Di qua e di là dall'Isonzo

Di qua e di là dall'Isonzo La nostra Di qua e di là dall'Isonzo nostro inviato speciale) . loglio fn qufsji treni che ci trasportano qua e là per il,Veneto, dove 6 proibito affacciarsi, guar dare, parlare di guerra, dove e proibito respirare anche una semplice innocua boccata d'aria,, dove la consegna 6 di... sudare, mudare sino alja liquefazione, un siornalista tetragono al caldo e di-tenace.volontà potrà seniore raccogliere buona messe «li notizie. lì" in questa maniera cheto ho potuto fermare sul mio taccuinp voci che venivan di qua e voci che venivamo di là dall'Isonzo, il fiume,attorno al quale si è combàttuto e si combatte con lieta fortuna. . La collina terribile : Si vive colà in una vibrante atmosfera di guerra. Da Versa *a Medea, da Medea a Cormons ed a Capriva, caduta in nostra mano ranciamente insieme a Lucinico, clie fu conquistata tra un'divampare di incendi sotto i quali crollavano gran parte delle sue abitazioni, sembra di passare in un mondo disordinato e sconvolto dove uomini e animali,, militari e borghesi, veicoli d'ogni genere s'incrocino, vadano, vengano, ritornino, in una confusione>caotica, senza uno scopo, senza una regola, senza una meta. Sembra : ma se ci si trattiene qualche ora. si comprende subito come si tratti soltanto d'un disordine' apparente, come quel macchinoso, impressionante, ingombrante traffico di guerra si muova per una serie d'invisibili ingranaggi e di •meccanismi perfetti, guidati a meraviglia da mani saggi e ed esperte. Ed è per mezzo di tutta quella gente e di tutte quelle cose che si va avanti e si avanti bene, verso Gorizia E ci Si arriverà malgrado gli sforzi del nemico, malgrado i cannoni che esso ha collocato a Sagradò a dominare la linea di congiungimento tra Cormons e Gorizia, malgrado le spie che ay/rerfono quei cannoni del momento opportuno per sparare, del punto preciso in cui si trovano i nostri, auto-carri col materiale im portante o le automobili con personalità del Comando, Andando da Cormons verso Gorizia si incontrano: a sinistra Sabotili, a destra le alture di Sagrado. e nel centro la collina di Podgora, che copre completamente Gorizia, c la strappa per ora all'avidità del nostri sguardi e delle nostre artiglierie. La cdllina di. Podgora è un miracolo di fortificazione: gli austriaci vi hanno impiegato tutta la loro scienza, vi hanno profuso la massima spesa. Tutto 11 colle è trasformato in fortezza con ridotte blindate Interne; le trincee, blindate -anch'esse, sono -munite di finestrini con coperture di protezio-' ne, che si aprono solo per lasciare passare il lucile e la fucilata, e poi si chiudono automaticamente mettendo in salvo lo sparatore. - Quando i nostri si slanciano all'assalto eon quell'ardimento ammirevole che non conosce limiti, tutta la collina s'infiamma e vomita ferro.da centinaia di bocche ardenti: diventa un vulcano in. eruzione. Le cannonate, che ! partono dalia vetta, giungono da tutte le par■ti, da tutto le direzioni, cosicché si suppone [che i pezzi/di quelle batterie" siano fatti scor[iere su rotaie, per essere poi rapidamente tra. ; sportabili da un punto all'altro. Nemico cavalleresco ! Durante un assalto, i nostri si fecero cosi sotto alle trincee avversari^, che gli austriaci dalla loro posizione elevata sul colle urlavano a squarciagola in mezzo^alle più orribili bestemmie in tedesco : « Venite avanti, diavoli i d'italiani! Venite avanti, vigliacchi! ». Al che è I facile immugipare quali fossero le risposte dei I nostri soldatini. 11 capitano che li guidava — jera una compagnia di fanteria — non potè più trattenerli, e per sei volte consecutive, per un intero pomeriggio, l'assalto alle trincee di Podgora fu ripetuto. Benché percosso senza tregua dalle pallòttole e dalle 'granate, quel glorioso manipolo di coraggiosi, guidato da un capitano straordinario, che sorrideva sotto il ■fuoco come sotto mia pioggia di fiori, e ordinava, gli attacchi alla baionetta senza togliere la sigaretta dalle, labbra, combattè e avanzò ano a sera, quando,, trovato un • angolo morto», pensò a riposarsi. : E- ne aveva diritto : aveva consumato monizioni ma aveva compiuto, anche, gesta inaudite. Le trincee nemiche, dopo quei sei assalti, erano gravemente danneggiate, e dei loro difensori quanti aveano osato esperai erano stati freddati, tutti. E. l'impeto 'ita tale da suscitare l'ammirazione dello stesso inemico. Un parlamentare si presentò al traimonto per chiedere la licenza di poter raccore i feriti. Si accettò e fu sospeso il comafìimento. l"'i nostro capitano medico entrò fin quella circostanza - in .un forte di Podgora. (Trovò accoglienze d'una cortesia obbligante. Il colonnelle austriaca lo fece passare nella sala ;<di convegno degli ufficiali, e gli offerse lo ^chàrapagne: «poi manifesto l'ammirazione sua !e dei suoi colleglli per l'irresistibile impeto dei ttiosiri soldati in genere, e di quella eroica compagnia in ispecie.'E disse, cavallerescamente queste paiolo : — Dica a nome mio a quel capitano che oggi dirigeva l'attacco