Le prime operazioni della nostra Armata

Le prime operazioni della nostra Armata Le prime operazioni della nostra Armata Questo articolo, scritto prima che si avesse notizia del raid ieri compiuto dalle nostre navi contro le coste austriache nel basso e medio Adriatico, non perde nulla della sua attualità: perchè anche quest'ultima impresa, di cui è notiiia nel comunicato del Capo di Stato Maggiore della Marina, fa parte del programma di sfida, the guida la nostra gloriosa Marina. L'ardimentoso e ben riescilo colpo di mano contro Porto Buso, di bombardamento del Cantiere navale di Montefalcone, che a quanto si apprende è tutt'ora in fiamme, e specialmente la ricognizione che una nostra forza navale ha fatto lungo l'arcipelago dalmata nella giornata del Lo giugno, stanno a dimostrare che la nostra flotta ha tutta la buona intenzione di assillare senza tregua il nemico provocandolo a battaglia, con la certezza di infliggergli una rude quanto ben meritata lezione. Questo proposito è messo in singolare evidenza dalla crociera del Lo giugno, giacché sembrami indubbio che la « forza navale » da cui fu eseguita fosse costituita in modo da poter affrontare il nemico, il quale, non ostante lo spirito animatore di Tegetthoff invocato da Francesco Giuseppe, ha pensato ohe fosse preferibile di... astenersi. E la ricognizione in- forze del Lo giugno, durante la quale il cannone.italiano ha ridestato dopo tanti anni gli. echi di Ltasa lanciando la disfida al nemico, è importante perchè le opposte sponde dell'Adriatico sono state un'intera giornata a portata di tiro delle artiglierie di navi grosse della nostra flotta, che hanno però disdegnato — e questo servisse almeno di esempio — di infierire sugli inermi; è importante perchè dimostra l'ottima organizzazione e coordinazione dei complicati servizi di esplorazione lontana e ravvicinata, di vigilanza e di segnalazione, che servono a tutelare una forza navale operante nelle acque del nemico, e tanto più che queste, come già ebbi a rilevare, sono particolarmente infide e si prestano molto alle azioni delle siluranti sopracquee e subacquee; è importante, infine, perchè costituisce la miglior prova che è finito quel periodo di tranquillità relativa del quale la flotta austriaca ha goduto finora. Come ebbe a scrivere un noto tecnico inglése, il Bywater. due giorni dopo la nostra dichiarazione di guerra, l'Italia possiede, non solo una preponderanza di navi da battaglia del tipo dreadnought e predreadnought, ma anche di siluranti sopracquee e subacquee, alle quali specialmente, egli pensa, sarà affidato il compito di « to makethings very lively for the Austrians » (di render le cose molto vivaci per gli austriaci). Infatti, sebbene la flotta francese abbia sempre impedito alle navi austriache di uscire dall'Adriatico per correre, come avrebbero dovuto, in soccorso dei Turchi ai Dardanelli, esse hanno goduto finora, entro questo mare, una libertà relativa, come Io dimostra il fatto che di tanto in tanto andavano a tirar cannonate contro Antivari od il Lowcen. Ed anche il traffico costiero fra Trieste, Pola, Fiume ed i porti delle coste e delle isole dalmate non era cessato, quantunque qualche nave mercantile austriaca sia stata distrutta da torpedini austriache. Questa libertà relativa sarà probabilmente molto ridotta dall'opera delle nostre navi, ma non devesL credere che queste possano esercitare, non ostante la sua proclamazione, un blocco assoluto delle opposte sponde, perché esso presenterebbe troppe difficoltà. Ho già detto, ed è noto del resto, «lippis et tonsoribus », che la nostra costiera adriatica manca di basi navali convenienti; non è tale Venezia, per una quantità dt ragioni che non è qui i-1 luogo di esporre, sebbene la importanza militare di questa città sia innegabile. Neppure sono basi veramente soddi sfacenti Ancona e Brindisi; avrebbe potuto diventarlo il Gargano se le nostre finanze ci avessero consentito l'enorme spesa necessaria per trasformare in un porto mitótaire i laghi di Lesina e di Varano secondo un progetto presentato anni sono. Somme non meno grosse sarebbero occorse per fare una base navale nella baia di- Otranto, la. quale, così come è ora, è soltanto un buon ridosso con tutti i venti fuorché quelli da Greco e Levante, che ri spingono dentro grosso mare. Lunga ben 660 migila nautiche da Porto Buso al capo Santa Maria di Lèuca. la nostra costiera adriatica segue una linea retta orientata da tramontana a mezzogiorno dal confine fino a Porlo Corsini, e da questo dirige risolutamente per scirocco. La linea è interrotta soltanto alle bocche del Po, al monte Conerò ed al Gargano, nei quali tre punti la costa sporge a levante. Essa è bassa e sabbiosa, con dune e paludi adiacenti, fino nei pressi di. Rimini; poscia i monti Cabice. che dividono Cattolica da Pesaro ed i monti Ardezza, che separano questa città da Eano, si protendono per breve tratto in mare. Fra gli acrocori rocciosi di monto Conerò e del Gargano la costa è fiancheggiata dagli Appennini, fra i quali dominano Monte Vicino, il Gran Sasso d'Italia, Monte Corno e la Maiella; ma dopo il Gargano ridiventa bassa, sabbiosa, con colline poco e levate alle spaile. Sempre e dovunque, fuorché a tramontana, di Otranto dove esiste la secca di Missipezza; a levante di Brindisi, dove trovansi le secche delle Pedagne; ed alle foci del Po, dove i banchi si formano e si trasformano a seconda delle piene del fiume e della direzione dei venti, là nostra costa adriatica può. essere avvicinata senza pericolo a meno di 1800 m., ciò che facilita singolarmente gli attacchi improvvisi da parte di piccole navi.