Le difficoltà diplomatiche vaticane pei Balcani, per la Russia e pel Belgio

Le difficoltà diplomatiche vaticane pei Balcani, per la Russia e pel BelgioLe difficoltà diplomatiche vaticane pei Balcani, per la Russia e pel Belgio Il Governo italiano e la Santa Sede Roma, io, notte. (A.) — Si è detto In questi giorni che 11 concordato serbo-vaticano testé ufficialmente firmato poteva meitere in imbarazzo la diploma -no. pomilieia perchè la convenzione attribuì L'annosa questione della Genova-Milano L'annosa questione della Milano-Genova èto col Montenegro all'arcivescovo ai Antivari. rIl Governo montenegrino avrebbe già fatto ] c■condo le voci che corrono, le sue riserve ali 1 /--..n l: -4„ „v.„ ,,; =i. MVliticano perchè a Cettigne si credo che vi sia incompatibilità fra i due Primati di Serbia. La notizia mi risulta senza fondamento: 11 ti- &A&,£53,% QKjTS capfdlua>Mnz^cai1 véscovo^ jPrimate di Serbia e stato sancito nel concorda- t\ùìóc&lk\ Btìgraào nonT che"ànne^'Tl tìtolo ! Lla vescovo serbo: cade quindi, trualsiasl base1 a i i i o n n a e e a a a ? ù à . a a o ' e e e y i . i per osservazioni In proposito. Ci sono ben altre difficolta di fronte alle quali si trova e si troverà, la diplomazia pontifìcia nel Balcani e altrove. Per il Vaticano la preoccupazione data dagli eventi nei Balcani proviene princlp irniente dalla marcia trionfale deLl'ortodcssla russa o dai metodi energici del Governo di occupazione- della Galizia eli fronte ai cattolici uniti, convertiti al cuttolicismo in altri tempi dai Gesuiti e che ora la Russia intende tornino all'ortodossia. Lo recenti affermazioni fatte dal barone D'Erp, ex-ministro del Belgio a Roma, ad un giornalista rutìso, che il Vaticino non ha protestato' o non protesta contro i metodi russi in Galizia, sono invece smentite dalla realtà. Le relazioni fra la Russia e la Santa Sede sono ogni giorno più fredde e la campagna vivace e, spesso aspra, che i giornali cattolici italiani hanno intrapreso mettendo in luce i varii episodi dell'occupazione di Leopoli e delle provincle galiziane da parta degli eserciti dello Czar, smentisce Indirettamente le dichiarazioni del vecchio diplomatico belgn. Anche col Belgio, nonostante le dichiarazioni del nuovo ministro presso il Vaticano Van don Houvel, le relazioni della Santa Sede non sarebbero cosi ace;t;ii.uatuniente cordiali come l'eminente personaggio ha voluto fissare Ih una sua recente Intervista. Mi si riferisce che Benedetto XV in una conversazione privata avuta con il Van den Heuvel e durant l'i quale con parola eloquente il nuovo minis.ro esponeva le atrocità e le violazioni de.la liberti! civile e religiosa compiute dai tedeschi nel Belgio, avrebbe risposto un po' irritato per l'insistenza dell'esposizione, esternando il pensiero che nulla puu rimuovere la anta ."-rde dalia sua decisione di rigorosa neutralità nell'immane conflitto e dal suo desiderio di ottenere ni più presto, con le preghiere e con ogni mezzo a sua disposizione, eh torni ovunque la pace. Questo sembrerebbe però in contraddizione con una recente manifestazione dei cattolici italiani. 1 cattolici romani dell'Unione Popolare hanno applaudito entusiasticamente l'on. Tovini, che perorava con calore per l'indipendenza belga ed hanno approvato un ordine del giorno Crispolti-Lingolani, che fa voti perchè, nella conclusione della pace, il Belgio risorga a dignità di nazione indipendente. Ciò però non è che un esponente dello nuove norme dell'azione cattolica in Italia, la cui direzione deve assumere insieme all'organizzazione la responsabilità di decisioni alle quali la suprema autorità ecclesiastica vuole rimanere estranea. Le Associazioni