L'orrendo spettacolo

L'orrendo spettacolo L'orrendo spettacolo (Per telegra|o alla: STAMPA) AVEZZANO. 14 ■ara. ì . Dopo aver traversato regioni la cui1 vista I Wmuove ad indicibile pietà, eccomi ad Avez- Czane. Riserbandomi di descrivervi successi-, tvamente il disastro di tutta la provincia, l*brrore della desolazione dei paesi minori, procedo ad una sommaria visita della maggiore città, di questa bella ed industre Avezzano, la quale è rasa al suolo; e vi avverto subito che questa tragica frase va intesa nel suo senso più preciso c più orrendo. Un attimo tragico Fra i primi incontro il signor Vetraia professore delle scuole di Tivoli, partito ieri da Tivoli con alcuni signori in automobile; I«•gli potè giungere fino al colle di Monte fedtBove, donde con l'automobile non potò proseguire, a causa della neve alta 50 centimetri, e dovette recarsi a piedi con le torcie a vento fino ad Avezzano. Egli mi annunzia che Avezzano è completamente rasa al suolo; della stazione non ne resta che un angolo; del resto non un muro è in piedi. E1 tutto distrutto. dfedo poi il corani. Dì Giorgio, inviato dal Ministero degli Interni, e che per una eguale missione si recò anche a Messina; cgM mi dice che il quadro di Avezzano di-istrutta è straordinariamente più terroriz- i zante di quello di Messina, perchè non si ; vede neppure un muro diritto, mentre nella città sicula- molti palazzi conservavano csternamente il loro antico aspetto! E men- ' tre comincio a rendermi conto detta tragica esattezza di questo triste annuncio, scam- bio il saluto e un breve discorso con u eottotenente Sfen-utti, comandante il pic-|colo presidio di- Avezzano, e che si trovò già a Messina nel 1908; egli mi narra: — E' stato un attimo tragico. I soldati, erano tutti ■ intenti a compiere la pulizia i liersonale nella caserma. Ad un tratto, un fragore formidabile ci ha sepolti tutti sotto,un cumulo di macerie. Null'altro ho notato, e niente altro ricordo. Dov'è la città*? Ed esco, con l'animo più angosciato che! potete dmaginare, sul piazzale della sta-1 zione. Ov'è la città? Ahimè non se ne vede neanche un vago profilo. Ecco i primi cumuli delle macerie. Infatti, non ne avevo visti tanti neanche a Messina, ove l'aspetto esteriore rendeva meno tragica la prima impressione. Ed avanzo, con un gruppo di funzionarii e di ufficiali. — Per carità! per carità! — urla qualcuno fra le lagrime, gettandosi davanti al nostro gruppo. — Mia moglie è ancora viva: venite a" salvarla! Ho raspato, sinora, con le mani, ma vedete sanguinano! Ci vuole un piccone, per carità! Colui che implora cosi è l'applicato al movimento, Padovani, sposo da due mesi, venuto da pochi giorni ad Avezzano. In un attimo gli ispettori delle ferrovie conim. Talenti e ing. Fergole, giunti co! mio treno, gli formano una squadra armata di vanghe. L'Amministrazione dèlie ferrovie dello Statò ha avuto qui, sembra, più vittime che a Reggio c a Messina, ma giunge prima a soccorrerle; è alla sua iniziativa'che si deve l'inoltro della vettura soccorso che ha medicato un centinaio di feriti in. poche ore^ un centinaio perchè i salvatori non erano che '.«ssanta : sono la squadra di Careoli o quel. Iq. di Arsoli, organizzato dal sindaco cav. Wardoni e da un giovane prete erculeo, don Costantino, che aveva portato con se anche tre monache, una decina di'manovali delie fianco del viale si sono appiattate o rovesclate'fra alberi o sono state gettate giù nei campi limacciosi. Un omnibus, una di quel- ferrovie e quattro carabinieri. Il treno non era arrivato da dieci minuti e già le squadre erano al lavoro. Mi ero unito a quella squadra che seguiva il povero Padovani, nella speranza di salvare sua moglie; egli precedeva i salvatori saltellando, come se frenasse un impeto di correre; ma egli stesso, il povero Padovani, non si orientava più. Avezzano era distante mezzo chilometro dalla stazione, e dove cominciava non si sa più; le case a le sgangherate preistoriche vetture che fati no servizio fra i piccoli Comuni è diventato una casa; 0 troviamo un'indicazione vaga: — A destra; e un gesto meno chiaro ancora : — Adagio; vi sono feriti sepolti sotto