Ville aperte in terra di morti

Ville aperte in terra di morti Ville aperte in terra di morti (Nostra corrispondenza particolare) PIASECZNO (Varsavia) Davanti alla veranda della villa, quasi■per tramandare ti ricordo della profana--.ione, i tedeschi, hanno seppellito sette dei loro. In. capo al tumulo la solila croce ru- stlea, con. sopra avvolto un lembo di colo-nina celeste a palle bianche e la scritta Hìct rulieii siebon. Intorno, da ogni lato, le trance della mischia. Divani e seggiole in pezzi, sparpa-gliati. sotto gli alberi. Lettiere di ferro rat-frappila pomi artritici. Giberne, gamellecon orme di zoccoli profonde quali colpi dimaglio. In mezzo a un viale la poltronadi velluto rosso dì. cui la spalliera è rima-sia dentro. Sull'aia, all'orlo del bosco, unquadralo di tavole c di materasse a molla,rivistile dì frasche. Si direbbe i russi viabbiano improvvisato un'ultima resistenza,sbucando dalla casa ove gli altri irrompe-vano dal lato opposto, attraverso le breccefuganti. Un po' trasparente, il (orlino. Machi pensava sui serio a trovarvi scampo?Era una gabbia per chiudervi dentro lamorte e » la vita. Si voleva solo arre-stare un'ora di più i tedeschi, guadagnartempo pei compagni che al di là del boscolavoravano febbrilmente a opere-di difesamaggiori, per lo truppe le quali in frettatentavano riordinarsi intorno a Piasecsno,aspettando i rinforzi che non arrivavano viai. ' A destra, e a sinistra 'della villa, sul mar-gine della pineta, una trincea, smilza, lun-ga due o tre chilometri, simile atta bucadi ù,i condotto da gas. Di solfo i rami o-hliquì, oscillanti, adagio a guisa di venta-gli su letti di malati, rocchio rade la pia-mira, liscia che i tedeschi attraversavano asalti e a piroette,.quasi ballando tra le pai-lo, mentre lartiglieria spiegava tènera aldi sopra delle loro testa un tremulo om-brello incandescente, come su una maniadi mandarini. A guardarsi indietro, alberitroncali di un colpo rami volati in schcg-gè, chiome vegetali strappate e lorde difanao quali, capigliature, di giganti vinti, Gli obici dovevano piovere, balenare comegirandole nel verde. Lo scroscio di un tor-rente di ferro. Qua. c là, sulla sponda delletrincee., la. terra smotta, quasi per la pres-siane di corpi rololativhi dentro allacciati,la bocca schiumante. Il breve paesàggio sii-vostre ha l'aria sconvolta e attonita di unacamera oi:c si sia perpetrato un delitto eVassassino abbia trascinala pei capelli lavittima che si aggrappava ai mobili. Trai. rovi, a ogni passo, brandelli di tuniche,cenci sanguinosi, borracce peste, frammentidi granata. E scatole da cartucce, ovun-gue, senza numero, russe e tedesche, questeultime grandi, legate con. una cinghia ditela, e sopra stampato a grosse lettere Pa trffrien, come il tiloln di un romanzo. Sfollilo il libretto di un caduto. Sulle paginebisunte il conio dei quattrini ricevuti d«-rante tre anni di servizio, l loro piccoli aft—.i i „ . /„ ' „ ' 11 vento cede un poco ti silenzio P<ombagiù più denso, ammanta come una cappadi lana. Riposa, quasi le orecchie dolgano del fragore guerresco che gli occhi vedono. Tombe, tombe, a ogni tratto. Li hanno seppelliti a dozzine Insieme, come per far loro sentire meno il freddo e la solitudine. Nella terra fresca dei tumuli lunghi e stretti file di stecchi piantali e su quelli i berretti demorii. Di tanto in tanto ì berretti dondolano, sfiorandosi senza rumore. Non una croce, non un nome. Il carnaio, semplicemente. Poveri « eroi »! Già dimenticati. Sono il passato, anzi meno -, qualcosa che ■ forse non fu nuli, sógni dileguali in boccio. Fra gualche mfise le loro donne medesime stenteranno a rammentarne i volti effimerilìienlrano nel nulla. Nessuno ormai più ti chiamerà per nome, nessuno narrerà le loro gesta, nessuno