I discorsi di sulla Marconi e Barzellotti in Senato politica generale del Governo

I discorsi di sulla Marconi e Barzellotti in Senato politica generale del Governo I discorsi di sulla Marconi e Barzellotti in Senato politica generale del Governo Esaltazione delle energie economiche e morali d'Italia — Invocazione alla concordia i à i e a e Roma, V notte. I/aula presenta l'aspetto delle sedute importanti. Oilrc 1S0 senatori sono presenti. Lo tribune sono affollate, in prevalenza, di signore. Nella tribuna dei deputati sono gli onorevoli Ualléhga, Bertesi, Morpurgo,. Nunziante, Medici del Vascello, Soderini, Loero e Lombardo. Ai banchi del Governo — al Senato ve ne sono due, posti uno di fronte all'altro e sono stati convenientemente allungati per dare posto ai diciannove ministri — sono tm.l i ministri meno l'on. Leonardo Blandii recatosi a Napoli. Dopo un breve esordio dedicato alle commemorazioni il Senato n la discussione sullo comunicazioni del Governo. Farla Guglielmo Marconi L'interesse si fa vivissimo quando sorge a parlaro» l'on. GUGLIELMO MARCONI. Egli dice: « Onorevoli senatori, non è tempo di programmi, è tempo di opere; cosi ci ammoniva il presidente del Consiglio nel suo patriòttico discorso da noi ascollalo con soddisfazione e fiducia nei giorni scorsi. Fatti dtin'jue e non parole, ed io ho grande perplessità nel prendere la parola oggi, in mezzo a voi onorevoli colleglli, di me tanto più autorevoli ed in politica competenti. Una sola ragione mi induce a parlare: la speranza che fatti rilevati durante il mio lavoro, che si svolge quasi totalmente nel campo tecnico e che dal principio della guerra europea già mi obbligò ad a.ttraversai;e ventidue volte la Manica e due volte l'Atlantico, possano fornire qualche elemento di considerazione per lo svolgimento di quell'opera con cui l'azione del Governo integra le ges'a gloriose dei nostri valorosi soldati. Le comunicazioni del Governo hanno accennato al dovere, che la guerra impone, di assicurare una solidarietà sempre più completa di concessioni politiche, sociali ed economiche cogli alleati per poter provvedere, anche durante la lotta, alle condizioni interne della nazione che. meglio ci garantiscano i fruiti di una pace vittoriosa. Ma nel conseguimento di questo grande scopo occorro provvedere con ogni mezzo, con la più completa conoscenza della reciproca cooperazione e. sfcpratutto, di quanto fa e di quanto vale l'Italia nostra. Ciò che fa l'Italia « Il giudizio che, in genierale, si formula all'estero sui servizi resi dall'Italia nella nobilo e grande causa comune e sulle energie che essa possiede, non 6 ancora del tutto fn accordo colla realtà e ciò perchè molti fatti in favore dedl'ftalia sono ignorati. Cosi all'estero poche, persone sanno che l'Italia, non solo è in grado di sostenere vittoriosamente la propria guerra, ma che. ha molto contribuito e molto contribuisce, in modo diretto ed indiretto, ad aiutarp i propri alleati. Noi siamo considerati, specialmente, dal popolo inglese, 1-orae un simpatico e valoroso alleato che ha sposato coraggiosamente la causa della guerra, in favore della, giustizia e della civiltà, ma il grande pubblico di Londra ignora ancora ciò che la nostra marina, ciò che le nostre industrie hanno fatto e fanno per l'Inghilterra e qualche altra na/ione alleata. Citerò al riguardo due fatti da me personalmente' constatati. Nello scorso autunno io vidi con gioia da una villa presso Soupihanton il nostro glorioso vessillo su'la maestra di- una grande nave italiana che si avvicinava alla costa inglese. Recatomi a. Sonpthantou, seppi che quattro dei nostri più grandi piroscafi, trasformati in navi ospedali, erano a'dibiti al pietoso ed umanitario servizio del trasporto dei feriti inglesi da! Dardanelli all'Inghilterra. • I aarvlgi rasi dall'Italia agli Aliea.fi » Vidi, in seguito, varie volte l'arrivo di queste nostre navi a Soupthantori e potei accertare di persona quali fossero le cure amorevoli prestate dai nostri medici e dai nostri equipaggi al soldati o marinai inglesi feriti rhe. rimpatriavano. Eppure