il fieno; — girate — avverte qualcuno, c'è un morto. ' Un corpicino Ahimè come' sono caduti, scaraventati fuori delle loro alte stanze, dal teporeadei loro letti> sono 11 fra i sassi> siP'1". com« so dor mlssero ancora, o raggomitolati come certi cadaveri che le colate di gesso riformano nel cnfodqmmstrimchfllapillo di Pompei. Proprio nel mezzo della strada c'è un cor Picino sanguinoso di bimbo; la carità di 1ualche passante gli ha composto un let tino di fieno, ma il vento ha scomposto la povera coltre, e quella piccola cosa su ™ijn|ieri una madre rideva di gioia e spavento-' dintecapatoBfunasdloiltrrè msrs. lus, i Sna °he tocchiamo ,Qualcun vole simulacro di morte. A un crocicchio, tre uomini sembrano veramente dormire, sopra una porta divelta : sono pallidi; Piso¬ lo! 1 che morissero col volto alle stelle... v«« »•& I« !.!«» a ,i-L-.„ c„j rton ce nessuno in citta; è deserta; sono , scappati tutti: ma non ne abbiamo incontrati! per via: non ve ne sono alla stazione; sono' morti tutti? Uno del luogo spiega: - Erano ! aancora tutti in casa; faceva freddo e si dor- ' mmiva volentieri; del resto, chi era in istrada lè stato sepolto sotto le macerie che hanno iU colmato le strade. Avezznnò. vista' dall'alto, non è più un'isola di tetti rossi solcata da fossi profondi; è un altipiano petroso, sterile, da cui si rizzano ancora tronchi ignudi;, p'è qualcuno che piange, che chiama sommesp mente; ad ogni passo, una voce nuova; chla-mano di sotterra. Dna/ragazza ci sbarra strada, supplicando per .1 sudi quattordici òa- ri. che possono essere ancora vivi. Ascolti*- mo. Non si odono voci vicine; la ragazza chiama a nome; nessuno risponde; la aqua- flwn r-,^ —; _.. , _^. -1 _. . K, nei quBdriv!o con gli attri acuf ta-sv-àtara1 dfa prosegue. Passiamo un quadrivio; qui'si incrociavano, dicono, -ga.Vezia e viaXXSiet- tembro, corso Umberto e "piazza Torlonia. Si canisce confusamente essere uno sbocco di parecchie strade, ma non si riconosce più un aspetto di casa. Dal marciapiède un giovinetto assicura che siamo davanti alla sede del | Banco di Roma! ' j Una dozzina di feriti fa cerchio intorno al fuoco e ci chiedono, sènza muoversi, perchè non possono muoversi, se abbiamo barelle; aspettano da tanto tempo, ed hanno fatto for- se chi sa. a quanta gente là stessa- domanda, wf g j | c • « Il Cane fedele - Salvato! . , - . Un cane ronza intorno a un materasso da cui una voce, ancora imperiosa, lo al- lontana. Mi chino; riconosco fra i cenci e il sangue raggrumato, un bel volto quat- trecentesco: è i'1 conte Filippo Resta; è fe- rito, ha la febbre; la fedeltà del' suo cane è l'unico affetto che gli siu rimasto; sono morti nove di casa sua e due servitori; egli stesso è stato salvato da tre ore, e non vor- rebbe essere vivo; non è più il conte Re- sta; è un corpo dolorante coperto, da cenci . !.. , . J _ , lurid;; nessuno ha pensato a portarlo via; se noi non fossimo passati, sarebbe stato U lo aveva eguagliato — Sentite — egli dice, — quanti gemiti^ ,-, E lasciamo proseguire il Padovani con i , . , , , , „ . errazzier. .«.ci fermiamo li; vi «me.connoi ' Siovam di.Arsoli, ri maresciallo Paradisi, alcuni carabinieri; una gara pietosa co mi ne la fra il piccolo gruppo borghese ca lotósi in buca, con il piede sospeso sopra il vuoto profondo, in cui franano massi ad % Un quadrivio, verso il centro del quale*«• ogni movimento; SI riesce a scoprire e tirar su una giovinetta di 16 anni, certa Matilde Vitale' che da dodici' ore agonizzava, intatta, èoh. la t^sta in giù. Dal primo piano era stata gettata già nel secondo, trattenuta per le vesti fra le travi del soffitto, i calcinacci 'le si erano serrati intorno, « la soffocavano, ma la reggevano insieme. Set ne d'orrore e di coraggio Si lavora male di fianco a muri pcrioo- f larUi, che .sembrano davvero vacillare; su calcinàcci e tegole che trascinano giù o che cacioso .nei vuòti profondi, sospendendo il respiro ai salvatori,, i:quali temono di ofjfendore chi aspetta dar loro la vita e lavora no m- catena, passandosi 1 calcinacci uno ad uno. Il primo è quello che salva davro\ ro,, ma che deve vincere l'orrore di sentire SjjSQ^d le dita: un braccio rotto o il caldo ;sangue. 