La battaglia oltre il Posina Lotta di fanterie tra le roccie ed i cespugli

La battaglia oltre il Posina Lotta di fanterie tra le roccie ed i cespugli La battaglia oltre il Posina Lotta di fanterie tra le roccie ed i cespugli IDal nostro invialo speciale al fronte ARS1ER0. Muglio Par d'essere, qui ad Arsiero, Irà due fuochi. E siamo infatti fra due battaglie : quella ohe si combatte per la conquista del Cimone, nella zona dell'alto Astico, e quella clic si combatte Ser la conquista di Monte Maggio nella, zona el Posina. Gli austriaci si sonò asserragliati su rue.ste due posizioni e non le vogliono cedere a nessun costo, malgrado aumenti e si faccia più intensa giorno per giorno, ora per ora, la nostra pressione. Un frastuono infernale squarcia l'aria affocata di luglio; le bocche delle dna valli mandano su Arsiero una musica continua di rombi, che riempie il paese e lo la tremare. Se i vetri di queste povero case, qualcuna delle quali conserva ancora le vestigia della sua freschezza, non fossero tutti al suolo, nel miscuglio di rottami clic copre le strade c s'ammucchia, dovunque, cadrebbero adesso per effetto di questa sinfonia di colpi. Ed è tale l'effetto eh? ad ogni scoppio di granata ci si guarda intorno per domandarci se non sia avvenuto nel cuore del paese, sulla piazza cosi duramente provata dalla guerra o su qualche casa, schiantandola, l^e granate invece scoppiano più su, nel Posina o contro i dorsi dei monti, scoppiano più in qua, attorno allo stradale s'eoperìo che congiunge Arsiero a Seghe di Velo. Oli austriaci hanno posto sul Cimone un osservatorio e di lì sorvegliano comodamente la strada pittoresca. La sorvegliano e la bersagliano colle artiglierie che hanno piazzato più in là. Ad ogni carro che passi, ad ogni gruppo di soldati in marcia vèrso Arsiero o verso Seghe, è. una granata che arriva e va a sprofondarsi nei prati a pochi metri dallo stradale. I soldati passano e salutano la punta del Cimone con un,gesto amichevole. Oggi è la giornata dei 105: le granate arrivano otrni due n tre minuti, e la strada si costella di buchi. — Ci- sarà lavoro per i miei ragazzi, domane — dice un sottotenentino del Genio, che m'accompagna, e che a Torino, da borghese. Taceva l'ingegnere e il caricaturista. Una granata scoppia sulla strada, a pochi metri da noi, proprio nel punto ove corre un soldato in bicicletta. Una co^nna di fumo ?! solleva, nlelrn e scheggi»" sono inficiati» in tutte le direzioni. Pensiamo che i! e dista sia Andato in briciole colla sua macchina. Macché! Esce dalla nuvola bianca sano e salvo, e fila verso Arsiero gridandoci: Avete visto che glie l'ho fatta? Quando cala la. notte il fuoco s'acqueta: il Cimone non brontola più. Segno che gli austriaci ..orio soddisfatti della loro giornata. Andiamo su per la Val Posina piena d'ombre fl di misteri tra 1? fanterie, che stanno scalando, gradino per gradino, l'altipiano di Tonezza. ' Sulle pendici del Seluggio Alla destra, risalendo il torrente e lasciandoci alle spalle il Caviojo, nostro anch'esso oramai, s'incontra un colossale pan di zucchero, che insieme al Monte Aralta, che gli Ma di fronte, pare voglia inghiottirsi la vallata: e il Seluggio, una delle ultime mète cella nostra fanteria. Il nemico lo teneva j.tezicso come una sentinella avanzata delle fvc posizioni più forti del Toraro e del Tormétio. 10 occupava con cannoni da campagna e con parecchie compagnie di fucilieri, che nresiliavano i pochi paesi arrampicati sul!.