Correzioni di fronte e rafforzamenti

Correzioni di fronte e rafforzamenti Correzioni di fronte e rafforzamenti [Dai uoslro invialo speciale al fronte). ZONA DI GUERRA 6 noTembre- Una pioggia lenta, grave e uguale cade da «eri sulle posizioni dei Carso italiane e austriache. La terra, che dà asilo alle avanguardia delle contrapposte trincee si ammollisce in una tomentosa, melma giallo-rossastra. L'attività delle fanterie cedo di front* ali ineluttabile. Lo bombarde restano in riposo all'ombra degli astucci naturali o artificiali che iu'rpu loro creati. Solo, nel fastidioso grigiore, palpitano lineile fiammanti di cannonate in partenza, e l'aria n«anto 6 scossa dagli urli delle grosso artigliSflè. L'azione si è momentaneamente, so non completamente, tonnata. Siamo in Quel periodo di sosta obbligatoria, che segue ad ogni crisi nervosa della guerra. Bisogna fabbricare nuove trincee, o nuovi ricoveri, scavare nuovi camminamenti, sgombrare il terreno dal cadaveri e dai resti macerati delle distrutte difeso nemiche, riparare o coprire passaggi per le colonne di rifornimento e di viveri, distendere tutta quella immensa j-iigimlela di retrovie senza la quale la prima lima non vive. Nella inclemenza del tempo ritornalo pessimo, le innumerevoli, agliate, vibranti arterie dcllfesercJ'to affluiscono' dal cuore dei comandi alle estremità delle trincee. I! nemico, che conosce e indovina questo indispensabile movimento succedaneo d'ogni tratto d'avanzata, cerca di renderlo rnalogevolo colta punzecchiatura degli. srhappnels-, colla martellante tempesta dello granate. Nella ammorbante atmosfera del campo di battaglia, materiata d'umido, impregnala di fetori, ululano dappertutto, hi una sinfonia macabra come gli ultimi singulti di una bufera passata, gli schianti delle granato avversarie. Sono gli schiaffi melodici sulle retrovie, in restituzione delle nostre sferzate antecedenti. E' necessario subirli e lasciarli jiassare. E questa necessità pazientemente supportano le saljnerie italiane, che si snodano, da mane a sera, in volteggianti nastri oscuri, su per i pietrosi sentieri della neo-conquista tracciati noi fianchi, ancor sussultanti, del VolUoni&k o del Velild, del feoirikn e delle dirute doline che fanno da'anticamera a Costanievica. Ma questo tiro d'interdizione austriaco 6 troppo vario ed irregolare per produrre l'effetto voluto -o. sperato.' E con precisione di metodo, con perfetta costanza di manovra alle spalle della nostra avanzatissima prima linea, le nervature dello grande unità vibrano e si corrispondono pur sotto il peso assillante del cannoneggiamento. • Cosi, sicuri a tergo, appoggiali, riforniti, protetti, I soldati delie avanguardie non tentennano nell'inferno dei contrattacchi, non si intimidiscono per le filile controffensive, ma si rafforzano e si consolidano, correggono ,la liuer. nove questa sia troppo incerta, e la correggono andando avanti. Con uno sbalzo di sorpresa, in un punto, con cento metri guadagnati in una rapida corsa notturna in un nitro, con qualche vivace e vittorioso scontro di pattuglie, L fucilieri italiani a grado a grado ilcuciscono gli strappi rimasti, corno rcsiduo di battaglie, nella tessitura del nuovo fronte, si mettono a posto o si mettono al riparo, si difendono per oggi c si armano 1K>r domani, danno alla linea la solidità elio devo preparare il balzo venturo. CU austriaci del Vippaeeo e la loro torte Di questo progresso nell'assestamento, di questa immobilità nelle posizioni raggiunte, che si rompe solo per avanzare, non per indietreggiare, debbono sentire preoccupazione sopratutto le arruffate forze austriache, che sono rimaste piantate, come un aculeo, contro le nostre linee della Vertojbizza tra le colline occupate nella regione di Sober e di San Marco e quelle su cui ponemmo piede da San Grado a quota 126. Minacciate dal Velilo, dal Volhoniak, da! Fajll, e dalle quote che s'accovacciano ai piedi di queste più grosse groppe carsiche, tenute a bada dalle quote piesso Sober. e dalla 171 di San Marco, le fanterie austriache della 43.a oivisione Landwher affondato, tra le fangose campagne del Vippaeeo e rincantucciale tra gialli scheletri di vigneti sulle poche creste frontcgglabill. Vertojba non per anco espugnale, si trovano in una posizione critica: per usare