Un impero moribondo

Un impero moribondo Un impero moribondo (Dal nostro inviato speciale) Dedeagatch, giugno. ' Forse una settimana prima della dichiarazione di guerra dell'Italia incontrai un turco di opinione media, consigliere legale ad una ruga Corte dei Conti, od altro istituto ottomano: e lo vidi turbato. Calmatevi, gli dissi: il comunicato di stamani non e poi grave: reca quattrocentosetle feriti. Soilo molti, ma non c'è da disperare. — Voi non sapete — mi rispose — che cota significhino quattrocentosetle feriti in un comunicato turco. Ricordatevi, che il giorno di Sarikamisch lo Slato Maggiore ne confessò treccntoquarantacinque, e calcolate. I campi della morte a Gallipoli Era vero, c lo sapevo benissimo: non ossai quindi obbiettare. Infatti, allo stesso modo come i due corpi d'armata perduti dal genio tattico di Envcr pascià a Sarika- misch si erano ridotti a trecentoquarantanove feriti, allo stesso modo come i quatfremuto prigionieri annunziali il giorno deilo sbarco a Gallipoli avevano traversalo le vie della città in. un corteo trionfale ma ristretto a diciannove captivi, cosi i feriti di quel giorno memorabile da quattroccntosctlc diventarono novemila che giunsero in due spedizioni successive in una città silenziosa ed atterrita, che si chiedeva quanti di quei buoni soldati erano, ahimè rimasti per la strada. Chiamo quel giorno memorabile perche 'ò da allora che. gli ottomani hanno compreso di avere attirato contro di loro un ne mico implacabile contro il quale nulla può aiutarli, ha allora hanno compreso che, rinunziando ad ogni folle tentativo di forzamento navale gli alleati hanno trovalo il metodo che darà loro il massimo risultato col minimo sforzo. Quella giornata fu lugubre. Il servizio dei trams era parzialmente sospeso, perchè quasi tulle le vet ture erano impiegate al trasporto dei feriti. Passavano, chiuse e silenziose, cogli sportelli calali: ed ogni carrozzone che giungeva su pel budello tortuoso della Grand' Bue do Péra conteneva trenta resti umani senza, voce e senza respiro, abbru ciati dal sole e arsi dalla sete sulle roccie aridc di Gallipoli, feriti di orribili ferite \prodolte dai grossi proiettili dell'artiglieria navale, ancora pieni e i panni e le narici dell'orribile fetore del carnaio umano sul •quale avevano dovuto segnare il passo per tanto tempo, carnaio umano cosi denso t così ristretto clic talvolta i combattenti avevan domilo sostare dalla lotta, selvaggia per due o tre giorni, per seppellire le vitti vie. Lugubre giornata. Il carbone cominciava a mancare. La prova dell'esistenza dei sottomarini nel. Marinara era stata già fornita alla zittii coli'affondamento del, Pelenki Delia. Il sentimento della fine cominciava a diffondersi dovunque. Quanti feriti erano in città fino al giorno della mia partenza? Non potrei giurare. 1 calcoli benevoli oscillavano fra i trenta e i quarantamila, i malevoli li portava rio a scssanlaiiiila ed oltre. Ma se. si aii giunge a queste cifre il numero dei morii certo pari ad un terzo del numero dei feri ti, secondo le proporzioni ordinarie, se si pensa che il Governo turco disponeva in tutto di cinque o sei piroscafi per il. trasportai e che buona parla dei feriti rimanevano indietro, le perdite totali turche nell'i ilife sa dei Dardanelli si possono [are oscillare con sicurezza fra gli ottanta ed i centomila uomini fuori combattimento finn a quindi %ci o venti giorni or sono. Praticamente anche in Costantinopoli, ove si ignoravano le perdile avversarie, si poteva calcolare che i turchi perdessero giornalmente ire uomini contro una che ne perdevano gli al leali: e questo a causa della terribile sape riorità dell'artiglieria di questi ultimi e del la orribile condizione in, cui i. difensori sono costretti a battersi, mitragliati come fono da tre lati, e costretti, a ricevere il filato delle navi franco-inglesi piuttosto nelle loro riserve c nelle loro retrovie che sul loro fronte. Tale infatti è la