In cerca d'una decisione sul Danubio

In cerca d'una decisione sul Danubio In cerca d'una decisione sul Danubio Basta dare una rapida occhiata.alla carta della guerra per fare questa curiosa osservazione: che la lotta tende a spostarsiverso i settori meridionali di ciascun fronte. Sembra quasi che gli eserciti subiscano rattrazione dei climi temperati; e invero, data la continuità sempre più necessaria nelle operazioni militari — che spesso vengono troncate sui più bello dalla neve e dal gelo — codesta tendenza può parere più che ragionevole. Può darsi che un calcolo sapiente, o la dura esperienza, o anche un semplice istinto costrìngano i capi degli eserciti a dare un valore sempre maggiore a quelle parti del fronte dove è metro da temera che una campagna bene incominciata deliba fallire per l'inclemenza della stagione, o almeno restarne a lungo paralizzata, Per quanto si riferisce al nostro fronte dal Iato delle prenlpi Giulie, ò manifesta la tendenza della Fotta a concentrarsi sul Carso e verso Gorizia, cioè nei punti più meridionali, nonostante che la logica apparente della guerra, negolata da preconcetti ormai evidentemente sfatati, additasse come egualmente, e forse più, interessante il settore nord del fronte giulio, cioè quello che ha per linee jJTrettive delle operazioni l'alta valle dell'Isonzo e la valle Fella, convergenti verso il Tarvis. Non è a dire che sul Carso goriziano le difficoltà tattiche siano minori di quelle che esisterebbero nella zona più settentrionale: ò forse il contrario: tuttavia una coincidenza di elementi diversi ha condotto ambedue gli eserciti a scegliere quella terribile lizza, per farvi la prova di tutte le loro energie. Un fenomeno eguale non si può osservare — è vero — sul fronte alpino propriamente detto, perchè esso è disposto in direzione ovest-est; ma abbiamo già dimostrato come, ad onta di ogni tentativo di manovra (lenta da parte nostra, irruente da parte del nemico), codesto tratto non accenni per ora a perdere il sua carattere assolutsmente^secondario. Harsova ripresa dai romeni Abbandonata a un tratto l'offensiva contro Leopnli, lino al punto di rendere quasi disagevole all'abilissimo generale Tcorbutceff fu stessa permanenza sulle line? da lui occupato nei mesi antecedenti, l'Alto Comando russo ha concentrata tutta la sua attenzione sullo scacchiere romeno, provvedendo all'invio di rinforzi in numero ancora imprecisato, ma probabilmente non piccolo. Il piovvedimento è lodevole, per quanto un po' tardivo, e se ne sono osservati quasi subito gli effetti. Maggiore resistenza all'infiltrazione austro-tedesca su tutte le valli del versante sud dei Carpazi, qualche notevole azione controffensiva, come quelle dell'Jlu e dell'Oltu, e infine la ripresa della marcia in avanti in Dobrugia : ceco una serie di avvenimenti pieni di significato, anche perchè legati fra loro con un filo logico dei più appariscenti, e susseguitisi con una lenta, ina sicura progressione. Ai passi transilvanici occorreva al Falkenhayn che le diverse colonne sboccassero con una certa simultaneità nelle pianura, perchè il ritardo di una di -esse produceva automaticamente l'arresto di tutte le altre, sotto pena di una vera rottura del fronte. Ora, prima che lo sboccamento si compiesse, i rintontì russi hanno cominciato ad affluire. Naturalmente il primo effetto se n'e risentito in quel tratto del fronte dove le truppe rompile si trovavano fianco ;i fianco con gli alleati, cioè nella zona nordorientale della Transilvania. Alleggeriti dall'obbligo di difendere quel punto vitale, i romeni hanno potuto sviluppare qualche ben riuscita azione controffensiva nelle valli del versante vulacco e — verosimilmente — tenere accumulati buoni contingenti di truppa lungo il Danubio, si da sconsigliare il Mackensen da tentarne il passaggio. Arrivati a questo punto, ognuno dei due avversari si è raccolto, coitkj per ripigliare lo slancio. E' probabile che l'operazione di forzare jl Danubio, per quanto rischiosa, avrebbe tentato il genio avventuroso del Mackensen, famoso per aver trascinato un'intera armata attraverso le paludi de] Pogliessje, lino a Pinsk, con grandissimo pericolo di perder¬ la, ma' col risultato definitivo di assicurare