Anime alla prova di E. Ragazzoni

Anime alla prova Anime alla prova Psicologia di combattenti (Nostra corriapondenasa particolare) PARIGI, aprile. |Che— Ebbene, ohe cosa avete provato, che!sunoosa avete sentito, che cosa avete pensato quando ]a prima volta vi siete trovati là al fuoco, e intorno tempestavano le palle e J fumo accecava l'aria, e i vostri compagni, presso, cadevano nel sangue e la campagna ra piena dì urli, di rombi, di sibili, di singhiozzi ed avevate la morte in faccia, implacabile e pronta..., che cosa vi siete detto n. quel momento, quali sono state le vostre mpressioni ? Non uno di quelli che ritornano dal fronte e che hanno fatto conoscenza colla baioneta e collo shrapnel e che sono vissuti nella rincea o si sono riandati all'assalto, non uno scampa da queste interrogazioni. Sono e prime che si fanno a quelli che ritornano ; ei vuol sapere, curiosi ed ansiosi, quale precisa commozione afferra un'anima moderila, nata ai comuni e placidi negozi della viltà, n conspetto del massacro e della mina, nella necessità di uccidere e nella fatalità di essere uccisi. C'è qualche attimo di sgomento « di paura! I più coraggiosi ne possono subire, la. paausggiera malattia. Al postutto, il campo di battaglia non è precisamente il terreno a cui l'uomo, — e l'uomo d'oggi in particolare — è stato educato. Ci si prova ribrezzo? ripugnanza? ci si esalta? Come, in qual modo dall'assestato prudente impiegato di ieri, dal pacato artigiano calcolatore, da tutta la brava genite campagjruola e casalinga a cui mette un brivido il semplice vedere un .proprio simile correre un rischio, dome mai, in qual modo da questi buoni borghesi quotidiani, di punto in branco, scatta fuori il soldato, l'uomo che impavido, incurante si offre alla morto e dà Ja morte? Se nelle condizioni abituali della vita si chiedesse ad un individuo se si sente di uccidere un altro individuo o se si adatta «, farai infilzare o bucare la pelle dal primo sconosciuto venuto, ci sarebbe da passare per le cure solerti dello psichiatra: al dì d'oggi lo si uno chiedere. Io ho rivolto la domanda, o alcunché di simile alila domanda a quanti ufficiali e soldati mi venne fatto eli incontrare e che sono stati al fuoco nelle prime linee. Di passaggio noto che la rude, aspra, faticosa vita della guerra non sembra nei più, — in coloro che non rimasero storpiati o mutilati, — aver lasciato traccio di malanno e di sofferenza. Anzi : la vita forte, libera, attiva, l'esercizio, il movimento hanno giovato a non pochi i quali le abitudini sedentarie e le carezze della esistenza cittadina, « il chiuso degli uffici e dei caffè a> vano ynmiAXikn ed infiacchito. Ho visto ritornare, faccie solide e bruciate di montanaro e di marinaio, povere faccio che già avevo veduto partire sparute ed infieddc,lato. — Pensare, mi diceva uno, ohe io non potevo, a rischio di tutti i reumi, sedere, d'inverno, al mio tavolino e nel mio studio ben riscaldato, senza aver le gambe protette come nella bambagia ed avvolto dentro a panni ed a scialli! Pensare che il solò levarmi il cappello a riverire una signora per istrada mi dava la corizza! Ora non so che cosa sia stato di me, ma non soffro più nò i? freddo ne il caldo, ne le correnti d'aria nè la pioggia... E l'appetito poi che mi sono fabbricato!... Fu questo ex freddoloso ed ex reumatizeante cittadino, diventato ora sottufficiale, che mi diede, tra le impressioni di combattenti che ho raccolte, una delle più vive e più colorite pitture. — Voi volete sapere che cosa si prova quando la orima volta si è al fuoco, se coraggio, collera, angoscia, trepidazione? Quello che posso dirvi ò che in quel punto nesr suno capisce più nulla dì nuila. Si va, si corre, ci si butta a terra, ci si rialza spara come in un sogno. Ogni senso del tempo è perduto. Ci sono minuti che paiono giornate, giornate intere che volano via come un'ora. Si ctesa di essere una persona per non essere più che una particella, una frazione, una molecola di una vasta massa aaiimata in tumulto ed iu ispasimo. A mente fredda, io credo, nessuno saprebbe affron tare l'orrore di una battaglia, — perche non bisogna dimenticare, lo spettacolo della guerra è spaventoso, — e nessuno lo vorreb be: ma per fortuna, per un nuovo istinto che si affaccia nell'uomo, oppure per qual che antico istinto di tempi preistorici che risuscita, per fortuna, ripeto, ogni facoltà di ragionamenti e di sensibilità scompare. Dopo, più tardi si prova una specie di sgomento di quello che si è fatto e di quello che si è veduto... E' quando, ad azione finita, rallentata La febbrile tensione nervosa, l'uomo civile ri-compare. Però, un'impressione distinta io ricordo dì avere avuta a certo momento della mischia: quella dì essere rinchiuso r. di dibattermi in lina gabbia donde non avrei mai potuto, mai più mai più uscire vivo. In genere i ricordi che i combattenti riportano delle loro più drammatiche giornate, sono confusi, oscuri: la memoria non ha serbato che immagini vaghe o deformate Taluni si stupiscono che sì possa loro chiedere quali impressioni hanno avuto. Le paro.