li citerà ad esempioFatto l'appello, in fretta, alla prima sosta tra due allaccili, l'ufficiale scurabocclàerà qualcosa col lapis sul foglio di. dilania, pesegnalare l'assenza, e tulio sarà finito, Essi non entreranno in. alcun testo scolastico per l'edificazione dei. posteri.'Nemmeno riscuoteranno il tributo quasi ufficiale dell'entusiasmo dei cronisti e dei corrispondenti di guerra. Passano cosi lontano dqui i cronisti e i corrispondenti di guerralo non sono che un viandante, il quale cammina e guarda per sè. Non ebbero, morendo, nemmeno il conforto sterile della benedizione della loro gente. Reclutati pe10 jiiù dalle province interne dell'Imperoquasi non capivano la lingua dl coloro chvenivano a. difendere. Quanto più tragichqueste loro fosse senza iscrizioni nè fronde, già prossime a. confondersi con la terra, della sepolture tedesche dalle epigrafi m-elicolosc e un po' superbe! Il simbolo dtutta la storia russa. Cubitale, sommariadove l'individuo non conta più del ciottolo triturato nella mole della piramide. Da no11 Vascello è sacro e si conoscono per nomi Mille. Qui si incontra un Vascello a ogngomito di strada, i Mille sono milióni. L'uomo, votato all'olocausto anonimo, scompare, polvere nella polvere... Costeggio la pianura, il piede sidVorlo iteli a trincea inicnuinabile, cercando invanuna torma viva. nei.deserto. Su uno sfond'diabeti un'altra villa, a due plani, biancaBrecce, anche qui, rovine. Anche qui in giardino rosai strappati, cancelli abbattutiUn cappello di feltro nero sui gradini dellscala. Di sopra, le camere piene di pagliaal solilo, i pavimenti che traballano. Il ciclsquallido guarda giù attraverso il tetto sfondato, come l'occhio spento di un cieco. Dabuchi dei muri si vedono le cime degli alberincurvQr.si. simili'a mani che chiamino, a terra una cartolina illustrata del. 59 dicembr1913, con, all'auguri per Tanno nuovo, Dotfiglie da vino, vuote, rotolano a quando quando, spinte dal vento, come su una ioda di vascello naufragato. Appesì a unparete un'oleografia rappresentante la Catedrale di Cracovia c il cuscinetto degli spili. Un ago ne pende ancora, con la sua gugliata,, di atle biancot gitasi appuntato l or ora da una mano tranquilla. Strano spettacolo queste cose rimaste immobili e immutate in mezzo alla rovina travolgente le altre accanto!'Nessuna più aperta accusa della CCCÌXA delle for.c 0IMfèmOM0 u mondo che la distribuzione capricciosa del viale fallo dalla guerra. una cam Hlesa lra , ceiti0 rovina, un uomo incolume in mezzo a mucchi di morti. La voglia di agire,'di difendersi se ne va.,Sembra non resti,più se non da incrociare le bracchi e. curvare il capo, in "Mesa che il flagelli) sia.passato, 'fardi. U^ionio volga alla fine. Rag ginntl°< stanco, sull'altro margine della pianura, <l gruppo di1 case donde lira nano i tedeschi *•'*' comignolo fuma, solitario. Mei fango.di unastrada berretti da soldato, giberne, cinlurini. Un-fanciullo dalle mani violacee mi rincorre, timido, mi offre senza dir nulla due schegge di granala, Non .Itamio più nicnf altro da vendere, in Polonia. PozzanOliere, ponticelli rotti, un'altra strada che iwO?c verso il sud. E ovunque, nel fango, 1uei solchi profondi delle artiglierie che sembrano le rughe di un'immensa faccia ^avagUaia da un dolore senza confini. Un ocquitriuo, una diga. La - campagna sale, Sgomente.