A colloquio con il primo ministro Pasie

A colloquio con il primo ministro Pasie Attraverso la Serbia guerriera A colloquio con il primo ministro Pasie (Dal nostro Inviato «pedale; (NISC, maggio. S. E. Panie, primo rn.ini.Hro di Serbia, ha tonetMO a tre colleghi giornalisti franceii e a me il favore di un colloquio. Un colfogufo — era slato specificato in precedenza e non un'intervista: i giornalisti ricevuti erano pregati a non rivolgere nessuna domanda, a non porre quistioni, di nessun tenere, al ministro. A Nisc, capitale di guerra, lutti i ministeri sono stati riuniti in un palatxotto quadrato che sorte su la riva sinistra, della Nisoiarm, accento alla vecchia fortezza effuc/nda nel 1800 da Hafus pascià, riconquistala Mi 1878 dal principe Mttosc ObreII palatiottq è sede, abitualmente, ciac in tempi nomati, degli uffici di Prefettura; eon il trasferimento della capitale, al principio di questa guerra, è diventalo tede di tutti i ministeri. Come tutti gli edi fiei pubblici e privati di NUc, manca di una qualunque linea di bellezza o di granodiosità : è, meglio che un palano, una casa a due piani, tinta di color giallino, greve t disadorna, bell'interno, su per le scale di péetra, lungo i corridoi ove qualche soldato riservista dormicchia su panche di legno, in /unitone di usciere, negli uffici dei dicere* dicasteri, ove su l'ingombro degli scartafacci dei registri delie lettere, d'ogni cartame sparto per i cancelli e per le sedia, rifila, riguardando dalla cornice dorata della litografia che lo rappresenta, il volto soldatesco, magro e fiero, di re Pietro ; per tutti gli anditi e per tutte le sale dell'editido, come in qualunque altra casa di Nisc, ai spandono acuti gli effluvi dei disinfeltanìti, del cloro e dell'acido fenico ; e si confondono, e si sovrappongono a quell'odore acre e muffito che è singolarmente caratteristico di acni ufficia pubblico in ogni paese del mondo: odore misto d'inchiostro secco e di kart* bollala, d'impiantiti mal lavati e di libri polverosi... Lo definirci volentieri « l'odore della burocrati» » ; e qua, nei ministe\ri di Nitc, invasa dal contagio, ad esso si ■unisce l'odore dell'ospedale. \ Patto, quando noi, introdotti dal capitano Milan Georgevic, segretario agli Esteri, ci recammo a visitarlo, era in Consiglio; a conferenza con i colleghi del Ministero. Ci ricevette in una stanza attigua a quella del Consiglio, che lasciò per qualche minuto. Ci salutò in francese, in un suo francete stentato e malcerto; — che il grande uomo di Stato serbo non conosce bene, per quanto mi è sialo riferito, altra lingua che il rutto: persino in serbo, nella lingua del masse che governa, si esprime faticosamenI* e male. E' un uomo d'aspetto, grave e sepiccolo e tarchiato della persona, con gran fronte potentemente convessa, eon una barba nera e grigia che gli circonlitfa tutto il riso, che gli scende fino a metà Idei petto, e che egli usa pettinare a ora a 'ora con le dita, indugiandosi nell'atto: i .suoi occhi, di color d'acciaio, molto vivaci; si affissano in volto all'interlocutore senza imperiosità, ma con una strana insistenza di sguardo, con un'espressione, che può turbare chi non vi è avvezzo, di curiosità vigila, indagatrice. Dopo le prime frasi, di saluto, Pasic c'inìisrrogó su le impressioni che avevamo riporlatp dalla nostra visita nel suo paese, e sopratutto su le conchiusioni dell'inchiesta, ch'egli sapeva che noi avevamo com.pluto, intorno all'incursione dei comitali Bulgari nella valle del Vardàr, tra Strùfmitza e Valàndovo. Gli dichiarammo since. '.ramentt quello che avevamo assodato : che certamente i comitagi avevano agito ver istigazione degli Imperi Centrali, interessa ti tanto direttamente a che fosse interrotta Ha linea ferroviaria Salonicco-Skóplje — "the poi prosegue a Nisc, quindi a Belgrado dm un lato e a Sukarest dall'altro — la li inea cioè della valle del Vardàr, unica ver \cui la Serbia e la Russia ricevono tutti loro rifornimenti di munizioni da guerra e ioli approvvigionamenti di viveri. Sottopo■nemmo al Ministro i documenti che avevaJUM raccolti a prova che la Germania e l'Austria avevano stipendiato i comitagi, crcpromesso vistosissimi premi ai capi di. essi per l'interruzione della linea in questione, mediante la distruzione dei ponti sul Vardàr, del ponte sopralullo di Strùmitza.