cattoliche in caso di guerra favoriranno 1 cattolici i auali aderiranno con il maggiore slancio patriottico a qualsiasi suprema decisione del Governo italiano. Invece la Santa .tede manterrebbe anche in questo caso la sua rigida neutralità. Quanto si va stampando da ieri sulla situazione de) Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, nel caso di entrata in guerda dell Italia, .non c che la conferma di ejuanto la Stampa due mesi or sono rivelò a proposito eli conversazioni fra un alio personaggio italiano ed alcune notabilità vaticane. .Von saxà male però oggi, che siamo In possesso di nuovi elementi, precisare i punti certi di quanto si è svolto. Dunque il Vaticano, sotto la minaccia di una partecipazione dell'Italia al conflitto, da lungo tempo studia le eventuali conseguenze di questo fatto e, in primo luogo, la difficile posizione che sarebbe creata al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Da ciò è scaturito un piano composto ila un punto fisso e da un punto mobile. Non si può parlare di trattative vere e proprie col Governo italiano; vi è stato invece uno scambio di vedute confidenziale, al quale ha partecipato il defunto cardinale Agliardi, ma senza che questi solo fosse il vero, principale intermediarlo. Un punto fisso di queste intese è che 11 Vaticano cede stili'eventuale partenza dei rappresentanti della Potenza o delle Potenza in guerra coll'Italia, mediante spontanee richieste del Papa ai rispettivi Governi per un richiamo dei loro rappresentanti diplomatici. Da questo inizialo punto di vista proviene inevitabilmente che lo stesso trattamento dovrebbe usarsi — per l'evidente ragiono della neutralità che la Santa Sede si è imposta nell'immane conflitto — ai rappresentanti delle Potenze amiche dell'Italia. Però, deciso il trattamento eguale a tutt' 1 rappresentanti diplomatici delle Potenze belligeranti, restano molti quesiti. Rimarrebbero i rappresentanti delle Potenze neutrali? Chi sosiituirebbe i rappresentanti che partirebbero da Roma? Allo stato odierno dei fatti si può ritenere che i rappresentanti delle Potenze neutrali resterebbero e che, secondo il diritto internazionale vigente, le Potenze belligeranti sceglierebbero fra essi il sostituto per la loro rappresentanza. Solo nel caso improbabile della partenza dei diplomatici delle Potenze neutrali potrebbe prendersi in considerazione la possibilità di un incarico affidato ad alcuni prelati nazionali di Curia per i rispettivi Go verni belligeranti. Si è parlato degli uditori d Rota, ma non tutti i Governi belligeranti hanno questi rappresentanti presso il Tribunale vaticano: per esempio, la Russia. Ma un'osservazione pregiudiziale si eleverebbe, grnvTsstma, sulla sostituzione con prelati nazionali di Curia. La sostituzione far"bbe s! che questi ecclesiastici sarebbero senz'altro di fatto investiti di una rappresentanza diplomatica. Essi non sarebbero che agenti eliplo mutici delle Potenze che attuterebbero loro ia ra-ppres^ntinza. Sarebbe cioè una sostituzione di persona, e non eli ufficio. Rimano dunque che, in caso di entrata in guerra dell'Italia, tutu i rappresentanti diplomatici presso ii Vaticano rielle Potenze belligeranti lasciereb baro Roma e la rappresentanza delle Potenzi1 stesse presso il Vaticino sarebbe assunta dai neutri; dell'Ambasciatore di Spagna per le Potenze dell'Intesa, e dal ministro dell'Argentina o del Brasile o del Chili per il blocco tedesco. L'importanza di questo piano non può sfuggire ad alcuno. Nel caso di non intervento dell'Italia, esso costituisce un precedente che sfbpquesta prova suprema.

Persone citate: Agliardi, Benedetto Xv, Crispolti, Curia, Galizia, Rota, Tovini