Con Essad Pascià

Con Essad Pascià Con Essad Pascià (Nostra corrispondenza particolare) SAINT-CLOUD, agosto. vede dall'alto di Saint-Clouvec l'eleganza d'u li — Sicuro. La rivolta s'estende. Pei bisogni dei loro soldati, austriaci e bulgari hanno razziato tutto, hanno sgozzato sino all'ultima capra ruminante nelle nostre vallate, hanno creduto che l'onore delle donne albanesi fosse una fola. Hanno visto, invece, che con l'onore degli albanesi non si scherza... Per questo la rivolta cresce. Ad Alessio, a Croia non ci son più stranieri, »a quest'ora. Ad El Bassan ci saranno, forse, ancora dei bulgari, ma io so che per restarvi hanno dovuto venire a patti con gli « anziani», hanno dovuto promettere di dividere con la popolazione i cibi che arrivano loro dal nord. A Liboftsa, gli austriaci hanno creduto di poter .ripigliare le operazioni di requisizione del bestiame con gli stessi metodi brutali che avevano già, nel mese di giugno, eccitata la popolazione contro di loro. Gli abitanti li hanno scacciati dalla città. Tra El Bassan e Dibra non c'è più un sol bulgaro, un solo austriaco. A Durazzo non so quel che sia accaduto, dopo le mischie sanguinose che l'audacia degli ufficiali verso le donne di Durazzo ha provocato. A Tirana, i miei concittadini hanno arsa una caserma, un modo come dn altro — non vi pare ? — di insegnare agli invasori a marciar dritto. Ah, sicuro, non dormono sovra un Ietto di rose, gli austriaci ed i bulgari in Albania. Invano moltiplicano gli arresti e istruiscono processi o fucilano od impongono taglie. L'Albania non si doma con simili modi. Devono già accorgersene. Ci saranno almeno ventimila abitanti armati alle loro calcagna. Ed a tiro dei nostri moschetti, per le montagne d'Albania, un mulo carico di viveri per le truppe non passa. Molte cose buone maturano nel mio paese... Avevo visto Essad pascià sei mesi fa, al suo giungere a Parigi. Era malinconico, triste anzi. Si era rifiutato all'intervista, malgrado un alto intermediario, dicendo di non saper la lingua, e che la conversazione, per interposta persona, lo affaticava. Ora, parla volentieri, con una gioia mal compressa, mastica lentamente un francese appreso di fresco, ricorre volontieri all'interprete, senza seccarsene. Nel viale del parco, dove mi ha- accolto, correttamente vestito all'europea, col fez sul capo, un lungo bastone dal pomo d'oro in mano, seni bra ringiovanito. L'aria di Saint-Cloud lo ha trasformato. Già, dal tipo orientale, egli si è sempre distinto per la franchezza naturale del gesto e della parola. Ora potrebbe passare per un francese autentico, di nascita e di educazione. Coire a Duraz zo una leggenda: il primo dei Toptani, la gran famiglia feudale, di cui Essad è capo, era un figliuolo spurio di Carlo d'Angiò Essad non disdegna di ammettere quelle origini per vere. Suonuno al cancello. E' la posta. Un pac chetto di lettere, tutte dirette al pascià Una viene da Scutari. L'apre, la spiega vi getto uno sguardo rapido: — Eccovi notizie più fresche. — dice e la passa all'interprete che la traduce. Solitu materia: incendi, esodi sui monti, scontri sanguinosi. Ormai tutte le lettere, che gli vengono di là raccontano la stessa cosa. Ma c'è di meglio: non sono più le tribù del centro, - le vecchie nemiche dell'Austria, ma i Malissori, austrofili da secoli^ che- sono entrati nel ballo. E don Cacciori, il loro patriarca, «na specie di alter ego di Francesco Giuseppe tra le tribù cattoliche, è anch'egli in prigione e sotto processo. — E' la prova chiara — commenta Essad — che l'Austria ha perduto la testa. Poi, alzando le braccia al cielo: — Occorre cosi poco per sfruttare la situazione — mi dice — se gli Alleati voles sero, se l'Italia sovratutto fosse decisa... — A far che? — gli chiedo. — Voglio dire, che, se da Valona S vostri soldati potessero tenderci una mano, nessun austriaco, nessun bulgaro scapperebbe, — E voi ? — gli domando. — Io... io sono a disposizione degli Alleati. Ho legato volontariamente la mia causa alla loro, e li