In viaggio per l'Egeo alla ricerca della spedizione anglo-francese

In viaggio per l'Egeo alla ricerca della spedizione anglo-francese In viaggio per l'Egeo alla ricerca della spedizione anglo-francese Diamo di un eoppispondente di guerra (Dal nostro inviato speciale) niere greche e siamo usciti nel golfo di Sa-'lonieco, mirabile panorama di mare, di monti, di cielo fulgido, trionfo di ogni piti vivace e più tenero tono dell'azzurro. Il sole calava dietro le giogaie di Salamini e una grande nube, in forma di un'ala di aquila rovesciata, accendetesi ai bordi co- si da parere di un subito piumata di fuo- co. Ora è scesa la sera con una eguale ini-imensa ombra sul mare, con infinito riderà Riceviamo — ritelegrafato da BRINDISI io. data SI — questo diario del nostro Mallo Basai, ohe, insieme con un collega romano, è in viaggio verso gli Stretti. Il nostro inviato speciale e il detto collega tono i soli giornalisti italiani che han potuto seguire la spedizione degli Alleati in Oriente. Al momento di andare in macchina non ci è pervenute la fine del hingo dispaccio. Da borda del "Caledonien., navigano* nell'Egeo, 1B mano, sera. 'Abbiamo lasciato il porto del Pireo colle sue banchine di pietra corrose dal transito dogli, uomini, degli animali, delle merci, slabbrate dallo sfregamento assiduo delie gomene di ormeggio, viscide di un 'fango nerastro che esala un lezzo di escrementi e di putridume e gli odori acri di salsedine e di catrame e, fratto, tratto, per contrasto, acuii profumi di spezie e di aromali orientali. Navigando verno la guerra imbarcati su questo Caledonien, vecchio grande piroscafo delle Messageries Maritimes. abbiamo attraversalo nella sua lunghezza il porto che, nelle sue acque lisce come uno specchio, oleose e oscure, tra la folla dei bastimenti e di velieri di ogni bandiera, di ogni provenienza che lo riempiono, specchiava il bel cielo dell'Attica madreperlaceo nella effusa luce del giorno cadente. Siamo sfilati davanti a due squadriglie di torpediniere e di caccìalorpedi- dt stelle in cielo. Abbiamo doppiato il prò montorio di Nio; stiamo navigando per infilare il canale tra l'isola di Eubea e l'isola di Andros. Spira un vento cosi dolcemente fresco e cosi molle che par quasiprofumato di fiorite lunian e e penetrato di primavera. Xon forse le Cicladi ridenti odorano maliose nella notte illune? Certo a me e al poeta Fausto Martini, della Tribuna, che mi accompagna, ricantano in cuore come sirene tutte le rimembranze classiche della poesia e della storia ellenica e ■ci riaccendono nella mente la. bellezza dei miti defunti e la gloria delle gesta imperiture. Ma sottragghiamoci al fascino squisito di questa ora e ricordiamoci che siamb qui cronisti di guerra per una guerra ìké.~Acoinbàtte nel 'secolo ventesimo, la immane gesta contemporanea ha qui, su questo stesso piroscafo, dei riflessi bene appariscenti. Anzitutto il viaggio stesso del Caledonien da Marsiglia al Pireo, all'isola di Lemno, a Dedeagalch, a Salonicco è. una notula che si riconnette all'invio del famoso corpo di spedizione franco-inglese contro la Turchia di cui si è mollo parlalo da tempo ma di cui noi, finora, non sappiamo altro se non che riparti di truppa sono partiti dall'Egitto, da Biserta, da Marsiglia per ricongiungersi nell'Egeo. Le stive poi di questo piroscafo sono piene in tutta la profondità dei loro tre piani di materiale da guerra. E sul piroscafo stesso sono imbarcati, insieme colf inaialo della Tribuna e con me, un giornalista inglese e due giornalisti francesi, un capitano di Stato Maggiore inglese e una dozzina di signorine infermiere americane volontarie della Croce Rossa. Milizia di sanità militarizzata, corrispondenti di guerra e mate riale bellico-, ecco ciò che reca il. Calerlo nien nel suo viaggio straordinario a un'isola greca dell'Asia e ad un porlo bulgaro dell'Egeo del nord. E' evidente che noi na vighiamo verso la guerra. Un ballo a bordo Castron (Isola di Lemno) 16 marzo, -lattino. Forse siamo più prossimi alla guerra che non crediamo. Fu molto lieta e curiosa ieri la sera. Dopo pranzo le signorine americane infermiere della Croce Rossa iniziarono un piccolo ballo sulla tolda al lume delle stelle ed era stranamente