in quegli stessi giorni ben si conoscevano le enormi difficoltà per il nostro scarso tonnellaggio e per l'elevatezza dei noli che imponevano immensi salitici al nostro Governo ed alle nostre industrie per il rifornimento dellle materie prine. Il generoso atta dell'Italia, nel prestare lavi nll'lnghillerra che tante ne. possiede, fu ertamente apprezzato dal Governo dei nostri Alleati che ha p^r principale obbiettivo il dominio del mare, ma di tale servizio reso dall'Italia fu mantenuto un evangelico silenzio al popolo inglese che, certamente, Jo avrebbe appreso con soddisfazione grandissima. Nello scorso autunno, mentre il problema, delle armi munizioni appariva per l'Intesa irto dj difficoltà, l'Italia ha potuto provvedere anni e munizioni in misura non indifferente ad uno de; nostri grandi alleati che fortuuaianiente va dimostrando di sapere fare buon uso del materiale guerresco fornitogli. Ma ainiie di tale sei-vizio reso dall'Italia si è mantenuto un silenzio assoluto. Eppure la Francia, che lui fornito munizioni alla stessa Potenza, lo ha ben fatto sapere, anche per mezzo della stampa inglese. Analogamente va rilevato che di molti grandi servigi i«si dall'Inghilterra dl'ltalia nulla è stato detto; cosi il pubblico (aliano è male informato rispetto alla cooperaziono inglese. Ma, visto che. dell'assistenza scambiata tra gli altri alleati si b parlato nella tampti politica senza reticenze, perche si fa mistero dei servizi scambiati tra l'Italia e l'Inghilterra? Scarsa propaganda all'asterò dei nostri sforzi \ mio avviso tale silenzio è dannoso, lauto all'India quanto all'Inghilterra, perchè può creare anche inesatti apprezzamenti. E' vero che noi abbiamo in questi ultimi lempi trailo profitto dell'esperienza, ma in generalo la propaganda all'estero dolio sforzo compiuto dall'Italia è. tuttora deficiente. Immaginate che, durante grande parte dell'inverilo scorso e durame l'offensiva austriaca nel Trentino, giungeva a Londra quasi sempre il comunicato austriaco prima di quello italiano, spesso non in tempo per i giornali inglesi importanti del mattino. La conseguenza è stata the molte volte, troppo volte, è apparso solo il comunicalo austriaco, spesso mentitore a nostro danno, arrecando fantastiche "notizie di vittorie austriache e di disfatte italiane con dichiarazioni umilianti per il nostro paese. Molti editori e redattori di importanti gior-, nali inglesi mi hanno fatto rilevare il durino che per le monche e tardive notizie italiane veniva al prestigio del nostro paese. E ciò mi era confermato con lettera jn.data 30 maggio ultimo scorso da lord N'órthcliffe, uno dei membri della Camera dei Pari, proprietario del Times, del Ijaiig Mail, del Daily Mirar e di «dtri influenti giornali e perioditi inglesi. Lord Northcliffe, tra le altre cose, mi scriveva che non bastava avere un esercito valoroso, ma bisognava anche farlo sapere ai propri alleati ed ai neutri. Io formulo quindi il voto rhe i popoli alleati, i quali danno generosamente il loro sangue e tutte le loro energie per una comune grande causa, siano meglio reciprocamente informati della loro coopcrazione e che la propaganda all'estero della nostra guerra sia fatta in modo più efficace <'d esteso. Per la valorizzazione delle nostre energie. « Per quanto concerne la valorizzazione delle nostre c-nersie «• dolio nostre risorse, ri :r_"j che essa sia ancora deficiente ed incompleta. L? sane energie e le svariate risorse del nostro paese non sono anora bene apprezzate ed utilizzate da noi slessi, e, per naturale conseguenza, non possono essere esattamente valutate all'estero. In Kussiu, in Inghilterra ed in Francia, l'Italia ù ancora considerata come uriti nazione povera: e ciò non è esatto come risulta dalla chiara esposizione recente del nostro ministro del tesoro. E che non sia esalto, lo aveva chiaramente compreso una Potenza la quale delle nostre risorse aveva fatto una giusta valutazione nella1 speranza (non ancora terse totalmente perduta, ma che p«-iderà) d'un suo dominio economico sull'Italia. I depositi dei nostri principali istituti