una frase facile, sono tra due fuochi B non è detto che la bocche a fuoco piazzate presso il culmine del San Marco valgano a salvaguardare i trinceramenti della piana dalla quantità di «splosivi, che le vette di recente conquista del pro-Carso e del Carso potranno scaraventare'" sii essi. Intanto, primu conseguenza della nostra ultima offensiva, granate nostre oiu percuotono con crescente intensità le difeso di Biglia e di Raccogllano, le cui case mal ridotte il Vippaeeo, nel suo gomito bizzarro, lambisce. I nostri nuovi oservatori ne videro in questi giorni cadere parecchie sull'abitato di Ra-ccogliano. Pennacchi di fumo nero si levarono dalle case scoperchiale, colonne di sassi furono lanciate in aria. Ma i cannocchiali fissi sul raggio dello scoppio non segnalarono nessirri movimento di uomini. Non si scorsero lo solite fughe provocata dalla paura, che soglion seguire ogni scoppio, non si disegnò sul chiaro acciottolato, delle strade l'ombra di un soldato. Da ciò si potrebbe arguire che il nemico, a meno che non sia fornito in questa regione di una potente rete di camminamenti sotterranei, ha dovuto sgombrare Raccogliano, dove teneva un concentramento di truppe di prima linea, e tra questa la M.a brigata di fanteria permanente. Certo, cilecche accada, dopo la caduta della linea quota pelata, pendici del Volkonlak, le trincee di llaccogliano.'che orlano il Vippaeeo d'un Tiericoloso ricamo, sono in una posizione fragilisisma destinata allo sfasciamento. Il Vippaeeo, benché rechi un corso d'acqua irruente, (non è in questa zona un fiume troppo minaccioso. Le suo acquo torbide non hanno una profondità esagerata: questa si limita infatti ad una media di tra metri. E si presta facilmente adi una traversata a nuoto. Nel dilagare della nostra conquista le pattuglie calate giù verso iti pianura dui selvosi costoni del Volkoniak e del Veliki fecero audaci e veloci irruzioni nei paesi sottostanti. Spacapani e Veitoca furono più volte percorsi e perlustrati. A Vertoce si trovarono caverne di persino setto metri di profondità. Gli austriaci avevano organizzata là entro tutta una esistenza sotterranea, trogloditica. Nelle cscavazioni erano penetrati cosi a fondo per evitaro l'umidità. E ci erano riuscitf. Interi e bene ■equipaggiali alloggiamenti erano tagliati in quelle tane. Se da questo sistema di ripari, si deve arguire quello di tutto il settore Veitoibizza-Vippacco, si posson forse indovinare i fattori della singolare tenacia di resistenza dimostrata qui dal nemico. Ma è anche evidente che qui esso intendeva mantenersi più di quello che in realtà non abbia potuto fare. La nostra fulminea premente offensiva su tutto il ciglione s3ltcntriona!e del Carso, era stata pensata assai più debole nelle previsioni austriache, 1? quali non avrebbero certo registrato, tra le probabilità di questa avanzata, la scalata al Fajti Hrib. Dalla ferrovia di Coitanievìca a Hudì Log. Le truppe, che raggiunsero così gloriosamente 11 Dosso- Fajti, non si adagiarono sugli allori. Fin dal giorno 3, cori una pronta e celere conversione a sud-est, quelle fanterie piombavano su quota til a mezzodì del Dosso, quasi a metà strada fra questo.e il rettilineo di Costanievica, ne scompigliavano i difensori, li ributtavano verso le posizioni austriache più arretrate. Poi, liei giorno 4, una colonna di fanti, discesa ancora più a sud si congiungeva — dopo fieri combattimenti contro residui avversari — con i reparti avanzati lungo lo stradale sino a quota 229 a 200 metri dal paese di Costanievica, quasi a combaciare colle trincee austriache in cemento che sfiorano le prime case A mezzodì ancora, le pattuglie, che non riposano mai e s'infiltrano dovunque a stuzzicare continuamente l'avversarlo, di giorno e di noite. per saggiarne le intenzioni, raggiunsero la testata d'una fefrovietta Decauville complementare, che l'avversario aveva evidentemente gettato per facilitare il trasporto del materiale da Comen alle prime trincee, se ne. impossessarono e la racchiusero entro la linea nòstra. Que.. sta, a tal punto, cambia itinerario e invece di continuare da nord a sud, fa un angolo retto e si dirige verso occidente per un buon tratto fino a obliquare a sud-ovest per raggiungere Hudi Log. Colà, o precisamente nel tratto che abbiamo descritto, e nel