proporzione tra le perdite dei due eserciti clic constato leggendo ora la stampa europea qui in Vede Agalch. Tre turchi sono caduti per cigni soldato che, è caduto nell'esercito allealo. Si comprende subito che la proporzione non. può essere sostenuta a lungo da un esercito che non conlava che quattrocentomila uomini al principio della guerra, che deve presidiare, la capitale e la penisola trace e battersi contemporaneamente su 'due fronti, ai Dardanelli e nelle Provincie armene, ai due lati dell'Impero. Intanto la verità si faceva strada, ed il pubblico di Stambul. constatava con ì suoi occhi quello che a Péra, fra europei e levantini, era notorio da olire un, mese, cioè the una squadriglia di sottomarini francesi td. inglesi deteneva la padronanza del Mar di Marinara, e la via marittima ai. Dardanelli. Un trasporto di feriti proveniente da 'Gallipoli era fermata da un. sottomarino avanti a Macriheui, a poca distanza da San Stefano, cioè a pochi chilometri da Stanibui. Eseguila un'accurata, visita e constatato the il trasporlo giustificava pienamente la bandiera della ('race Iìossa che batteva, gli ufficiali erano tornati a bordo, in, vista della costa, od il sottomarino si immergeva, li comandante del cacciatorpediniere Pelenki Deria, la Tigre del Mare, the si trovava a Macrikeui, era uscito dal porto a lutto vapore per inseguire l'audace nemico, ma non si era allontanato un chilometro dalla costa che. un siluro lo rovesciava sul fianco e lo affondava In pochi, secondi sotto gli occhi dei bagnanti di Macrikeui, accorsi sulla spiaggia per assistere all'affondamento del sottomarino. L'effetto in città fu disastroso. Hisogna pensare che Macrikeui e San Stefano disiano da Costantinopoli quanto Torre Annunziata da Napoli. Il comunicato che se guì l'avvenimento aumentò i sospetti e la angoscia del pubblico : esso infatti chiamava «cannoniera" il bel cacciatorpedi niere, e non indicava il, luogo dell'avvemvncnto, lasciando supporre che. [une ai. veinalsiStunenascpoafnafacaildriilBmdi sunistucmrppcbsqdtCtvnlaqRmidmpvddndNsUbtfsssccsllfdtègicmgnrTsSclaesfalGp a , u e i è i r a n o a , l o o a a a a i . venuto ovunque fuorché nel Mar di Marinara, alle porte di Costantinopoli. Ora gli alberi della nave, affondata erano e sono visibilissimi da Sa7i Stefano e dalla stessa Stambul. Il popolo cominciò a fantasticare ul numero e sulla qualità dei sottomarini nemici. I trasporti che caricavano quotidianamente soldati per ì Dardanelli venivano scortali da torpediniere fino dalla uscita del porlo. Si parlava quotidianamente di piroscafi affondali prima di giungere al loro destino: e certo vi è in questo mollo di vero, anzitutto perchè, come apprendo ora, il fatto è parecchie volte citato nei comunicali anglo-francesi, in secondo luogo perchè il numero di piroscafi adibito al trasporto delle truppe si è nell'ultimo mese di guerra ridotto gradualmente a tre: lo Starnimi, il Bosporus ed il Mahmond Chewket Pachù. Bisogna anche dire che un giorno una misura di rigore escluse dal comando e dagli equipaggi dei trasporti militari lutti i cristiani, e lasciò a bordo soltanto i mussulmani; con quanto vantaggio della manovra non saprei dire. I profughi dalle isole Marmara (gruppo posto all'imboccatura dei Dardanelli) raccontavano in città che i sottomarini circolavano continuamente tra le isole, ove avevano fatto la loro base. Ciò malgrado il trasporto 'dei rinforzi per mare continuava, tra difficoltà sempre crescenti. La flotta russa stazionava continuamente alla bocca del Bosforo, e bombardava giornalmente qualche punto sulla costa. Certo è che se alla testa delle quattordici unità russe vi fosse un uomo deciso a tutto, o se la Bussia non. fosse trattenuta da accordi politici, le navi dello Czar avrebbero forzato il Bosforo da molto tempo. Fino alla mia partenza non esisteva nel Bosforo alcuna traccia di mine: la navigazione, procedeva come di consueto: la navigazione italiana, rappresentata da