-; fnlde boscose. A Castana, presso la punta Sogliole Bianche, c'erano le avanguardie dj alpe» JKgers. Se ne stavano tranquille, con molta sicurezza, convinte forse che mai in nessun modo noi avremmo ardito dare l'assalto alla montagna. Invece un mattino arrivarono prima j nostri proiettili, poi i nostri soldati. Gli alpen-iàgers. difendendosi alla meglio furono costretti; ad abbandonare j pacifici asili di Gaetana ed a trincerarsi d'urgenza dietro i ripari naturali cu Sogliole Bianche. E qui si accese nel pometicqio un aenro combattimento. I rinforzi austriaci erano giunti abbondanti. <>d rano arrivale a proteggerli anche le artiglierie reggere. Noi avevamo alle spalle della fanteria una batteria da montagna ebe fe^e mira'nii spostandesi con celerità incredibile/ cambiando dieci voli-3 posizione. I nostri shriprei e le nostre pallottole 'piovvero su Sogliole Bianche con pimi dita crescente E sotto niella plnetia 11 nemico non potè sostenersi a lungo dovette ulossiaro. fuggire vtrso 1e posizioni 'più "levate del Seluggio. Cadeva la sera, e le pendici del Selugc-io da Castana a Sogliole Bianche e oltre anpartenevanc alla fanteria italiana T.a sera, alle 2?, ■ soldati, che, dopo la calila giornata di combattimento soltanto poche ore avevano avuto per prendere il rancio e ristorarsi, venivano lanciati nuovamente nll">*tn<™n fj psì-ì, instancabili, partiremo per la salita aspra. Bisognava arrivare sulla vetta a 1100 metri, snidare ii nemico anche di là. si combattè tut- 'ta U notte, coi cannoni, cci fucili. I soldati di artiglieria da montagna fecero miracoli. Attaccaror,'\ fuvffio contrattaccati, resistettero. E all'alba Ip pattuglie di fanteria arrivarono lassù su una delle vette. Poi riptecarono di poco e si trincerarono sulle pendici meridionali per non esporsi inutilmente alle artiglierie del Tormeno. Intanto altri uomini, con un'audacia per la quale ntwvi possono essere sufficienti aggettivi di lode, marciando sulla destra d'attacco si pingevano per' la gran spaccatura nera, che i apre tia a Seluggic e il Cimone, fino al vilaggio di Scatolari, sperduto e solitario, ai piedi del Torpie.no, lo conquistavamo alla baionetta si installavano nelle trincee austriache sulle ive del Rio Freddo. Questi valorosi sono così ncuneati ira due posizioni austriache, che li dominano dall'alto. Pali azioni sono state contenioo juee o paallele alla, scalata del Monte Aiajo, che sta aprendo ai nostri soldati la via ' del Monta Ma&gio, e alla occupazione della contrada del .r:so, colla auale — corno già ho detto — ci iamo spinti fin sotto il passo della Borcola. Baionettate fra le roccie. L'atiacco del Monte Majo. che non * slato ancora nan-ato perchè coloro elio lo com»ir> no non furono avvicinati da nessuno tanto è avanzata la loro posizione, costituisce uno degli episodi più belli della nostra avanzata. E' tata veramente un'azione all'italiana, alla baio-netta intessuta di quei combattimenti corpo a conio » che tanto esaltano il nostro oldato- E' stata una vittoria e lina gloria dela fanteria. .1 precedenti sono noti. Due reggimenti di fuilieri avevano conquistato 11 25 Etilismo — bela memorabile data pe'r le armi italiane — la ona del Col di Posina. dove il nemico s; era andato fortemente trincerando La difesa di questa zona era costata a quella brigata, di anteria sedici giorni di attacchi e contratacchi continui, disperati, che si ripetevano on Insistenza quasi... tedesca. -ìli'? 3 o alle " del mattino e alle sei della sera, ed era cestaio al nemico molti cadaveri e una quantità di munizioni rimaste in nostre mani- Gli austrin i erano fuggiti lasciando qualche omaggio lì iori sulle tombe dei nostri caduti. Sopra una era la scritti.: « llie.r ruhcn 3 ita'.iencr ». La brigata di fanteria, appena conquistata la trincea, non volle dar tregua, al nemico. Oli si pose alle calcagna, lo rincorse, lo pun5 ilì£ reni, ]o fece slogare dal paese «lì l'aina e si arrampicò dietro a lui sul versante settentrionale del torrente, scalando le pendici del Majo. Incomincia qui per le nostre fanterie la lota emozionante, la lotta selvaggia, la tetta garibaldina. La battaglia si fraziona. 