-Appaiono in lontananza-nuove selve> nume-pianure. Dev'èssere Bosco Ne: r0> ''«UffMVc piti a destra lazgdrzeff.Mi. rinietlo pei campi, un pn' alla ventura; affrùn io> Variato'solo datino, aridità amura e insaziabile :ll andare, .di andare, à-t-penarrere> cosl " V^dl, tutta Ja Polonia. Distese d) vaglia simili' a scuderie all'aperto. Sotto ah alberi scalole da conserve, pezzi di caria, 1un"hi rossi pari a gocce di-sangue. Qua e ,a tinnii appena coperti, frettolosi, altra ,,c'"s? ''inolisembra intravvedere la rigidità dei cadaveri. Le prime ombre. Un'isola, di abrh 'lcr* nel grigio giallastro dei eanipi; un'aUra villa? Il parco, solenne, affacciato a Pdastrl di pietra bianca come un'anacoreta meditazione. Un cavallo morto, sull'orlo, SI direbbe caduto di stanchezza, assopito .fianco. Nonimzza. ila solo le zampe un ai-H,rlc e rigide, il rollo sirnnamentc csi l'--'Lungo i viali statue infrante. Fa quasi hl11? solto la ramaglia fitta. Là casa, dalla spctto VOtrizio, intonacata di giallo, con un Verisliho a colonna doriche sormontalo .da ""' ttnll>a»o classico. Tulio, chiuso, sbarrato, *PVw delle colonne cocci, frantumi di vetro, orandelh di garza, astucci di medicinali te d<!fc'"- * «« «» mucche di rocchetti di ce, voUo dl smeo poi timbro dell'ospedale mUi lare dt, Danzicq. Forse avevano, installalo qm u>1 ambulanza. Origlio alla porta-Voci ^'»»teM':. paurose. Sembra echeggino sotto Vflc nude: Ln WS* di candela filtrante ™ uno smraoU°. Sono tornati i padroni, 1 "fauno l inventano di quello che resta. Mi flontano l" muta di piedi, per non farscricclùolare la ghiàia E a un tratto, m cospetto della campagna che scompare rapidamente inghiottita dulìe t*™brf<»>* opmsso.-sofjbbato, schiac. c'flf° aMa "'°«oto»« immensità del disastro Potrei camminare ancora, tutta la notte i battermi in uno spettacolo'che non sia lu„tlbre> •„ un vollo che sia du ogni parte ia s(cssa sccna, macl,rietCampicoperti di paglia, boschi squarciali da triticee, ponti distrutti, e tombe, tombe, tombe, come in un paese di morti. Tutta la Polonia non è più che deserto e orrore. I contadini si sono scavati la casa sotterra, per difendersi dagli obici, SI torna alle catacombe, polche si è tornali al martirio. Più non una canzone, non un richiamo,-non un mugghio. Non si odono più nemmeno lamenti Mi par d'essere sólo, smarrito per una landa sterile e maledetta. Galoppando coi suoi carri, j suoi vessilli e le sue fanfare lontano, oltre Vorizzonle rossastro, quasi verso l'invilo di nuovi incendi e di nuove stragi, la moltitudine fragorosa sembra aver, pompalo come una immensa piovra tutta la-vitadella terra. Il paese ò rimasto smunto come ,„ ,„„,„„„,, j. _ _ j , • ... ,„ ,„„,„„,„„. ' -, _ „•„..,. la mammella di una madre che non si mitra più se non di lagrime. Soer'csso il silenzio pesa cosi profondo e irrimediabile da som- orare non abbia a finir più, se non per un nuovo irrompere della moltitudine, più ebbra e scalmanala di prima, gavazzante nel proprio sangue, tìludremo forse una voce, domani, su queste plaghe-, ma sarà ancoro, quella dei loro cannoni c dei loro tamburi, l'urlo del massacro e il gemilo del terrore. Poiché torneranno. E' fatale... Mi, Polonia, Polonia, mille voile più miserabile delle Fiandre! Essi almeno, i belgi, combattono .per salvarsi, per rifarsi una patria, fórse per ingrandirla; la loro causa è la causa di luVi; il .mondo esalta le loro gesta, magnìfica le, loro virtù. Ma In non ti dissangui che per combatter te. slessa; il fiore dei tuoi figli è'coslrvtto a massacrarsi a vicenda,'la-Spada nelle reni sotto livree altrui, per mia causa che non, è'quella di nessuno di loro. Ni conforto di oboli fraterni, per le, ve comizi in tuo nome, nè proteste Steno pur platoniche contro lo scempio che l'orribile rullo fa passando r. ripassando sul corpo tuo. E quando sarai tutta straziata e finita, ,<tenza più un braccio giovine sul. quale appoggiarli, i- luci -padroni- ntm vorranno-ancora aeeordarsia spese,di:qu& sic lue povere: carni., come gli sgherri didi Cristo? CONCETTO PETTINATO. Pilato si accordarono dividendosi tr«<

Persone citate: Bosco Ne, Machi, Mei, Mesa, Pilato

Luoghi citati: Cracovia, Polonia, Varsavia