di credito aumentano sensìbiltnente, la nostra ia- ndpsti•duatria, malgrado le enormi ' aittoiatt*, era , e e nuovi impianti di nuove imprese, le quali, dopo la guerra, emanciperanno in grande parte il paese da molto importazioni. Le nostre risorse agricole. © marinare sono suscettibili di essere sfruttate de. noi stessi in modo da ridurre sopratutto le importazioni del grano, del carbone e del metalli, il' cui valore, in questi giorni, ha raggiunto livelli fantastici. La nostra espansione economica all'estero si sviluppa sempre più. Gli italiani accumulano ingenti risparmi. colla loro savia previdenza tali risparmi affluiranno alla madrte -patria non appena si sarà migliorata l'organizzazione finanziaria italiana all'estero. Gli italiani di America. o I milioni di italiani in. America sono animali dal più vivo patriottismo. Essi, che mandali:» tanti valorosi figli al fronte, sono certamente anche preparati a faro altri saerillel per il loro paese, ma essi devono essere meglio informati, meglio consigliali, più ragionevolmente taciutati nei loro rapporti con la patria, intensificando il nostro contatto coi fratelli lontani si otterrà da essi ia dimostrazione evidente del loro iwinottisnio; si otterrà da essi, la più eilli-iento i-ooperazione per accenliure nel aiostro paesi) il rendimento del loro lavoro. Non dimentichiamo che gli italiani stuoia hanno servito troppo spesso ili strumento ad iinpre.be straniere. K' alle braccia dei nostri contadini che le Americhe devono, in grande parte, la loro ricchezza agricola. « Giusto e santo quindi l'inno che il presidente del Consiglio ha elevato al contadino ualialio. Tulli i grandi problemi relativi all'espansione, economica dell'Italia- preoccupano senza dubbio, sin d'ora, il nostro Governo, poiché nella felice ed immediata soluzione eli tali problemi tsoltizione che deve essere sin d'ora assicurata, secondo quanto fauno le altre grandi Potenze.; l'Italia troverà granili rimedi per la più complela guarigione delie ferite che, malgrado la nostra sicura vittoria, lascierà nell'organismo l'immane, conflitto mondiale. « L'on. presidente del Consiglio ha molto opportunamente Hflermato di volere promuovere senza indugio tutto ciò elicsi attiene alla, gloria e dal potere scientifico della nazione ed •alle pratiche discipline c-he devono preparare la nostra riscossa industriale. A tale riguardo mi .si permetta di dichiarare, per l'esperienza da me fatta nei paesi dove J'espsrienza è incoraggiata ed utilizzata con la massima piali cita, che occorrono da noi maggiore liberti, maggiori mezzi e più larghe ve Iute nell'intento di assicurare il più completo sviluppo della, nostra potenzialità scientifica ed industriale, t L'azione potente della nostra msrina L'immane guerra che oggi si combatte per la libertà delle unzioni* per l'indipendenza dei popoli o i«r la. civiltà del mondo ha rivelato un'Italia sconosciuta a noi stessi, e Je iniziative, che sin d'ora il nostro Governo assume, sotto questa nuova, luce, per la nostra espansione economica prenderanno un significato piiUrrande. poiché Si riconnetteranno ai grandi rivolgimenti politici vi economici che nasceranno dalla stessa guerra. L'Italia, questa mirabile nostra patria, ha affermato 11 suo diritto all'intera indipendenza economica ed a fruire, da pari, tra le altre grandi nazioni dei vantaggi assicurali dalla libertà dei traffici e dal l'equa concorrenza dei mercati del mondo. Ma perchè tale difillo si affermi sempre più e divenga realtà è necessario dio si uniscano maggiormente le nostre energie, i nostri ca pitali, le. nostre, volontà per aprire nuove .vie all'espansione italiana. Per aprire tali vie ricordiamo che uno dei mezzi più i-icuri ! quello che viene, assicurato da, una forte e grande marina militare e mercantile. La nostra marina militare non è .grande conie noi la vorremmo- Essa è in compenso assai valorosa. I grandi e silenziosi servizi da essa resi alla patria ed ài nostri alleati saranno noti un giorno. E' molto spesso .destino del marinaio di sacrificarsi in silenzio con miraggi ed ideali