attraente il contrasto tra la gaiezza della danza e la austerità dell'abito quasi monacale, che esse vestono, di tela azzurro col colletto bianco rivoltato: il contrasto del resto non faceva che rifletterne un'altro meno cridente ma più profondo, ma più durevole, che esiste tra la loro giovinezza fiorente e un po' scapigliata e la tristezza e il gravame accorato della missione, che esse si avviano a compiere, lo guardavo ierscra con un senso, non savrei se di commozione o semplicemente di curiosità, le mani di talune di esse, sottili, soavi, intrecciate, graziosamente nella stretta della danza; mi facevano pensare già alla piaga straziala e sanguinante su cui, tra qualche giorno, si indugeranno. Stamane mi sono ritrovato colle infermiere, che già hanno appreso la virtù di alzarsi all'alba, che forse qualcuna 'di loro non seppe mai prima di oggi, c coi colleghi sul ponte del piroscafo ad ammirare la costa davanti cui ci eravamo ancorati. Era la costa occidentale dell'isola di Lemno: una successione di colline petrose, che si elevano immanenti sul mare, correva in giro alla piccola baja. ove il nostro piroscafo erasi fermato, e culminava in un enorme massiccio di roccia il cui bordo era coronato dal muro grigio merlato di una antica fortezza. La fortezza fu costruita dai veneziani c appare ancora in tutte le sue membrature possenti pressoché intatta e dà il nome — Castron — al paese cui sovrasta. Il paese, un assieme di piccole case brune e rosse, è rannicchiato ai piedi delle colline presso la spiaggia infondo alla baia. L'ufficiale inglese, che viaggiava con noi sul Caledonien, si ac- coli* a noi giornalisti e ci damando in- tonde stimo sbartmre. « E perchè ho?..», gli 'rispondemmo. E allora egli ci osservò che certamente non 'sarebbe permesso. Gli dichiarammo di avere una speciale autorizzazione per lo sbarco in ogni isola dell'Egeo rilasciataci dal Governo di Atene. Egli sorrìsa: « Ma pare — aggiunse —> che quest'isola di Lemno sia ora occupata da truppe inglesi e francesi... Loro facciano come pensavamo di fare». Appena una barca con alcuni isolani si accostò al nostro bordo chiedemmo notizia delle truppe francesi ed inglesi, che avrebbero dovuto essere sbarcate, secondo le voci, nell'isola. Ci fu risposto che pareva si che uno sbarco di truppe fosse avvenuto in altra parte del l'isola, ad Oriente, nella baja e presso il paese di Mudron, ma che mala savevasi di sicxiro. iiiWa quanto è lontano Mudron?» Discussero tin poco, poi ci risposero : « Una quarantina di chilometri al di là dei monti). Osservammo che era strano che, sia pure attraverso i monti, che del resto appa rivano abbastanza agevoli al passo, a soli quaranta chilometri di distanza, non si fosse ancora potuto avere notizie precise. Si. strinsero nelle spalle e ci chiesero, poiché il nostro piroscafo non parerà avesse nulla da sbarcare, se dovevano aspettare colla loro barca per portarci a terra. Si presentava a. questo punto, per noi giornalisti, un. dubbio di gravila eccezionale: — Scendere o non scendere a terra? Aiutando il caso e la donna... Perchè, se da un lato avevamo qualche rrtff;07fc per crvdcrc c;lc u corpo dì spedi. zione anglo-francese in Oriente fosse lem poraneqmcnle a Lemno, daWallro lato molle circostanze parevano dimostrare il contrario. Anzitutto la inesplicabile igno ranza del fatto per parte degli isolani ve nuti a bordo, poi la circostanza che il Cale donien non si accingeva a sbarcare uè una deile persone che aveva portato, ne un'on cta di materiale. Dunque? Sarebbe stalo dav- mcero poco allegro per un cronista, che cercava la guerra, scendere a terra e ritrovarsi nell'isola più tranquilla del mondo, in un'isola remota da ogni azione, militare, spersa nella sua solitudine rupestre e marina, fuori di ogni meno che placido avvenimento; ritrovarsi in questa isola c restarvi necessariamente prigioniero fino a un lontano problematico arrivo di un altro piroscafo. E d'altro lato sarebbe stalo davvero mostruoso passare tanto vicino a un grande avvenimento e non averne nessuna sensazione e non riportarne nessuna notizia. L'ansia angosciosa del dubbio per noi giornalisti ci esasperava mentre il tempo passava e si approssimava l'ora