ai tedeschi un tratto di fronte di centocinquanta chilometri, quasi invulnerabile alle controffensive ì-usse. Si legge nella storia che il Danubio è stato numerose volte passato da eserciti invasori, sia dalla. Dacia, nella Mesia, sia nel senso opposto: ma quasi sempre quando dall'ultra sponda non esistevano eserciti nemici temibili: e nessun ostacolo naturale può proteggere da un'invasione se dietro di esso non vi sono tmppe capaci di combattere. Il maresciallo tedesco ha dunque temporeggiato lino ad oggi perchè le esplorazioni aeree gli hanno fatto conoscere che aggruppamenti abbastanza notevoli di truppe romene non mancavano dall'altro lato del Danubio. Dinante epiesto periodo d'indecisione (o che tale appare a noi, che siamo lontani dal terreno della lotta) i russo-romeni preparavano la controffensiva nell'estrema Dobrugin. • Si ricorderà che dopo la perdita di Costanza, e Cernavoda i romeni si erano ritirati, fortificandosi, sulla linea HarsovaBabadagh : un fronte obliquo, adunque, che andava, dal Danubio fino alla regione paludosa littoranea. Si trattava di posizioni facilmente difendibili, sopraelevate di circa 400 metri sul mare e di 200 sul livello medio del territorio posto più al sud. Nonostante queste condizioni favorevoli, i romeni dovettero sloggiare sotto la violenta pressione nemica e fare un balzo addietro di quaranta chilometri in due giorni, fino ad addossarsi con le spalle all'ultimo tratto fluviale, là dove il Danubio piega bruscamente verso il mare. Marin e Tulcea segnarono allora i tratti estremi della linea romena e al tempo stesso i suoi appoggi sui fianchi, trattandosi di due città discretamente fortificate. lì' innegabile che questo balzo in addietro disorientò alquanto il Mackensen, al quale accadde — come può accadere talora al più esperio schermitore — di perdere il contatto con l'avversario. L'inconveniente è grave, perchè produce uno squilibrio e un'irregolarità di mosse nell'inseguilorc, mentre dà all'inseguito il tempo di ripiglialo fiato e riordinarsi senza subire In pressione continua e tormentosa del nemico. Tornati i russo-romeni all'offensiva, il Mackensen non ha potuto resistere su quella, linea Harsova-Babadagh, da cui aveva poco prima cacciati i romeni. Certamente quel margine della regione collinosa soprai elevata era più adatto a tener testa contro j un invasore proveniente dal sud, che non contro un assalitore p:oveniente dallato opposto, come stando sui gradini di una scala si domina chi sta in basso, ma non già chi sta sugli altri gradini della stessa scala o addirittura sul pianerottolo. Il Mncken sen ha dovuto dunque ripiegare nella zona più bassa, il che non è lieve danno, eternare nella posizione in cui si trovava subito do po la brillante conquista della linea Costanza-Cernavoda. Che cosa può accadete adesso? "So i tureo-tedesco-buigari hanno preparato al nord della ferrovia una serie di difese solide e ben munite di grosse artiglierie, la controffensiva romena può arrestarsi là; nel caso contrario la stessa linea ferroviaria e le due città che essa congiungc corrono il serio pericolo di ricadere in mano degli antichi padroni. Nello stretto corridoio che., sta fra il Danubio e il mare tutte le avanzate si compiono sotto forma di colpi di spalla alternativi, ore verso il fiume, ora verso il mate. Il Mackensen ne diede l'esempio, ed ora i romeni cercano tl'approfittnre dei suoi dutri insegnamenti. Nella grande offensiva del mese scorso, l'esercito turco-tedesco-bulgaro cominciò col gravitare con tutta la sua forza contro il fronte romeno a Tuzla (lato dei mare) per trasportare poi tutto il peso verso Rasovn (lato del Danubio) : subito dopo abbiamo l'evacuazione di Costanza da parte dei romeni, a cui succede l'evacuazione di Cernavoda : sempre dunque alternandosi gli spostamenti ora dalla parte del mare ora da quella del fiume. Ed è naturale che sia cosi, perchè in un terreno imbarazzante per la sua forma lunga e stretta, quello dei due avversari che si lascia staccare dal fiume corre il rischio d'essere aggirato e schiacciato contro.il mare, mentre se gli accade di lasciarsi staccare dal mare corre il pericolo d'essere schiacciato contro il Danubio. Cosi ora è evidente che la perdita