quattro piroscafi appartenenti al signor Rossi, un buon italiano e un intrepido armatore, continuava a mantenere le comu ideazioni con Costanza, e passava regolarmente, secondo l'abitudine dei nostri capitani, mezzi pirati e mezzi filosofi, attraverso la crociera russa. E' vero che uno di quei piroscafi, il Jean, venne affondato dai russi a cannonale, ma gli altri continuarono serenamente a navigare, e la bandiera italiana- non è scomparsa dal. Mar Nero che quindici giorni or sono, col disarmo dei tre piroscafi rimasti a. Costanza. Un sistema di mine non esisteva che alla bocca del canale sul Mar Nero, e non, poteva costituire un ostacolo serio. Come fortificazioni interne il Bosforo non possiedi', che Kavali, quattro spalli erbosi, vi sibili a grande distanza, incapaci di resistere più di qualche ora: ed è ben nolo che le. fortificazioni esterne di un canale, come è avvenuto per quelle dei .Dardanelli sono da considerarsi come sentinelle mor le, utili solo a rilardare di qualche giorno le operazioni. Che cosa ha impedito alla fiotta russa di approfittare di questo stalo di cose? Non può esser certo il. timore della (lolla turca. Il solo baluardo di questa, il Goehen è quasi inutilizzato dal principio della guerra. Nave tipicamente soggetta alla iettatura, il Goeben entrò a Costantinopoli con quattro cannonate nell'opera morta malamente coperta con quadrali di tela grigia, e non ne usci, riparato, che per tornare con tre squarci, di mina nella prua, raccolti nel « fatto compiuto » di Odessa Tre mesi, su quattro sono stali finora pas sali dal Goeben nella piccola cutanea di Stenla, sul Bosforo, ove. in mancanza di bacino i tedeschi sono costretti a rabberciarlo in. acqua. Da allora il. Goeben è molto ammalato: ha perso dicci nodi di. velocità, e non. è nemmeno sicuro di poter tenere il mare a lungo. Almeno i turchi non, se ne sono più serviti che in rare occasioni per farlo restare, fortezza galleggiante, ava.nt alla bocca del Bosforo, mentre il resto del la flotta era fuori. Quando si pensa che se la Turchia ha fatto la guerra, è stato per il Goeben! Inutilizzala cosi l'unica nave potente eh possegga la Turchia, la flotta russa si è trovata durante tutta la guerra in presen za di poche navi scompagnate, di. efficienza bellica minima-, perchè anche il. Breslau non. c atto che a qualche raid, e non. può sostenere un. combattimento, a causa della sua mancanza di protezione. Ciò malora do l'inattività relativa della flotta del Ma Nero è così, grande clic non si può spiegare se. non colf-esistènza di accordi politici eh limitano la sua azione al semplice blocco delle miniere di Zongouldàk. 11 pianto dei veterani Ma questo blocco è quello che darà la Turchia nelle mani di pazienti. Da molto tempo avevo annunziato che la Turchia sarebbe difesa a lungo solo a condizion di costruire una strada ad una ferrovia che collegassc Costantinopoli con. il, suo centro carboniero. Ora alle due cose era egualmente rinunziato, per ragioni eh ancora, non posso definire. Tutto quello che si fece, per sostituire il carbone di Zangouldàlc fu di spargere la voce della sco perla a Zeilun Burini, presso Costantino poli, di nuove miniere di. carbone. La veri là è che esiste a Zeilun Burnii un deposito carboniero, che due italiani tentarono altra volta di. mettere in valore ; ma il minerale conlienfi il novanta per cento di schislo, ed ò assolutamente inutilizzabile. Ciò nonostante il Governo turco, in man cunza di una via di comunicazione con Zongouldàk, ricorse al suo sistema abituale, che consiste nel sostituire ai fatti le leggende. Questo non impedì che si dovess sospendere assolutamente la navigazion sul Bosforo e sul Corno d'Oro, e che il gior no della mia partenza il Governo avess cominciato a requisire i piccoli depositi de gassometri dì città. Il primo fu quello di Dolina Bagchlché, e gli altri hanno certa mente seguito. Contemporaneamente, ceni va requisita la mela del deposito gì scarsissimo, della