— E loro credono — ci chiese il Ministro — a una diretta compartecipazione della Bulgaria a questa impresa brigantesca ? Gli rispondemmo schiettamente che a noi non risultava nessun dato certo in proposito ; ma che dall'insieme dell'inchiesta avevamo tratto il convincimento che, per quanto i comitagi fossero stati condot.ll, anche, da ufficiali bulgari, non era però ancora il caso di credere a una compartecipazione diretta della Bulgaria: probabilmente la Bulgaria, o, più precisamente, il Governo bulgaro, non aveva avuto, prima, il coraggio di affrontare la quistione di sciogliere le bande di comitagi che si andavano armando e organizzando svi suo territorio ; e, poiera stato esso stesso sorpreso dall'audacia e dalla violenza del tentativo di queste bande. Pasic, cambiando argomento di .ttscorsodichiarò ai colleglli francesi tutta la sua ammirazione per la Francia e per il suo esercito; e la riconoscenza, della Scrbia-pcr gli aiuti che ne ajveva ricevuto, che continuava cotidianameiite a riceverne. Parlò dell'opera delle batterie di assedio francesi nella difesa di Belgrado ; e ricordò un colpo, divenuto famoso in Serbia, di un cannone di quelle batterie, lo non conoscevo ancora l'episodio ; e il ministro me lo raccontò, egli stesso, nel suo francese eccessivamente penetrato di slavo. Xel marzo scorso gli Austriaci dalle allure circostanti la città di Semlino, che è al di là della Sava, precisamente dirimpetto a Belgrado, bombardavano la caintale serba. Era un bombardamento inutile e selvaggio: un semplice esercizio di distruzione di case, ed un feroce massacro di.quella piccola parte della, popolazione civile che non ha voluto o che non ha potuto abbandonare la città, Fu fatto sapere questo, indirettamente, aglAustrìaci; ma qxielli continuarono ugualmente nel loro cannoneggiamento. Allora fu deciso che anche le artiglierie serbe — e con queste le batterie francesi — invece clic rivolgere, come facevano tutti i loro tircontro le posizioni austriache, evitando dbattere Semlino, avrebbero per rappresaglia, anch'esse, cominciato a bombardare la città austriaca. E cosi fu che una sera la batteria francese del tenente di vascello Picot, gettò qualche colpo su Semlino, necentro dell'abitato. Fu caso? fu calcolo?.-Il tiro, a granata, era diretto su una casadelle principali della città, ove si sapeva che gli ufficiali austriaci avevano stabilito il loro circolo; ma il caso, amico degli artiglieri francesi, volle che proprio quella sera una gran parte degli ufficiali della guarnigione di Setnlino fosse riunita al cir colo, a un pranzo, per non so quale festae che la granata cadesse precisamente su la stanza da pranzo, nel momento che tjlufficiali sedevano a tavola. Vii una strane inaudita: trentasette ufficiali, tra cui dugenerali, rimasero morti. E il giorno dopo gli Austriaci comunicavano, per via indiretta, ufficiosamente, ai Serbi che essi non avrebbero più bombardalo l'abitato di Belgrado, se, per parte loro, i Scibi si fosserimpegnali a non tirare più su l'abitato dSemlino. Cosi fu stabilito l'accordo — che come un pallido sorriso di rinascente nmanitarietà tra il tragico grondar di sangue della furia guerriera. Il ministro Pasic ricordò poi, insieme col'opera degli artiglieri francesi in Serbial'opera delle missioni sanitarie, francesi inglesi e americane ; — Noi, serbi — disse — siamo commosse orgogliosi che il mondo, tutto il mondcivile, insorto il giorno che l'Austria tentdi schiacciare eoi peso del suo decrepito imperialismi la nostra giovinezza democratica e vivace, che il mondo non ci dimentica, e pur nell'angoscia e nel tumulto dquesta guerra immane ci