La terza giornata d'offensiva

La terza giornata d'offensiva La terza giornata d'offensiva Combattimenti, contrattacchi e sbalzi in avanti (Pai nostro inviato speciale al fronte) DAL CARSO, 13 ottobre. lori è stata la terza giornata della nostra nuova fase d'offensiva, e, superando ogifi aspettativa, malgrado la stanchezza delle truppe dopo 48 ore di combattimento, — non c'è riposo inai, nò di giorno nò di notte in tempo d'avanzata, — i" meravigliosi soldati d'Italia si sono ancora lanciati avanti, oltre la prima linea, contro la dentatura irregolare della seconda. Gii austriaci l'hanno preparata a circa trecento metri dalla prima, giovandosi dei capricci del terreii/)-, facendola passare por Sober, al di là della Vertojbizza, per quota 123 di faccia San Grado, per quota 343 del Veliki Kribak, per Lòquizà (o LokvLca), a oriènte del Nati Bregan e innanzi1, allo case di ,laniLauio. Lo scopo di questa linea non era tanto quello di fermare l'incalzante ondata dei nostri battaglioni, quanto quello di permetter? al grosso dell'esercito nemico di prendere comodamente posto nei cavernosi e solidi ripari della grande terza linea, che trae il nome dalla capitale cai-sica: Critìtanievica. In molti punti, nella fortunosa giornata di ieri, sull'ala sinistra e sopratutto sulla destra, la seconda linea fu intaccata. Le informazioni, anzi, di questa sera, dicono che il nemico stia Iniziando una lenta aziono di ripiegamento sulle posizioni retrostanti. La presa di Sober ..Procediamo con ordine e cominciamo dall'ala .sinistra, quella che tiene le posizioni a sud-est di Gorizia. La yiolenza dei combattimenti svoltisi in questo settore, la carneficina di nemici compiutavi dalle artiglierie e dalle mitragliatrici nei .primi assalti e nei contrattacelii del 10 e dell'll sono stati materia della mia corrispondenza precedente. Ora, dopo una notte agitata e febbrile, nella quale, al fiorire dei razzi segnalatori" nella caligine notturna, il nemico diodo pròva d'inquietudini continue, minacciò scatti di sorprésa, saggiò i nostri punti d'appoggio con cannonate d'ogni calibro, vibiò schiaffi di fucileria sulle pattuglie, ni mattino si ebbe un contrattacco di estrema violenza. Allo 9,30 un terribile fuoco di artiglieria fu concentralo sui colli a levante della Vertojbizza, mentre sulle vaghe praterie fra il tonrente e i colli qualche granata da. 305 si, escavava, lili proprio, sepolcro. Non vi era dubbio:, erano i: prodromi d'un attacco. Le nostro fanterie,,nei ripari provvisori fabbricati nella notte, o, nelle stesse trincee austriache riattate»-dia meglio stettero preparate, coli' arn>ia alla mano. I punti più bersagliati erano,,ja^uota 95 e la '98 al di qua del paesino di Sober. Pareva che il comandante nemico avesse giurato di ricacciarci di la, tanto ora violenta la grandine dii proiettili che investiva le due gentili collinette cosi fiorenti di vegetazione nel clima mite "d'autunno. Ma nessuno, si mosse. I fanti, che avevano sostenuto le zuffe dei duo giorni precedenti, restarono impavidi ai loro posti, sotto la bufera. E a un tratto, verso mezzogiorno, questa nettamente cessò. Quasi nello stesso tempo, una ìiufflca di fucileria e di mitràglia1 investì i nostri avamposti. Le fanterie nemiche uscivano dai loro ricoveri, procedevano per le dolci ondulazioni del terreno erboso, marciavano verso di noi, ordinate, su file di quattro uomini ciascuna, col sistema tedesco. Alcuni ordini secchi lanciati per telefono, nel nostro campo... e le nostre artiglierie, piccole e medie, entrarono in azione. Fu un clamore infernale, una ridda di granate, una valanga di ferro. Non si vide più nulla. Dal terreno ondeggiante salì mia nuvola colon mattone. Quando questa si diradò, le ben ordinate compagnie austriache non c'erano più: avevano fatto dietro, front, erano tornate indietro di corsa nei loro ripari. Seguì una pausa di poco più di