di Harsova, sul Danubio, compromette gravemente tutta la linea bulgara, che dovrà essere rettificata in fretta assai più addietro: a meno che la rottura non sia rapidamente saldata. Siccome nella riconquista di Harsova hanno avuto ginn parte i monitori (cannoniere.da fiume) romeni, e siccome anche gli austriaci dispongono di alcune buone unità di codesto genere, non è da escludersi che si verifichi quanto prima uno scontro fra due flottiglie di codeste caratteristiche corazzate d'acqua dolce. Bombardamenti e sbarelli Nell'ultima settimana i bulgari hanno dimostrato una certa attività lungo il corso del Dunubio. E' da • notare che in tutti i punti dove le condizioni del terreno sulle due sponde permettono l'agevole passaggio, sono sorti, da secoli, dei centri abitati, che si corrispondono, in terra romena e in ten.ia bulgara: Viddino e Calafatu, Rahova e Bechet, Gigen e Corabia, Nikopol e Turnu Magurele, Svistov e Zimuitzea, Rutsciuk e Giurgiu, Tutrakan e Oltenitza, Silistria o quelle delle suddette località che stanno sul iato meridionale del fiume, ossia dal lato bulgaro, sono fortificate e dominano le altre per la maggior altezza della sponda, Ciò facilita un'eventuale azione di paleggio del fiume, azione che può essere abbastanza protetta dalle artiglierie, senza contare l'appoggio dei monitori austriaci. Più d'una volta infatti si è avuta l'impressione che il Mackensen stesse veramente per tentare il gran colpo. Duelli d'artiglieria vivacissimi hanno avuto luogo fra Rutsciuk e Giurgiu; qualche sbarco di pattuglie in esplorazione è stato compiuto varie volte — dall'inizio della guerra romena — in diversi punti del fiume ; ma non si è mai verificato l'attuazione d'un piano complesso e organico d'invasione della pianura dacica. L'ultima notizia di fonte bulgara accenna ad un'azione combinata di truppe tedesche e di cannoniere austriache sulla, riva sinistra del Danubio di fronte allo sbocco occidentale del caiiale di Bjetene. Questo canale non è altro che un braccio del Danubio che si stacca dalla corrente principale a metà strada fra Nikopol e Svistov, abbracciando un'isola lunga almeno 10 chilometri e larga, quasi altrettanto. Naturalmente il canale ha due sbocchi: uno occidentale, o di entrata, ed uno orientale o di ritorno della corrente secondaria in quella principale. Lo sbarco è avvenuto all'altezza del primo di que3ti due punti, e i reparti romeni Che si trovavano di guardia in quei pressi sono stati respinti verso l'interno. E' questo il preludio di operazioni di grande stile in senso perpendicolare al Danubio? Non si può assolutamente affermarlo, anzi dobbiamo credere il contrario finché gli sbarchi conservano questo carattere sporadico e di sorpresa. Una volta che i bulgari posseggono tutte le teste di ponte fortificate, dominanti le città romene della riva opposta, un'invasione non può logicamente esser fat.ta di sorpresa, ma con metodo e alla, piena luce del sole, mediante l'occupazione a viva forza della testa di ponte corrispondente. Non è serio che un esercito d'invasione tenti d'incanalarsi con un facile ma effimero col po di mano, fra due città nemiche, cottamente fornite di guani igioue; ma è necessario invece che codeste città siano occupate preventivamente e quindi il passaggio del grosso dell'esercito avvenga con tutta la sicurezza e la facilità necessaria. Si potrebbe allora supporre che la puntarella austro-tedesca al di là del Danubio, a mezza strada fra Tumu Magurele e Zimitzea, avesse lo scopo di tastare il terreno per tentare un'azione di fianco sopra una di queste due città: occupata Ja quale sarebbe facile improvvisare uno o più'ponti per il passaggio di maggiori farse. Riassumendo: si nota, tanto da parte dei bulgari che dei romeni la tendenza a spostare veinso il Danubio l'asse principale della loro guerra, ma ancora i rispettivi pi.aiji non appariscono minimamente tracciati, e per valutarne il carattere e l'importanza bisogna attendere un ulteriore svolgimento. Non ci sarebbe da meravigliarsi ch'esso smentisse qualunque induzione di cui po ti«bbe oggi esser capace un critico frettoloso.

Persone citate: Fella, Tarvis, Turnu Magurele

Luoghi citati: Dobrugia, Gorizia, Silistria, Tutrakan, Tuzla