lontani; però un giorno sarà noto nel dettagli quanto la nostra regia marina ha fatto per la salvezza dell'esercito serbo e per tante altro gloriose imprese che ora moti conviene svelare. Ma la nostra marina mercantile è inadeguata ai più impellenti bisogni del patito. Il nuovo ministro dei trasporti marittimi, tanto opportunamento chiamato dalla fiducia del Re a giudare. Io sviluppo della nostra manna mercantile», dedicherà, ne sono sicuro, tutte le sue energie asili ardui ed importantissimi ireMemi, dalla cui soluzione il paese giustamente attendo nuove risorse ed i più grandi » anta egi. Il dominio del mare « lo ebbi già qui allre volle occasio ie. di rilevare.il grande sacrificio imposto all'Italia dal prezzo esagerato dei noli, ma per indurre tale sacrificio il rimedi» deve ricercarsi, olire che nell'assistenza degli alleati, anche nelle 'iniziative" 'del nostro Governo per l'inrrementg delle costruzioni navali e per assicurare màgglorniento i vantaggi dei nostri porti alle navi di bandiera nazionale. Noi, nazione essenzialmcntf marinara, non dobbiamo dimenticare che l'Italia dovrà essere, grande sopratutto sul mare. Prendiamo quindi in tempo ogni disposizione e procediamo per aumentare con tutti i mezzi il tonnellaggio della nostra marina mercantile. Solo con una grande marina mer-ant^le noi potremo utilizzare con minore dislivello. rispetto (urli altri alleati, il dominio, dei mari, che è una delle poste maggiori eli •-piesia grande, contesa. Oggi la nostra marina mercantilo noi} risente, proporzionalmente beiinfìci uguali a quelli ottenuti dalle marine dei oaesi a noi alleati o ciò è dovuto, dire al nostro scarso tonnellaggio, anche all'elevatezza de' prezzi del carbone, e del cambio. Devesl riconoscere che il Governo si è interessato 'lolla riduzione di tali prezzi. L'on. ministro dei tesoro, parlando alla Camera dei deputali fin dichiarato che l'Italia occupa nella graduatoria dei cambi dellp nazioni belligeranti il terzo posto- Ma il salto tra il eambio della sterlina e quello della lira Italiana è ancora troppo forte, mentre prrande parte dei nostri srambi che influiscono sul valore della nostra moneta ncn arrivano che dai paesi alleati. Noli e carboni « Alla Coulereiiza pari a menta re internazionale del commercio, tenuta a Parigi, alla quale ebbi l'cnoie di partecipare, fu esposto chiaraniente quali foc-ìero, al riguardo, j bisogni impellenti dell'Itala e furono proposte misure atte a recare sollievo itila grave situazione nel'a quale si trovavano anche le nostre industrie a causa dell'enorme prezzo del carbone, dei noli c dei cambi. 11 nostro Governo inviò u Londra un uomo di larga esperienza diplomatica e di indubitato valore, 11 barone Mayor des Planches, che farà tutto quanto è possibile per facilitare la soluzione dell'arduo problema ed anch'io, privatamente, ho avuto convor'sazio. ui con i ministri e con uomini politici inglesi che mi hanno fatto giustamente osservare le grandi difficoltà che in Inghilterra si oppongono alla soddisfazione delle nostre legittime richieste. SI afferma che .l'Inghilterra abbia, però, accordato alla Francia facilitazioni speciali riguardo al prezzo dei carboni e dei noli relativi ed io faccio voti '-he identiche condizioni, tenuto cento delle nostre maggiori difficoltà in ragione della distanza, .-e sarà possibile, vengano accordale anche all'Italia Nessun dubbio the per il patto di Londra i Governi alleali si siano accordati per mettere a disposizione della .comune causa non solo la vita dei proprli soldati, ma anche le proprie risorse- La cooperazione economica è altrettanto importante the quella militale c l'una non può andare disgiunta dall'altra. E poiché rer l'Italia la maggiore causa di crisi economica è costituita dall'alto prezzo del carbone dei neh e de: cambi, occorre che si faccia subito al riguardo quanto è possibile per annui lare in lempo ogni ragione di indebolimento nostro, con ooneeguente squilibrio alle forze dell'Inteso. « In questa guerra, anche una vittoria delle armi che lu=se seguita da un eccessivo indeliclimento