I commenti della stampa estera
I commenti della stampa estera I commenti della stampa estera e a à o ù a e n a o e à a e . . e a e . — o a e e i sn e I fogli di Francia o a uPARICI, 16, mattino. La notizia che il Re avrebbe incaricato l'on. Salandra di ricostituire il Ministero ha prodotto nei circoli patitici .francesi una grande soddisfazione ritenendosi unanimemente che iil ritorno ai potere dett'on. Salandra significhi il trionfo della - corrente intervenzionista. ' I giornali stamane sono concordi nel' dare questa interpretazione ali? probabile seduzione defila crisi e si mostrano lieti che siano scomparse o quasi le nubi che in questi ultimi giorni si erano addensate a proposito dell'intervento italiano. Credo superfluo citarvi tutti 1- commenti perchè la nota che li inspira è quasi identica. Tutti ritengono che il Ministero Salandra esca ingrandito da questa breve crisi che gli ha permesso di ricevere con una seconda investitura da parte del Re, l'investitura anche di tutu la Nazione. Grandi elogi sono rivolti al Re che qui viene considerato come un sincero partigiano delila politica dell'intervento. ■ Era col gradimento del Sovrano — dice il • Petit Porkien » — die U Gabinetto aveva notificato alcuni giorni or sono ade Cannosileale di Berlino e Viemia la denunzia della Triplice. Il sentimento di Vittorio Einamue le III non era.dubbio. L'on. Salandra, dopo aver ricevuto questa nuova consacrazione, a. vrà tanto maggiore forza per difendere il suo Paese davanti Parlamento In quanto i partiti dinastici per semplice lealismo cessano qualunque opposizione ». Per il « Gaulois » « l'on. Salandra ha mostrato di conoscere molto bene la scherImajt^ianftv I?gli..-ba. dato/te/dimissioni pri)%à Ad*»a>:riu%iohe" deHà -Cartiera' per non essere ...costretto. a darle davanti alla Camera. Eglli ha messo il Rè in condizioni di risolvere lui stesso la questione. Dopo Ja rinuncia dell'on. Marcora, il Re non poteva che o chiamare l'on. GioTMti, rinunziando cosi alla politica seguita fin qui richiamare l'on. Salandra: è q.uest'u/ttima politica che egli ha seguito con $*na autorità e con patriottica saggezza aliar quale il mondo intero rende giustizia. Cosi l'onorevole Salandra ritornerà al potere con un prestigio considerevolmente accresciuto e l'on. GidUitti non potrebbe più combatterlo senza scoprire la persona del Re. Noi speriamo che quest'uomo di Stato, i cui meriti sono incontestabili, comprenderà quale è il suo dovere ». Hervé e Pelletan Berve, nella « Guerre Sociale », occupandosi dell'Impressione prodotto in Francia danna crisi italiana, consiglia i suoi compatrioti ad essere più sereni verso l'Italia e a rendersi conto delle benemerenze di questo Paese. « Prima di lanciarsi negli orrori di una 8r^}S?.gueJI5aeur°Pea — e»u scrive — si ha il diritto di riflettere e prendere tutte le precauzioni e garanzie. La crisi italiana ci ha rivelato che 11 ■', maggio il Ministero Salandira, d accordo naturalmente col Re, ha denunziato uffleaaln-witp il trattato della Triplice All&nza. E dopo questo vi sono fra noi dei brontoloni che non sono contenti dell'Italia! » L ex-mintetro Pelletan, nel ■< Radicai! », in un articolo scritto prima che si conoscesse la notizia dea'incarico alll'on. Salandra, qualifica la orisi italiana come un triste cdlpo di teatro e si dilunga a dimostrare la assoluta necessità dell'Italia d'intervenire nel conflitto; egli cosi comóhide. « Questa guerra è queWa deM'Italfa come è quella della Francia e deM'Inghiterra. Essa non può sottrarvisi ». Hanotaux e Clemeaceau Il prestigio dei neutralisti per l'ex-nUnlsteo Houiolau-x nel suo articolo di stamane nel « Figaro » è naufragato dopo le rivelazioni dell • idea Nazionale » che l'on. Giolitti soltanto conosceva le ultime concessioni dei. Austria prima ancora che fossero comunicate all'on Salandra. L'on. Salandra ha approrlt tato dell'occasione ed ha risposto con una « botta dritta « alle finte di cui era minar ciato. Egli ha costretto i suoi avversari a