seguirò corno un cane fedele. Sono uno strumento nello loro mani ; non domando altro che mi adoperino. Se vogliono che lasci la Francia, che torni laggiù domani, son pronto. Anzi, non domando di meglio. Ma che si affrettino, che liberino il mio paese. Si pretende, che gli albanesi non hnn sentimenti di patriottismo. Io sono pronto a dare una smentita a questa diceria. Sono pronto a tutto. — Vi attribuiscono delle ambizioni, pascià!... — Per ora non ne ho che una sola: che l'Albania torni libera, che l'Austria cessi di opprimerla. E per l'avvenire, vedranno le Potenze. L'Albania fu fatta, nella Conferenza di Londra, da loro. Non sono io che potrò modificare i patti scritti. Solo le Potenze, quando saranno riunite nuovamente per la pace, potranno far delle novità, stabilire lo statuto futuro pel mio paese. Allora invocherò che ci risparmino delle caricature di re, come quel principe tedesco, che voi sapete. Ma son discorsi prematuri. Quello che occorre ora, quello che gli albanesi vogliono è la libertà, è la vittoria. Ma che gli Alleati facciano presto, se no qui finirò col morire di nostalgia. — ... De nostalgie, — mi ripete, come gemendo. E come per soffocarla, si leva da sedere, traversa il viale e, traendomi dietro, su per una scaletta di legno di quercia, m'introduce nel suo studio, dalle mura coperto di tappeti, al primo piano della sua palazzina; spalanca le vetrate d'un terrazzino dal lato opposto del parco e con un gesto silenzioso mi mostra il paesaggio meraviglioso. La cittadina civettuola è là sotto, raccolta intorno alla guglia, alta, snella, robusta della sua chiesa. Dietro il largo nastro, bianco e spumante, della Senna, tutta la massa del bosco di Boulogno si stend£ come un'immensa cintura di frescura intorno a Parigi che arde sotto il sole. Contemplata dall'alto di Montmartre, con le sue ciminiere interminabili, e le migliaia di comignoli, Parigi sembra ua'eoorma officiai, A cai la vede dall'alto di Saint-Cloud, essa offre invece l'eleganza d'una linea aristocratica. Lo nebbie della Senna, il declivio stesso dei colli che si slargano ad occidente, sembran fatti apposta per nascondere nel loro vanire, tutto quello che c'è di mostruoso, di disarmonico, nella città-piovra. Nessun riflesso delle ore tragiche, nello splendore della vista, nessuna traccia nemmeno delle ruine, degli orrori, degli incendi accesi dai prussiani, qui a Saint-Cloud, quarantacinque anni fa. Innanzi allo spettacolo, che Io incanta, Essad sente rampollargli nell'animo l'onda dei ricordi. C'è ancora qualcuno che dubiti della sua fedeltà, agli Alleati e che pensi che trattenerlo qui in un esilio dorato valga meglio che riaprirgli le vie del suo paese? Ma tutta la serie delle prove sostenute dovrebbe, se mai, parlare in suo favore. Egli ha dato del suo attaccamento all'Intesa tante prove negli ultimi anni, che veramente sembra incredibile possano sussistere sul suo conto diffidenze e sospetti ancora. Rievochiamo... Quando lo potenze, creatrici dell'Albania, ebbero designato il principe di Wied per regnare sul nuovo principato, Essad aveva, dalla prevalenza storica della sua famiglia, molte buone ragioni per volare che nessuno gli sovrastasse nel paese. E tuttavia non esitò • ad unirsi! alla delegazione albanese, che si recò ad offrire al m'ret, alla creatura del Kaiser, la corona. Era troppo buon conoscitore dei suoi conterranei per ignorare che, accettando l'autorità d'un principe cristiano si sarebbe alienate le simpatie dei suoi con- cittadini mussulmani. E nondimeno, andò. Si sa ih che modo Wied lo ringraziò : Obbedendo ai suggerimenti del ministro austriaco Loewenthal, che vedeva nel pascià' l'agente principale degl'italiani o dei sorbii, una mattfla, all'alba, il m'ret fece puntare a seicento .metri dalla casa di Essad uria batteria di cannoni, sbarcati la vigilia da una nave austriaca a Durazzo. Essad e sua moglie scamparono per miracolo al bom-«~ bardamento, ma alcuni tra i loro famigliari furono uccisi. La coppia fu