Il battaglione di Zugna Torta

Il battaglione di Zugna Torta ftACCOjm DEliLk'OFFEflSlVA Il battaglione di Zugna Torta nostro Inviato «pedale (Dal fronte ) ZONA DI OUEBBA. 6 Baglio. i Ero lassa per il mio giro 'd'esplorazione del fronte; per quelle due sponde dell'Adige, dalle quali s'alzano li posizioni nostre dell'estrema sinistra: fra le truppe della 37.a Dimoiente. Quando si nomina la 37.a, viene alla mente Coni Zugna e Passo Binale, Castel Dante e le sue sedici ore di bombardamento infernale, il perfetto ripiegamento da Mori e dalle linee avanzatissima sotto il Biaena; e il battaglione che difese, solo, Zugna Torta. Lassù trovai gli ufficiali di questo battaglione. Era il secondo d'un reggimento ette aveva fatto in Val. d'Adige butto l'anno di guerra : aveva preso Ala e Serravalle, Marco e Lizzana ; s'era fortificalo sulle linee di altura di Castel Dante e a Cornacalda, arrivava fino ad Albaredo. In un anno s'erano spinti sotto Rovereto; truppe che avevano valicato il confine sulle orme garibaldine di Cantore, e avevano poi tatto lunghi meli di lavori di zappa, come debbono tutti i buoni soldati, in questa guerra in cui si va avanti adagio, e bisogna farsi un po' di nido in poca terra. Vecchi soldati già da me conosciuti in aprile, mentre il Trentino pareva paragonato all'Isonzo — un fronte tranquillo. Ero stalo in quei lontani giorni al Poz.zacchio, e proprio uno di quei soldati m'aveva rischiarato le grotte del forte con una lunga fuligginosa torcia; m'era parso di visitare un gran covo di mostri. Difatto le impalcature dei mostruosi calibri austriaci erano in parte attrezzate laggiù, e per i fori della roccia si mirava la valle profondissi ima e stretta e il dorso di Coni Zugna, dove 'erano i nostri, trincerati fra le ròcce, lo non avrei mai pensato, in quel pomeriggio óVaprile. che gli austriaci sarebbero tornati a riprendersi il forte; il loro incompiuto e pauroso forte ; ch'era un cupo labirinto di gallerie e doveva diventare un arsenale stre pitoso di armi, uno smisurato gigante con cento bocche di fuoco aperte sulla strada 'che scende già dall'altipiano delle Fugazzc verso Rovereto. Ma questi sono ricordi remoti, e io dicevo 'd'avere incontralo l'altro giorno gli ufficiali del battaglione che fu alla difesa di bugna Torta. Questo il racconto che voglio trascrivere oggi; d'una resistenza di poche centinaia di uomini a molte decine di mi gliaia di proiettili. Zugna Torta fu lasciata, poiché s'era dovuto cedere a Costa Violina, lì accanto. Il battaglione che aveva tenuto le posizioni per due giorni subì l'ordine di ripiegare, non lo provocò. E fu inviato poi ad altri combattimenti : e combatte tuttora. Si tiene duro in Vai d'Adige. E il nemico che tenta di spingere avanti le sue forze lungo le due rive del fiume, per fiaccare dal fianco occidentale la resistenza di Coni Zugna. ogni due o tre giorni subisce scacchi sanguinosi. dridlndlgrpZdtctnaocptAi primi di maggio, dunque, mentre lutto il reggimento era in riposo, U2.o battaglione stava sulla riva sinistra dell'Adige, in un paesello poco oltre Ala. Quando, ii 14 e il lò si sfrenò l'offensiva sulla linea fortificala di Cornacalda, un reggimento avendo dovuto cedere alla violenza del fuoco, questo 2.o battaglione ebbe l'ordine di partire in pochi minuti per Zugna Torta, che l'avanzata nemica minacciava. Gli uomini si misero in cammino e andarono per più di dieci ore swpera.ido circa 1700 metri di dislivello; alle due di notte giunsero alle trincee; là diedero il cambio ad alcuni