Il punto di contrasto

Il punto di contrasto Il punto di contrasto IJ Corner» si lagna a torto. | LNoi abbiamo riprodotto ' esaltamenti?, il I «etpnuo pensièro e ne abbiamo tratto, come era nostro difitto, quelle conseguenze che il Corriere .non ha voluto o non ]ia pensato i potessero trarre. Non è'nello nostre abiudini alterare le affermazioni di chi discuo con no^.. piuttosto la Stampa avrebbe gualche ragione di richiamare luttenzknie del Correre sulle certamente non volute ondaraonitali alterazioni del nostro pensiero. Il Corriere afferma che noi abbiamo scritto chi il Ministero sarebbe un traditore se non ci facesse dare la Corsica. Anche l'artificio polemico ha dei limiti che non si possono c non si deblfohò superare. Quando mài là. Startipti ha scritto Una simile corbelleria? La Stampa ha esposto un !argo programma di quello che l'italia-.poteva richiedere alla Trìplice Intesa, perchè noi abbiamo ancora l'ingenuità di credere che non sia cosa sacra ed intangibile nò là Triplice Alleanza nè la Triplice Intesa. Potevamo immaginare che il nostro programma sarebbe «tato discusso dagli stranieri, ma non avremmo mai supposto che a criticarlo, perchè ampio, fosse proprio un giornale italiano che ama l'Italia, come certamente il Corriere l'ama. Francamente non comprendiamo il suo modo di ragionare. Il grande giornale milanese dice che se noi fossimo entrati in campagna nel settombre, la guerra europea sarebbe già oggi Unita con la vittoria della Triplice Intesa. Una unzione, una forza, la quale potesse oggi portare 11 colpo decisivo nell'immenso conflitto avrebbe il diritto ai più grandi, ni più smisurati compensi. ^Guerra di dicci anni, dicevano gli statisti inglesi in agosto ; guerra di parecchi anni, ripetono oggi: miliardi di spese, milioni di vite. Abbreviare anche solo di qualche mese questo immane conflitto significa fap risparmiare molti miliardi e qualche milione'di vite umane. Se il Corriere assegna quésto nobile programma al suo paese, perchè vuole lesinare il premio logico che spetta ad una azione cosi iramensa ? Il Corriere sa, come noi, quale posta arriderà alla Triplice Intesa, se la vittoria sarà sua. L'Inghilterra avrà confermato per un altro secolo il dominio del mondo, annetterà gran parte delle colonie germaniche, avrà distrutta, o, meglio, contrastata per qualche decennio la concorrenza industriale e commerciale della sua grande rivale germanica. La Francia, oltre l'Alsazia e Lorena, avrà Ubero campo nel Marocco (Algesiras distrutta) parte delle colonie germaniche e dell'Asia Minore, e ricupererà, frutto meno palese, ma inestimabile, la sua libertà di grande potenza continuamente minacciata dal colosso germanico. La Serbia raddoppierà o, meglio, triplicherà il suo territorio e la sua popolazione. La Russia, oltre al trionfo dell'idea slava, avrà sconquassato l'Austria ed entrerà.trionfila le nel .Mediterraneo, suo sogno di tanti se coli, perchè all'Italia, che già-Jn settem oro avrebbe, secondo il Corriere, potuto decidere della gueria, dovrebbe -proprio toccare . in sorte la parte di Ceu6rontola?KcsdtqrettpiamqnaEplsel(spdmqpglrTasflnMu, —; scrive i\ Corriere, — in settembri abbiamo perduto l'occasione, perchè... non eravanio preparati militarmente; Siamo sicuri di poter, affermare che non c'è uomo di Stato in Europa, il quale possa oggi essere dell'opinione del Corriere. Domani -"forse, e senza forse, l'Italia. potrà decidere, perchè mesi e mesi di guerra europea stremano anche i colossi, ma in settembre no, no certamente. Piace al Corriere insistere che in settembre non eravamo preparati alla guerra europea. Ne conveniamo, ma il Corriere non ignora che, salvo !u Germania, nessun popolo europeo era preparato all'immane conflitto non per cieca imprevidenza di tutti gli stutisti enropei, esclusi quelli germanici, ma perchè la lunga preparazione avrebbe estenuato le nazioni non solo, ma la preparazione intensiva come quella della Germania era sommamente pericolosa, perchè poteva, in un determinato momento provocare conflitti che- da tutti si volevano evitare. " In tempi normali occorre mantenere il V rapporto fra la potenzialità economica del paese e gli armamenti.