catturata, imprigionata, trascinata a bordo del Szigetvar, nell'attesa di un Consiglio di guerra che doveva sbarazzare definitivamente ili principe dal rivale. La trama sarebbe riu-, scita, se. l'Italia non fosse intervenuta a chiedere, con argomenti perentori, la liberazione, i I primi colpi di cannone, allo scoppio della guerra europea, fecero scomparire aal porto di Durazzo le navi delle potenze, cha, vi stavano? da.un anno, ancorate. Il rego-| letto scomparve nella fuga. Essad, accia-, mato, circondato dall'aureola del martirio,1 tornò capo incontestato, del governo litoe- j ro dell'Albania. Ma gli austriaci avevano i cattiva memoria. Come se l'episodio del Szigetwar e le cannonate, tirate dal"loro maggiore Sluys, fossero state coso avvenute molti anni addietro, il Gabinetto di Vien-! na non dubitò di mandare ad Essad, qual- ! che giorno dopo, un suo delegato, carie», di promesse e di doni. L'Austria, — l'episo-; dio è inedito, mi assicura Essad, — gli, offriva armi, cannoni e sei milioni. Piglia-, va, inoltre, a suo carico tutte le spese di', mantenimento delle truppe albanesi, pei?1 un tempo indefinito, a solo patto che queste movessero, come alleate del Governo di, Vienna, per prendere i serbi di fianco, nel'i momento stesso in cui gli austriaci li a-., vrebbero assaliti di fronte. Alla Serbia ea-j rebbe riuscito assolutamente impossibile te- : ner testa, da due lati, ad un assalto simul-. taneo. Essa sarebbe caduta un anno prima sotto gli artigli dei predatori. Essad noni ascoltò l'emissario, austriaco che per scovrire il piano. I serbi ne furono informati ; e non un solo dei capi albanesi, già corrotti dall'oro di Vienna, osò violare lordine di Essad di non muovere un dito. Altro ricordo. S'iera nel novembre 1914; un altro messo s'affacciò nella casa di Essad: era un bullgaro, questa volta, un con-" fidente del Cobuvgo. Veniva a spigare netto e tondo al pascià, che la vittoria degli Imperi centrali era inevitabile, e che la Bulgaria aveva già deciso di unirsi £d essi; — Novembre 19U, — ripetè Essad, — no- ( tate bene... . Difatti, il visconte De Fontenay, uno dei migliori diplomatici, che la Francia abbia avuto nei Balcani e' che rappresentava in I quel momento ift suo paese a Durazzo, tu' informato da Essad immediatamente dei di-1 segni- bulgari. Ed informò, alla sua volta.-. Con quale effetto si sa, o piuttosto non si sa.1 Dieci mesi dopo ancora certi rappresentanti j dell'Intesa a Sofia, giuravano, che la Bui-1 garia non avrebbe tradito la Russia libo-, ratrice... E sicuramente furono le ripulse, opposta dal pascià ajl* proposte dell'Austria prima e dei bulgari dopò, che déciseito i coalizzati del eentro a scatenare sul capo del pascià • una più fiera tempesta. I turchi ne ebbero i l'incarico. Gli storici frettolosi della guerra hanno ironizzato un po' troppo intorno ài proclami di guerra santa- del Sultano di Costantinopoli. Se essi son rimasti in tanti luoghi senza effetto, in Albania ne produssero uno e potente. Essad lo riconosce. La lettura del « fetva», che lo denunciava come nemico di .Allah, perchè patteggiante col nemici del Calila, scatenò contro di lui, nel centro del paese, collere feroci. Nel nord, tra le tribù cattoliche, i marenghi dell'Austria bastarono. Essad tenne testa e si lasciò assediare a Durazzo- Un giorno i suoi soldati non avevano più di quattro cartucce nelle giberne, quando una notizia verune a trarli dall'angoscia: i serbi con due reggimenti spediti in soccorso degli assediati sgominavano a Tirana gli insorti. Ma i serbi dovevano, poco dopo, piegare sotto il fato contrario, anch'essi. La loro tragica ritirata attraverso l'Albania die modo ad Essad di ricambiare il beneficio ricevuto. E' certo: gfli Alleati non avrebbero potuto ricostituire e schierane di nuovo in Macedonia l'esercito di re Pietro, se Essad non' avesse avuto il coraggio di prodamare la sua alleanza coi vinti, nel momento stano in cui la notizia della loro disfatta s! propagava sulle cime più iinacoeeslirSi delTAlSaaia, OOMINtOft RUMO.