La morte di Oreste Calabresi

La morte di Oreste Calabresi La morte di Oreste Calabresi Mllane, 15, «era. Giunge da Lecco la notizia che stamane alle 1,35 è morto colà .l'attore Oreste Cala^ brasi. Venerdì sera, mentre la Compagnia Caiabresi-Sabbatini-Ferrero, di cui il Calabresi era direttore, dava al teatro Sociale la consueta rappresentazione, il Calabresi ora stato coluito da anoplessia cerebrale. L'insulto apoplettico lo aveva preso alla tein-pia destra e poi per lutto il corpo, mentresi inlratteneva coi bambini dei coniugi Pitti.Mandando un soffocato rantolo si alzò téli-tando di aggrapparsi al tavolo, rna stra-mazzò a terra come corpo morto: e da quelmomento non disse più una parola. La OgliaCesarina, attrice nella Compagnia Grama-tica, e gli artisti delia, Compagnia non loiasu-ìumnrt r,iM in ni,., ammonii, o-n-, „-.,•lasciuiouo più in una commovente g.ua p-i assisterlo : ma, purtroppo, lo cure a nulla valsero. L'Homo e l'attore La morte ha colto Oreste Calabresi a cin-quantotto anni. Ma da parecchio tempo la ma-iatitia tnsid.osa stava in agguato a colp're lasua persona: da parecchio tempo l'uomo cheprima sembrava concentrare nel suo fisico lafor/a, la vivacità della vita, la pienezza della salute vigorosa, aveva sentito spezzarsi m i innovati assalti la fibra ancor verde e robusta, □ l'attore, nonostante ogni sforzo di fii.- £<*j° velato da .un »^ una ansia di respiro, ci ricordavano troppo il Calabresi agio, vivace, impetuoso d'un tempo Kg i stesso sembrava chiuso nella preoccupa- vA%,M di non mostrare, ili dissimulare il suo male: sembrava rome assiduamente parali-/ ^^^^aad un velarsi. ^ trlstc minaccia ora ha compiuto su di lu inesorabilmente il suo atto. Oreste Calabresi èimito. Pensando al desiderio di vita che eraancor sempre in lui, al di sopra di ogni in rUb0 di morte, al di sopra d'ogni indizio di debolezza e di mali, la sua fine è più amara e più dolorosa Entrambi, l'uomo e l'attore, ciano in quel punto dell'esistenza che può ancora essere superba di forze e di opere artistiche. Nè l'uno nò l'altro hanno potuto conoscere quella vecchiaia che è riposo, e nella quale si possono prolungare le vittorie e i trionfi dell'arte. Caro e buon Calabresi, come ti ricordiamo e t' rimpiangiamo ora che la tua scomparsa cpriva anche dell'illusione e della speranza d: rivederti come negli anni più belli e. più felici' della tua attività! Care e buono, veranunti'. nella dimestichezza, e nella intimiticordiali'! Caro e buono nella chiettezza della giocondità ch^ irradiava il suo viso ampio e delle freschezze e elle ingenuità ili fanciullo. Sembrava non conoscessero il fiele e la lotta della vita; sembrava non si volessero adornare che della gioia, dei fiori, della quiete Non era venuto al Teatro dal Teatro: ma era tritamente nel suo talento una virtù di arte rappresentativa tale da suppl.re aU'edurazione tradizionale che si riceve uscendo da una famiglia di artisti scenici, se in poco tem- . po. egli aveva saputo ^^t^X palcoscenico. riov^ui famigliari dalla natia Macerata l'a vovano n^neMa P^eiovinez ^ quell'Accademia rìi fllodramniatici che s'inti telava da Pietro Cessa. Il « dilettante >. aveva ^^^^S?^ griccio o p<?r [>asseggera inclinazione, si era dato all'arte ^-ua con la fete, con la volontà con tutta l'at'àiulhie di rimanervi e ili rima, . (l!)p0 } prjm| fìiodramma mobile! La sua anima, il suo spkito, il suo carattere avevano talorj ìapprima in piccole compagnie: » primo attore » e t attor* amoroso * con lo Stenterello Mori, « generico con. le compagn« Redoli, Capelli, in seguito, col LoHio: poi eccolo i.n breve, in una bella e poderosa compagnia, la « Nazicnale » di Roma, discepolo pr.ma di Angelo Vestiri, Ludi, morto 'I vestii, « caratterista » in sua vece, accanto a Virginia Marini. Quando Framcesco Garzes formò la sua compagnia, Oreste Calabresi vi fu accolto con ia Marini e vi restò sinché il suicidio del Garzes disi-iolse quella memo raioia riunione .11 attori. E allora il Calabresi si associa al Paladini e alla Mariani, quind. veiso il 1897 si unisce al Leighcb e a Virginia Rei ter. L'attore ha già carr.mhiato a glandi passi ner ia sua strada: ma il suo periodo più feci-ndy e felice s1 inizia tre