Nella prima fase

Nella prima faseNella prima fase (Dal nostro Inviato speciale al fronte) è e o e e e i n n , o a o l a e r ni apVICENZA, luglio. IV. Che le nostre posizioni tra Adige e Brenta fossero, avanti l'offensiva, naturalmente buone, sì da potere costituire una eccellente linea di difesa; in una paròla, che le porte d'Italia fossero chiuse e che l'infrangerle richiedesse un potentissimo sforzo, nessuno era in grado di sapere meglio del nemCco. Molta parte di quella nostra linea difensiva si svolgeva in suo territorio, e quasi tutta correva su posizioni di priin'ordine. La rettifica del confine, da. noi operata in un anno di guerra, era tale da preoccupare seriamente ili nemico. 1) In Valle Lagarina il saliente nostro arrivava alla linea Loppio-Rovereto-Val Terragnolo. E questa era la nostra sinistra. 2) Al centro avevamo messo piede sugli altipiani' di Folgaria e Lavarone. 3) Alla destra si era giuniti alla testata di Valle Maggio e alla linea Tesobbio, Monte Collo, Pasubio, Monte Setole, Col di S. Giovanni. «Lardaro e Riva erano strette da tre lati ed esposte al fuoco incrociato delle nostre batterie. Rovereto non occupata solo per risparmiare il bombardamento, era virtuajmente in nostro possesso; sugli altipiani le nostre truppe serravano da presso le opere di Lavarone e di Folgaria in parte già smantellate» (Comunicato ufficiale del 24 maggio). In «Val d'Adige avevamo dunque dei cardini fortissimi di resistenza. Trascuriamo pure le posizioni indicate dai bollettini con ..la locuzione «a nord di Mori», che erano su linee avanzatissime, di transito e di approccio, e che segnavano solo il principio di operazioni offensive contro il Biaena, la gran guardia vigilante sul gomito dell'Adige, a difesa e^sbarramento di una ulteriore avanzata su Rovereto; ma ottime posizioni di difesa erano fin d'allora l'Altisa'mo e la sua propaggine fortificata di Brentonico. Pure trascurando Zugna Torta (1257), avevamo in pieno e saldo possesso ili baluardo di Coni Zugna (1865), fortissimo scudo di protezione delle retrostanti alture di Cima Mezzana (1647), Cima Iocolle (1800), Cima Levante e Cima di Posta (2259), sistema montano a difesa di Recoaro. Poi avemmo la famosa cerniera del Pasubio (2236) sempre oltre il confine: vale a dire era in nostre mani il più alto colosso delle' Prealpi Vicentine, posizione d'enorme importanza, specie di gigantesco padiglione roccioso, «le cui pieghe vanno a bagnarsi alle sorgenti delle quattro valli che da esse degradano, e cioè i due Leni sul versante dell'Adige e il Posina e il Leogra, sul versante Vicentino». Considerando poi non l'altura, ma il gruppo del Pasubio, possiamo distingueiio, coi geografi, in dote parti, l'una dall'altra divise dal famoso Passo della Borcola : 1) Pasubio propriamente detto, sentinella dei due passi detta Borcola e del Pian delle Fugazze. 2) Gruppo Maggio, Toraro, Spitz. « La catena — scrive il Maranelli — viene in direzione sud, inalzandosi verso i dorsi erbosi su cui sono le Alpi di Pioverna (1700), donde' si partono i contrafforti Doss del Sommo (1669) e Finonchio (1601) a ovest, che formano il fianco sinistro della Valile di Folgaria e del Toraro (1899) e Spitz di-Tonezza (1696) a est, in territorio italiano. Segue un abbassamento a 1600 verso il Passo di Campolusso; ma poi la catena si rialza con la Cima Maggio (1862) ■e Coston dei Laghi (1874). La sua cresta (meridionale si deprime notevolmente al passo della Borcola (1200). Di 11 torna a rialzarsi fino al punto più 'elevato del gruppo, il Pasubio (2236), da cui si dipartono i potenti contrafforti del Col Santo (2110), fra i due Leni, e del Novegno. Del gruppo Maggio-Toraro-Spitz le acque affluiscono a nord-ovest nella Valle di Folgaria (Adige), a nord-est nell'Astico (Bacchigliene), a sud-ovest nella Valle del Leno di Terragnolo (Adige), a sud-est nel Posina (Astico). L'importanza strategica di questa parte delle Prealpi è indicata dalla serie di fortificazioni che difende il confine austriaco. Oltre la fortificazione meridionale del Pasubio in difesa del Pian delle Fugazze e della Vallarsa (questa difesa era nelle nostre mani) è una serie