Il preludio del nuovo vittorioso sbalzo

Il preludio del nuovo vittorioso sbalzo Il preludio del nuovo vittorioso sbalzo (Da vili nostro inviato speciale al fronte) ZONA DI GUERRA, 1-2 novembre. Verso-lc\5 del pomeriggio vediamo uh ■razzo levarsi dalle posizioni austriache. E' pririia. ;uno stelo, poi un bioccolo di luce libica.',' che. limane- fermo por qualche attimo all'altezza di ni' .cenlp centocinquanta niein, come uno di fpièi lumicini clic si distaccano'dai •palloncini di carta. Ricade lento e prima di'toccare terra si spegne, (jua e là cominciano a sollevarsene altri, zampillando come ./fontanèlle d'argento, leggero, limpide, silenziose. Simo i soli segni di vita che dà il nemicò' tempestato su tutta la linea dal riostro iiiot'o infernale elio' non ha tregua. Essi .rispondono con quei, getti calmi di luce alla l'uria devastatrice del nostro sconquasso, del nostri) incendio, clic dura ininterrótto da' più di cinque ore, che non avrà un minuto di susta, neanche durante la notte. Almeno questi sono gli ordirli e possiamo essere sicuri che verranno puntualmente eseguiti. ' Preparazione Le dotazioni d'ogni singola batteria erano enormi cinque ti sei giorni fa, quando pei pochi varchi sereni si cominciò a lanciare l'avanguardia del bombardamento. Poco ilo$0.1 la piòggia interrompeva razione» diluvia d'acqua si rovesciavano dalle cateratte aporie del Tcielii.. di giorno c di notte ; e bisognò attenuerò. Oggi il tempo è per noi: e le ri«ervettje dei pèzzi-sono anche piti fomite che -■non fossero mia settimana fa. Le colonne di Munizionamento non hanno cessato di faro •la spola dal piauo'aila prima linea, il cattivo tempo le copriva alla vista del nemico. Centinaia e centinaia di autocarri hanno continuato regolarmente ad affluire» verso tutte le posizioni del fronte, da Gorizia a Monfalcone. E' stata una processione di proiettili di ogni calibro. Nel pomeriggio di ieri, su un breve tratto di strada, vedemiho stilare •più di venticinque autocarri carichi di bombarde, clic ritte in piedi dondolavano alle «cosse come giganteschi birilli. Solo a guardarlo lasciavano l'impressione della distruzióne, facevano pensare a una linea completamente sconvolta, a un passaggio totaline-u. te aperto', senza più l'ombra del reticolato, con gli avanzi sbrandellati dei corni dei difensori. Adesso si fa la guerra còti l'antast^JUtelJdttlisa,iti .mezzi- -^lUiùaru)...addensato sul Carso un artiglieria innumerevole, alla tedesca: che lavora per giornale imere senza arrivare all'esuli: intento. Mattina e sera arrivano alle stazioni lunghi treni di vagoni chiusi, silenziosi, dai quali non esce uria voce, dui quali non scende un soldato: che vengono direttamente dalle fabbriche di munizioni: c sono carichi di strage, di migliaia e migliaia di boati. Sono le colonne dell'avanzata, il meccanismo ferreo della lotta, la forza concentrata "della produzione che dà il Paese. Non si lotta più con le sole fanterie: è la vena lotta dei mezzi. Quando si sferrano su tutta la linea si pilo essere siculi che uno sposta mento in avanti avverrà. Sarà più o meno distesa, più <i meno profondo, ina un mutamento di iratti ne viene, inori senza fallo: ci si conia a ]>riOri. E' l'effetto della cosidetta «spallata». Per chi debba avanzare la spallata è quello che ò lo scalino per ehi debba salire. Spallata e scalino servono a frazionare lo sforzo che tutto insieme e d'un solo trailo non si può campiere. Non c'è più battaglia mode sui che possa distruggere un esercito per solo effetto di manovra, con una sola serie tli ino. vimcnti e di allaccili. Il vecchio (ormine « battere il nemicò» non è più d'uso, o prende un valore ristretto. Bisogna ripetutamente colpirlo, picchiui'ci, sopra