quale il fronte coito quasi parallelo alla strada di Costanievica, il nemico tentò più volte di'Sferrare urti contro gli occupatoli della strada stessa, profittando della condizione a lui favorevole del mutamento di fronte. Ma non riuscì a nulla, anche perchè trattenuto dai nostri successivi violenti assalti agli elementi difensivi di Bosco Malo o Hudi Log. A questa parte del fronte appunto, e più giù ancora fino a Lukatic, c più giù sino iti faccia alla 144, si e specialmente rivolta l'attenzione dei1 Comandi austriaci, allo scopo di impedir-.:! il minimo passo in avanti. Fu mio sforzo davvéro eroico, che costò ai battaglioni in maggioranza galiziani del generale Borocvic un grande spargimento di sangue, come nell'ultimo fallito contrattacco alle nostre posizioni tronteggianti LuUatic, nel quale pochissimi uomini di quelli impegnali tornarono vivi / di femori della "208 sud,, Il 4 novembre era stato, sul fronte -Iella nostra ala destra, giornata di nervosismo terribile. Noi non avevamo lasciato in pace >1 nemico: il nemico non aveva lasciato in pace noi. Dal settoio di quota 144, per controbattere la perseciuriee molestia dell'artiglieria e fucileria, dell'opposta quota 77, fu messo in opera un vivacissimo bombardamento di grossi o medi calibri, che avvolse d'una tempesta tutta la fortissima linea contrarie. Fu tale l'intensità del bombardamento; che il nemico credette ad un imminente attacco delle fanterie, e. ad un tratto si videro una settantina di austriaci di prima linea che avrebbero dovuto sostenere l'urto, balzar fuori terrorizzati, attraversare 11 terreno neutro, precipitarsi verso le nostre posizionr" urlando la parola della resa. Sembravano pazzi. Uno. che aveva perduto completamento la ragione, ^'olto ai suoi compagni, gridava corno un forsennato: — Fuggite, fuggite di 11, che co la morte, c'ò la strage! Per calmarlo Io si dovette legare. Contemporaneamente gli austriaci dalla linea Hudi LugiLukatic. quota K38, pronunciavano un bombardamento formidabile sulle posizioni italiane opposte, e specialmente sulla 208 sud, l'incubo del' nemico, che si ostina da un pezzo nell'Idea di riprenderla. Il martellamento, spaventevole nel crepuscolo della sera, raggiunse la stessa gradazione dei nostri. Il pietrame delle quote, sotto i continui colpi, riempiva l'ombra nascente d'innumerevoli sfavillìi. Sopra le nostre trincee sembrava si rovesciasse una frana di macigni. Eppure i fanii difensori della 308, immobili ai loro posti, non ebbero una titubanza. Un colonnello scese in primissima trincea tra i «suoi ragazzi», e sorrise: — Bisogna rimanere qui, tranquilli — disse — e lasciarli finire. Più tardi, quando verranno avanti le fanterie, le serviremo noi. E per là durata di tutta la bufera, continuata per' cinque ore consecutive, il colonnello, che aveva accanto suo figlio, un giovane sottotenente volontario, non si mosse dalla trincea bersagliata, primo 3d accorrere presso i caduti. Nella "otte, una notte cupa di guerra, lotta senzo posa dalla lampeggiante fioritura d-i razzi, le fanterie austriache scese dalla duecèntotrenlotto, sbucate in masse folte da Lukatic. convinte d'averci sbalorditi e abbattuti col cannoneggiamento estenuante, venneio all'assalto in ordino serrato, ebbre di un entusiasmo fittizio, furibonde, al grido di una. Furono lasciate avvicinare sin contro ja linea di sbarramento, al piedi della, quota. Poi u'-ia valanga di fucileria, di mitraglia, di ogni sorta di proiettili si rovesciò sugli assalitori. Gli ufficiali, che vi assistettero, dissero che fu una delle più orrende scene della ultima battaglia- Compagnie intere, schiacciato tetto chilogrammi e chilogrammi di ferro, soo/npwar* santi*. L'asse,*» fu rlpeltfa p» volte con truppe fresche o più volte i nostri, usciti alia baionetta, si slanciarono furiosamente su quelli degli avversari riusciti ad arrivare sino all'orlo delle trincee. Duelli atroci si impegnarono', si combattè col calci dei fucili e colle pietre, si lottò fino al primi li via» bagliori deli'alba. Allora d'improvviso il nemico rinunciò a sacrificare senza scopo altre compagnie il campo di battaglia era trasformato in un carnaio. GIOVANNI CORVETTO.

Persone citate: Biglia, Bosco Malo, Giovanni Corvetto, Hudi Log

Luoghi citati: Carso, Hudi Log, San Grado, Vertoce