che il Caledonien .riparlirebJUe per Dedeagalch. Scendere q non scendere?... lo considerai, a questo punto, che nella mia vita, in casi consimili, la soluzione al problema mi era sempre stata offerta dall'aiuto di uno di questi due elementi: il caso o una donna! E anche stavolta, a un tratto, i due sublimi clementi si unirono in mio favore, lo riuscii a sorprendere questo fatto: che la stazione radiotelegrafica di bordo slava comunicando con Mudron, ossia col paese ove eventualmente era avvenuto lo sbarco ,legli Alleali. Ora io era certo che Mudron non ebbe mai una stazione radiotelegrafica. Doveva dunque esservene stata impiantala una in questi giorni o, per lo meno, là doveva trovarsi una nave o francese inglese. E rimeditavo questo fatto quando mi si accostò una delle signorine infermiere che avevo conosciute iersera. — Voi sbarcale? — mi chiese. — Ah! mis, — le risposi ■— voi dovete cs sere buona con me, dovete aiutarmi. — Io? — Si, voi lo potete. Ditemi soltanto perchè loro, infermiere, non sbarcano qua. — Semplicemente perchè, come voi sape te, come vi dissi già iersera, noi siamo dirette in Serbia e sbarcheremo quindi a Dedeagatch per proseguire di là per Xisch. — Ma qua a Lemno, allora, non c'è niente? Ed è tutta una fantasia il concentramento qua del corpo di spedizione degli Alleali e la formazione della base delle truppe, che dovranno operare nella penisola di Gallipoli sul rovescio dei forti dei Dardanelli e verso Costantinopoli? — Mah!... — Siate buona, miss, parlate se sapete qualche cosa. — Voi non mi tradirete? Aon scriverete nulla sul vostro giornale? - immaginatevi, ma nemmeno per idea! — Ebbene voi scendete immediatamente qua a Castron e andate a Mudron. Se non vi arresteranno, vedrete che non avrete a pentirvi di avere seguito il mio consiglio. — Thank you, miss, good bye e, credete, tutta la mia riconoscenza e un po' del mio cuore restano con voi. — Good bye — mi rispose — e non traditemi. Cinque minuti dopo Martini, il collega inglese, uno dei due colleghi francesi ed io eravamo nella barca che ci portava a terra. L'altro giornalista francese, inviato speciale del Temps, non volle a nessun costo venire. Se le truppe francesi fossero veramente sbarcate nell'isola, lui lo avrebbe saputo, diamine! Gli avrebbe telegrafa lo il generale stesso comandante la spedizione. Alla ricerea del Corpo di spedizione Toccammo terra mentre un grande nuvolone cinereo, che era sorlo lentamente su dai monti, lasciava cadere su Castron le prime goccie di una acquerugiola fine e iilenziosa. Ci recammo subito a trovare il Governatore dell'isola per cui avevamo una lettera di presentazione del Presidente del Consiglio dei ministri greco. Il Governato- ] re ci accolse molto cortesemente e\ci offrì il caffè- e del buon koniak greco, sottilmen te odoroso di vaniglia. Ma quando lo in fer \ rogammo sullo sbarco dei franco-inglesi ' nell'isola, divenite improvvit amente dolina riservatezza rara. Gli chiedemmo: «Scusi, Eccellenza, lei sa che lo sbarco sia avvenuto o sa che non è avvenuto o non ha addirittura notizie in proposito? ». — Ufficialmente — ci rispose — io non so nulla... Ho sentito qua in paese qualche voce che a Mudron sarebbe giunto qualche trasporto inglese o francese, forse con truppe... — Ella, Eccellenza, ci permetterebbe di recarci a Mudron? — Visto che loro hanno tulle le loro carte in regola e che sono accreditati dalla, raccomandazione di Sua Eccellenza, il signor Gunaris, io non posso loro impedirlo. Ansi se loro avranno occasione di tornare a Castron votvnnno fornirmi qualche- informazione su ciò che avviene a Mudron. Ci accomiatammo da quel graziosissimo governatore, che spera e attende noliij.e dell'isola, che egli governa, da quattro giornalisti sbarcativi stamane. Poi abbiamo cercalo pel paese le cavalcature necessarie al viaggio e una guida. Ora attendiamo che gli animali siano foraggiati e abbeverali per partire, il tempo si è rimesso. Il sole splende con una luminosità veramente asiatica e primaverile sulla piccola piazzetta di Castron, ove si è. raccolta intorno a noi una buona metà della popolazione del paese incuriosita e stupita della presenza di questi quattro forestieri, che vestono costumi di