laute e tante volte, suddividendo lo sforzo che oggi, data la complessila degli eserciti, ó senza paragone maggiore di limi volta, quando gli eserciti non avevano riserve pronte di vastità puri alla attuale. Su questo calcolo meccanico sono basate, dopo la presa di Gorizia, lo nostre operazioni sul Carso, die si susseguono alla distanza ora 'li una ventina di giorni, ora di un mese, a seconda del favore o disfavore del tempo. A ognuna di queste azioni corrisponde sulla carta una correzione della linea ; corrisponde sui comunicati l'apparizione di nuovi nomi di località o la designazione di nuove quote. Sono progressi topografici, non geografici: ma sono, anche sulla carta, p.-ogressi. E il loro valore militare ò anche più considerevole del vantaggio territoriale: perchè costituiscono a profitto di noi assalitori una superiorità sentita e accertata ogni volta, realizzata dalle fanterie a ogni uscita dalle trincee, gustata dai bravi fanti attraverso 'azioni di battaglioni e di reggimenti, di brigate e di divisioni che compongono la storia viva delle varie unità che a volta a volta si impegnano. Non ci sono piii sacrifici inutili: non c'è più quella esasperante equazione perfetta fra chi assale e elli difende, fra l'occupazione di una posizione e il suo fatale successivo abbandono. Ma sono ormai evidenti i sogni che le artiglierie nostre sono superiori a quelle nemiche, che le lantanio nostre sono più numerose ; che l'offensiva la facciamo noi, volta per volta, costringendo l'avversario .a. quegli obbligati e sporadici ritorni parziali che possono intaccare una frangia delle nostre linee più recenti, ma non aprire una li.occia capace di farle cadere, non pronunciale un avvolgimento che da un capo all'alilo no mini la solidità, no comprometta la resistenza. Tutto in queste operazioni prendo un andamento regolare e metòdico: la preparazione dei mezzi, lo sente? ì,amento de! fuoco, l'irruzione dalle trincee, le retate dei prigionieri. Tanto che alla vigilia di ognuna di queste spallate, si vuotano i campi di cuneetttrnmento dei prigionieri, come si sgombrano gli ospedali: per far posto alle migliaia di fanti che indubbiamente verranno giù per tre o quattro giorni dalle tlifese nemiche sconvolte, assalite e inese. La sola lacuna di queste azioni è che non è possibile la sorpresa. L'aweiisario metodicamente le aspetta, e per molti segni ne misura in portata e l'estensione, il bombardamento ò come un sonare di campane a martello, che mentre annunziano, per così dire, la. disgrazia, chiamano a soccorso. E nelle ventiquattrore che il bombardamento dura, il nemico ha tempo di raccogliere le riserve. Ma quando si tratta di farle effluire cominciano le sue difficolta gravi. Perchè, il fuoco dell'artiglieria non-lascia tranquille le retrovie. Ci sono cannoni che controbattono cannoni ; altri che hanno il compito preciso di abbattere reticolati e- muretti e di aprire i varchi alle compagnie, ai battaglioni e ai reggimenti ; altri che debbono rendere infeste le strade per dove i rifornimenti nemici transitano; altri che picchiano lontano sui nodi stradali, sui paesi, sulle sedi di coniando: e gli aerei vanno a bombardare coii tonnellate di alto esplosivo le stazioni di smistamento o di concentrnmento. Innumerevoli sono i gangli nervosi di un esercito, innumerevoli le vene e le arterie, pei- cui Unisce la forcai del suo sangue: innumerevoli le sue branche, i suoi arti. Olii, ogni parto anche minima del colossale organismo della chiesa ha in un suo pezzo di artiglieria o in una batteria o in un gruppo il proprio nemico oculato che la vigila, la cerca, e la colpisce e danneggia, lì questa è hi vero organizzazione dell'artiglieria: che ha. tanti compiti delimitali da assolvere ; e ogni gruppo lui la sua zona o il suo punto d.i battei e, il suo tratto di strada ila rompere, il tal deposito di munizioni da incendiare, la tale sede di comando da distili bare : e dopo aver letto sulla carta delle posizioni avversarie come si può leggero su quella delle posizioni proprie, deve scriverci a caratteri di precisione il proprio paragrafo o hi propria pagina. Dalla somma di ques'.i singoli sforzi, di questi compiti particolari bene eseguiti, di questi doveri puntualmente assolti, esco formata la superiorità di un'artiglieria sull'altra: che ò la prima, condizione del successo di queste avanzate tattiche. Il bombardamento del Veliki-Hribach lgqgbaj tecarità Col calare della sera non diminuisce la violenza del nostro fuoco. Dal punto in cui siamo, quasi al centro della tempesta, con la cupa prospettiva del Vallone alfe nostra destra, in cui stagna la nebbia come una acqua bianca, schiumosa, e col profilo del Veliki Hribach, e del lontano elevato panettone dello Stol. percepiamo u uno a uno i colpi che partono, disseminando di una elettrica fosforescenza l'orizzonte. La linei! dei nostri attacchi di domani è disegnata dal punteggio degli scappi. La zona del Veliki Hribach ci pare, cosi a occhio, la più tormentata. Le esplosioni si succedono con una insistenza metodica più terribile assai di uno sfogo furibondo di rabbia. Domani sapremo che sorte è toccala lassù ai difensori; non c'è dubbio che quello è un punto che si vuol prendere ad ogni costo: la nostra avanzata sulla vetta del Veliki rappresenta un passo avanti sul costone settentrionale dell'altipiano carsici, costituito da tante alture che si susseguono in direzione ovest-est come i gradini tli una scala. Si tratta di un baluardo della difesa nemica. Bisogna prenderlo. E occupare- anche il'Pecinka. altro baluardo. Ributtata la difesa alla sua ala destra, la infiltrazione sull'altipiano alla volta ili Kostanjovìca sarà agevolata. E contemporaneamente si potrà agire più verso sud da quota ■-'(IH contro le altre alture del costone meridionale. La difesa austriaca sul Carso può essere paragonata ad una cancellata chiusa, fissata sii solidi bastioni laterali. Bisogna ugualmente premere al centro ed allo ali. Al Comando del gruppo di artiglieria che ci ospita, raccogliamo una informazione riguardante la disposizione dolio batterio avversarie. Pare che al eentro dell'altipiano spesseggino i piccoli e medi calibri, destinati alla difesa frontale: e alle due ali più elevate, nie,no povere di vegetazione, pili ricche di risorse e anche più difficilmente raggiungibili $ui nostri, sono appostate le grosse batterie, che debbono agire con fuochi incrociati., e disturbare le truppe che avanzano con tiri anche allo loro spalle. In qualche punto i nostri soldati hanno l-i fuggevole sensazione di es.-cre presi di mira da nostre stesse balli rie. Sono invece alcune poche b rio nemiche che battono dentro la cune dell'arco l'ormato dalle nostro posizioni attuali, fra le falde del Veliki e quota :?()». Le due linee avversarie appaiono ancora tutt'ultro che organicamente sistemate. Da ambedue lo parti formano salienti. Cosi le ostinatc difeso austriache, sulle ultime pendici meridionali di quota Iti possono essere bittute alle spalle da qualche nostro (lezzo. Domandiamo al comandante di gruppo le sue impressioni sull'avversario:: vogliamo siviere du lui qualche cosa intorno al nemico artigliere. Egli ci fri notare sul terreno'alcuni difetti dell'artiglieria austriaca:: l;i sua. parola, le sue esemplificazioni ce li rendono improvvisamente 'evidenti. Purtroppo non siamo in grado di esporli, perchè non vogliamo illuminare