economico, produrrebbe all'Italia ^orni diversi da quelli che devono esserle fermamente assicurati dal sangue generoso verino dal suoi figli. Ma noi non dobbiamo solo eonslderare ogni possibile riduzione dei logorio •vonoraico. dobbiamo sin d'ora anche predi-portj che ogni nostra capacità ecfentlflca, tecnica ad industriale, ogni nostra ricorsa agricola e mineraria da utilizzata da noi stessi e nel inlgoor modo dopo la guerra, per colmare ra al ì*a presto. edDs svoatr» propxie inlziatf**. danni e le deficiènze causate dall'attuale flagello. • Un saluto ai morti gloriosi « Vi sarà solo un grande vuoto, che non si potrà colmare: quello lascialo nelle nostre famiglie dalla gloriosa dipartita di tanti eroici fratelli nostri, ma essi hanno scritto col loro sangue la nobile e gloriosa atonia d'Italia, essi hanno inciso il loro nome nel grande cuore della Patria. Vada ad eset II nostro pio commosso e riconoscente ponsiero. «Nel concludere desidero confermare ch'èben lungi da me l'intenzione di fare critiche, .sterili. Io penso che le critiche fatte a Roma non sono gradite a chi combatte o muore al fronte, lo ho inteso solo esporre semplicemente dei fatti perchè dall'esperienza del primo anno di guerra si traggano quegli ammaestramenti che possono sempre più perfezionare l'Indirizzo e lo sviluppo della nostra grande e. vittoriosa impresa. Agli illustri ministri, presièduti dà. chi ha già scritto il suo nome in belle pagine della nustra vita nazionale, io esprimo con piena fiducia il voto di integrare nel cnmpo politico economico e diplomatico, con abile azione, di governo, l'opera gloriosa dei nostri soldati pel ràpido consegulmPnto di quel grande ideale nella cui affascinante visiono, fanti nostri fratelli danno in questo stesso momento la vita per la grandezza e la gloria d'Italia ». XVlvI applausi ; molte congratulazioni). • 11 sen. Fracassi FRACASSI : — Il Ministero, che innanzi al Senato, in tempi normali, rappresenterebbe, un assurdo, è divenuto realtà, dati gli elementi disparati che lo compongono: ma nel periodo eccezionale che attraversa l'umanità, nonché l'Europa, in quest'ora fatidica della nostra patria,- esso rappresenta tutte le energie nazionali tese per la vittoria, epnerciò questo Ministero, che in altri lempi avrebbe meritata un'immediata condanna, oggi invece inerita 'appoggio del Parlamento. Il popolo attende la vittoria e dopo la vittoria uria pace che dia piena soddisfazione alle aspirazióni nazionali come premio dei sacrifici che. esso deve ■=opportare, compito non lieve, ma nulla va risparmiato per portarlo a.fine, (inde la ne cessila della concordia nazionale. Dopo avere accennato alla combinazione ministeriale, l'oratore soggiungo: « 11 Parlamento ha concesso pieni-poteri al Governo, il quale se ne è valso e se ne varrà largamente. Vi è tutta una sfera d'azióni del Governo, che in parte deve Sfuggire al controllo del Pai" lamento; per esempio le operazioni dell'esercito e dell'armata, di cui il Governo in genere e i ministri della (luerra e. della Marina in specie devono assumere tutta la responsabilità. Occorre però ebe il paese sappia che vi è perfetto accordo tra chi dfrige le operazioni militari eri il Governo. Tuttavia ciò non esclude che al Parlamento vengano comunicate maggiori notizie the non al pubblico ». " L'oratore accenna alla questione degli scambi commerciali è a. proposito della, collaborazione degli alleati ricorda che, durante la crisi, apparvero informazioni per le quali si poteva supporre che qualche rappresentante di Potenza estera alleata si insinuasse. SONN1NO, iiiinist'-o degli Affari Esteri: Non è osatto. ROSELLI, presidente del Consiglio: — Sono case, che non si possono nemmeno supporre, nonché ripeterle. La coscienza nazionale non sopporterebbe mai simili consigli uè io, che avevo l'incarico di comporre il Ministero,., mi sarei prestato a riceverli (bravo). FRACASSI non pensa, diversamente ed p lieto di aver provocalo queste dichiarazioni (commenti). Invoca vigile ed inflessibile l'opera del Governo contro le insidie del nemico e dice che è contro la