- Tutto ciò contribuisce a render molto difficile 11 compito della nostra Armata e dobbiamo rallegrarci che l'occupazione di ValIona ci abbia dato un punto di appoggio sull'altra sponda, sebbene non vi sia stato ancora tempo a sufficienza per farne una base navale di qualche importanza Ben diverse e assai più favorevoli sono le condizioni della fiotta austriaca, che possiede molti punti d'appoggio. A Monfalcone esisteva un cantiere che i nostri cacciatorpediniere hanno distrutto ; a Trieste sonvi scali e bacini di raddobbo ; Pola è un arsenale di prima classe ; u Fiume vi sono degli scali, un bacino galleggiante e la celebre fabbrica di siluri di Whitehead, che spero sarà bombardata, una volta o l'altra, dai nostri valorosi aviatori. Più a mezzogiorno, la costa è frastagliata da una quantità di seni, baie e golfi e coperta da moltissime isole, che offrono in gran parte dei punti di rifugio e di agguato per il naviglio silurante e la cui utilità è stata luminosamente dimostrata nelle grandi manovre navali austriache. Zara, Sabenico, Spalato e Cattaro sono stazioni di rifornimento, con depositi di viveri, carbone e nafta; le due ultime posseggono pure officine e scali di alaggio per riparare navi leggere. I sommergibili austriaci hanno la loro base a Cattaro e la intiera costa si presta tanto bene alle insidie delle siluranti, che viene chiamata « nido di vipere ». Per tenere sotto una vigilante e stretta crociera queste numerose e sparse località, occorre un numero considerevole di navi, altrimenti noi ed i nostri alleati saremo sempre esposti agli attacchi di quelle insidiose navicelle; ma siccome il nostro Stato Maggiore Navale ha certamente fatto uno studio approfondito della strategìa adriatica, e preparato da lungo tempo, in tutti i suoi particolari, il piano per le operazioni richieste dalle attuali contingenze, si può fiduciosamente considerare la situazione. E bisogna pure tener presente che noi non siamo soli, perone anche la Francia e l'Inghilterra essendo in guerra con l'Austria, è da ritenere che le operazioni navali nell'Adriatico saranno svolte di comune accordo fra la nostra e le marine alleate. A noi basterà che nel giorno della desiderata battaglia sia lasciata a noi soli la cura di battere la flotta nemica cancellando il ricordo di Lissa; battaglia questa, del resto, che fu combattuta da italiani sotto la bandiera austriaca, contro italiani sotto il Tricolore e nella quale l'Austria ebbe il vantaggio di avere un ammiraglio, mentre noi non ebbimo che un cortigiano inetto e rammollito, camuffato da ammiraglio. Ma i tempi sono mutati e S. A. R. il Duca degli Abruzzi, che è idolatrato da tutti i suoi subordinati di ogni grado e verso cui si appuntano oggi ile speranze di ogni Italiano, è il vero « right man in the right place». Del suo disprezzo per ogni pericolo, della sua impavida tenacia, Egli ha dato numerose prove ben note a tutti; della sua alta capacità di ammiraglio ed abilità somma di marinaio rendono testimonianza quanti ebbero ed hanno la fortuna di essere ai suoi ordini. Noi possiamo esser certi che S. A. R. farà tutto quello che è umanamente possibile per conseguire la vittoria e non commetterà certamente l'errore di stimare -il proprio avversario per meno di quanto realmente vale. Perchè l'ammiraglio Haus, il comandante supremo della flotta nemica, è un marinaio di grande talento, un .aiiievó di Montecuccoli ed un convinto assertore della tradizione «tegetthoffiana», quella cioè dell'azione rapida e risoluta. Rimane da vedere se i generali dai quali dipende — perchè il Comando della flotta austriaca è subordinato al Ministero della Guerra — gli lasceranno le mani libere e non vorranno piuttosto regolarne le azioni a loro talento. Il Bywater, che ho già nominato, osserva a questo proposito che gli strateghi di Vienna vivono troppo lontani dall'acqua salata per portar molto interesse alla marina, che hanno sempre guardato dall'alto al basso ed il cui prestigio è ora più depresso che mai per l'incapacità assoluta di far qualcosa della quale ha dato prova dal principio della guerra. E non credo che l'incursione del 2i maggio, che appare un insuccesso anche dai comunicati austriaci, per chi sappia leggei-li, abbia contribuito ad accrescerlo. Può darsi, quindi, che anche l'ammiraglio Haus debba trovarsi preso nella medesima rete di pratiche auliche, Consigli di guerra, pregiudizi ed errori di concetto, che ^speravano Tegetthoff e gli tolsero per parecchio tempo ogni libertà di azione. Ma potrebbe anche darsi che ciò non avvenga e che l'ammiraglio Haus esca dai suoi ripari a cercar battaglia, esaudendo il desiderio più vivo dei nostri marinai. Ed allora non potrà :i'umcarci la vittoria! ETTORE BRAVETTA.