'Non sono più scontri di reggimenti, di battaglioni cU compagnie: sono le pattuglie, che comburitelo contro le pattuglie. Si può dire che ogni soldato e affidato alla propria iniziativa, che ogni soldato deve combattere ogni giorno una serie non calcolabile di duelli all'ultimo saafrue. E* ciò che l'italiano vuole, e che l'austriaco teme. Col fucile in pugno e la fraterna baionetta pronta, luccicante, affilata, il nostro soldato è sicuro di sè. Vince. Chi non ha veduto da vicino il mante Majo non può farei un'idea di che cosa siano state queste ultime giornate di combattimento quassù. Una cosa fantastica. Il Majo è tutte un arruffio di cespugli, di roccie, di grotte, di nascondigli, di ripari. Mai altra montagna forse fu più di questa adatta alle insidie, ai tranelli alle sorprese di una guerriglia di pattuglie. Non vi sono strade, ma sentieri da capre, non vi sono case, ma caverne. L'ultimo paese si incontra sulle propaggini meridionali del Majo. prima di cominciarne l'ascesa selvaggia: è Cavallaro. Le nostre fanterie, lanciatesi il 37 giugno, la matKina per tempo, da Posina arrivano d'un sol flato, marciando e ccanbattendo per veijtiouattro ore di seguito, fino alla Sella di Cavallaro, un costone da cut si domina il paese. Per arrivarvi hanno dovuto insanguinare il terreno ove sono passate, hanno lottate colla baionetta, coi pugni, coi calci, coi denti, hanno fatto lunghi duelli a fucilate, nascosti dietro i massi contro i fucilieti nemici nascosti anch'essi dietro altri massi, di fronte. Ma ora ci sono. Hanno scavate colla zappetta le loro trincee provvisorie, e mangiano il rancio del mattimi, lietamente. Sono le nove del 2* luglio. Il sole ardente fascia d'oro i vittoriosi. In basso, in una insellatura del monte, prima dell'erta che conduce alla vetta. Cavallaro distende le sue casupole di montanari. — Quest'i notte, giovanotti, bisogna entrai* nel paese, scacciarvi il nemico se c'è... — dice un comandante di battaglione a una sua. pattuglia. E quei giovanotti, che, pur di non stare in trincea sono felici battoli te mani e gridano evviva. /I rancio si fa aspettare. Nel pomeriggio il nemico -mette in azione dalla cima del Majo una batteria da 77. La Sella dove sono i nostri, si punteggia di fiocchetti di fumo bianco, intanto altri «libri più grossi bombardano 'a mulattiera, che dal Posina conduce alla Sella: è l'unica via dalla quale pussan giungere le colonne di riforni¬ a a l i o > è i a i o i ì a a o o o e n a i a menti. B bombardamento dura sino a sena, fi rancio non arriva, e i nostri bravi soldati vanno a letto, e che letto, in trincea l senza cena. E 6enza aver cenato, una pattuglia, la pattuglia che il maggiore aveva incaricato di andare a Cavallaro, parte nella notte. Va giù. nel buio, discende nella insellatura del monte. Le batterie di monte Majo tacciono; tace la guerra. Intorno. Qualche razzo luminoso brilla, ricama nell'oscurità una rosa di fiamma, l soldati italiani camminano svelti e non parlanoi Vogliono arrivare a Cavallaro di sorpresa. Non è possibile immaginare quate voglioso ardore di conquista metta nell'animo di un soldato la visione d'un paese che si deve prendere. La pattuglia entra fra le case avvolte dli nero. Si sente un fischio: che cosa sarà? Un segnale, un allarme, una sveglia? Poi una fucilata.... Ta-pum.' Una seconda, lina terza. H nemico c'è, ci ha visti, spaia, il ccxmbattimenito tra le case scoppia improvviso. Si combatte per le strade, net vicoli, sotto gli anditi dei portoni. Cavallaro è tutto un echeggiar di scoppi. E per quattro o cinque'we dura la zuffa rabbiosa, l'inferno. Si continua con l'accanimento più feroce. Qualcuno dovrà pur restare padrone del paese in fine dei conti. Ci restiamo noi. n nemico si è rifugiato più su, verso la vetta. C'è una promessa minacciosa, nella mano tesa dei nostri soldati. Non temere: « cacceremo anche di là.... 29 giugno! San Pietro e Paolo: stornata di calura e" d'arsura, d'azzurro e di sole. Cavallaro è nostra, la. pattuglia è ritornata presso il suo battaglione, lacera, stanca ma i-nebbriata di letizia. Perchè non suonano a festa tutte le campane di Val Posina? Ci sono stati degli eroi in quella spedizione notturna, vi saranno promozioni e ricompense. Un giornalista torinese