concordia nazionale, e contro l'interesse del paese il .permettere a. cittadini di attaccare altri cittadini e poi con l'arma della censura impedire agli attaccati di difendersi. Il sen. Denovellis DENOVELLIS rileva che nulla si è fatto per conquistare all'Italia i mercati dei paesi neutrali, anzi, al contrario, con decreto luogotenenziale si sono prescritte formalità fiscali che rendono complicata l'esportazione, l.a Commissione di finanza del Senato ha già raccomandato al Governo di facilitare l'incremento dall'esportazione e spera elle la sua raccomandazione avrà effetto. Una nazione amica, riftghi'lterrà, vieta, l'importazione di alcuni prodotti italiani, mentre ammptle alcuni degli stessi prodotti d'altri paesi. Nei paesi neutrali doveva essere formata l'opinione pubblica sui nostri giusti p sonti proposili per combattere la propaganda a nostro danno, fatta dai nostri amici di ieri, oggi nemici; di più. assistiamo passivi ed inerti alla propaganda the vanno facendo Comitati slavi all'estero contro gli interessi italiani. Conihiiidc sperando che il Governo vorrà prendere in considerazione ciò the ha detto e manda un saluto ai valorosi soldati che romballono per la vittoria d'Italia (approvazioni). Il discorso di Barzellott I BARZELLOTTI comincia dicendo: «Ho chiesto di parlare sulle comunicazioni del Governo, nella sostanza delle quali roasento, mosso, oggi come ogni altra, volta che ho parlato, da un sentimento intimo della mia coscienza, ai cittadino e di membro del Parlamento; dal sentimento del bisogno anzi del dovere, che io ho. di assumere intera ed esplicita la responsabilità del mio volo « Gal moto ili ravvicinamento fra il potere esecutivo e la rappresentanza nazionale, da me augurato, ó uscito il nuovo Ministero, che io, per quanto non troppo inclinato a giudicare essere opportuni ìstrumcnti di governo troppo complessi in tempi che ricercano speditézza c semplicità nel provvedere, saluto però di gran cuore, poiché accanto alla digniià e alla purezza della vila politica del suo capo, testi mone e. nella, verde vecchiezza superstite integro od Illustre del nostro .Risorgimento, vedo, unanimi con lui. uomini d'ingegno p di clinic, ira questi, un già mio discepolo a Napoli, a"'cui la vivezza e la felicità dell'ingegno pensoso promettevano in gioventù teliti sorti politiche. Mi compiaccio poi di vedere tra i .Minisiri l'on. Meda, la cui presenza tra loro è già per sé stessa un fatto importante nella nostia vita pubblica, ove eoa la parte cattolica — una delle due maggiori, delle soie organiche parti politiche nostre, che hanno per sè le folle- popolari —- è entrato a far parie della struttura del nuovo Stato italiano un vero partito conservatore. Questa base infatti mancava a quel singolare prodigio di geniale architettura politica, che fu il Regno d'Italia, sono da una tradizione monarchica alleala con la Rivoluzione. La vecchia .destre, razionalista, quasi tutta, e positivista, 'non era, non fu mai. non poteva essere un partito conservatore ». Par la vara concordia Dopo questo esordio l'on. Rarzellotli soggiunge che a far tacere ogni polemica perturbatrice deve bastare quella grande pacillcatrice '.he i la vittoria. « Ma perchè a perseguire e a rendere definitiva la vittoria concorrano, tese in uno sforzo supremo — come voi volete come ognuno di noi vuole — tutte le energie vive del paese, bisogna non manchi, quella che è la condizione prima di una vera e inuma concordia civile e politica: la disposizione degli animi a volerla questa concordia, a sentire il bisogno profondo di attuarla, di viverla. Ho detto: la disposizione degli animi: non delle menti. Per produrre una piena unità di azione ci vuole la fusione compiuta dei sentimenti c delle volontà in un'opera comune. Ma questa noti porla necessariamente, non può mai portare con sè un'unità assoluta di consenso nelle medesime idee ed polmoni, o — che sarebbe lo stesso — l'abdicazione ad ogni dipendenza di pensiero, l'eliminazione dei dissensi e dei conti-asti dei partiti, nel resto, è troppo ovvio qui l'osservare che nessuno al