spiegarsi. Tale sembra fosse decisamente il vero senso delle dimissioni. I neutralisti ora deb nono scegliere: o unirsi alla volontà nazionale proclamata e consacrata dagli organi governativi e dalla voce pubblica; o mantenersi nell'astensione e privare il Paese del loro concorso nel momento in cui la sua sorte è in sospeso. • La Francia — conclude Hanotaux — assi ste com la maggiore simpatia e fiducia alla crisi che attraversa il popolo amiro. Essa sa che una messe ammirevole e piena ili avvenire germoglia sotto la tormenta: essa ha conosciuto questa violenta tempesta; ma essa conosce ••«••rie la serenità del dovere compiuto, dell'onore soddisfatto, della devozione alla causa che «erigono i cuori fieri e l'.i.ninio alto »'. Clemenccau in un articolo nel quale fa un vivace attacco all'ori. Giolitti, scrive, fra l'ai tiro: •< Io posso parlar" degli avvenimenti attuali della penisola con tanta maggiore serenità in (inaino io attendevo piuttosto dall'intervento italiano un beneficio morale fdi cui mi rimproveravo di diminuire il valore) che un beneficio derisivo di azione militare. Per valorosi che siano i soldati ed i marinai di Oltre Alpe, troveranno «innanzi ad essi un compito arduo ed un campo determinato di operazìohe iu cui la politica e la strategia si accordano a confinarli. La ripercussione delle loro vittorie si sarebbe fatta più tardi sentire suH'uno o sull'a'tro dei due punti, ma avrebbe potuto passare mólto tempo prima che ciò avvenisse. Io ho sentito dire che esiste un accordo fra Italia e Romania per wteventre simultaneamente. I due paesi debbono trovarsi tanta più inclini ad associarsi l'uno all'altro (<M. ciò nessuno potrebbe Merirnarfi) in qodnto ohe la stessa politica di esitazione accuaa un'analoga incertezza di vedui* " nostri vicini peninsulari hanno conquista- il to il diritto di governarsi a loro guisa. Essi ; decideranno della loro sorte, ma non ignorano ! tuttavia che nessuna nazione può isolarsi in i Europa — la nazione italiana forse meno df[ qualsiasi altra — e che in un conflitto che tìe. ne tutta la civiltà in sospeso, ciascuno puòf liberamente scegliere H posto die magaioitnen-< te conviene al suo interesse ed alla sua ambizione. Non è per la Francia né per l'Inghilterra e tanto meno per la Russia che l'Italia si trova sollecitata ad intervenire; ciò che la metterà presto o tardi, malgrado i suoi politicanti, neirobbligo di intervenire è l'interesse puramente italiano della razza in regioni che ri sono necessariamente devolute e che la costringerà a fare la scelta fra un'azione di guerra; che le assicurerà autorità e potenza in Europa) o il mantenimento permanente della sua ferii za ». Picbe-n Pichon nel Petit Journal ricorda che giàril marchese Di Rudini nel 1892 alfa Camerai italiana dichiarò che l'on. Giolitti era il ptH caldo partigiano della Triplice AllennzaJ «Non vi è dubbio — dice Pichon che lei crisi italiana sia il risultato di questa mai niera di vedere dell'on. Giolitti >>.; Pichoi* rileva la grande influenza che l'on. Giolitti possiede alla Camera italiana, e aggiunger che il principe di Biilow non ha;', cessato mai di immischiarsi della politica-italiana ed ha saputo mettere a profittò tutti ali strumenti che gli fornivano le rivalità "dì partito; Pichori rileva poi tutti i vantaggi che l'Italia può trarre dalla partecipazione4; alla guerra e quanto invece sarebbe sterile! di rilsutati l'accordo con gli imperi centrali. Rileva ancora le grandi dimostrazioni che vi sono state in questi giorni'ih Italia; a favore dell'intervento, dimostrazioni che! non avrebbero potuto avvenire ci rupie mesti '■ir sono..Per.creare questo stàttftW$plrltoj — conclude Pichon — è occorsa una seri»! i Mi di avvenimenti che hanno portato i loro*' frutti e che dominano tutte le • controver-' sie ». i 1 -a I fogli d'Inghilterra Londra, 16, sera. Vi segnalo questi altri commenti di-'giornaV li londinesi, oltre quelli telegrafativi stamane» « salandra e Sonnino — dice il Time» — rU tengono questo prezzo