presso di quello alcune ossa. E' ragionevole credere che questi fossero gli avanzi preziosi dell'artista del 400. Partecipavano a queste constatazioni, dell'esattezza delle quali fanno fede il sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione, e gli operai della Direzione delle Belle Arti, adibiti agli scavi, varii confratelli dell'Angelico, inginocchiati sugli orli della sepoltura. C'era, intorno a quel mistero di tomba, una riverenza, un'emozione generale; senonchè tra la terra che riempiva quel loculo si trovavano altre ossa che evidentemente appartenevano a due corpi, ciò che imponeva il massimo riserbo nell'identificazione. Misurato il teschio, rinvenuto in quella particolare posizione e confrontato con la faccia scolpita nella pietra tombale e che assai probàbilmente dovette essere modellata dalla maschera impressa sul cadavere, giusta l'uso già in pratica nel 400, tanto che si conserva ancora la maschera di Sant'Antonino, contempo raneo e confratello dell'Angelico, si accertò la perfetta coincidenza dello zigomo, dei lobi frontali. A questi riscontri parteciparono anche due periti anatomici i quali opinarono che il teschio potesse appartenere al secolo XV. Su questi dati è lecito stabilire, in linea di probabilità, che il teschio appartenga all'Angelico. Frattanto fu chiuso in una cassetta di piombo con la scritta: a Cranio attribuito a Fra Giovanni da Fiesole nel reperimento: 21 li/Alio 1915». Ed insieme alle ossa raccolte nella sepoltura, senz'altro . distinzione arbitrale, fu collocato in un'altra cassa di piombo con la scritta: « Ossa varie ritrovate nella sepoltura di Fra Giovanni da Fiesole, 21 luglio 1915 ». Quindi la cassa fu deposta nella sepoltura ed iti corrispondenza di questa fu collocata la pietra tombale ed a piedi della parete in cui questa era stata confissa, togliendola dalla sua posizione naturalo, come inutile ingombro, fu murata la lapide con due distici attribuiti a. Papa Nicola V, che ordinò la primitiva sepoltura. Agli angoli della pietra furono infisse quattro colonnette in bronzo per riparo ed ornamento dell'originario sepolcro che, nella si i schietta e severa semplicità,' ricorda uno dei maestri più squisiti della bellezza che lavorò ispirato dal sentimento e dalla fede. Redatto il presente processo verbale oggi 7 agosto 19)5 nei M;mistero della P. I. I sottoscritti in fede della complessa operazione eseguita: il sottosegretario di Stato, on. Giovanni Bosadi; il Direttore generale delle Belle Arti, prof. Corrado Birci; il sopratntendente dei monumenti' di Roma, prof. Antonio Muiloz, il Padre dell'Ordine dei Predicatori, Alberto Zucchì, Provinciale romano; fra Filippo Caterini, priore della Basilica della Minerva; fra Domenico Antoni; fra. Lodovico Angelico Ferretti, del convento di San Domenico di Fiesole ». Oggi il monumento, cosi come è stato ridotto nella sua dignità primitiva, colle aggiunte fatto per l'ornamentazione che conferiscono importanza nuova e singolare, è oggetto del culto e dello venerazione. A rendere più degno il monumento si sta pensando di decorare la parete dalla parte libera dalla pietra tombale, dipingendovi ad affresco mia copia di qualche capolavoro dell'Angelico e facendo pendere sul centro della pietra una graziosa e severa lampada votiva, perpetuamente accesa.