Contro le interpretazioni erronee della crisi

Contro le interpretazioni erronee della crisi Contro le interpretazioni erronee della crisi Una nota dei giornalisti italiani di Parigi al Governo francese a e a Parigi, 13, sera. | D„„ ,„„,- „„w„ „„. ir.ta^r.rotniìoni Pr. t^■^ar^^i^^^^<mhronee sul valore e sul significato delia crisi 3come per sfatare la leggenda della persisten-: te germanofilia che dominerebbe ancora — secondo qualche giornale parigino — in Italia,, i principali corrispondenti dei giornali italiani di tutti i partiti hanno creduto opportuno comunicare oggi all'Ufficio della stampa al Ministero degli Esteri di Francia la nota seguente : « Poiché le circostanze nello quali la crisi ministeriale italiana si è prodotta potrebbero dar luogo a interpretazioni inesatte, i corrispondenti parigini dei giornali italiani si permettono di rimettere all'Ufficio della stampa del Ministero degli Esteri queste precise dichiarazioni: l.o) La crisi attuale non è stata determinata da mia discussione parlamentare in cui il principio j dello o-uerrà che l'itali-i combatte accanto ' ueiia gueua cne lixaua coronane accanto |agli alleati sia stato solo per un momento messo in giuoco; 2o) Non uno degli oratori che parteciparono alla discussione del 10 giugno espresse un solo dubbio sulla necessità della guerra, della quale tutti, eccetto peraltro i socialisti ufficiali, chiesero invece la continuazione energica; 3.o) La crisi non è dunque risultata dalla discussione a favore o contro la guerra, ma da apprezzamenti sul modo di condurla. L'opinione pubblica francese potrebbe essere indotta a credere che sia indebolita la risoluzione del popolo italiano di continuare la guerra sino all'estremo pel fatto che alla maggioranza interventista si unirono nella seduta del 10 giugno alcuni amici dell'on. Giolitti e persino degli ex-neutralisti. Su questo punto è opportuno ricordare: l.o)'Prima della guerra esistevano degli interventisti e dei neutralisti il cui contegno però non era dettato da germanofilia sospetta, ma dalla valutazione diversa degli interessi nazionali durante U conflitto europeo; 2,o) Dichiarata la guerra, quasi tutti i neutralisti, salvo sempre i socialisti ufficiali, si raccolsero intorno alla causa nazionale; 3,o) Se, malgrado ciò, alcuni tra gli amici dell'on. Giolitti od ex-neutralisti manifestarono poco entusiasmo pel Gabinetto Salandra-Sonnino, il loro contegno non era ispirato da motivi che fossero collegati alla loro antica avversione per la guerra ma da ragioni di politica interna, poiché il programma conservatore che gii uomini che erano al potere lavoravano a sviluppare era in opposizione col programma liberale, sempre difeso dagli amici di Giolitti; 4.o) Non bisogna credere che giolittisino equivalga a neutralismo, nè che tutta la politica del Gabinetto caduto consista nell'interventismo; 5.o) Si può trovare la prova di questa affermazione in due circostanze: Nella seduta del 10 giugno gli interventisti della prima ora non esitarono ad unirsi agli ex-neutralisti amici di Giolitti. Nella stessa seduta i gioii ttiani di sinistra vo tarano quasi tutti contro il Ministero, mentre i giolittiani di destra votavano quasi tutti a favore del Ministero ; 6.o) Qualunque sia l'opportunità della crisi attuale, sarebbe dunque erroneo credere che essa sia uua crisi di debolezza. Si tratta, invece, di una crisi di sviluppo del sentimento nazionale italiano. Essa esaurisce tutti i vecchi dissidi politici in tempo di pace per innalzare, sulle loro rovine, il pensiero unico della patria in armi: essa pone la nazione sopra i partiti. Por tutte queste ragioni In crisi non potrebbe riuscire ad altro che alla costituzione di un Ministero di unione patriottica, deciso, secondo l'esempio della Francia e degli Alleati a dare alla guerra tutto il suo valore ideale, tutta l'ampiezza, necessaria o tutto l'impulso indispensabile per giungere alla pace solamente per mezzo della vittoria ». Il documento reca la firma d'i Domenico Russo, della Stampa, di Campolonghi, del Secolo, di Ceria, segretario del Gruppo Corrispondenti italiani di Parigi, di Croci del Corriere della Sera, di M. Duliani della Sera, di Giolli dell'/dea Nazionale, di Mittiga del Corriere d'Italia, di Polaati-i dell'Agcnsia Stefani, di Pome del Giornale d'Italia, di Rossi del Roma di Napoli, di Sarti della Tribuna. Come Clemenceau giudica l'on. Salandra Clemenceau e Hervé si occupano soltanto oggi della crisi italiana « L'on. Salandra — scrive i'IIomme Enchainé — è caduto malgrado che le affermazioni ufficiose dei portavoci ministeriali pretendessero rappresentare