anni dopo con la compagnia che prese il nome da lui. dalla Gramatioa e dal Talli. Sono ancora recenti i ricordi di questa bella e magnifica riunione 'ìainttin che fu l'uttlnia vt-unveate grandi' c.iuipagnda; v'erano In essa molte delle pu vancw lorze che fruii si scomposero nei frazionamenti innumerevoli delle compagnie odierne: v'erano, con lui. Calabresi, Irma Gramafca, V rei Ilo Talli. Ruggero Ruggeri, Dina Galli. I Giovannimi, Ugo Piiìemo, la Vestri, il Deantoni... In que^st,a salda e vasta associazione di artisti il Calabresi diedi; le espressioni più belle dell'arte sua. Caratterista comico e serio, a vicenda, «ri aveva saputo percorrere la acala nei toni ' e nelle note più opposte. Il pubblico lo predili» yeva spesso nelle espressioni comiche, ma nel,a rappresentazione ilei « tipi » della commedia seria e del dramma egli aveva virtù di semplicità, di equilibrio, di sobrietà, di evidenza, talora anche più eccellenti. La sua comicità dì caratterista fu certamente una delle più eomuuVailve di quest'ultimo ventennio. Dalla comicità sottile e garbata tifila Klobe egli era venuto a quella dèi ntic blasoni, o a quella anche più sonora r: caricata delle pochades francesi. Abilissimo nel trucco delia figura, nel giuoco delia fisonomia, ir la giocondità a nel grottesco degli atteggiamenti, aveva saputo crearsi delle noie, delie espressioni singolarmente personali. La sua Usura diventava simbolo e concentrazione di letizia e di comicità Qualche volta trascinato da'la stessa simpatia e dall'adesione del pubblico parve oltrepassare anche la misura e cadere in esaserazioni tipiche, ma non da perder mal il senso del decoro deW'arta sua. Così la maggior parte, si può dire, del repertorio moderno potè passare attraverso le sue interpretaxlonf: dalla note, facile della commedia brillante, a quella più Intima, profonda, studiala, del dramma Da! riso della caricatura, ppli aveva saputo alzarsi sino alle più serie e meditate figurazioni • dai Due bia- ti&^tf^'^&^Ù nella Vigila di Jorio Più che coltura erano in lui prontezza e finezza d'intuito, elasticità di temperamento. Era attore più d'Istinto che di riflessione. Perciò l'arte sua rappresentativa poteva mancare talvolta di profonda risonanza, ma aveva ner contro doti di evidenza esteriore e di impressione immediata non comuni. Ed erano queste che lo rendevano caro e festeggiato noi teatri ncstri. Quando pochi anni or sono egli cominciò ad essere affievolito in queste sue efficaci caratteristiche espressioni, il pubblico che Io seguiva ancora con simpat'a cordiale e sicura prima con la compagnia di Teresa Mariani, poi con la Sabbatini-Ferrero, ne provò tristezza, come per l'annebbiarsi di una chiara e lucida visione. La stanchezza era visibile sulla faccia dell'attore, anche se egli facesse sforzi supremi di volontà per vincerla, per continuare ad offrire tutta la vivacità, l'energia di cu; voleva ancora essere capace. Oggi i! pianto dei compagni lo circonda 0 lo onora sul letto di morte nella piccola città dove le vicende dell'aite sua lo avevano portato in questi u'tìmi giorni di rai-ievale. Aveva accettato e promesso di partecipare ancora ad una trrande rappresentazione che dn'-pva fra pochi giorni in Milano raccogliere nell'interpretazione del Goldoni ,. ir san sedici commedie, in una memorabile unione imagi-nata ad onorare la Heiter e il Novelli, che si contftdnno ria! pubblico, parecchi ii°i suo! più inc'eti! comnagTii di tutto M Teatro lt.-i!i»no: Virginia Fi-iter, Erm*te Vivflli. Luigi Carini, Mar ivi Molato. ViTgilio Talli. Emma Grama* lira, Emilio 7airo. Lvila Borelli, Edoardo Fer. tavilU., e il Pipemo, il Otovar..nini, il Gandlisto il Betrone. il Mari, la ■vniuati. il Ba*hetli. e (ireste Calabresi doveva raffermare nella immollale commedia M » Dcn Marzio maldicente. . ■>. Owlt Calabresi vi inanellerà, invece, non sorridervi più sotto la maschera del loquace personaggio del Ferrari; e invece andranno a lui in una pietosa ultima riuniune di animi .'ornmoss! e memori, in un estremo accoltimi, iriicinc/lo alla .niiot? eterna, : suoi compagni die I. hanno amato, e tra i quali ^'jli £ vi?, -'.ili. lavorando e onorando l'arte sua di.

Luoghi citati: Lecco, Milano, Roma