- paura e coraeeio sono per molti parole vuota di ss:iso: non si ha nò paura riè coraggio, si è presi e trascinati da una forza a- cui è impossibile ribellarsi e si va quasi ciechi, ssuza pensiero! Un giorno Kipling. — lo racconta in una fra le sue novelle bel lissime, — si imbatte a^Londra con un giovanissimo ufficiale, quasi un ragazzo, il quale ei è trovato in uno scontro al confine indo-afgano, ed ha atterrato di sua mano tre o quattro indigeni «belli. — « E voi •rete veduto una battaglia? » gH chiede lo tM «*■ I1É1»- delled uta »datiUn Framomtuttcontvazida tivatro,misdi evedprotersle izonte Unil qNeiuto mensuoespdesparre ComfaceglallaIda duisi snatepromopiùtraUnto » Ue pcamafftundochecerassripa dmanodatamsi machaltstradzioschvaqucopiraPunucoeffmoprcuranoginoollogisiche siqdh |Che effetto vi fece tutto ciò? • -- « Ma uce!suno » l'ufficialo risponde quasi meravigliato o e e a n o , , a o l l n a , o e n e à a te a o e dì oa li ie, a rdi e, nni ta> riaià c,n nen o a eer he nò ia oae, mve va oelesr si mno cona na sa nn he lla eb nto della domanda « solo, avevo una gran sete ed una gran voglia di fumare una sigaretta ». Press'a poco 60110 le risposte che i soldati vi danno qui alle domande del genere. Un buon paesano del mezzoiriorno della Francia, che si è battuto nelle Fiandre, ai momento di scagliarsi alla baionetta aveva tutta Ja sua attenzione raccolta (me lo racconta egli etesso) sulla natura della coltivazione dei campi che traversava, e, « guarda che diversità » egli si diceva, « dalla coltivazione in-uso nei nostri paesi ». Un altro, solo rammenta che nel più forte della mischia subitamente ha avuto l'impressione di essere come fuori del proprio corpo e di vedere se stesso innanzi a se, come il no proprio fantasma, marciare, agiterai, battersi. Per certi il frastuono della battaglia, le immense voci discordi che empiono l'orizzonte, ha avuto come un potere ipnotizzante e fu come se fossero stati anestetizzati. Un curioso caso mi fu riferito di un soldato il quale, ferito nel recente combattimento di Neiuve la Chapelle, aveva totalmente perduto la memoria e nemmeno più sapeva rammentare il numero del suo reggimento ed il suo medesimo nome. Portato all'ospedali*, esperiti invano tutti gli espedienti per ri-1 destare la mente sopita del poveretto, dopo parecchi giorni il medico ebbe l'idea di porre tra le mani del suo paziente uno specchio. Come egli vide riflessa nel cristallo la sua faccia, una viva gioia sfavillò nei suoi occhi: egli si riconosceva, a poco a poco ritornava alla memoria. I fenomeni nervosi singolari, dipendenti da scosse troppo violente per taluni individui non sono infrequenti. Certi soldati, che si sono battuti valorosissimamente per giornate e gicirnate hanno ore di improvvisa prostrazione, in cui si sentono come cenci molli l'incapaci, di nulla, pusillanimi come la più pusillanime femminetta, finché d'un tratto, come si erano abbattuti, si rianno. Un italiano, che pure si è assai bene distinto nella legione garibaldina, mi confessava : » Un jriomo, eravamo io ed un mio amico, e percorrevamo un pezzo di strada tra due campi vuoti. Il nemica era lontano, e noi affatto fuori dei suoi tiri ed al sicuro, quantunque al di sopra di noi passassero a quando a quando le granate della sua artiglieria che andavano a' cadere in là, molto in là a cercare l'artiglieria francese. Noi eravamo assolutamente .allo acampo di ogni rischio, ripeto, e lo sapevamo perfettamente, ebbene, a dispetto di ciò, e quantunque il giorno prima "di fronte al vero ed immediato perìcolo non avessimo battuto palpebra, fummo presi da una sorte di inesplicabile panico. Ci gettammo a strisciare col ventre a terra come si fa quando si avanza sotto le fucilate, e rimanemmo così balordamente intontiti finche Ila ragione non la vinse sui nervi ». Un altro caso: « — Parto un giorno in perlustrazione — mi raccontò un altro — insieme ad u,na dozzina di camerati. Queste operazioni di perlustrazione sono davvero arrischiate e richiedono audacia e cautela... Si va... Avevamo fatto appena, cento 'passi, quand'ecco un