Verso il nuovo raccolto del grano

Verso il nuovo raccolto del grano Verso il nuovo raccolto del grano I problema granario - Un successo della scienza italiana ■ Le vicende del grano in Italia - Acquisti di Stato all' estero e calmiere. Due volte, nel corso della nostra generazione, il problema granario ha minacciailo di perturbare l'economia e la politica «grana dell'Europa. Prima si accentuo la 'crisi dell'abbondan..a o doi bassi prezzi dal ■•1880 in poi. Ad essa succedettero da pochi Ianni in qua i timori di una deficienza di ^produzione e di rincaro dei prezzi fortemente rialzali dal presente periodo di jguerra. i X grandiosi progressi delle ferrovie e ideila navigazione a vapore hanno rivoluzionato il mercato delle produzioni agrarie le delle materie prime. Nel giro di pochi Ianni, fra il 1875 e il ,1885, comparvero — iin larga copia — in Europa i cereali degli jfitati Uniti, dell'India, dell'Australia, ^el|1?Argentina. 1 commerci tradizionali -lei 'Baltico, del Danubio e del Mar Nero ne l'uirono profondamente perturbati: il mercato !del grano si trasformò da internazionale ih Imondiale. Il ribasso vertiginoso dei prezzi (minacciò di rovina l'agricoltura e la proìpriètà fondiaria dell'Europa. Nel decennio 1871-1880, il prezzo medio 'Bel grano in Italia fu di L. 3^,79 a quintale. Nel 1894, il frumento d'America si offriva al porto di' Genova a meno di L. 12 'di quintale! 'Il grandioso fenomeno economico e soiciale presentava due aspetti opposti. Colpiva profondamente il reddito delle tene a jgrani, mentre assicurava alle classi pop.> ;lari il beneficio inestimabile del pano a iliuon mercato. Iddio aveva accolta la vecichia e pia invocazione del pane quoti'Hiano! Ben presto sorsero in tutta Europa agitazioni e contrasti formidabili fra proprieStari di terre e consumatori di grano: GoJverni e Parlamenti d'ogni paeso civile ne irisentirono l'eco. Dovunque si accentuò il imovimento protezionista agrario, che in iltalia ebbe autorevoli, tenaci e fortunati 'propugnatori nell'on. Piero Lucca di Vercelli e nell'on. Alessandro Bossi da Schio. • Fu in "allora che il Parlamento italiano, :ta. somiglianza di altri paesi, nominò una 'grande commissione d'inchiesta, presieduta dall'on. Brioschi. Ne fecero parte con 'onore il Biancheri, il Saracco, l'EUena ed li! Carlo Ferraris dello nostre terre subai.pine; insieme col Luzzatti od altri. Sulla jparte agraria riferì verso il 1885, Fon. sen. [Itìmpertico da Vicenza, Sulla base ili larghe ed accurate investigazioni tecniche, ampiamente estese all'India ed agli Stati Ujniti — od alle quali si collocano gli studi ideila, mia prima giovinezza — l'illustre economista concludeva che la profonda per■turbazione agraria, determinata dalla criIsl dell'abbondanza, non sarebbe stata duìraturo. Dopo un periodo più o meno lunigo, si sarebbe ripreso un miglior equiliibrio fra la produzione ed il consumo, con li] conseguente rialzo dei prezzi. | L'ardita previsione produsse non lieve Sorpresa nel mondo politico e scientifico : la discussero Governi, Parlamenti e studio Bi d'ogni paese. La impetuosa corrente prò itezionista travolgeva l'Europa. Ne ebbero Iscampo il Belgio dove vigevano le gloriose Itradizioni liberali del Frère-Orban e l'In JBhllterra fedele alle dottrine di Cobden e di : John Bright — lo grandi figure della Lega ^contro i dazi sui cereali. Ad essa "il ;Gladstone aveva attinte le sue ideali e filantropiche aspirazioni, che vagheggiavano .esente da ogni tassa di consumo il eib» : dell'operaio e delle classi popolari inglesi. L'Italia ebbe il suo dazio di L. 7,50 r.l (quintale,, in misura poco diversa dalla Francia, dalla Gei-mania ecc. Ma. come ebbe a dire il Bismarck, per lunghi anni' 11 dazio parve assai più giovevole come entrata finanziaria per il bilancio dello Stato, che quale provvedimento economico-agrario. In jinedia — e prima d-etìa recente e provvida •sospensione — iti dazio fruttava al bilancio 'Italiano più di 100 milioni di lire all'anno! j Ma oramai i termini del .problema graInario tendono ad invertirsi. Il raccolto monjdiale del frumento che verso il 1900 era ancora d'i circa 90n milioni di quintali, comincia a superare oggidì un miliardo di ! quintali a'ii'anno. Ma cresce pure la popolazione del globo mentre la fortunata etejvazione delle condizioni sociali delie classi lP©vere alimenta, la domanda di frumento lìorse anche in misura maggiore. L'equiiUIbrlo tra produzione e consumo ed il sosteIgno dei prezzi, luminosamente previsti dalla ! Commissione parlamentare italiana d'in ! chiesta tendono ad avverarsi. ; Constatiamo quindi- questo successo della scienza italiana, che là guerra doveva al' frettar ancora di più. grtebezopabLa produzione del grano in Italia '■ Il grano è il fondamento dell'alimentazione e deve formare una delle basi della nostra ;' economia rurale. I Una splendida monografia dejl'ing. Giu'Beppe Zattini, capo dell'Ufficio di statistica egira ri a al ministero di Agricoltura, sopra !