alle nostre trincee che è la prima volta, dopo undici anni di campagne, che mi accade di vedere un ufficiale guidare un assàltp.alla baionetta in posizione criticissima, colla sigaretta fra le labbra. Ed ora Venga con,me... ■ E fattigli bendare gli occhi, condusse il capitanò .medico in *uii punto remoto del forte, dove gli tolse la benda e gli indicò da una) feritoia io lontananza una bella città luminosa, nel sóle, tra il verde. . — Vedete? — esclamò allora il colonnello. — Quella è Gorizia. Siete l'unico ufficiale italiano che potrà dire Hi averla veduta! E il capitano, ricondotto con tutti (11 onori sulla soglia del ione, venne lasciato ritornare ai nostri accampamenti. & come quella, nei quotidiani assalti alla collina di Podgora. centinaia di compagnie si distinsero Depositato 'lo zaino, al comando: I» In fila stendetevi! », i soldati vsi allineano carponi dietro una siepe, e al fischio dell'ufficiala Il slanciano su per l'erta di corsa, ed arrivano come bolidi alla mèta, seminando la orte, terribili e belli. La turba grigia 'ó dei più assidui spettatori, dei Blu terammiratorl di questi assalti alta baioè stato sempre in questi giorni Sua Mae. RO. E AUNMll) i «BlOOti (OROftXWfl OO- safutrsmRuqcdrvcugbpclebgcUcurasplmsctmdifvtogEssgbmpm santi, ma felici, portando seco i loro caduti, fu sempre il Re il primo ad andarli ad incontrare, a stringere la mano a tutti, a dire la semplice parola: ■Bravi!». Quando arriva in mezzo ai soldati, ai • suoi « soldati, il Re non desidera avere come intermediari gli ufficiali. E lo si vede sempre solo, in mezzo a quella turba grigia che gli si affolla intorno confidenzialmente. Egli ritolge loro Infinite domande, vuol sapere se sp-no eontenli del rancio, della iend«, del turile, se hanno ricevuto lettere da casa, se hanno sofferto pel caldo! slnfòrma d'i tutto, minutamente. Poi un urlo formidabile si leva dalla turba grigia: « Evviva il Re! ». E la piccola automobile reale si precipita via, verso un altro punto del fronte. Sulle rive dell'Isonzo, lo cui acque limacciose, giallastre, s'Indorano al sole, ha piantato le suo tende ed ha compiuto le sue gesta più bene il Genio pontieri. Fu esso veramente il genio protettore della traversata sull'Isonzo, che si svolse tra difficolta grandissime, sotto U';a tempesta di cannonate. Vi furono reparti che dovettero ricostruire persino dodici volte uno stesso ponte in luoghi d.iversi, prima di riuscire a vederlo in piedi definitivamente. Le artiglierie nemiche sembravano divertirsi: lasciavano che il ponte fosse terminato, che i pontieri con Kioia vedessero compiuta l'opera loro, e poi giù: con un colpo bene aggiustato, mirato con precisione perfetta, lo facevano saltare. Bisognava ricostruire e ricostruire an cora con pazienza senza fine, sinché non si trovava il punto morto, dove i proiettili nemici non cojpivano più. In questo lavoro ardito e difficile, di calma, d'audacia, di abilita, il Genio italiano fu degno della sua rinomanza: fu grande. E come lavorò sull'Isonzo, seppe lavorare sul Torre, 1. cui ponti erano stati rego tormente fatti saltare dal nemico. Prigionieri... Anche contro, il Genio, come,contro l'artiglieria, congiura l'opera nefasta' delle spie Esse sono così numerose e così bene organizsate da segnalare la presenza dei nostri re. ;>arti del Genio minatori o pontieri, prima che questi si pongano al lavoro. E allora, appena la segnalazione è avvenuta, qualche granata viene ed obbliga il reparto ad allontanarsi. Gli stessi prigionieri, che anche su questo lato del frqnte sono felicissimi di esser... prigionieri, lo varano ripetendo continuamente: «Guardatevi dalle spie! ». Ho veduto una-parte dei prigionieri fatti sul. Monto Nero. Ve n'erano di varie nazionalità; dai boemi che hanno coni battuto contro la Serbia, ai polacchi che hanno combattuto in Galizia. Sono gente valorosa, ma stanca; e non posson nascondere la propria soddisfazione al pensiero che ora finalmente si riposeranno. VI sono soltanto i prussiani, che manifestano un vivo desiderio di ritornare al campo: gli,altri no. Dei prussiani rio ho avvicinati tre. che furono presi a Fiera di Primiero, sono tipi completi di tedeschi completamente equipaggiati... alla tedesca, colla uniforme turchina, l'elmetto prussiano In testa, le faccio rubiconde e gli occhi che non ilicouo nulla. Appartenevano ai battaglioni del Meklemburgo e dell'Hannover ed hanno combattuto ad Epinal e ad Arras. E tutti indistin. utmemte, prussiani o bavaresi, boemi o polacchi, sono concordi nel riferire che la baionetta italiana ha prodotto nelle file austriache una grande impressione di terrore. La fanteria al monte Cok Non allontaniamoci dalla regione dell'Isonzo, che v'è ancora molto da spigolare. A nord-est di Piava si drizza il monte Cok, tetro, sassoso^ brullo, punteggiato d'alberi ogni tanto, che hanno servito magnificamente agli austriaci per collocarvi fra l'uno e l'altro fili elettrici insidiosi colla relativa corrente portatrice di morte . :. GIOVANNI CORVETTO.

Persone citate: Arras, Giovanni Corvetto