0 il gelo del cadavere, |:;;A un cèrto punto,., si sente un bambino chiamare da sotto un-tetto, che si ò schise;ciato precipitando: muovere In porta vuol i dire rischiare di trascinarsi addosso il tei to e il nwro adiacente. La squadra esita, pétthè chi dirìge- l'ha méssa in guardia; mà^H- carabiniere De- Clemente si caccia a vanti, spinge la porta ed entra nel vano fra il rovinio dei calcinacci e'delle travi, QuaJlta gente 8i è salvata cosi?. Molti e- rana li quasi a fiore, .ma impotenti a muocsVlddversi per-ferite, o per lo «choc» nervoso, o per un principio di asfissia. Qua e là fumano piccoli Incendi e si odono schioccare dei'cdrpi come cartuccie gettate nel fuòco. Mentre! scendiamo verso la sfazione con dei feriti, incontriamo il prete Domenico D'Amico, venuto da Scuròola a piedi. Prega, ma vorrebbe agire.: Troviamo poi un impieMgato del Mintetelo delle poste, corto Bold''gna, che cercai- suoi genitóri adottivi, mia*' tscceqc sente che non li ha più. Suo zio era direia toro dell'Ufficio postale, distrutto. Tre soli agenti si sono salvati in un corridoio: Arè chUnede Mattei, Domenico Chiarelli, Fiop rindo D.AngeH. Troviamo ^uto con s . . . . v„„». „„ „(. un c"PPe»° chiaro da borghese: cl,e de'la 9a compa&ma. del Uo fanteria, | sfsm che aveva una settantina di uomini, appena ! Ì una trentina si sono salvati. D capitano « ì n morto, il sottotenente De Sanctis è ferito, I , ,i i. , 1 „ «A n.nlnAn I a1 8 1 B ' n " ° il sottotenente Ferrautti è vivo ma malcon c.\o: pare ha salvato tanta gente! Dei ca i-abiniorl ne è restato uno, ma con un ac chio cosl gonfio che non vede più nemmeno fia'n'aitro. | / soldati fanno prodigi j I soldati, giunti col treno delle 6,41), haDno subito Iniziato, sotto la direzione dei loro ut fidali, l'opera di salvataggio. Si sono divisi - in scaglioni e postisi sopra i vari gruppi di maeerie porgevano attento orecchio per sentire se da esse partissero voci che chiedessero soccorso. Qua eia t superstiti, ancora terroriz zati, supplicavano con voce lamentevole che o st scavasse nei punti da essi indicati. L'opera - dri soldati è' ammirevole. Si assiste a scene e pietose. Una donna aveva avviticchiati a sè - tre bambini e tutti e. quattro furono salvati, - Molte altre donne sono state pure rinvenute e sotto.le macerie. Un avvocato 6 stato tratto o "vo da s°tto le macerie di casa sua, mentre i chiedeva insistenemente notizie della moglie - e del ngIi dl cui non 81 è potuto tr0TSre t^- c1c' Da un a"™ p1nto dellf macerie U8etva i ™"ln,a dl fc^^wnnanta e si udiva. una piccola voce chiamare la mamma. I ; soldaM sl sono precipitaH per 8»,^, ma U tcdzc^ stata tratta di sotto le'macerie, era spirata. Lungo il viale della stazione, che era finn. vts'i i , a d % cheggiato da ville e palazzi sontuosi oramai «• diroccati, sono ferme per raccogliere feriti corso meessàntemente da questa processio-', ne di dolore che'si svolge fra nobili lamenti e grida acutissime. Sono questi i primi ef- fetti dell'opera coraggiosa intrapresa dai soldati, che gareggiano nobilmente negli ]aiuti e nei soccorsi ai sofferenti. In questa' opera di soccorso collaborano degnamente ed efficacemente i carabinieri. "Antonietta, c'è tuo fratello J„ Ecco sospeso a' una trave pericolante il corpo di un soldato del genio, che vuol vedere, donde provenga il sottile gemito che sale dai rottami. Poco lontano, svelto, passa, un bersagliere che porta due bambini sulle-braccia. Più oltre, un-ufficiale, dirige i:lavori di sgombero delle macerie, cioè di ciò che resta dell'edificio della scuola normale femminile, sotto cui sono cinquanta signorine appartenenti alle più distinte famiglie di Avezzano. . Si assiste al salvataggio di una di questo, signorine, compiuto da un militare. E' la signorina Corsetti di Sant'Elpidio di Peseo *ft$cehtano. Appena ri unta fuori dalle macerie, si guarda Intorno e avendo visto il fratello di una sua compagna ancora sepolto, ha gridato rivolgendosi a quest'ultima: « Antonietta, e'è tuo f-. atòllo! ». Ma costei, la signorina Colantuoni, non ha risposto neppure con un lamento. II disgraziato fratello si. è. allontanato singhiozzando. L'ex-deputato Giovanni Serri, che aveva una larga fortuna e viveva ad Avezzano ^ con numerosa famiglia, è rimasto con questa sepolto sotto la sua abitazione in via Venti Settembre. Cosi pure tante altre fra le migliori famiglie di Avezzano sono andate completamente distrutte. Le chiese del paese, specialmente quelle di San Bar- tolomeo, di San Rocco, di San Giovanni 1 sono oramai un ammasso di piètre e di cai-1 cinaeci con sopra, qualche quadro e qui!