«ìll frumento in Italia» iWustra a fondo le jvicende della produzione granaria nazio- BaQe. • Un fatto è altamente consolante. La produzione del grano in Italia cresce a gradi, grazie sòpvatutlo alia ihteasificàzioiie del!-? | colture, che in provincia di Cremona nell'anióatà del 1913 è giunta persino a'.io stupendo rendimento di quint. 30 e mezzo per ettaro. :Ma nel complesso ii Regno non produce in ienedia che 50 milioni di quintili all'anno, reopra una superficie di 4.7511.000 ettari, con '•un rendimento tenue di quintali 10.9 per ettaro. Il nostro Piemonk — dove la provincia di Alessandria è la terza d'Italia per altezza di produzione granaria, ed è solo di poco preceduta da quelle di Foggia e Perugia, — presenta nel quinquennio 1909-913 le seguenti cifrei convitine Ettari Produzioni Me'-ia raotmbit , ZKM in ,juin(>|i p[r e,.xo ' Alessandria 119.300 1.184.400 13.7 Cuneo 91.400 1.091.009 11.9 Novara' 25.940 376JCO0 14:5 ' Torino 77.4G0 939.COÌ 11.9 anladididichgustcocacia sia irdYnde cazidcostntedliaamatrinjiig1asttaqpmrmfèefcdrsipcetainfssnltdcPiemonte sia.100 iMO-600 12.8 Una media di 11 quintali per ettaro in Italia — pur tenendo conto delle zone nionki- fnose e delle regioni meridionali aride — è roppo bassa. Consente l'Italia una maggiore potenzialità produttiva in frumento? ' Senza dubbio, ed è problema die merita torni attenzione. Due quintali di più, come fhedia per ettaro, rappresentano quasi 10 Ifcllioni di quintali ali anno di aumento, os«ia un maggior reddito agrario di almeno ;f60 milioni di lire all'anno. Vi sono paesi felle m dieci o quindici anni nano fatto Koxzi maggiori. Ecco una grande mèla per la politica agraria nazionale! ' Non possiamo farci molte illusioni sul metodo semplicista e meccanico, di estendere superficie seminata per aumentare ii proitto del grano, a scapilo dei!e altre collu;e. Più che « estendere », occorre « intensifie » la produzione del frumento. Ma è rofrlema 'complesso di tecnica agraria, che esso esige da 5 a 6 anni di progressi court: arature profonde, selezione delle se„att, impiego di macchine seminatrici e .':ÌH zappe a cavallo, sovesci e concimazione «ninnale e minerale. e o e o » . l a 1 a e n a o ! i i o a a In fondo, il miglioramento tecnico della granicoltura dove prendere a punto di partenza l'intensificazione dell'allevamento del bestiame per concime e lavoro. All'industria zootecnica si riconduce in tal modo l'intero problema agrario nazionale, come più volte abbiamo ricordato. Prezzi e consumo a e a a a e o- o, -? no . n o, n r a a o — ti o La guerra è scoppiata quando già agli anni dei bassi prezzi del grano era succeduta la curva ascendentale. Il prezzo medio del frumento in ltaiia fu di L. 23,47 al quintale nel decennio 1881-890: di L. »>3,8.ì nel decennio successivo 1891-900: di L. 20,53 nel 1901-910. brezzi più alti, anche sopra ie 30 lare si ebbero nel 1911 : la guerra ci ha sbalzati fino a 43 lire e più. Questi due fenomeni — tendenza al sostegno e azione perturbatrice di guerra — continueranno a manifestarsi nella nuova campagna granaria che sta per incominciare. Ed è perciò che giova preoccuparci a tempo. L'anno scorso, al principio del raccolto, si aveva in Italia un prezzo di circa 2G lire a quintale. In primavera ci avviammo olire te 4U lire, Agirono due fattori: il rialzo dei prezzi noi mercati d'origine di New York e di Buenos Ayrcs: il rincaro dei noli marittimi d'America, che. da una media di lire 1 a quintale salirono fino a 5 e 6 lire. Vi sì aggiunsero le difficoltà del cambio fliio al lo per cento e la speculazione. Solo i forti acquisti all'estero fatti dallo Stato poterono lronteggiare le difficoltà del tempo. Come si presenta la situazione