I nostri Interessi

I nostri Interessi L'Italia in Oriente I nostri Interessi (Dal nostro inviato speciale) PIETROGRADO, agosto. In un ricevimento dei parlamentari russi a Londra, sìr Asquith ha fatto delle dichiarazioni di grave importanza-, la intimità dei rapporti fra la Russia e l'Inghilterra ha consentito ai due paesi di raggiungere un perfetto accordo nella questione della Persia e in genere dell'Oriente. Per la prima volta, con queste dichiarazioni esplicite, si apprese in pubblico che gli alleati, Inghilterra, Russia e Francia, hanno già gettato le basi di un accordo almeno di massima per tutte le questioni d'Oriente, nelle quali vanno anche comprese quelle del bacino orientale del Mediterraneo e della Turchia. In tale accordo l'Italia non ha avuto parte. Esso è stalo discusso e formulato alla fine del 1914 e >ie/7c prime seminane del 1915, quando l'Italia non. era ancora entrata in guerra. V'è da credere che aneor oggi la diplomazia italiana ne ignori il preciso contenuto. Dopo il suo intervento l'Italia ha regolato approssimativamente in un atto for. male j suoi rapporti con gli alleati, con la nota adesione al patto di Londra : si può ritenere che in esso sia fatto cenno anche agli interessi italiani d'Oriente senza però nessuna precisa delimitazione. Ciò è già molto importante. Più importante però sarebbe il fatto che oggi a torno il problema d'Oriente si sarebbero rinnovati fra. i Gabinetti alleati scambi di vedute; e il Gabinetto di Roma ancora vi sarebbe assente. Così la questione d'Oriente, nella quale ci sono tante tradizioni, tanti interessi, tante aspirazioni d'Italia, si andrebbe risolvendo fuori di ogni diretta partecipazione dell'Italia. Il fatto sarebbe grave. Se ne deve parlare. Non si può assolutamente pensare che l'Italia esca dalla guerra europea senza ave. re risolto, insieme al suo problema di nazione e di confini, anche il suo problema mediterraneo e quello che gU si intreccia di Oriente. L'Italia non combatte solo una guerra nazionale, ma anche una guerra europea. La risoluzione deve essere dunque anche per l'Italia di portata europea. Il primo significato della nostra dichiarazione di guerra alla Turchia e alla Bulgaria è slato-, essere presenti nella questione di Oriente. La questione di Oriente oggi è aperta e sembra votata definitivamente alla soluzione. L'Italia è alleata dei paesi che l'hanno aperta e vogliono oggi risolverla. Si deve dunque avere dai nostri alleati un esplicito riconoscimento dei nostri interessi in Oriente, già ora, nel momento in cui sembrano prepararsi fra di essi i piani preventivi e definitivi delle distribuzioni e dei compensi. I nostri interessi sono nei Balcani e nella Turchie- d'Asia — i due campi in cui si scompone la questione di Oriente. Nei Balcani ci sono molti problemi vivi aperti ; Salonicco, la Serbia, Costantinopoli, gli Stretti. E' probabile che Salonicco non ritorni più alla Grecia. Questa idea, non espressa, i diffusa in molte, capitali europee. Una nuo va sistemazione del porto, importantissimo per tufi i paesi che ì'eupano l'hinterland balcanico, come per i grandi paesi europei, può portare ad una internazionalizzazione di Salonicco. Salonicco potrà avere una grande influenza commerciale e di cultura nei Balcani e battere in concorrenza Costantinopoli. Occorre che l'Italia vi abbia anche una sua parte, se l'avranno gli altri suoi alleati. Per la Serbia — rimanendo nel problema d'Oriente — ci sarà da risolvere anzitutto la questione fondamentale della delimitazione del suo. nuovo confine meridionale. Per Costantinopoli e gli Stretti c'è il problema della Russia nel Mediterraneo, Il problema è già stato ampiamente discusso fra Londra e Pietrogrado. L'Italia è paese mediterraneo per eccellenza. Le è necessario sapere-, come entra la Russia nel Mediterraneo? Le è anche necessario non essere lasciata completamente da parte, nella risoluzione pratica di questo grande grave problema storico, E c'è la questione d'Oriente propriamente detta-, la sorte della Turchia d'Asia e delle isole, che per l'Italia si può compendiare nella formula; sistemazione del bacino orienlale del Mediterraneo. Ci interessa sapere — e contribuire a decidere — che cosa sarà di Chio e di Mitilene, che parte rimarrà agli inglesi e ai francesi delle isole greche e turche, che hanno occupato, come si spartiranno le « influente » nell'Asia minore e giù fino in Arabia. Per tutti questi punti abbiamo degli interessi reali, facilmente documentabili, ma non sempre preventivamente determinati nei rapporti con i nostri alleati. Nell'Asia minore, dove abbiamo delle aspirazioni, come paese mediterraneo, navigatore, commerciale e coltivatore, tutti j nostri alleati avevano già prima della guerra delle ferree e precise ipoteche, che possono ora essere titoli per una ripartizione di zone di possesso — co7ices«"oni di ferrovie, di miniere, di lavori; l'Italia non ha che un teskerè, neppure un iradè, strappato dall'ambasciatore Garroni, con Di San Giuliano, alla Turchia, per il quale, secondo quan. to parrebbe, le fu riconosciuta solo una concessione a termine, non impegnativa, per far degli studi di ferrovie e di lavori. ' Lo schema della ripartizione delle zone di influenza fra le Potenze nella Turchia d'Asia, assai complicatole finora non per¬ fettamente conosciuto, deve essere brevemente