è cosi generosdi aiuti, ci è cosi fraterno di affetti. Poi, si rivolse a me; e mi chiese dell'Italia. — Anche voi — aggiunse — per quant lo posso sapere, siete alla vlgllta della guerra. — Vostra Eccellenza — risposi — pud rerto elitre in questo momento molto me' glia infornala di me, che da più di cinque mrsi manco dall'Italia. Sono io, quindi, che mi permetto di chiedere all'Eccellenza Vostra le ultime notizie del mio paese. — Si: l'Italia, per quanto mi conila, è alla vigilia di rompere in guerra contro l'Austria. Ma, pare... pare che voi miriate troppo lontano : ci sarebbero per questo alcune difficoltà di accordo eon le Potenze dell'Intesa. Voi vi opporreste, in qualche parte, alle più legittime aspirazioni della Serbia, a quelle aspirazioni per cui la Serbia ha già tanto sacrificato, e di sangue dei suol figli e di messi di ogni specie, e per cui ancora più, tutto è disposta a sacrificare. , — Evidentemente Vostra Eccellenza vuole alludere alle quistioni adriatiche... Ma io prego Vostra Eccellenza a considerare che l'Italia non si è mai opposta a che la Serbia ottenga lo sbocco, cui ambisce, su l'Adriatico. Soltanto è logico che l'Italia si interessi 'di stabilire fino dove la Serbia, eventualmente, vorrebbe amplificato questo sbocco. lo vidi gli occhi del capitano Milan Georgevic, nostro introduttore presso il Ministro, fissi severamente su di me, a ricordarmi the il ricevimento di S. E. Pasic non doveva essere, per precisi accordi, considerato in nessun modo come un'intervista politica. Ma il ministro, per conto suo, senza rispondere alla domanda implicita nelle mie parole, dichiarò: Io sono certo che l'Italia non vorrà.rinnegare quei principii di riconoscimento delle nazionalità su cui è fondata la sua unità, per cui ha combattuto le sue guerre d'indipendenza, e la cui affermazione costituisce uno dei più alti vanti della sua civiltà davanti al mondo. Mentre ci accomiatava, con alcune frasi dirette ai colleglli francesi Pasic lasciò comprendere ch'egli credeva che la controffensiva degli Alleati sarebbe presto cominciata lo slesso giorno su tutti i fronti, dai Carpazi alle Argonne, dal Mare del Nord al Danubio. — A'oi siamo pronti — condii use : — perfettamente pronti; e non attendiamo che 11 cenno della Francia e della Russia per valicare la Sava e il Danubio, e invadere l'Austria. Uscivamo dal palazzotto dei Ministeri, su la riva della Nisciara: — Bla lei è veramente un enfant tcrrible! — mi disse il capitano Georgevic, prendedomi amicaìmente sotto braccio: — Stava già per pretendere dal ministro delle dichiarazioni, intorno alle, nostre aspirazioni nazionali su l'Adriatico. -r Scusate, capitano: e dal giorno che iosono entrato in Serbia the non sento ripe- termi altro che il vostro sbocco (siete davvero eufemistici nelle vostre espressioni'.)che il vostro sbocco adriatico deve andarda Cattaro a Fiume, e comprendere (ulte -isole.: Matt... Il capitano, segretario agli Celeri, ti fermò e mi fermò : — E voi pretendereste di negare che la Dalmazia ila terba, terba non meno dquesto suolo che calcate, terba non meno delle Provincie che avete attraversato venendo da SkOplie a qui, e di ausile ehe altravcrsorete da qui a Belgrado},.. Ai nostri occhi, voi italiani, te pretendete davvero al dominio della Dalmazia, vi sostiuite per noi all'Austria.., / . Capitano, se lasciassimo questo discorso? '-■ E' vero : è un discorso inopportuno tra noi. Ma voi, tornando in Italia, ricordatevdì questa impressione che voi stesso confessate di avere avuta generale e insistente in Serbia-, per noi, Serbi, la Dalmatia costituisce un'aspirazione a cui non vogliamrinunciare, a cui non ci adatteremo maa rinunciare. Per evitare di rispondere, io contemplavla corrente della Niseiara, gialla e schiumosa, tra le due rive verzicanti di poca erba; e, lungo le rive, pochi gruppi di prigionieri austriaci, smunti e laceri, che indugiavano malinconici al sole. MARIO BA88I.

Persone citate: Georgevic, Milan Georgevic, Picot