CoslanlinopoU-Dedea gatch, che ha potuto continuarti il servi¬ ziochlioerail'iodi ufestrusquunscurati.mpiErEAltedochtoveavlgnalvechsaPdatif1dcucohcae invdPvnKtrlatrmcrlegtaglannlaincesutrdlmSabdpgcvssnlgrAdpofcISalud a a i e à i a e o e o e o o a : a r o o r . a o , i r o a o a n a a li a a ra, a s di aro à, il e r t l a il è n a u ò a a zio solo perchè ha delle locomotive giffard, che possono mescolare il carbone al petrolio, e funzionare con consumo minimo. Ma erano gli ultimi espedienti di un. corpo e aurilo cui mancavano le risorse vitali. Fiilo il carbone erano finiti i contatti coll'interno. La ferrovia della Mecca porlo oi suoi ultimi treni i resti delle truppe di Asia: sessanlumila in lutto, il quarto, uinlo e sesto corpo d'armata, cioè, la difesa di Smirne, il campo di Konia e le truppe di Diemal bey, quelle che dovevano seguire l'attacco contro l'Egitto. Quando queste truppe giunsero il Governo pubblicò un comunicalo nel quale si diceva che gli scopi cui esse erano destinale (ossia la conuista dell'Egitto) essendo stali pienamente, raggiunti (sic) si poteva disporne altrimenti. Andai a vederle giungere. lina metà di esse, circa trentamila uomini, avevano fatto parte della strada a piedi-, circa venticinque giorni di marcia. Erano molto, molto diversi dal brillante Corpo d'armala, quello di Costantinopoli. Erano stanchi, polverosi, affamati, laceri. Alcuni piangevano. Dicevano ingenuamente: « Tutti i nostri amici sono partiti uno dopo l'altro, e nessuno è tornato: ed ecco che 2>artiamo anche, noi, e nemmeno noi torneremo ». Nessuno pensava a far loro vergogna del loro pianto. Sapevano che quando il. loro ufficiale li avesse chiamati per i nomi delle loro prolude, e li avesse esortati come i suoi « ognellini », si sarebbero fatti, uccidere fino all'ultimo. Erano l'ultimo nucleo della. Turchia, i veterani delle campagne dell'Yemen, quelli che si, battono da venti anni, e molti non sanno nemmeno che il Sultano è un altro, che il vecchio Padiscià è prigioniero. Piangevano come piangono i vecchi soldati, che vedono inutili i loro sforzi, le fatiche, i pericoli, corsi per un regime che si fascia: ed il loro pianto s- -ava il cuore. 1 sottomarino nel Corno d'Oro Di queste truppe di Siria, le ultime, di cui disponga la Turchia, una parte venne accumulala nei trasporti che rimanevano ancora, lo Stamboul, il Bosporus ed il Mahmond Cbevket. / due ultimi erano attaccati alla banchina di Top Hané, a Calala, e lo Stamboul, ancora nuoto, era ancoralo in mezzo alla bocca del porlo. Questo avveniva due giorni, dopo la dichiarazione di guerra. Ero affacciato ad una fini. 'r« di Pera, e guardavo sotto i miei piedi U movimento del, porto, ed il. cortile di Top Hané, occupalo da due batterie di vecchi 17 Krupp smontabili. Una lama di rasoio entrò d'un tratto a gran velocità nel porlo, e la gente si mise a correre in direzioni contrarie sulla, banchina, facendo gesti assieme, grotteschi e singolari. Era uno spettacolo inaudito. La lama veniva dal mare, aperto, e correva per il porto come cosa intelligente, leggermente sollevata sull'acqua, che tagliava appena lasciandosi due leggeri ventagli di spuma a destra ed a sinistra. Malgrado la velocità violenta e capricciosa colla quale correva, e che le conferiva un mi. naccioso aspetto di animale diabolico e nocivo, mise un buon minuto a, percorrere la larghissima entrata nel Corno d'Oro: e invero la sua velocità era più. apparente che reale. I soldati che erano sul. Mahmoud e sul Bosporus cominciarono ad esplodere stupidamente i loro fucili nell'acqua. Poi un grappolo umano vestito di giallo si gettò in mare, un altro seguì: altri si gettarono sulla banchina, che in breve fu, piena di soldati colpiti dal, panico più folle. Ma la cosa viva nel porto seguilo il suo cammino. Con un. largo giro passò dietro allo Stamboul, : cui marinai si gettarono in acqua: ed, ecco che dietro al piroscafo abbandonata e inerme sorse un cono bianco di