- Di questo parere fu lo stesso on. Salandra, .che, assunto potere molto tempo prima dello scoppio della guerra europea, rinviò a Milano il generale Porro, che' chiedeva molti milioni in più di quanto il Ministero ne volesse dare. Scoppiata la guerra, il Ministero ha fatto opera patriottica dando alle accessi tti della guerra una prevalenza assoluta su tutte lo necessità e bisogni della nazione perchò, in questo momento, il supremo inlercsse/d'Italia è che essa sia armata forteVNcllo stesso modo', potremmo osseivare iti Corriere che è verissimo che scioperi generali se ne sono sempre fatti, ma il Corriere ammetterà con noi che ò moltissimo desiderabile che non ne avvengano in questo momento e che 0 opera di patriotta evitare tutte le occasioni che potessero anche indirettamente provocarli. Ad ogni modo, conclude il Corriere, noi colla nostra opera interventista abbiamo giovato al paeso se anche si effettuerà il miracolo della conclusione delle trattative. Su questo punto, che è il punto centrale del dissenso fra noi ed il Corriere, richiamiamo l'attenzione dei lettori. Il Corriere non ha mal creduto all'esito delle trattative. Noi abbiamo detto invece che non bisogna a prfori né affermare che esse potessero condurre ad una conclusione, nè a priori proclamarne prima del tempo il fallimento. Escludendo a priori che le trattative potessero condurre a qualche risultato pratico., era, secondo il nostro modesto parere, compito del giornalismo come delia diplomazia - evitare con gelosa cura di creare all'Italia un ambiente che-rendesse « ineluttabile » quella soluzione, che si deeiderava. ma che, per' giovare all'Italia, doveva '.essere ed apparire scelta in completa assoluta libertà nostra. ^ Invece, otto mesi di propaganda perchò l'Italia non lardasse di un giorno a scendere in campo con l'Intesa ha creato la «rttuaaions in cui ci troviamo e dalla quale inltinln ri potrà ritrarre il grande valete della nostra (orza armata e l'abilità « feveesianti QmJ* e guasta aitueaioM? L'abbiamo già detto ieri, ina è bene insi- «torvi, perchè, ripetiamo, qui sta il punto essenziale del dissenso col nostro confraello, il filiale, secondo noi, ha confuso la preparazione alla guerra colla preparazione alla guerra di fianco all'Intesa: due K'cntrali, ma solamente invia guerra "agii'im cose ben distìnte. Era opera certamente saggia dire al popolo italiano che l'incendio europeo poteva da un momento all'altro faro scendere in campo l'Italia e che a questo grande compito bisognava preparare le menti, gli animi ed 1 cuori. Questo si, e se gli interventisti avessero a ciò limitato l'opera loro, noi saremmo stati con tutto il cuore con loro, perchè, ripetiamo, se possiamo faro di cuore l'augurio che una immane guerra possa essere risparmiata all'Italia, ogni buon cittadino deve certamente pensare che è anche possibile cho questa immane guerra ci sia imposta dalla necessità di tutelare gli interessi italiani. Così avremmo proparato gli animi e non avremmo svalutato la neutralità italiana. E che sia svalutata non vogliamo dirlo noi, perchè da tre mesi lo diciamo e potrebbe la nostra afférmazione parere, o un artificio polemico o la ripetizione di una vecchia convinzione. Lasciamo la parola agli interventisti, lasciamo la parola agli »»crittori dei giornali stranieri; polemiche e scritti non di una settimana fannia di ieri e di oggi e forse di domani.