quest anno? Prima dei recenti nubifragi, era opinione generale che la prossima mietitura potesse dare 5(5 milioni di quintali, accostandosi cosi allo splendido raccolto di 58 milioni di quintali del 1913, assai superiore alla medi;: quinquennale di 50 milioni. Ma anche nella migliore ipotesi, dedotta la semente, la quantità disponibile per l'intera annata, supererà di poco i 50 milioni, mentre oramai il consumo annuale si aggira in Italia intorno a 58 milioni di quintali, jii ragione di 172 chili di grano all'anno per ibitante. In cifre fonde, dato il maggiore fabbisogno dell'esercito e l'assottigliamento delle iserve, mancano, anche quest'anno, circa 10 milioni di quintali almeno, per giungere alla campagna del 1916. Alla deficienza non si può provvedere che mediante le consuete importazioni dall'estero. Dovremo sopratutto coprire con esse la solita provvista annuale all'estero di circa 6 milioni di quintali di grano duro dr. paste, che si produce in Italia in quantità insufficiente. 31 fatto indiscutibile di una necessità permanente di importazioni annuali dall'estero per.una medio, oramai superiore ai 12 milioni di quintali, deve assolutamente informare la politica granaria dell'Italia. Si è più volte inneggiato da taluni al lieto e progressivo aumento della produzione frumentaria indigena, quale auspicio alla cosidetta emancipazione dall'estero. Crediamo e speriamo siano patriottiche ma roseo illusioni. Ogni sociologo non può a meno che consta! are con dolore che il consumo di grano in Italia, in ragione di 172 chili all'anno per abitante, è ancora, troppo modesto in confronto del Belgio c della Francia, dove^ esso raggiunge i 240 chili a lesta. Il granturco, le fave ed i cereali inferiori entrano ancora in troppa parte nell'alimentazione italiana, mentre la denutrizione è fenomeno abbastanza deplorato ne! nostro paese, fra le classi povere. Il consumo del grano segna il primo e consolante gradino dell'ascensione economica e spesso dell'elevazione sociale del proletariato. Qualunque sia l'incremento della produzione del frumento in Italia, auguriamoci che si svolga in pari misura il consumo del grano, come indice infallibile di quella benefica ed incessante evoluzione delle classi lavoratrici, che è meta e compito della moderna politica sociale di promuovere e di conseguire. Ma a quali prezzi potremo consumare pane nel prossimo anno granario? Le previsioni del raccolto e del prezzo mondiale sono abbastanza buone, ma ancora premature. E nessuno può calcolare l'andamento e la durata della guerra. Con viene quindi essere preveggenti e premunirci a tempo. Ne mai si perda di vista il fatto, giustamente affermato nella, reconte adunanza dei fornai e negozianti di pane di Torino, che il prezzo del pavé è. determinato dal prezzo delle farine assai più che da quello del grano. L'impianto della grande industria dei ino lini ha completa monte trasformate le condizioni economiche della panificazione Questo è il punto di vista che coll'on. Salandra abbiamo prospettato nelle notevoli discussioni parlamentari del 1898, in occasione della prima sospensione del dazio sul grano. Allo stesso concetto giova ricondurre la situazione odierna. inedl'oscdemnogicoaunboriil undodisoQsulispl'pcovnocznamtuotedqsptsscpentabmipdfidgtppIi- è ga me 0 so si o er ere oufi è he ue e ne smrgmAcquisti all'estero e calmiere Di fronte alla indiscutibile deficienza del raccolto nazionale per i bisogni del con stimo, come provvedere? In tempi normali, il libero commercio col ma la lacuna: ina nel periodo di guerra, i! giuoco delle forze economiche si rallenta o si arresta Meglio dunque prevedere e provvedere. Nell'agosto dello scorso anno, il prezzo del srano a New York ed i relativi noli erano mitissimi. Con circa <2 lire ni quint. si poteva avere il grano in Italia. E non esitammo in allora ad invocare, in queste stesr.e colonne, larghi ed immediati acquisti all'estero. I fatti dimostrarono quanto Ir. proposta fosse opportuna c giustificata. Quest'anno, i grani da pone costano, condo lo ultime quotazioni, lire 25 al quin tale a New York: il nolo si aggira intorno alle 5 lire, invece di una. Il Governo fr.