un'ora. Alle 13,30 il bombardamento sulle due quote recentemente conquistate riprese fortissimo. E ritornarono le fanterie all'assalto. Areoplani e osservatori ebbero però la fortuna di stabilire il punto ove le truppe austriache, abbandonate le trincee, si erano ammassate per slanciarsi poi all'assalto. Era un luogo abbastanza ripa rato, nel vafloncello al di là di Sober. Così, mentre i primi assalitori venivano a urtare contro la fucileria e la mitraglia dei nostri avamposti, dalla destra della Vertojbizza le batterie italiane concentrarono j loro tiri simultanei, vertiginosi, tremendi sul vailoncello indicato. La piccola cornea rigurgitava d'armati. V'erano addensati batta¬ glioni, batterie, sezioni di mitragliatrici, genio, carriaggi, munizioni, vettovaglie. Si voleva tentare uri assalto in grande, ci si volevano strappare le due quote conquistate a prezzo di sangue. Ciò che successe nel valloncollo lo si seppe più tardi, dai prigionieri. Fu una spaventosa tragedia! L'« angolo morto » fu tramutato in un carnaio. In pochi minuti esso fu coperto, lettcraJmente coperto di granate di tutte le dimensioni, i cadaveri mutilati, sanguinolenti, orrendi si accatastavano a centinaia, e la terra smossa, lanciata in aria dagli scoppi, ricadde su quella miscela macabra e Ja ricoprì,"come a suggellare per sempre quel grande sepolcro di guerra, intanto lungo le trincee di Sober, al di qua del paese, lungo quelle cho si stendono tra il paese e la quota 95, la battaglia era nel suo slancio supremo. Ma il nostro fuoco era d'una violenza inaudita: sembrava che la linea italiana fosse tenuta da fucilieri freschi, non ancora tocchi dalla fatica, il ne mico perdeva uomini a centinaia, cedeva terreno. Allora folti reparti nostri bulgara no fuori dalle trinceo,. alla baionetta, si az zuffarono cogli assalitori in una mischia folle, li schiacciarono, li calpestarono, li misero in fuga. Cadeva la sera: il contrattacco austriaco era miseramente finito, miseramente fallito. Sul fronte di un solo nostro battaglione si erano contati quattrocento austriaci morti : una strage. Il bottino era ricco. Abbandonando ló posizioni attorno a Sober enei valloncello, e fuggendo a precipizio, gli austriaci avevano lasciato cataste di fucili e di munizioni, materiale d'ogni sorta in grande quantità. Di sera, nostri reparti entravano tra le poche case mezzo» distrutte di Sober e le perlustravano rapidamente, Qua e là, nascosti nelle cantine o nelle camere a pianterreno che avessero le pareti ancora in piedi, trovarono soldati austriaci rintanati, ammutoliti per l'incubo della lotta, e li fecero prigionieri. Altri prigionieri vennero presi sulla vicina quota 98 e su tutta la linea delle trincee. Sono quasi tutti appartenenti al 99.o Landwer e al 2i.o e il.o fanteria. Non mangiavano da due giorni, apparivano affranti, vantavano ila prodigiosa uitensità e velocità dei nostri tiri. Questa ìmitti.na, le divisioni austriache della Vertojbizza avevano tolto le retroguardie e anche dai rovesci delle quote 123 e 133, tenute a bada dai nostri grossi calibri, le avevano portate, col grosso dei reparti, in direzione della stazione ferroviaria di Ovéja Draglia, e verso Kemperlisce. All'alba, un'alba nata sulla Vertojbizza tra vapori rosei, dopo una notte di relativa calma, 'i nostri progredirono oltre la 95, arrivarono verso oriente, vicino alla quota Ì02 nord. Così sulla piana della Vertojbizza, oltre ai vantaggi d'una avanzata di qualche chilometro, abbiamo inflitto al nemico perdite enormi, tali che sarà difficile ai generili avversari ricostruire in breve tempo le compagnie decimate. Sulle seconde linee del Carso Dalla confluenza della Vertojbica nel Vip pacco, lungo le giravolte, che questo fiume «capriccioso disegna nella ridente pianura, labattaglia continua aspra e durissima, h nemico qui si ostina con ogni mezzo, con tenacia straordinaria, a