mondo, nessun potere può mai proporsi ciò ch'è impossibile: la piena unità di consenso politico e di opinione nei cittadini. Tutti però sappiamo che per un falso concetto che si abbia della concordia — ve ne sono esempi recenti direi, odierni — llndipendenza e ìautoDomià personale del pensare, fonte di ogni ossa grande e di ogni pubblica libertà, può sa non venir violata e soppressa nelle menti, es sera però impedita di fatto nella sua libere espletatone pubblica, esser repressa, attutita. fbsqrdstsc I falsata anche in uno Stato nomtaahnente libero, se non dalla repressione ddolenta, dalla suggestione delle intimidazioni faziose, dai quella, so posso dir cosi, tacita insinuazione rl.i un potere, che s'imponga invisibile ai timidi, ai deboli, agli amanti del quieto viver»; si paurosi di compromettei-si, a tutti coloro iasomma, che -pur non avendo nulla di grave a temere «e dicon forte ciò che pensano, emano però dirlo adagiò, e. incontrando un amico, si gua.ixlan beue Intorno da ogni parte, prima di chiiìargllsl all'orecchio e di sussurrargli... ciòiche iiensano su quanto hanno letto nel giornale della mattina.' Ora. sotto una tate suggestione da teiTorisuio inconscio, possibile alleile in uno Stato nominalmente libero, e rtal quale tutto le varietà, lutti i contrasti delle opinioni civili e delle forme della coscienza, politica finirebbero col diventar unite » per lungo silènzio», la concordia dei cittadini nell'unità dell'azione politica., concordia tutt'altro che. voin sarebbe da paragonarsi a ciò che era, secondo ' quel duce britanno dell'Agricola di Tacito, la pace fatta dai romani nei paesi da loro desolati : « ubi soiitudinem faciunt pacem appella ut ». Contro gli elementi perturbatori L'oratore, soggiungo che l'essere l'on. Boselll cresciuto alla dia politica in'quello Stato uicmuiitese ove (.anullo Cavour avviò sotto il regime delle franchigie costituzionali le fortune d'Italia, gli e pegno sicuro che egli non romperà 'fede al propòsiti di libertà. « Un Governo non può, non deve far tutto; men che meno può creare la pubblica opinione. Ma può dar mano a creare l'ambiente ove essa si svolga e si muova. Può avvenire che, massime in un paese, qual'è il nostro, ove le forme della vita pubblica del pensiero e delia coscienza sociale, non vengon su da un sottosuolo di libertà civili rese bep salve per abiti di mente tradizionali e non trovano, come in Inghilterra partiti politici di forte organismo, atti ad assimilarsele, a disciplinarlo, a rafforzarle, può, dicevo, avvenire che specie sotto l'azione di qualche elemento perturbatóre, manchino allora o pessimo essere alterate quello sane e normali condizioni di ambiente, die son necessarie affinchè si faccia nel libero svolgersi e contendere delle varie forine e del vari aspetti della pubblica opinione e del pensiero politico le selezioni e la sopravvivenza delle forme più degne di vivere. Ora, onorevole Orlando; questo elemento perturbatore della vefn, e della sana liberta dell'ambiente del pensiero, nella nostra vita politica, c'è oggi, ed è là censura. '.Essa, — cosi dicevo nel dicembre passalo, cosi dico oggi — ha fatto il silenzio tra coloro che avrebbero voluto e potute dire utili verità al Paese, o h;i lasciato parlare quasi solo coloro, che volgevano la mal concessa libertà di paiola a fini di detrazione, di basse denunzie, d'intimidazione partigiana. Mille volte, leggendo, mi ha dato nell'occhio il paragone stridente, odioso, tra il giornaliero hlaneiipggiai-p di molti spazi vuoti in periodici di abituale misura nel pensiero e nella, parola, e l'assenza quasi costante di brani censurati in giornali violenti, aggressivi, attizzatóri d'ire, e di discordie, ma ben accetti a cenatoli dominanti. Ed è rosa .la farà sdegnare tutti i sinceri amanti della concordia il vedere, liuti dico incensurati, ma possibili, anzi sorti sottn il 'regime della Censura, giornali il cui solo titolo è un reato flagrante dì lesa concordia, j> un trattar da nemici della patria cittadini che dPlla. patria non pensano come altri pensano. Solo col lasciar passare questo