studiato. Alla vigilia della guerra europea si era già raggiunto fra la Germania^ l'Inghilterra, la Francia e la Russia — go* verni e finanze un accordo di massima su tutte le grandi questioni internazionali aperte -. u Marocco, il Congo e l'Anatolia'* Ciò è un'altra prova ancora che condanna la tremenda iniziativa di guerra della Germania, la quale ha affermato di entrare in guerra per difendere i suoi interessi mU nacciati. per l'Anatolia, dove le Potenze si erano già intese sul modo di regolare tutte insieme, senza urli e incroci, i loro affari'^ le sole difficoltà rimaste all'applicazione rfegli accordi venivano dalla Turchia che, trattando separatamente con le diverse Potenze-^ opponeva a tutte varie domande-, soppres* sione delle Capitolazioni nei loro princìpi fl* nanziari, riconoscimento del diritto di ap* plicarc il temetu imposta sulle patenti, an* che agli stranieri, aumento del 4 per cento dei dazi doganali. Le zone di influenza sì potevano ripartire così. La Russia fin da» 1900 aveva ottenuto da Abdul Hamid la concessione di costruire linee ferroviarie per, tutto il bacino del mar Nero, ai esclusione di qualsiasi altra Potenza fuor che la Turchia. La Francia aveva una concessione per', la ferrovia nel mar di Marmara, SommaPanderma, senza importanza politica ; un'aL' tra concessione per una piccola ferrovia nell'Anatolia, Adana-Mersina, che tu poi comperata dai tedeschi; e un dominio assoluto per tutta la Siria e la Palestina, a' Damasco, Aleppo, Beirut, Gerusalemme^ L'Inghilterra disponeva della ferrovia Smir-t ne-Aidin, fino al lago di Eigheaidir, che dok veva ricongiungersi con la Bagdad. La Ger* mania finalmente aveva, si sa, la spina domi sale dell'Asia minore, la linea di Bagdad,' che parte da Haidar pascià, e arriva, per Konia, Aleppo, Mossul, fino quasi, al golfo Persico, con diramazioni per Angora-Cesa-t rea ed altri punti centrali dell'Asia minore* Fra le quattro Potenze, bisogna ripeterlo, si era raggiunto già un accordo definitivo. Per arrivarvi vi erano state delle reciproche concessioni. Cosi la Russia aveva ceduta alla Francia, per compensi che fino ad oggi si ignorano, il diritto di prelazione per la ferrovie del mar Nero — salvo quelle strategiche sotto il ^Caucaso — che era stato assunto da una Società ottomana, impiantata però tutta con capitali francesi e direttiva del Governo di Parigi. j / francesi si erano ancora accordati cori i tedeschi per un allacciamento delle loro, ferrovie del mar Nero e della Siria con la Bagdad. I tedescfvi avevano consentito, agli inglesi di continuare a dominare lo sbocco della Bagdad al mare, fermando la loro' ferrovia a Bassorah. L'importanza di questo quadruplice accordo oggi sta in ciò: che, esso può dare già uno schema completo e' sistemato al nuovo accordo discusso fra gli alleati, per sostituire un possesso reale alla concessione di influenza, nella Turchia aVAt sia — eliminata, solo la parte che vi aveva la Germania, alla quale sembra aspirare la Francia. Esso era ed è già un grave prc* giudizio per gli inter&si italiani. . ' . i L'Italia è entrata fardi nell'Asia minore* Quando è scoppiala, la guerra ne era appena sulla soglia. Si sa come vi è arrivata* Il testiere, che l'ha introdotto non rappre* senta ancora una reale concessione di ini* pianto, ma solo una facoltà di studi teó* rici, la cui applicazione era condizionata ai a si vedrà » — per quanto, bisogna ricordarlo, .nelle trattative tra le finanze si sia convenuto che il teskerè debba avere il do, lore di una vera concessione. E anch'esso ci fu contestato dai vicini. Il campo di studi riconosciuto all'Italia dalla Turchia occupa tutta la costa meridionale dell'Asia Minore* con un profondo hinterland, dal golfo di Budrum fino ad Adana, ed è un paese fèrtile, che ha l'acqua, foreste, ricche miniere? si presta alla coltivazione, sopratutto del cotone, sarebbe la prima colonia di vera rendimento che si aggiungerebbe all'Italia, Ma ha avuto contro-, prima i tedeschi — c'era ancora la Triplice Alleanza — chei non volevano l'Italia in Cilicia; poi gli austriaci, appoggiati dai tedeschi che tentàva~ no di insinuarsi nel golfo di Adalia, cori la concessione di una piccola ferrovia da Alaia verso l'interno ; e poi dall'altra parte gli inglesi, che cominciarono a fare della opposizione dal golfo di Budrum, parlando di un complòtto della Triplice Alleanza, chH voleva insediarsi tutta insieme' nel bacino orientale del Mediterraneo e come tale dò* veva essere combattuto, anche nelle aspira* sioni italiane, senza compromessi. Sembrava che non ci potesse essere w posto per l'Italia nell'Asia Minore, quan* essa faceva jparte della Triplice Allear3Bisogna evitare che queste difficoltà rir111' gano quand'essa è passata datl'altra ~rte* Ora è assolutamente necessario cheinc^ l'Italia partecipi alle contrattazioni ie av' vengono fra gli Alleati e metta ijs^-^ff ressi nel piano che essi concertano/^na^terra era pronta alla cessione ditPr0 alla Grecia, per il suo intervento, cu scola pedina balcanica, e gli Alleai™1 marzo dell'anno scorso, per avere jjoncorso ■ di poche Divisioni greche ai :.VdaneM neUe trattative con Venizttoa, e™ disposti, a pagarle con il rico7U>seimfi^:Asi^ Mino* re dei due interi vilayet 'AMW-jHB Kb-

Persone citate: Abdul Hamid, Alaia, Aleppo, Asquith, Di San Giuliano, Garroni, Haidar