Gli austriaci ripiegano sotto la nostra pressione nel bacino dell'Alto Astico e in Valle Campelle

Gli austriaci ripiegano sotto la nostra pressione nel bacino dell'Alto Astico e in Valle Campelle Gli austriaci ripiegano sotto la nostra pressione nel bacino dell'Alto Astico e in Valle Campelle Le seconde posizioni tedesche a sud della Somme in •e del Il Comunicato OOMANDO SUPREMO, 6. Continuarono nella giornata di ieri U nostre arnioni offensive «atta fronte tra Valle Lagarina e Valle Sugano. Nella zona di Valle Adige nel bacino dell'alto Attico l'avversario ripiegò lentamente sotto la nostra pressione svelando nuove batterie supposizioni dominanti e già preparate a difesa. Sull'altopiano di Asiago intensa azione delle nostre artiglierie contro le linee nemiche. In Valle Campelle l'avversario sgombrò in fretta le posizioni ancora occupate nel massiccio di Prima , Lunetta, ab' band orlandoci armi, munizioni e vettovaglie. Sulla rimanente fronte sino al mare attività intermittente delle artiglierie. Nel settore di S. Mar tino il nemico lanciò gas asfissianti sulle nostre linee senza recarci alcun danno. Ad est di Selz respingemmo un attacco contro le posizioni da noi recen terAente conquistate. CADORNA, di sirene presaghe di morte. E il miagolio della fucileria, e il rotollo tamburellante '.ielle mitragliatrici... Verrebbe voglia di fuggire da euesta valle infernale, di uscire da questa fan tasti oa atmosfera d'eccezione, dove 1 nervi si tendono e soffrono,, di correre a respirare un'aria più libera e più tranquilla, se non ci fossero i nostri soldati, ammirevoli e santi, ohe la riempiono tutta come un'inondazione, .se non bisognasse stare accanto a loro a contemplarli, a ringraziarli, a gridare con loro: Avanti, avanti, sulla via di Rovereto. Oggi 1 combattimenti sono impegnati dappertutto, terribili. Si può dire non vi sia reparto nostro ebe non sia stato contrattaccato da reggimenti della i Landwher », eia battaglioni della « Landsturm ». Si combatte con frenesia a nord del Pasubio. attorno alle Sfitte Croci, lungo i sentieri del Testo; si combatte sulle due rive del Leno addosso ai reticolati che il nemico ha disteso dinanzi ai trinceramenti deJ Pozzacchio e di t'oppiano. Il consumo di munizioni è spaventevole da tutte due le parti; l'aria 6 bruciata e impregnata quasi d'un forte odore d'incendio. Il frastuono è tale che molti degli- stessi soldati già avvezzi a vivere qui. si mettono nelle orecchie batuffoli d'ovatta. L'Albergo delle Dolomiti trema dalle fondamenta tale è il fragore che lo investe col vento dalla imboccatura della vallo. Qua e là, nei paesi distrutti, qualche maceria fuma, qualche casa finisce di crollare e abbatte sfasciata al suolo la sua ultima muraglia, con un brontolio sordo, che pare un lamento e si confonde lontanamente col rombo del cannone. Che pena dà la visione di questi paesini della Vallarsa. rovesciati su se stessi nell'abban dono della morte, l paesini che ai primi di maggie* drizzavano ancora tra le roccie gli snelli profili della loro architettura montanara! Bruni, Aste, Sant'Anna. Staimerì sono inceneriti dagli incendi; sulla sinistra del Leno, Raossl e Anghebeni 6ono coperti giorno e notte da una pioggia di ferro. E anche le stesse campagne del fondo valle sono arate dai proietta. La terra è sossopra- Buche rossastre, da cui emana un insopportabile fetore di cadaveri si aprono nel suolo. Ai piedi del cocuzzolo del Parmesnn, soltanto, vi sono duemila cadaveri austriaci dissepoltl. Il Genio minatori I ponti non esistono più, .le strade, specialmente tra Anghebeni e ri Pozzacchio e più oltre, sono 6tate fatte tutte saltare. Le hanno fatte saltare i minatori del nostro genio, prima di riirarsi di fronte all'offensiva austriaca. E