l'avversario. Ma è del pari evidente la maestria, lo scuola con la quale il nemico fronteggia questi nostri sforzi, che. sono di una violenza impressionante. Mentre i nostri colpi si succedono nel buio della notlc. gli austriaci sparano poco o niente. Quasi si direbbero rassegnati a lisciarci acquistare terreno; l'orse sanno di non poterci impedire alcuni progressi e nei punti di.resistenza più dubbia ritirano le batterio avanzate. Ma la maggior cura apparirà domani nel bersagliare le nostre nuove linee: contro le zone di recente occupazione il nemico concentrerà il suo fuoco come farà dei rincalzi. E' notevole in questo senso la rapidità degli spostamenti, di mira, l'organicità delle disposizioni di settore, che non possono essere prese uè date '< priori, ma dipendono dall'ubicazione dei nostri maggior! sforzi e dal delincarsi dei nostri piccoli successi locali. Nell'esercito austriaco — non è dire nulla di nuovo — il collegamento fra le due armi della fanteria e dell'artiglieria è costante, avveduto e portato al massimo rcH.dlnie.ntQ. L'organicità dei Comandi non potrebbe negarsi se non falsando il vero. Certe posizioni che la biro fanteria ha perso, l'artiglieria riconquista. Spazzata dai nòstri unti posizione con la cattura di c'iajoecfn'o. di. mille, di più prigionie:':, un ennrenfrntò fuoco di qualche batteria Ioì'ìv.i a o.-•non-la e i dominarla. Per quo-'to la guèrra ili posizione è 'in alcun: tratti una spec'e di tèlo di Penelope. Uria trama ordita dal fante con un colpo brillante o co:i una tenacia sanguinosa, è spezzata dopo delire ore dal. 1* Artigliere. — Tuttavia — ci assicura l'ufficialo comandante del gruppo — domani sera tracceremo sulla carta al 25 alcune modificazioni alla Iinerì tli oggi, die nessuna astuzia e abilità potranno impellile, e nessuno degli immancabili loro contrattaceli: net- turni notrà cancellare un ni poi ili lain tu.in. ■ — E questa notte, capitano, che faranno i suoi pezzi? Alludevamo .al alcuni magnifici Ili), che appostati sugli scabri pendii ,1 'altura, mudavano ad intervalli lampi 0 boati. — I miei pezzi hanno 1! compito ti: bat- (ere la linea zero sulle f.*lde ilei Veliki Uri- bacìi, per impedire al nemico di riparare du- rante la notte ai guasti recati dal bombar- damento di oggi. La cosidetta linea «zero» è a stretto contatti' cn la nostra, e dovreb- be offrire ai nostri il primo ostacolo da su- iperare nell'avanzata verso Ih linea «uno», 'clic il nemico occupa saldi-monte. Il" rice- vitto poco fa un fonogramma dal mio fHciale informatore, che e uscito in perlustra-|zinne fuori dalle trincee e ha. cónstatato-i una breccia di più di cinquanta metri neldenso reticolato austriaco. Abbiamo tifato al millimetrò. Avevamo fatto nei giorni pre- cedenti i necessari tiri di aggiustamento, e oggi abbiamo assolto il nostro compito, Stanotte si tira soltanto per conservare in-itatto il varco. L'opera nostra è stata aiutata dalle bombarde, il cui effetto, come sapete, è strabiliante. Stanotte i nostri bravi artiglieri tireranno a intermittenza un certo numero di colpi ogni ora. E sempre in quel dato punto. Guardate: tirano proprio ora. urpttpntiLsgcrtCsddngnzrcpzmpulcpqbmtdsdgmt Di fatto vedemmo uscire di sotto i blindamenti dei pezzi alcune vampe di fuoco, l'ima dietro l'altra. E l'aria fu percossa dal sibilo del proiettili In partenza. Dopo una sospensione di pochi secondi sul profilò del Veliki s'alzarono gli incendi degli scoppi. Vigilia di azione iml'aspetto di un tranquillo ricovero, glio leggero di alberarti, di acacie e quercioli, la ornava agli orli: il collo .e groppa di uh cavallo da sella, che passavaPassammo così la notte insieme con gli ulTicialì del gruppo, in una dolina che pare una piazzetta di villaggio costrutto con | poche casupole di legno. 