rombo, una fiammata, una colonna di fumo: una marmitta era scoppiata, ed uno dei nostri, stramazzato a terra, aveva la testa squarciata orribilmente... Pur troppo, non era quello uno spettacolo nuovo per noi ; si vive in tal comunanza colla morte che la morte non ha più alcun effetto su di noi.... Ma che volete, in quel momento, tutti quanti eravamo Jà fummo presi da un invincibile sgomento.... Se qualcuno vi racconta che non ha mai avuto paura non ci credete. E' un fanfarone il quale non ha nemmeno mai saputo avere coraggio... E' cosa umana! Per tornare a uoi, noi non ci sentimmo più capaci d'esporci più oltre, di andare più avanti. Fu così. Poco lontano c'era una catapecchia; vi ci rifugiammo e vi ci tenemmo tappati più ore. silenziosi, trepidanti. Che cosa accadde poi che ci liberò ad un tratto da quell'angoscia e ci restituì a noi stessi? Una bazzecola. Nel silenzio generale, uno di noi era uscito in questa bizzarra esclamazione: Però, povero diavolo di sergente (il morto era sergente) ha avuto pur una strana idea, lui, di voler damaò sertednatetbucozovequedmounlapifotatecaregiglinguesgrteneFirall'pulaadlanatrlatantarasusnsdasdAtscsvlntpiacimC(Fadsupamcpl a i a n , e i a a o , , io si e in e aiacchiappare le marmitte così come s'acchiappano lo mosche! Ciò bastò; tutti rompemmo in una risata, ci risentimmo pieni di brio o di vigore, e senza più un'esitazione uscimmo fuori, e la nostra missione fu compiuta... Ci lasciammo altri quattro,. riportammo con noi due feriti e ciò vi dica che non abbiamo sfuggito i rischi ».. Tali sono i curiosi stati d'animo creati dalla guerra.' Sentite per esempio uno raccontarvi oolla maggior naturalezza del mondo che mai si ò divertito tanto in vita sua, quanto una sera in cui s'è avanzato fin presso le Enee tedesche, egli ed alcuni altri della sua. comnagma, per tagliare e diroccare le siepi protettrici dì filo di ferro uncinato: « — Era buio, e piovigginava... Ci arrampicavamo contro il suolo c non credo di aver mai razzolato in tanto fango. Buono, penisi, se ci vedesse la mamma a conciarci i panni in questa guisa ! Sussurrai la frase al mio vicino ed ecco, ad un tratto, ci parve di CBseru monelli in vacanza che se la godono a fare una biiricohkiata. Finalmente siamo al reticolato di ferro uncinato, uno di noi afferra un piuo.lo, un altro da di piglio ad un gran forbicione, ma il metallo non ò appena intaccato che da vicino e da lontanò, contro terra e per aria rompon fuori scariche di campanelli avvisatori che la metà basterebbe a svegliare tutti i morti il giorno del giudizio, e dietro ai campanelli cominciano gli apari... Rimanemmo come monelli presi in fallo, costretti a rinunciare ad una bona gustosa, è forzati a soffocare le risa per non essere pigliati a scapaccioni dalle persone grandi e noiose. E rimanemmo là soluti per terra, mentre le palle invano ci cercavano nell'oscurità, a ridere, a ridere, a ridere... Fi nessuno di noi ignorava che la nostra porzione non aveva nulla di particolarmente allegro e divertente ». A breve andare, la sensibilità si smussa: l'orribile non fa più orrore. « — La cosa per cui mai avrei oré:l'*to di poter vincere la riluttanza — uno dei tanti uomini da me interrogati mi dichiarò — è la baionetta. La prospettiva di precipitarmi addosso ad un uomo e di pigliarlo a coltellate — diciamo le cose senza eufemismi — non aveva nulla proprio che sì con facesse al mio carattere... La prima volta che mi trovai all'attacco, non osai servirmi della lama ed adoperai il calcio del fucile... Più tardi non ci si bada pili! » No, non ci si bada più, non si bada più a nulla. La storia, per esempio, raccontata in trincea, di un povero soldato, il quale è ammazzato proprio il giorno in cui inaugura le buone maglie calde inviategli da casa sua, è commentata semplicemente come una strana combinazione, un curioso incidente e niente più... Me lo hanno confessato gli stessi compagni del morto, ottimi ragazzi del resto, i quali con una scrollata di spalle aggiungevano : e che ci volete fare ? La positura e le attitudini di un mucchio di cadaveri irrigiditi dal gelo, in un campo delle Argon ne non ispira altra riflessione : che sorta di smorfie sembrano fare ! Anime alla prova,, anime che il destino LaFbnbsquassa e torce" come elementi che debbono |«creare un altro mondo, anime indurite, ina-. bsprite, esaltate, impetuose, sarà da voi che verrà il respiro e il soffio a ringagliardire l'umanità, a ringagliardirla nella giustizia e nella pace? E. RAGAZZONI.

Persone citate: Anime, Buono, Chapelle, Kipling

Luoghi citati: Francia, Londra, Parigi