-iTi ceso importa attualmente a lire 30,50 e(31. Per l'Malia, v'ha il 10 per cento di aggio o qualche spesucciu iti più e siamo verao le 3i lire. A questi alti prezzi, il Governo può esilare a fare larghi acquisti per i privati: ma dovrebbe senz'altro provvedersi, mese per mese, ed esclusivamente, all'estero di tutti i grani occorrenti per l'esercito e per gili stabilimenti militari. E crediamo lo faccia. E per l'interno? Il Comitato provinciale per l'organizzazione dei servizi civili di Reggio Emilia, presieduto dall'egregio avv. Alessandro Mazzoli, presidente di quella Deputazione Provinciale — relatore il dottor Enrico Co rini — ha compilata una ingegnosa mono grafia, illusirativa di proposte degno di essere segnalato e seriamente meditate. K tlamo, tra l'altre: il credito su pegno di grano agli agricoltori; il censimento de' raccolto: gli acquisti di Stato all'estero: i calmiere: l'inefficacia dei contratti anteriori al calmiere stesso : la requisizione, a ■prezzi di calmiere, del grano e delle farine affldnta ai Consorzi granari provinciali. IPer parte nostra, non esitiamo a consea- e e 2 i tire in massima in queste proposte. La Francia ha applicato tutto l'anno il calmiere al grano e l'ha commerciato fra 2S e 32 lire, quando in Italia lo si pagava dieci lire di più al quintale, da 38 a 42. A differenza del problema del bestiame, non pare abbia dato luogo ad inconvenienti. Con un ruccoito, al netto della semente, di circa 50 milioni di quintali, l'Italia ha assicurato il grano per circa 10 mesi, ossia a tutto maggio 1916. l'n calmiere, ad èqua misura, all'uopo modificato secondo le circostanze, assicura pienamente i due grandi interessi che stanno di fronte: i produttori ed i consumatori. E senza dubbio arresta l'opera, di quella speculazione, che l'unno scorso fece l'incetta, a danno degli uni e degli altri: degli agricoltori e dei consumatori. •Gli agricoltori meritano in quest'anno lino speciale riguardo a compenso delle maggiori spese: salurii e prezzi più elevati dei concimi, dei carboni per la trebbiatura od aumento di imposte. Ma nessuno di essi, negli anni travagliosi della crisi dell abbondanza ha mai sognato dei prezzi superiori alle 30 lire al quintale. D'altra parte è impossibile abbandonare il paese alle inquietudini ed ai sacrilìzii di un alto e variabile prezzo dol pane, quando un anno di dolorosa esperienza ci ha dimostrato che di esso hanno profittato soltanto gli incettatori e gli speculatori. Quindi equo calmiere, sul arano tenero e sulle farine da pane, lasciando la. mnssini'i libertà possibile, al commercio ed alla csportazione dei grani duri c delle paste. Lo Stato, nel procedere ad acquisti all'estero per i bisogni dell'esercito — coinè pare già accortamente faccia — tenga, pur conto che non pochi Consorzi granarti provinciali dispongono ancora partite di giano acquistate dal Governo a lire 42 e che ora dovrebbero cedere u perdita a 34 lire circa. Perchè lo Stato non le ritira al prezzo a cui esso le ha cedute o non le destina ni bisogni delle truppe? Come può ancora aggravare in quest'anno i bilanci 'de' Comuni, che accolsero l'invito suo di costituire i Consorzi? Si tratta di un provvedimento di equità, opportunamente suggerito dall'egregio conte Zoppi, presidente del Consorzio granario di Alessandria ed operoso presidente di quella Deputazione Provinciale. Il problema granario occupa tutto il paese: bisogna provvedere presto ed a tempo perchè non lo abbia a preoccupare. V'ha in tutti questi argomenti un terreno di equità su cui, agli uomini di buona volontà, è possibile trovare quel medio termine, che con cilii gli interessi degli agricoltori e le ar> prensioni dei consumatori. A questo alio ed imparziale punto di vista si è colloc.it nel decorso anno la Società degli Agricoltori italiani, presieduta con incomparabile atlività e con illuminato spirito del pubblico bene da un valoroso agricoltore piemontese, l'on. sen. Giuseppe Fnnscaro, ed in sostituzione, dell'illustre e caro nostri ollega, on. Edoardo Ottavi, della cui ricuperata salute, lutti gli agricoltori italiani devono allietarsi. Con un equo culmiere sul grani r» sulle farine da pane non sarà diffìcile all'alt" ingegno ed alla lucida o chiara percezione dell'on. ministro Cnvnsola, di scegliere ì' giusto punto di conciliazione dei varii interessi nazionali, purché provveda al più presto all'eterno, tormentoso ed inesorabile problema del paneiquotidinno. GzsitEdNcslaromfstvagdrmdcvbdzSrcmdaiesdteatciiM^ÉfCIORINO FERRARIS.