impedire che le nostre colonne leggère, sfondato il suo fronte, invadano la pianura che si incunea verso i monti retrostanti, correndo lungo le frastagliature del lembo settentrionale del Carso. Ma lo sfondamento dovrà avvenire: sarà questione di pertinacia. Ed eccoci nuovamente sulle balze rosse di questo maledetto Carso selvaggio, ad osservare i progressi delle nostre truppe nella giornata di ieri. Progressi magnifici e sempre più evidenti quanto più da nord si proceda verso sud. La battaglia infuria, senza notevoli mutamenti], tra la punta di San Grado e l'orlo della « Quota pelata », nella bassura tra il Nad Logem e il Velilo Kribak, cioè tra le quote 265 e 343, e che si ostinano in un duello, di cui non si vede per ora la fine; ma segna invece progressi vittoriosi nella contrastata zona tra Loquizza, Oppacchiasella e Nova Vas. Abbiam qui fatto progressi, nella sola giornata di ieri, in alcuni punti dai 300 ai 700 metri, in aitili di un chilometro e anche più. I contrattacchi sferrati dal nemico nella notte daini al 12, ripetuti nella mattinata di ieri, con l'appoggio dì molte artiglierie, con inutile sciupio di uomini, non hanno valso che a infondere nuovo ardore a d e i 0 e n e nelle nostre truppe lanciate nell'offensiva; e queste, che non sentono stanchezza, si sono gettate ieri all'assalto della seconda linea nemica con lo stesso furore con cui avevano sfondato la prima. Verso le 14, profittando d'un momento in cui pareva che il nemlico, logoratosi nel gioco dei vani contrattacchi, sii addormentasse in 'un breve riposo, le valorose brigate del settore d'i Oppacchiasella, fattesi precedere da un breve, ma fatale diluvio di granate, si precipitarono sui nuovi ricoveri nemici con limpeto stupendo. Avanzarono, sminuzzando la battaglia in zuffe parziali, attraverso' gli ostacoli del malvagio terreno, tra i voluminosi sassi! dalle punte aguzze, che paion messi lì a bella posta per nascondere uomini, mitragliatrici e fucili, tra le buche disseminate per le vallette, le gobbe, spalancate quasi ad ogni passo come infami trabocchetti preparati, tra i cespugli nani, i rovi e gli arbusti spF.nosi. Gli avversari resistettero in alcuni punti:, cedettero in altri, ma non si allontanarono senza combattere, senza uccidere qualcuno dai nostri, senza far uccidere parecchi dei loro. Così, cospargendo di sangue gobbe e doline, siamo riusciti a cacciare il' rabbioso nemico dalle prime case di Loquizza, .delle quali avevan fatto altrettanti fortini, ci siamo spinti alla dolina di Tarcenca. dalle trincee colme djL cadaveri, abbiamo occupato il saliente del « Naso », ove il nemico aveva organizzato nei giorni scorsi una poderosa difesa, abbiamo scavalcato là quota 200 sulla linea Loquizza-OppaccU'asella, e sulla strada da Oppacchiasella a Kostanievica ci siamo impadroniti delle trincee antistanti al famoso « quadrivio » di quota 202 e piazzati in modo da minacciare seriamente il « quadrivio » stesso. Tronta cadaveri freschi giacenti in una trincea presso quella strada, sono in condizioni: cosi raccapriccianti da farci intuire quale pazza resistenza abbiamo incontrato. La pancia del Nad Bregom Se proseguiamo verso sud, penetrando man mano dal centro, nei trinceramenti', della nostra aia destra,'ci appaiono evidenti i passi da gigante fatti dalla nostra avanzata nelle ventiqiiatro ore scorse. Lo truppe, che il giorno 10 avevano conquistato Nova Vas — o Nova Villa -o Villa Nova, come meglio vi piace — furono infrenabili nell'impeto, stupefacenti nell'entusiasmo, magnifiche nella conquista. Il giorno 11 esse erano già*ad un incrocio di strade alla quota 205, e ieri assalivano" e oltrepassavano il tozzo ripiano del Nad Bregom, irto di mala vegetazione, ingombro di tane misteriose, di trincee naturali, di strani nascondigli, arrivavano di qui sin quasi sulle case di'Hudi Log a settentrione, e verso Lukatic a mezzodì: più di