turisti, quanto mai esotici rispetto a questo paese, e che hanno pagato in oro senza discussione l'alto prezzo che è stato loro chiesto per l'affitto delle cavalcature. Tutto è pronto. In sella e avanti. Da un balcone aperto sulla piazza, una fanciulla dai grandi occhi neri si sporge a guardarci con, un lungo sorriso pieno di malinconia e di nostalgia. Il trotto de'le nostre cavalcature risuona sul selcialo per le viuzze torte e anguste e richiama alle finestre e sulle porle delle case la gente. In vista degli alleati Mudron (Isola dì Lemno) 18 marzo, sera. II consiglio c/ic mi diede stamane la signorina americana, di sbarcare a Lemno, era ottimo. Ho finalmente ritrovato qua a Mudron il corpo di spedizione franco-inglese in Oriente, corpo che si prepara a operare nella penisola di Gallipoli e ad occupare Costantinopoli dopo che le flotte alleate avranno forzati i Dardanelli. Sbarcati slamane a Castron Martini, (lugli Martin del Daily News, Ferri-Pisani del Soleil >lu Midi e io, ne siamo partiti a cavallo verso mezzogiorno e siamo ascesi su per.le giogaie che formano il massiccio dell'isola. Dopo il breve temporale della mattina, il. cielo era tornato fulgidamente sereno, Spirava una lepida aria primaverile e tut tu la campagna intorno verdeggiava luci damente. Aoi seguivamo, risalendolo, il corso di un ruscello. Lungo i pendii delle colline tutto intorno qualche albero da frutta era in flore vestito di rosei e bianchi nimbi di tenere corolle. Sulla, vetta delle colline qua e là si allineavano tre o quattro mulini a vento colle lunghe nere braccia delle grandi ali tese nell'azzurro. Passammo accanto a un piccolo paesello annidato in una gola con intorno una ridente, odorosa cintura di mandorli e di peschi in flore. Era Kornos, secondo mi infurino la guida. La strada cominciava a inerpicare su per l'ultimo declivio della montagna. Improvvisamente, a una svoltata, scorgemmo venirci incontro due ciclisti. Subito riconoscemmo le divise dei soldati inglesi della fanteria di marina. Era l'annunzio primo, che ci balzava davan ti inconfutabile, dello sbarco avvenuto. Presso al colle, oltre il quale la strada doveva cominciare a discendere, per l'altro versante dell'isola, sostammo per un breve riposo. Il sole decimava verso il tramonto. Un silenzio attonito, solenne, incombeva sulla montagna intorno aspra di roceie, verzicante qua c là di pascoli freschi. I campani di un greggie, che si approssimava a noi risalendo per la montagna, ruppero, squillando, il silenzio. Ttiprcndemmo la strada e attraversammo il colle. Subito appena ci affacciammo sull'altro versante della giogaia ci apparve di sotto tutta l'altra parie dell'isola e una immensa valle pingue di colti, sparsa di casolari e al fondo della ralle il mare, un lembo anzi di mare costretto entro una cerchia di basse colline e sullo specchio delle acque era raccolta una quarantina di bastimenti, di piroscafi da trasporlo, di. velieri, di navi da guerra. E lungo la spiaggia biancheggiavano, minuscole, le tende degli accampamenti militari. a La baja di Madras? — chiesi giocondamente alla nostra guida, indicandogli !o specchio delle acque sottoposte. — « Ne m;ilista », mi rispose l'uomo nella sua lingua sonora, memore di Omero. La baia appariva vastissima e magnificamente riparata cosi chiusa,- come ho detto, dalle colline in giro, da sembrare quasi tra lago, tanto angusto si vedeva la sbocco nel mare aperto. A me ricordò uiì poco per la sua forma, e più per questi suoi caratteri di riparo, la baja di Tobruk. I bastimenti la popolavano tutta da un capo all'altro. Coi cannocchiali riconoscemmo le bandiere francesi ed inglesi, che sventolavano sulla poppa. Cominciammo la discesa verso un paesetto, che si scorgeva in fondo alla ralle già involto nell'ombra che la montagna, calando il sole, gli proiettava sopra. Era Li vadocore, da cui, passandogli presso, a giunse un suono di campane che salutavano l'Angelus della sera. In questo momento anche dal mare ancora lontano giungeva, portato dal cento, l'eco di qualche squillo di tromba militare e vedemmo k bandiere calare lentamente sulla poppa dei bastimenti e ripiegarsi. MARIO BASSI.

Persone citate: Castron Martini, Pisani, Salamini