soldato semplice, avrà la medaglia. Bene! Evviva! Si vorrebbe inneggiare, si vorrebbe brindane... Ma non c'è niente per stare allegri il rancio non viene. Sono pas: soie ventiquattro ore, ormai. I riforni menu non possono giungere, perchè la mulattiera Posina-Fella di Cavallaro continua ad essere ferocemente battuta dai medi calibri austriaci piazzati sul Maio. Gli ufficiali seguono col cannocchiale i tentativi vani dello nostro colonne di rifornimento per salire, per avventurarsi sulla mulattiera- Questa è spazzata letteralmente spazzata dai proiettili. E il giorno di San Pietro, per gli assalitori di monte Majo, passa ancora cosi: a stomaco vuoto. Un ufficiale piemontese si rivolgo al giornalista soldato suo conterraneo e. gli dice : Anversa 'l to tasca-pan... dame le fervaje! J Val già mangiale mi — risponde il soldato. Ma alla sera, col buio, il rancio arriva. Una colonna viveri degna di esser messa all'ordine de] giorno, affronta la tempesta, si slancia sulla mulattiera, arriva alla Sella. Quella notte, nelle prime linee, si è fatto baldoria: un'orgia di pane, di acqua, di scatole di carne in conserva! i Su Monte Majo. — Presto monte Majo sarà nostro! — hanno gridato i soldati. Nel mattino del 3*1, tra il fracasso dell» artiglierie i nostri prendon d'assalto un tratti» di salita di freme tra gli arbusti ed i rovi, gli anfratti e te roccie, L'insidia austriaca diviene qui d'un accanimento incredibile. Tutte te astuzie più raffinate sono messe in opera dal nemico. Il maggior numero di pattuglie disponibili viene lanciato contro gli italiani che salgono. Si può dire che dietro ogni roccia vi è un uomo appiattato, che in ogni groviglio di rovi vi è un uomo disteso. Vi sono dei punti dove noi avanziamo a pattuglie di otto uomini ciascuna contro a masse nemiche assai più compatte, che calano fomite di mitragliatrici, duo per ogni pattuglia. Le mitragliatrici sparano mentre la pattuglia avanza. Ogni mitragliatrice è posta sulle spalle di un soldato robusto, che fa da portatore, o dietro a lui viene un altro soldato che spara. Ma le nostre più esigue pattuglie sanno nascondersi, sparire, rendersi invisibili, e te mitragliatrici austriache colpiscono soltanto le roccie. Un'altra insidia motte in opera il nemico per ritardare la nostra avanzata. Egli, mentre si ritira col grosso, lascia sparsi qua e là. nei nascondigli più sicuri, i scelti tiratori. Quando le pattuglie italiane sono passate, questi uomini, votati alla morte, tirano alle nostre spalle. Allora incomincia la caccia all'uomo Gli italiani vogliono vendicare il compagno colpito: bisogna trovare il tiragliatore a ogni costo. Brandendo il fucile colla baionetta ina stata, i nostri fantaccini cercano, cercano, si cacciano in ogni buco, in ogni macchia, in ogni nicchia, sfidano ie pallottole, vogliono vedere in faccia il nemico. E quando te tro. vano è una strag>e. Lo infilzano, lo finirono a Baiofie^tale. E' una gara a chi ne infilza di più. E non è disumano tutto ciò. Chi colpisce a tradimento, nella schiena, inerita questa punizione tremenda. Cosi, tra una serie di » corpo a corpo » sanguinosi, di duelli isolati, faticosamente la fanteria italiana si arrampica fin sulla, posizione, nemica e ne resta padrona. La artiglierie leggere austriache, che stavano sulla cima, burino corso rischio di cadere nelle nostre mani, Iranno dovuto essere rapidamente trasportate su posizioni retrostanti. Ma delle creste del Majo conquistate te nostre fanterie non si sono accontentate; si sono spinte ieri ancora avanti, hanno occupato la va! dei Laghi, e il pittoresco romito paese di Laghi, così carino tra la cornice di do'omiti che lo attornia chà il nemico, nella sua furia devastatrice, non ha osato guastarlo. E con esso, anche Molino, la bizzarra contrada romantica è ritornata nostra. Ormai siamo sotto al monte Maggio, e ai piedi del colosso la siepe delle baionette italiane diventa sempre più folta... GIOVANNI OORVETTO. dbe