spuma, ed un'onda potente percorse il porlo, e tutti i piroscafi sì misero a dunare sulle ancore, come cose matte, e tutti gridarono assieme, ed il ponk'. di. Calata con tutti i tranis e. i camions che passavano si mise a tirare sui cassoni che lo sostengono come un cavallo ombroso tira sulla pastoia. Ma quella cosa nel porlo non, si arrestò un secondo e continuando la sua, corsa veemente terminò il giro largo e si addrizzò su pel Bosforo scomparendo in. pochi secondi dietro la punta di Arnaoutkeui. A questo momento tutti gridarono di nuovo, e le due batterie da 77 kpvddpcadmidantdvdmmbv i miei piedi tirarono assieme: un proietle colpi lo Stamboul, che non ne aveva isogno, ed un altro colpì, un piroscafo ello Chirkèt Hairiè, che era ancorato fuoi, della punta del Serraglio, ed aveva a ordo feriti... Fu una visione, e nulla più. Poche decine i secondi straordinarii. Ma l'impressione u, immensa in città, sebbene lo Stamboul non fosse completamente affondato dal iluro. Qualche ora dopo il. Mahmoud Chewet ed il Bosporus, vuotali delle truppe, assavano attraverso il ponte, e si rifugiaano in fondo al Corno d'Oro. Lo specchio d'acqua al dì là del ponte venne liberato a qualunque ingombro. Un paio di torediniere si. misero a fare una inutile cacia nel Bosforo; e avanti al ponte vennero ccumulate molte maone, per difenderlo a un eventuale siluramento. Ma l'avvenimento bastava a recidere, definitivamente nervi della Turchia. Da allora fu deciso di interrompere ogni trasporto marittimo i, Dardanelli. Da allora le truppe vengoo trasportate a Gallipoli per la via di erra. In, treno fino a Pandemia (finché durerà il, carbone) e da Pandemia a piedi. E' sufficiente per dire che non può esservi più stato trasporlo serio nè di feriti ni di viveri, la ferrovia di Pànderma essendo appena capace di trasportare uomini e munizioni. E, finito il carbone, più nulla. Verso la fine... Tale è la condizione in cui si trova atualmente la Turchia, dal punto di vista militare. Nè basta. La mancanza di carbone aveva aggravato e deve avere aggravato ancor di più il fenomeno di cui parlavo in una corrispondenza che mandai il 7, ad ogni rischio-, e questo fenomeno, l più terribile di tutti, è la carestia in cui si trova un, paese relativamente, ricco circondato da [ertili, provincie. Quando parii la genie si batteva avanti ai forni per un. pezzo di pane fangoso. Mancava il, carbone, per trasportare il grano d'Anatolia, mancava il carbone per fare agire i ruolini di Costantinopoli. Il pane non si otteneva che ■mediante, un. vesikà della polizia. Il reno che mi. portò a, iìede Agatch distribuiva parie su tutto il percorso ai villaggi affamali. Si facevano esperimenti per !a produzione di una galletta o biscotto di guerra, da cuocersi in casa. Che sarà avvenuta dopa la mia partenza? Come si vede dunque, la Turchia è agli estremi. La disperata resistenza di Gallipoli non. può e non deve ingannar nessuna. Essa non. occupa che venti o trentamila uomini di fronte su una lingua di. roccia, e a questo si deve la lunghezza dell'operazione e la brillante difesa turca: ma tale quale è, è. bastata in. un mese o due ad esaurire completamente un. organismo privo di risorse interne. Accennavo nella mia ultima lettera a queste condizioni: ma dovevo farlo colla prudenza, che mi imponeva la quasi certezza di rimaner prigioniero in un paese, ostile, (ira posso parlar liberamente, e non lio ragione di velar le mie parole. Si faccia il saluto delle armi all'esercito turco: esso si è ben difeso, ed ha riacquistalo l'onore perduto nella, guerra balcanica. Ma non può far più di questo. La pera è matura, le coste sono indifese, un attacco su qualunque punto della costa d'Asia obbligherà la Turchia a gridare amari Nel suo interesse stesso occorre liberarla dal Governo inetto e ciarliero che l'ha lasciala sfruttare e sacrificare senza scrupoli dalla Germania. CARLO SCARF0GLI0.

Persone citate: Krupp, Mahmoud Chewet, Pera, San Stefano