ulla Camera che il rinculo momentaneo in Trentino non faceva che portare nuove ragioni per perseverare nella linea di con dotta generale della politica che aveva con- dotto a quel risultato. Ma a Roma si sono trovate abbastanza persone che hanno vi- mh n«*« eventi del Trentino piuttosto che 3ef(e<+£d , r:sllitl.lto di ,]n a,,,,^,^ : 1 euect0 ael caso' 11 ri8Ui™t0 a> un « j lasciar correre nelle alte cariche. In Italia, fino a nuovo ordine, la questione dell'Alto Coniando non esiste. E' il Gabinetto che si è visto spesso accusare di debolezza, senza esser riuscito a confutare, con i fatti, queste critiche. ■ Ciò che credo di scorgere abbastanza chiaramente — continua il Clemenceau — è che l'on. Salandra cadde nell'errore comune agli spiriti timorati, che, non potendo trovare la forza in sè stessi contano, per mettersi In valore, sullo spauracchio: lo spauracchio dell'on. Salandra, tutti lo conoscono, era Giolitti. Quante volte non ho inteso, da certi salvatori del Gabinetto Salan- «stddlcaftnvvlztgd■-li.i, darmi in1 risposta che altrimenti l'Italia ' sai'c:jl,e caduta nelle braccia della Gei-mania! |La CQga nQn è CQgì semplice L>on sandra,fu messo in minoranza, eppure niente avre- ino di lutto questo. Ai nostri amici d'oltralpe i TEA*^i^^lspostamento delle influenze e delle ragioni parlamentari, avrebbe fatto correrre il ri- a a a o , o e o a a i o r o l o i , o — rno e n schio di impossibili mutamenti. «Oggi è ben sicuro che la minaccia non ha spaventato la Camera. La crisi è aperta, e, contrariamente a.tante predizioni, tutti sono d'accordo nel riconoscere che qualunque possa essere il nuovo Governo non potrà costituirsi e vivere che sul principio di un impulso più vigoroso per la condotta politica della guerra ». Il pensiero di Hervé Hervè comincia la sua nota dicendo che a! primo momento, egli e i suoi amici, apprendendo l'annuncio delle dimissioni dell'on. Salandra ebbero un istante di spavento, ma la conoscenza ulteriore dei fatti permise loro di rassicurarsi. Dopo un'analisi abbastanza completa delle cause della crisi Hervè pone in guardia i deputati francesi di essere tentati di seguire l'esempio della Cantora italiana. Dopo aver ricordato che alla fine del 1914 e nel novembre del 1915 la Francia procedette, chiamando le persona'ltà più considerato di ogni partito alla costituzione di quel Ministero dell' Unione Sacra che l'Italia reclama giustamente, aggiunge: « Prima di provocare la crisi parlamentare i parlamentari francesi vorranno darsi la pena di riflettere chi saranno coloro che sostituiranno gli attuali ministri. La semplice contemplazione li guarirà di qualsiasi velleità di cambiamento. In uln giorno di disfatta e di agitazione che si arrischi a farlo lo si comprende; ma siamo forse in ore così tragiche? La magnifica vittoria russa non ha bastato a calmare i nervi della nazione ed a riempire il cuore di splendide speranze? D. R. He t rosoena Roma, 13, mattino. Il Messaggero narra alcuni retroscena della crisi. Primo episodio: una Commissione mista dei deputati e senatori amici del Ministero dopo essersi riunita in casa dell'on. Pantano, si recò la mattina dei 10 giugno a reclamare la costituzione di un organo di controllo. Ma sta anche il fatto che l'on. Salandra non ebbe disgraziatamente il tempo di riceverla e le fece dire di passaro nel pomeriggio alla Camera, dove rispose che avrebbe riflettuto sulla demanda. L'indomani, cioè il, giorno del votò, l'on. Salandra dichiara ad uno dei commissari che non vedeva la necessità di alcuna Commissione, confermando cosi le parole che aveva detto in Senato nel gennaio scorso. Secondo episodio: Gli amici del Ministero Salandra speravano di modificare i risultati del voto di sabato con un disperato appello agli assenti. Furono lanciati cento telegrammi per sollecitare dichiarazioni di veto prò Ministero per la seduta di ieri, lunedi, ma il risultato non poteva essere più disastroso. Undici soltan to risposero all'invito in artieulo mortis e si trovarono di contro undici no. Il voto di sabato — osserva il Messaaaern — resta perciò inalterato ai r- ii' 1 • ::o valore numerico. Per la Dalmazia Roma, 13. notte. 11 Comitato centrale dell'Associazione nazionale Pro Dalmazia italiana, adunatosi per udire la relazione sull'attività dei Comitati nazionali, constantando l'immutabile volontà del Paes^ per l'energica condotta della guerra, rinsalda la sua fede nella vittoria, che dovrà realizzare tutte le aspirazioni nazionali dell'Italia dalle Alpi all'Adriatico, la cui libertà e sicurezza dipendono dal ritorno della Dalmazia - intera alla madre patria. sdn