1 ricoveri sono tutto intorno, e nel mezzo della dolina, sui terreno frammisto di terra e di pietra, sa- priva l'escavazione prodotta do una s?"-]naia. L'ospite improvviso era giunto daitempo e con voce burbanzosa aveva rechi-iimito un posto per sé, proprio nel centro.!L'aveva occupato temporaneamente, facon- stato" d'iment'icu^ %t-\guila. e la dolina conservava nell^notienotte all'addiaccio, spiccava contro il cielo ti fratti illuminato dai bianchi bagliori dei razzi. K tutto attorno all i dolina si stendeva il terreno oscuro, disagevole, impraticabile ilo! Carso, totip a bozze di sasso, tutto una sassuja irregolare, che l'umidità notturna rendeva sdrucciolevole. Non ^i potevano far due passi senza ritrovarsi seduti più o mono delicatamente. Eppure, rper uno stretto sentiero che aggirava lo"1 dolina udimmo giungere nella notte, a più riprese, i convogli dello munizioni, un rofolio di sassi, uno scalpiccio ruinoso di cavalli: esclamazioni di conducenti. Sono i piccoli episodi che danno s:tpoio di cosa vissuta alla guerra. IJnve c'è un uomo ivi è Va. più intéressante tlello azioni. Tutto il generico di un bombardamento non attrae quanto il più piccolo dei particolari. Non si udiva più intorno che un boato innumerevole, il famoso coro delle gc.lp traccialo. Il luogo, a notte alta, pareva disabitato, deserto. Nelle loro baracche gli ufficiali prendevano un po' di riposo, il transito ilei coreggi, là. giù verso' la strada, si rivelava a quando a quando con uno stridio di ruote. E nulla era più strami, p'ù impressionante, più pauroso del silenzio Veramente enorme che gravava sulle cose. C'eravamo appisolati sui cuscini dell'automobile, imbacuccati nelle pellicce, la l'accia bagnata di guazza. Poco distante ila noi biancicava la rovina di una Casetta: due muri rimasti in piedi. E nel silenzio udivamo a quando a quando uno scalpiccio, come di bestia fonata olio ai move.-se nel sonno. Al balucinare del crepuscolo udimmo i! raglio modesto di un asino. Sapemmo poi ch'era l'asinelio ilei cuoco. Aveva passato zitto zitto tutta la notte, senza reagire al bombardamento che non aveva avuto un solo minuto di tregua; e ora sentiva il bisogno di mandale il suo piccolo saluto alla Ilice. Il suo contegno ci parve poco guerriero, ma molto filosofico, come è sempre il contegno degli asini hi guerra. I.a bestiola sentiva venire la sua ora. il cuoco Vietine a slegarla pe • metterlo il baso e condurla via, alla spesa du' si va a l'are giù, verso l'Isonzo. Come una saporosa cena ci aveva allietati la serti innanzi alla mensa degli ufficiali del gruppo, cesi ci tendemmo conto anche della importanza dell'asinelio ignorato, e dall'alto della, nostra immota automobile, rendemmo onore alla bestiola che se no andava temporaneamente verso le più tranquille retrovie; Noi rimanemmo a cogliere i nuovi aspetti dell'azione, che si annunciava non lontana. 11 solo s'alzava sol Peciukn, conio un disco l'osso, rutilante, e Io bassure del Carso s'empievano d'una nebbia bianca, spessa, cito pareva latte. Era un trionfo di vapori, che il vento che tirava leggero verso il mare fra. poco avrebbe disperso. In tutto il resto dell'orizzonte la giornata s'annunciava d'una, limpidità meravigliosa. L'inizio dell'azione dello fanterie ora fissato por le ore undici. [M.ForlinW■lk$y -••«9i t ines reà&i'unJè np/fe/fìte/e affonsi-/» i3*l.5".Mich : me ~'Ve/ Cario arano*,, jmv* •■ iMack li; 3 a' ^.»^» VcMciHr DQheP(J.ap;?S.yG k!^TclÌ8rniH4\C0J ^ " Vi'* fi'- li comi ^tUc'rljahi Mjrtinucij) VolkovnjalT thrcUitib ffoòtvSo^ .i, ]R.Deb a^Siia Sem i'

Persone citate: Mich, Penelope

Luoghi citati: Carso, Gorizia, Monfalcone