insufficiente non solo perche non vi è nessuna garanzia tranne la/ parola della Germania, ma anche e specialmente, perchè la sua accettazione ó il condono dei misfatti tedeschi, che l'accittezlòne siessa implicherebbe, sarebbero incompatibili'! con 1 onore nazionale. Essi ritengono, e senza'' dubbio hanno ragione di ritenere, che. per, quanto riguarda gli interessi materiali del l'I- " taha, vantaggi per lo meno equivalenti a quel., li offerti dall'Austria e dalla Germania sarebbero ottenuti con l'adesione dell'Italia alla causa degli alleati, mentre, per quanto si rito-risce u quegli interessi morali che. non pos-i sono essere espressi sotto ferma di territori, il benessere dell'Italia richiede che si schieri dal lato di quelle Potenze che stanno combattendo per la liberazione e la rigenerazióne del-[ 1 Europa dal predominio teutonico Che laGerinania e l'Austria abbiano chiesto, in cambio, delle concessioni territoriali, promesse ohe l'Italia, oltre a conservare la sua neutralità, riconosca l'annessione del Belgio alla Germe-' nia. Vi sono momenti nella vita delle nazioni, : come in quella degli individui, in cui la loro! condotta deve essere decisa meno da calcoli' materiali di- profitti e perdite che da una fe-ì deità istintiva a quanto è di migliore e di pia alto nella loro natura Per l'Italia questo e uno di tali momenti. « Sonnino. sul quale sembra discesa un»' parte dello spirito patriottico del grandi suol' predecessori, sente che per l'Italia, che è una I nazione liberale e la cui unità fu compiuta in nome del principio della nazionalità, il disinteressarsi dell'avvenire del Belgio devastata intaccherebbe 11 suo pròprio diritto alla libervi tà ed all'indipendenza. « E' stato detto che gli italiani hanno messo] come condizione si/ifl quu non ad ogni seriatrattativa coll'Austria e la Germania, losgom-ì bero del Belgio e l'integrità della Serbia. POI» che questa condizione le due Potenze preda»; trilli non potevano accettare, cominciò ad al«l largarsi in Italia la tendenza. a ritenere lai guerra inevitabile, si ebbero le intese con lai Triplice intesa e si giunse alla sconfitta dell germanofili partigiani della pace». Il Dailu Xews scrive: ) «'La diplomazia degli alleati avrebbe dovU'i to giudicare so la cooperazione dell'Italia eral! necessaria e di quale compenso era degna. .Se] gli alleati ritenevano il principio delle nazionalità più prezioso della coopcrazione italiana, la loro linea di condotta era ben definita» Se, invece, ritenevano il contrario. In loro) condotta era ugualmente ben deflnitia. Iq ognt caso, dovendo vanire u unsi, decisione, gli a!-J leali avrebbero dovuto agire risolutamentev, rapidamente e sopra tutto con unità. Fu deci» so di fare delle concessioni in Dalmazia at spese degli slavi, ma gli alleati né consulta» rono la Serbia, nò le fecero ufficialmente sa» pere quale tosse la loro volontà. Tnolire la.' Potenge occidentali non erano bene d'accorj» do con la Russia. Mentre, le Potenze ocrirlen». tali trattavano col Gabinetto itnliuno. la stampa russa e alcune voci nella stampa francese: e inglesp espónevano pareri contrari. NOn-v*. tu, ituiiidi, una azione uè. unita, ne rapida. Sa il risultato di tutto ciò è quello che noi oggi constatiamo, non c'è da sorprendersene trop» po. La rude verità è che. mentre la diplomazia della Germania favorisce abilmente le armi tedesche, la diplomazia ,degli alleati osta» colà le armi degli alleati ». L'Jtvènfna Standard: .! * ■ la più evidente ragione' per credere che la «rande questione di decidere fra la guerra, e la pace sarà decisa al di fuori delle muaa ' t del parlamento, è la notizia.■pubblicata da vmt-i giornale, che conosce la. ■ suaresponsabiltÉ» ' " •?. cioè, che il Governo ha già Passito il Rubicone ad ba una settima*»» fa 'dmunéufaila Triplice Allea»»» nei riguardi drtl'AuaWav, » Il solo fatto aslpamriante è che la Ti ce AUeanaa ila duna» tanto a luna*, ha avute vantotto anni di vita.
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