ed altro, la Censura diviene partigiana; p non c'è alcun-bisogno di supporre —- ciò the io non voglio supporre — ch'essa sia mai stala, fatta servire a fini partigiani di Governo. ■ Onorevole presidènte del Consiglio e ono. rpvote Orlando, se non credete di dover abolire la fìehsurn, lasciatela, solo per restringerla e volgerla Inesorabilmente a. reprimere ogni aggressiva, e ingiuriosa e insultante espre^ sione rlpl pensiero e dell'opinione politica. Tagllprele via o altennerelfi il massimo fomite di discordia, che possa turbare la vita del nostro paese; il unissimo impedimento che s'attraversi à-quella TJacificazione degli animi, che V..i volete, clie tutti vogliamo. Quella torbida e bn*sa atmosfera di ingiurie, di denigrazioni, ■li vituperi in cui — diciamolo — si muove Iva noi da troppo tempo; ormai, la discussione, H polemica In materia politica, non ha, io credo, -l'eguale, per violenza e bassezza, in nessun .altro paese tivile di Europa, ed è causa che ai pubblici dibattiti del pensiero e 'i^lilopirjione sulle tose sociali e civili» non >s:-an partecipare molti tra coloro che li terrebbero alti in un ambiente sereno, degno delia gentilezza italiana. « La • 'lampa italiana ha scrittori da fare enei" a quella di qualsiasi altro Paese' al tue:.do. e sa, de] resto, troppo bene come possa essere opera supremamente civile e patr-. Mica d/ir mano a questo, ch'è il governo della concordia e della pacificazione civile col tenere pssh slessa ben alto l'esempio della « gentilhomtnen'e ... della, signorilità antica del nostro costume politico. Termino con l'augura rn di gran cuore fortuna e buon esito alla, vostra alta opera di concordia nazionale, a! vostro saldo proposito di volgere tutte te forze vive del porse alla vittoria sul nemico, alla ri vendi caz imi e dei nostri.-naturali centi ni. all'aumento glorioso della potenza dello Stato italiano in terra ed in mare.». (T'ftie appronazioni, canijratutazlanl). Il sen. Mazziotti M.V/,ZluTTI dice, che tra i problemi che si impongono al nuovo Governo sovrasta il problema militar,:. L'Italia ebbe nel passato esperienze dolorose quando nel 1848-49 e nel 1S66 io fu contrària la fortuna delle armi per Incar* tezze di comando e per divergente di capi.' Oggi si ha unità di azione con i due capi dell'esercito e della marina, ciò però non togli"! la responsabilità, del Governo e specialmente quella dei due ministri militari. Soggiunge essere necessario che il Governo si tenga in contatto con la pubblica opinione perche questa che si combatte non c guerra dT piccoli eserciti, come per il passato, ma dt popoli interi, anzi di razze. E del reato a una tale necessità di contatto più continuo del Governo col paese si è. inspirata la recente crisi; Passando ad altro argomentò, ricorda che un presidente del Consiglio sei anni or sono, in un nome, augusto, fece al Senato la promessa che la Corona avrebbe ad es60 demandata la designazione del proprio ufficio dj presidenza. Il Senato prestò piana fedie, forse troppo ingenuamente, a quella promessa e l'accolse con plauso unanime. Ora a distanza di' 6 anni quell'augusta promessa e il voto del Senalo sono rimasti una vana parola. Non no muove alcun rimprovero all'attuale Ministeri'', che ora riceve in Senato 11 suo battesimo, ma crede che l'on. Boselli, vecchio paTlamentare, che sa quanta fede e. rispetto meritino la Corona e il .Senato, vorrà, durante le vacanza parlamentali, studiare perchè gli impegni presi dalla Coroni, -verso il Senato abbiano piano adempimento (ap/;roua;tom. applausi). Conclude: «Il nostro rteorgimento dai martiri dalle rivolte generose e dalle segrete cospirazioni riuscì al trionfo quando, sotto gli auspici del conte di Cavour, la più antica oh nastia d'Europa associ* i propri destini alla aspirazioni e dalle forze del paese, in quest'ora solenne, che attraversiamo, si rinnovava il patto tra il primo soldato d'Italia, tra il nep.ito del Gran Re ed il popolo, patto che non può non condurre il paese alla gloria e al trionfo, (Aonrovàzlont t applausi, congratulazioni). La seduta è tolta allc_ ore 18,30.