limino lavorato cosi.bene, che ora per riatlarle, debbono faticare .assai di più. Co ima compagnia di minatori, composta in maggioranza di piemontesi, comandata da un sottotenente di Torino, che durante il nostro ripiegamento da Vanzo in giù', lungo la Vallarsa, fece miracoli. — ì vóróma iicn ch'ai resta gnnnea 'n toc de stra per i-nemis — gridavano i soldati. E piazzavano le mine.con tranquillità olimpica, mentre sul loro capò scoppiavano gli shrapnel é attorno a loro je «Tarate dei glossi calibri mordevano la montagna. E' quella stessa compagnia che ti Vanzo aveva trovato in una chiesa la stalua d'un santo, di legno, che nessuno sapeva chi fosse, il pupazzo fu preso, tenuto in compagnia e battezzato Cichin. Divenne un porta-fortuna. Vestito in grigio-verde, come un soldato, veniva esposto bene in vista in trincea, quando piti feroce si sferrava la fucileria avversaria. Cichin rimaneva impassibile sotto i colpi e guarda va fisso il nemico «me per schernirlo. Nei giorni del' nostro ripiegamento, l'eroico Cichin fu colpito in pieno da un proiettile e andò in pezzi. E i suoi.... commilitoni, per vendicarsi, minarono con maggior cura le strade. Poi, prima di abbandonare la Vallarsa. si misexo in rango, per quattro, e sfilarono al comando del loro allepro tenenti no. ,in parata, sotto una pioggia di (.proiettili. Adesso il Genio è nuovamente arrivato nella Vallarsa. e lo troviamo un po' dappertutto \^e^ •« sùo'woro. in' porzioni nrdi- tlssime' E m°m ^chi prot,0(ti rta!le granatesi ^J^<™ JZv a a o , * o l à d e o e colmate son quelle che s'anrono e si sono aperte nel fianchi del Pasubio in questi terribili e tormentosi giorni dt bombardamento. L'assalto al "Pallone,, Ieri, 2 luglio, il martellamento nemico contro la mole incomberne del gigante, fu qualcosa di mai veduto. Le artiglierie del Col Santo presero di mira la cima Pallone, e lo rovesciarono addosso centinaia di granate di tutti i calibri per tre ore consecutive, con una rapidità vertiginosa e coti molta ptecisione di tiro. Ho veduto io le dense colonne di fumo nero, segni degli scoppi dei 305, levarsi dalla cresta alla distanza di un minuto urta dall'altra. Era tale l'intensità del bombardamento da far credere che gli austriaci intendessero abbattere la montagna. Invece erano le nostra trincee che volevano abbattere. Due aeroplani infatti che volteggiavano noi ciclo seraiisviiuo di qua e di là del Pasubio. circondati dalle nuvolette infinite dei nostri shrapnel facevano le segnalazioni alle batterie nemiche. Erti l'inizio di una importante operazione, che gli austriaci volevano tentare: la scalata al Pasubio! Ad un tratto, infatti, il bombardamento cessò e grossi nuclei di fanteria furono lanciati all'assalto precisamente nella regione Sette Croci. Gli assalitori prooedovano noi solito sistema austriaco a masse cotnjjattc, muniti, ogni compagnia, di mitragliatrici portale a spalle. Ma le nostre artiglierie, che durante il kombardiimento precediate avevamo risposto senza -troppa furia divertendosi a perforare colle grosse granate la vetta del Col Santo, entrarono, ora, contro le fanterie, tutte insieme in azione. E fecero stinge. Ciò nondimeno i superstiti vennero avanti, vollero assaggiare il tiro delle fanterie italiane. E questo fu tremendo. I nemici furono falciati, e poi controatoccati alla baionetta, messi in fuga disordinatamente, Inseguiti,- respinti. Ma oggi tra il Col Santo e il Pasubio il duello a cannonato fi riprese, furibondo. JVANN1 OORVETTO, (.La lotta tra il Pasubio e il Col Santo S {Dal nostro invialo speciale al fronte). VALLARSA, luglio. 