-. che attrezzo sacro. Nel carcere giudiziario erano rinchiusi circa settanta detenuti, quasi tutti dell'Abruzzo, per scontare lievi condanne.-Anche questo locale, ha subito 1 sorte non diversa da quella degli altri edifici. Una madre '-"'IV" rimpatriato Nel viale 'Garttald,.-^^ ^la^i- j&m. " ^mnlMaMnta"afcn^««n „. palazzo Serra, completamente diroccato, lina donna scarmigliata e coperta di cenci si trascina sulle macerie chiamando a granj ; Svoce i suoi figli, che non rispondono. D,.e!soldati li ricercano in quell'ammasso enor- me di rottami e poco dopo ne estraggono .uno cadavere e l'altro in vita. La povera I mamma 11 stringe al petto e li bacia e poi ÌDComincia a urjnrs nuovamente, f sottote-; nenti Bruschi e Fuetti sotto la direzione del ! ,.aDj(ano marchese Guglielmi dell'81.o fan-i - 'teria trovano su un letto avvolto dalle ma- , cerìe'una madre, che aveva stretto al seno! un bambino poppante e un altro al fianco dl lèi rannicchiato. Erano morti. La disgra- ! ziata era moglie del ferroviere Salvatori, I che trovavasi in viaggio per la quotidiana1 fatica La donna si era sgravata da due! giorni. Il signor Buonanno, ricchissimo in dustriale di qui e noto imprenditore di lavori stradali, ha perduto tutti i figli, i fratelli, i nipoti e la moglie. Dinanzi alle macerie della sua casa 'gridava con ambascia profonda la sua disperazione atroce. Le autorità governative locali sono tutte sepolto fra le macerie: il eottourefetto, il pretore, ecc. Del Consiglio comunale disvezzano è superstite un solo consigliere, il a a e dottore De Hoàsi, che era l'iintliiiiiistiatoi'e dei prìncipi Torlonia e che al momento del disastro si trovava lontano da qui. E' stato rinvenuto fra- i rottami della stazione, ferroviaria il corpo di un contadina, die è stato identificato per il'bracciante Filippo Fran- i 1 tncci, di ritorno dall'America, dove si era' -1 trattenuto diversi anni per accumulare del -. risparmi. Era giunto alla, .stazione di Ave»o zano qualche minuto prima del dtaaatr*.. , njel varcare la soglia deJla sala d'aspetto è i stato colpito dalle macerie ed è finito còsi to 1 miseramente. Nelle sue taaciie è stata tto- vata la somntà, di mille seicento lire, frutto dei suoi risparmi, la quale è stato evase-:, gnata dal maresciallo del carabinieri ai su- della famiglia. . ' «OlOTO 1 quali Si IT i nj quali si trovano 'sui luoghi eti; Schiarano che il disastro dell'Abruzzo non è inferiore per entità u quello di Messina. Il e!"mm; D\Gì^0' mrìfte,1" - Ministero dell interno, ha detto: « Lo speto .**»*> è dei Più tragici e dei pw deaolanti. Sa a I >• dolorose conseguenze che si debbono rei Strare danno oggi un numero di vittimo -; ,nfe"or<» 8 I"*"6 ct'.e 81 deplorarono nella l ! tragica ora di Messina, la differenza soia-inleute è dovuta al numero niuiore di ahi-, 'talliti )' , o! L'impressione del conim. Di Giorgio era-, o divisa anche dai medici della Croce Rossa - ! o dal sottotenente Ferrautt.i, che comandava , I il piccolo presidio di Avezzano e che. rimase a1 fra i feriti mirucolosainente salvati: «11 e! triste spettacolo di. Messina lo ricordo Sem- a e l l pre in una viva impressione di dolore, — ha detto il tenente, — ma questo spettacolo mi terrorizza, mi fa provare una schianto crudele. E' stato un attimo fatale elle ha seminato tanta rovine. I soldati tutti erano intenti a compiere la pulizia personale ih ca* tserma e io ero in mezzo ad essi. Ad un tratto un crollo formidabile ci ha sepolti astia' un cumulo di macerie. Nnll'altro ho notato,! null'altro ricordo...». * ù Itaca d'AvezzMv mi Mirate Ytlia* visto dai tre cuittli AVEZZANO — Castello degli Orsini e dei Colonna