^ Appunto ieri riferimmo il pensiero dell'Idra Nazionale riguardante il pericolo (iella nostra impazienza: citammo le stesse parole dell'organo nazionalista « Sappiamo che l'impazienza nazionale di scendere in campo potrebbe indebolire gravemente il Governo, di fronte all'Intesa, la quale evidentemente sente di specularesula iueluttabilità del nostro intervento per pagarlo il meno possibile ». Vorremmo og. gi riprodurre per intero l'articolo col quale l'Jdca Nazionale sente il bisogno di fa.ro argine alla raflorzantesi corrente della Triplice Intèsa contro il disegnò di venire a precisi e fecondi accordi con l'Italia. Il signor Herbette Bull'Echo de Paris, il dott. Dillon sul Daily Tulegraph, umbidue difendono in sostanza la tesi seguente: che l'entrata in campo dell'Italia contro le Potenze centrali essendo ormai ineluttabile, non conviene alla Triplice Intesa procedere ad accordi preventivi per compensi. Dopo avere ricordato quanto scrissero i due pubblicisti stranieri, il giornale nazioualisia fa il suo commento. «Nei due articoli, — commenta l'Idea Nazionale, — lu due argomentazioni si integrano perfettamente, rivelano uno spirito identico; si fondono anzi in una argomentazione unicu. L'Italia non può pretendere impegni precisi dall'Intesa, visto che le stosse latènze dell'Intesa non ne hanno tra loro: faccia l'iuiiia la sua guerra accanto all'Intesa contro il nemico comune, e tanto le sue conquiste, quanto la sua sicurezza avvenire si troveranno automaticamente garantite'dalla comunione di- interessi che essa avrà coti l'Intesa. Dietro ulla quale argomentazione palese non è possibile non indovinarne un'altra recondita. Questa: Esistono per l'Italia delle ragioni psicologica!!, tradizionali, nazionali, storielle; esiste su di osse una opinione pubblica, per cui l'Italia non può scegliere tra guerra all'Intesa e la guerra agii imperi adsmSpnLscbdcrinsrperi centrali e la neutralità; anzi, le medesime ragioni e la medesima pubblica opinione vietano ormai all'Italia la neutralità sino all'ultimo, e le impongono fatalmente la guer-a agli Imperi centrali. Ed allora, perche mai e Potenze dell'Intesa dovrebbero compensare, sia pure con la garanzia di preventivi impegni, l'aiuto dell'intervento italiano, che esse potranno lucrare lo stesso, che lucreranno lo stesso, gratuitamente? Ora, sarebbe puerile ed inutile da parto nostra voler disconoscere che runa e l'altra argomentazione, quella confessabtle e quella inconfessabile, o se vi Piace, moglie, quella palese e quelli) occulta, contengano una parte di verità; ma sarebbe, d'altra parte, pericoloso non rilevare che esse contengono anche una parte di ingiustizia ed una parte di errore, o per essere ancora più pratici, un errore di apprezzamento o un errore di condotta, visto che l'ingiustizia si traduce sempre In pratica in un errore di condotta. Duplice errore, che potrebbe avere conseguenze deplorévoli e perniciose per entrambe le partiLa guerra. dell'Italia è fatale. E' vero, not lo abbiamo cento volte affermato e dimostrato da otto mesi, e sarebbe puerile disconoscerlo oggi. Ma questo non significa affutto che l'Intesa possa farvi su una 6ua speculazione usuraia. o Non tocca a noi erigerei a custodi dell'onore é della lealtà delle Potenze dell'Intesa. Diciamo solo che se esse dovessero per avventura tentare oggi a loro volta un atto di strozzinaggio sulla fatalità della nostra guerra, esse farebbero non tanto una specula zione disonorante, quanto una speculazione sciocca » pdCRsrgvtdsledttsdansdtdsihSGNoi domandiamo anche una volta se que^sto ammonimento che i nazionalisti d'oggi rivolgono alla Triplice Intesa non è prò prlo quello che noi rivolgemmo mesi or sono a quegli stessi giornali italiani che oggi sono costretti dalla necessità dei casi, a far proprio. E nell'avere aiutato a creare questa situazione consiste, secondo noi, l'errore fondamentale del Corriere e il punto di contrasto fra lui e noi.

Persone citate: Dillon, Porro, Salandra