un chilometro d'avanzata in un pomeriggio, tra una lotta faticosa e snervante. La seconda linea austriaca rimase così in /questo settore completamente abbattuta, e la nostra, che si spinge, girando attorno al Nad Bregom, come una gran pancia Miei cuore del campo avversario, rientra poi alquanto verso il lago di Doberdò, per raggiunger e tagliare, olirne la 208 sud, la strada di Jamiano. E' in questa zona '— come si vede — che la uostr*offenslva ha dato li maggiori e migliori risultati, è di qui .che possiamo da oggi minacciare seriamente colle medie e grosse artiglierie la più lontana linea di Costani-evica, la strada che-conduce alla cittadina carsica, ó l'abitato della'stessa città. Ma queste posizioni sono divenute nostre soltanto dopo l'urto di feroci 'contrattacchi sostenuti e respinti, e dopo una serie di vittoriosi combattimenti parziali contro renarti nemici favoriti dal terreno e animati, dall'ira. Nella notte di ieri piovvero i contrattacchi, che furono tutti respinti con perdite gravi. Una brigata, che subì l'attacco dello sfrenate orde nemiche alle'quattro di ieri mattina, fu eroica nella risposta. Dopo-averj)ercosso gli assalitori con un fuoco celere e micidiale, i soldati di que; duo reggimenti presero essi l'offensiva e con un furioso assalto alla baionetta piombarono nella dolina, dove 'i nemici fuggendo si erano rifugiati, li circondarono, mentre quelli, stupiti di fanto ardimento dimenticavano di usare le urini, infilzarono coloro, che resistevano, e fecero prigionieri coloro che levavan le mani implorando pietà:- un'ottantina. , Nella stessa notte, in una dolina della zona tra Nova Vas e Hudìi Log, mentre guidava il suo battaglione all'inseguiriiento dei nemici, un maggiore nostro, nella furia della mischia, entrò in un ricovero e si trovò improvvisamente di fronte un capitano austriaco. Senz'altro, colla sua mano nervosa lo afferrò al collo. L'altro si ribellò e, per difendersi, morsicò l'italiano alla mano. Questi rallentò la stretta, ma impugnata col-, l'altra mano la rivoltella colpì l'austriaco al capo col calcio dell'arma, quindi lo consegnò stordito ai suoi soldati perchè lo accompagnassero, tra i prigionieri. Altri episodi simili, che si moltiplicarono,, stanno a dimostrare la viiolenza dei combattimenti, dicono chiaro che le occupazioni nostre non avvennero dopo ritirate del nemico, ma in seguito a scontri sanguinosi, durante i quali gli avversari dovettero cedere il terreno palmo a patino^ contrastando e lottando. 11 sólo «Fortino triangolare", tra Oppacchiasella e Nova Vas, che capitolò ii-n seguito a un lungo assalto datogli in tre lati da tre nostre colonne, oltre all'essere vantaggiosamente piazzato sopra uno sperone di. terra sporgente da una dolina, era circuito da una siepe di reti-colati di 15 metri di profondità. E dovunque il nemico si difese con tutti i mezzi, che il Carso gli offriva, proteggendosi colle caverne e cogli infiniti murice) uoli div.isorii delle proprità, e colla minuscola e bassa alberatura. Ciò malgrado, e malgrado le artiglierie e le mitragliatrici, le nostre fanterie partite da quota 205 a mezzogiorno di ieri, erano alla sera assai più innanzi. Stamane, cautamente, nostre pattuglie perlustrano l'intricato terreno. Dovunque, nei resti di trincee e nelle caverne si trovan cadaveri, munizioni, 'armi. Ma occorre molta attenzione prima di addentrarsi nelle grotte. Sovente i nemici vi lasciano a guardia certe bombe speciali, che scoppiano al primo urto di piede italliano... Una curiosità: in questo settore, nei combattimenti di ieri, una compagnia di fan; feria prendeva prigioniera una colonna di muli., austriaca, carichi di viveri per il ranpcio.„ Inutile dire che i muli passarono alle colonne italiane, e che i viveri furono buttati! via... GIOVANNI 0ORVETTO.

Persone citate: Nova Vas, Nova Villa, Villa Nova

Luoghi citati: Carso, Gorizia, Italia