di tre forti fra il Colle della Borcola e il Lavarone. sui fianchi della catena principale del Monte Pioverna a difesa della Valle di Folgaria, dell'Astico e della Val Leogra, di fronte ai nostri forti d'Arsiero. Inoltre i forti del F-inonchio, del Doss dej Sommo e della Frica costituiscono ad occidente la più prossima difesa di Rovereto». Le nostre posizioni di Maronia e Milegna erano, oltre il confine, davaniti al Doss del Sommo, il primo del forti austriaci dell'Altipiano' di-Folgaria. I forti gemelli del Matassone e del Pozzacchio, posti a sbarramento della Vallarsa, erano passati in nostre mani, come pure il trinceramento di Zugna Torta; come il Mente Spil dominan te lo sprone fra i due Lenì. « La riva sini stra del Leno, scrisse il De Mori, i cui commentari avrò spesso occasione di citare, costituita dal Col Santo (2114), dai terrazzi di Campe e di Corona, dalle scogliere di Costoncino e di Costabella, e dagli anfratti di Val del Sat e di Val Zuccaria, costituì sce una muraglia che si potrebbe difendere a sassi, non a mitraglia». Per tornare al Doss del Sommo, fin dall'ottobre scorso avevamo occupate alcune località alle sue pendici meridionali. In febbraio eravamo sulle pendici del Finonchio; progresso che dal conoscitori della posizione veniva giudicato di per sé «un vero prodigio», perchè gli Austriaci hanno ridotto il Finonchio, «che era un campo trincerato, ad una vera e propria fortezza, con una ininterrotta serie di reticolati, di trincee, ditrinceroni e di batterie». Nè questi passi erano saltuari e isolati: facevano parte di una avanzata metodica contro la prima linea dei forti austriaci, ivi, come altrove. Fino dal febbraio, ad esempio, il forte di Luserna era da noi stretto da tre lati «Da sud le nostre linee si alzano partendo tra l'Oberleiten e Cima Norre, seguono il ciglione di CEma Norre, passano per le Frate, per il cancello del Bisele e fanno arco verso MUegrcbe, per poi inali arti vsDd«tfvscsvuleqdAcsfMnscgStgtcmd««««««««««« n i e i , i e a , i , i i i e à sel o, a e, si di a e. di i o il e o ti verso Costa Alta ». Ricordo di avervi de* scritte queste linee nostre avanzatissime. Delle quali poteva dirsi quel che già'si disse) delle infiltrazioni sulle pendici del Finonchio : «qtii le nostre posizioni, pur essendo in« tangibili e infrangibili nel loro aspetto di« fensivo, tuttavia nelle prime linee si'trò* vano in una situazione difficile, perche stanno aggrappate alle pendici del Finon« chio e son quindi dominate dalle sovra* stanti potentissime .linee nemiche. Tuttavia se non uno scontro di assaggio, ma . un vero e proprio attacco gli Austriaci vo« lessero tentare contro di noi, nemmeno questo sarebbe il terreno propizio». Alludendo alle voci di una imminente offensiva Austriaca in grandi forze, il'De. Mori conclùdeva: «Qualunque sia il piano nemico, si può star tranquilli: esso è destinato a fallire ». Ho voluto citare frequentemente il De Mori per la sua conoscenza esatta e minuta dei luoghi sui quali coweva il new stro sbarramento difensivo; e perchè so che i suoi giudizi parvero, a un altissimo generale, degni di un eccellente ufficiale di Stato Maggiore. Insomma, che le porte d'Italia fossero chiuse al nemico, era in maggio cónvinzionemcomune. C'era tuttavia un ' tratto di questo"fronte che tutti qui giudicavano sensibile, e del quale un comunicato mise in rilievo, dopo l'offensiva, il lato " debole. « Conviene brevemente esaminare le caur «se che poterono In qualche modo còncor«rere a facilitare lo sviluppo dell'offensiva « nemica. E' noto che gli odierni sistemi di« fensivi campali si basano sull'organizza« zione di più linee di resistenza, delle quali « quelle più avanzate, come maggiórmente « esposte alle offese delle artiglierie aWersa« rie, hanno solo lo scopo di ritardare la « marcia dell'assalitore, romperne il primo « impeto, accertare la direzione degli attac« chi. Il compito della difesa ad oltranza ' « tocca alle linee principali reti-ostanti. Ora « in pianura è possibile tenere le successive « linee molto ravvicinate, talché la conqui* «sta di taluna di esse da parte doll'attac«cante importa in genere progressi limita« fissimi nella sua avanzata. In montagna «invece detta legge il terreno, del quàla ((bisogna seguire rigorosamente le forme, «se si vuole cheli sistema difensivo risulti «organico e robusto. Nel caso della"nòstra <c difesa in Trentino, il terreno aveva talvol*. « ta imposto la organizzazione di linee senr « sfinimento distanti fra loro. Così ih Valli sugana la linea principale passava per « Ospedaletto e lungo le pendici occidentali «del gruppo di Cimon Rava, mentre quel» «la più avanzata seguiva il corso del tor».