1 Gli austriaci hanno tentato di scuotersi dal la nostra pressione instancabile, che sempre più si fa minacciosa e potente, a est e ad ovest del Col Santo, a est e-ad ovest della Zugna: In Vallarsa e in Val Lagarina; hanno tentato di salvare la situazione critica della loro ala destra, con un assalto in piena regola e nella massima efficienza a quello che è'la chiave di volta della nostra controffensiva, il perno di tutta la nostra azione in quella zona: il Pasubio. - Un duello terribile Tra i due colessi alpini, che si guardano in S^^US»**^*1»'4J%£u?\V^r^%^^l\wc^^n ^truosofuellr ai mi non% an- e corniciaio con tuue le arUgherto ceAe^grosse, colle medie, colle piccole. Chilogrammi di ferro e chilogrammi di ferro si^sono sprofondati nei corpi rocciosi dei due colossi, vi hanno aperto squarci enormi, hanno fatto salire colonne di fumo nero contro il cielo azzurro. Le fanterie e gli alpini nostri, t « kaiser-iàgers » e gli « alpen-Jàgers » loro si sono calati lungo i fianchi dei monti, si sono .introdotti nel fondo delle valli, harmo invaso serpeggiando, strisciando, lottando le insenature e le insellature, i valichi ed i passi, le gole ed i torrenti, hanno ingaggiato per cony proprio conto combattimenti parziali per cooperare dal basso alla lotta gigantesca che avveniva in alto. Ma le nostro colonne grigioverdi hanno fatto più e meglio delle loro "avversarle: hanno tenuto testa eroicamente al nemico -in Val Lagarina^uu sono spinte innanzi sulla sinistra dell'Sjwe e minacciano ora la Zugna Torta colleSfue morse di una tenaglia, che inevitabilmente si chiuderà. In Vallarsa sulle due rive del Leno, hanno fatto tniracoll: hanno camminato sotto la pioggia dei prolettili, sono passate da Raossi ad Anghebeni, da Anghebeni al monte Trappola e al monte Spil, e dall'altra parte del torrente al Mattassone. Ora è contro il Pozzacchio che più -uree e martella la nostra spinta vigorosa, • sulla sinistra del Leno, mentre sulla destra, contro le diroccate case biancastre di Fop; piano, altri reparti di fanteria e di alpini, lanciati dal Mattassone, danno continui irresistibjli assalti. Il nemico si sente minacciato al Col Santo, minacciato al Pozzacchio, minacciato alla Zugna Torta; comprende che, ise ad oriente del Pasubio, colle azioni com* ihinpte deeii alpini e delle fanterie riusciamo ; ad ' impossessarci del passo della Borcola. il '■Col Santo rimane imprigionato, e bisognerà abbandonarlo, e ritirarsi nel Trambillerio od ; appoggiarsi alla Val Terragnolo: intuisce che gli italiani stanno per aprirsi, se vincono "questa partita, la via di Rovereto, e non vuole 'che olò avvenga. Ordini formidabili sono sta ti diramati ai reggimenti di fanteria austriaca, che ora tengono in Vallarsa la linea Foppiano-Pozzacchio, e a quelli che, sulla loro sinistra, custodiscono la base del Col Santo. Non si dove indietreggiare in nessuna maniera, non si deve cedere. Guai al primo che fugge dinanzi all'impeto degli italiani. Cosi la resistenza austriaca è oui divenuta tenace e tremenda. Le artiglierie, che agiscono tutte insieme, scaraventano i loro colpi febbrilmente, in un ritmo affrettato e. convulso, come se avessero timore di arrivar tronno tardi. Vi è una cortina di fuoco, abbacinante, di fronte ai nostri avamposti. In Vallarsa. E tutta la valle, desolata, diroccata, rocciosa, giallastra, arsa veramente, manda ridessi di fuoco. La visione della Vallarsa E' un melanconico paesaggio di guerra, questo, il più melanconico di quanti ne abbia visitati finora. Ai paesi in rovina, incendiati o crollati, si aggiunge lo squallore delle pa reti nude, delle roccie a picco, delle gran fe ' rite pietrose aperte nei monti, delle caverne che s'aprono qua e là, come occhiaie di scnoletri, nell'uno o nell'altro versante. E da una parte e dall'altra l'eco che si rimanda nmbiiwbi, scoppi, schianti, urli di strazio, sibili

Persone citate: Aste, Bruni, Cadorna, Selz, Vanzo