« rente Làrganza e l'altura dèi Collo, di« stante 10 a 12 Km. dalla linea principali le. Altre volte invece non si potè evitare « di stabilire la stessa linea principale di « difesa a pochi chilometri dai forti e bat« terie nemiche, esposta cioè alle immedjax « te offese di esse, e ciò perchè il terreno, a, « tergo della linea dovuta prescegliere, pre« cipitava rapidamente. Così accade nel« l'Alto Astico, dove la nostra linea di To« raro-Campomolon, a tergo della quale il « terreno dirupava nei ripidi valloni affiuen«ti all'Astico e al Posina, distava solo da « sei a sette chilometri dalle posizioni di «schieramento delle artiglierie austriache, «presso i forti di Doss del Sommo e di « Sommo Alto. 1 «Da ciò seguì che, col ripiegare dall'uni «all'altra linea di difesa, si dovette talvol« ta, come in .Valle Sugana, sgombrare uni « trattj notevole di territorio, per impa« dronirsi del quale in zona piana 0 pia» « neggiante l'avversarlo avrebbe dovuto e« spugnare numerose linee di difesa coni « sacrifici di forze considerevoli. Altra, voi-» «ta seguì di dover presto sgombrare la «linea principale, che, se. invece si fossa «potuta organizzare fuori del raggio ri'r,« zione delle artiglierie nemiche, avrebha «certo resistito assai più lungamente ai «colpi dell'avversario». Così il Comando spiega la perdita di tutta* la nostra linea principale Campomolon-To-i raro-Tonezza, cioè lo sfondamento del set-i toro di Arsiero, che ridusse la nostra difesa alla linea del Novegno, e fu'una delle causa della caduta del settore alto di Asiago: cioè di quel lembo di territorio sul quale si ài ara fortificato il nemico. Contro questa barriera si sferrò l'offensiva austriaca nel modo che è noto : con una mole enorme di artiglierie e con truppe nu* morose e sceltissime. Il vantaggio iniziale che ha sempre l'attaccante non poteva mancare. Chi attacca' '•■ ha, per così dire, la battaglia in mano. Gode sempre, almeno in un primo periodo, della superiorità di chi sorprende. Uà già mirato i punti contro i quali assesterà 1 colpi. Usufruisce sul terreno prescelto dei vantaggi di una preparazione lentamenta operata, tecnicamente elaborata ; e dello sfrenarsi delle forze ammassate, concentrate, compresse. Ogni offensiva comincia sempre con gli effetti di una esplosione,'ed ha. una fase iniziale brusca per l'attaccato, chej deve renderei conto delle precise intenzioni del nemico, sacrificare più 0 meno duramente le truppe che si trovano sul luogo, a ' provvedere allo spostamento dello riservo^ al loro fluire da luoghi di concerxtramenta ' più o meno remoti verso i punti rivelatisi più deboli. I terreni di alta montagna hanno spesso il vantaggio di josizioni che possono essere tenute da forze relative scarse, ma se un tratto di fronte comincia a cedere, per la breccia aperta il nemico'penetra alle spalle, poche posizioni principali perdute impongono l'arretramento di tutta la linea, magari da una valle all'altra. Come appunto accade nel settore montagnosa a nord del Posina, dove'"-la perdita iniziale di Costà d'Agra, di Monte Maggio e di Monte Maronia, costrinse le truppe a ritrarsi da tutto il settore, pose la nuova linea sul crestone del Novegno, al di qua del vallone profondo del torrente Posina. Il nemjpo potè pertanto irrompere nella prima-, fa»o su tutto questo tratto del fronte,:' riprendersi tutto il suo, occupare parte del nostro territorio, e trovarsi dinanzi a una seconda linea principale di difesa, che se non avesse tenuto, gli avrebbe dato il dominio dì tutte le valli facenti capo alla pianura Vicentina.; Cani Zugna a il Pasubio resistettero tjpr