territoriali che attendevano ancora ai lavori. La linea di difesa si stendeva sul massic. do di Zugna Torta per un duecento metri. Fu disposta su questo fronte una com.pa gnia, un'altra fu messa a guardia del fianco per vigilare le provenienze da Alvaredo, due si distesero di rincalzo. Fu sistemata una se zione mitragliatrici, e sgranalo tutto intorno il. plotone esploratori: quarantatre uomini che avevano passato la notte del 15 a Quota .751, e l'avevano tenuta fino all'alba, ritirandosi di fronte a ingenti forze austriache,, Era cominciato il ripiegamento dalle posizioni avanzale, e la nuova resistenza si ordi nova su linee che non potevano neanch'esse assolvere al compito di una difensiva prò iungala, data la schiacciante forza dell'ar tiglieria nemica, che dove colpiva mandava in aria i muretti, faceva a pezzi le trincee polverizzava i reticolati, trasformava il terreno. E anche su Zugna Torta si sfrenò, la mal Una del 16, il bombardamento: su quei duecento metri di trincea, su quel battaglion che nella notte s'era dis'teso e appiattato fra il petrame, cioè fra la materia più peri rolosa che esista sotto il tiro; che lo scoppio delle granate squarcia la roccia e lancia a ventaglio le pietre e i sassi, moltiplicando l'intensità d'azione dui proiettile. Era un tiro portentoso. I 305 arrivavano a ■salve di quattro colpi alla volta; scoppia vano le immense granate del 420, che hanno un metro e sessanta di altezza. Taluno parla di proiettili d'un calibro anche maggiore. Nessuna ferocia umana avrebbe potut uguagliare la cieca violenza distruggitrice di quei Uri d'acciaio, metodici, progressivi insostenibili. L'abbrutimento che provocano le esplosioni di cariche cosi potenti, è certo superiore alla strage che spargono. Sono tiri che non liquidano gii uomini, ma le pos zioni; non fanno un numero di vittime prò porzionato alla massa d'acciaio che rove sciano, ma stordiscono interi reparti, spe: sono i nervi alle truppe. Ogni uomo ha una sensibilità più o meno raffinata, ma che sopporta le scosse esteriori fino a un certo punto. La resistenza di qualunque più saldo sistema nervoso ha dei limiti. Non per nulla tali tiri son detti d'abbrutimento. Il loro scopo non è tanto di uccidere il soldato quanto di distruggere la sua personalità, le sue forze morali e intelligenti. Bisogna avere ricoveri in roccia profondi due o tre metri per tettarti éa «et tale effetto distruggitore. Una t§U vUUOtm Wn ti mt> sostenere, bitm-gnaccmpnnmsqdlfisa La maggior parte dei caduti erano colpiti dal petrame-, molti finirono sepolti sotto il rovescio e la scroscio delle difese; i colpiti in pieno scomparivano del lutto. Ma il battaglione non si mosse. Dalle sei del mattino a mezzogiorno fu tutto un ululare e un rimbombare di colpi; i 305 venivano per l'aria col loro caratteristico brontolio di carrettoni pesanti che rotolano giù per l'acciottolalo di una china; i i2Q si distinguevano all'ululo che mandano, come di sirena. Sulle trincee parca venissero a precipitare i fulmini. Si calcola che quindici 305 due 420 fossero quel giorno puntali su Zugna Torta, e più di sessanta altre bocche da fuoco di calibro minore. Quanto alla dotazione dei pezzi di minor calibro, sappiamo che essa era di mille colpi iniziali, poi entravano in azione'le riserve. L'inaudita violenza del fuoco durò il giorno 16 dalle 6 del mattino a mezzogiorno; e avendo ripreso alle 14, durò ininterrotta per olire qualtr'ore. In lutto questo tempo non comparvero le fanterie austriache, ch'erano A Albaredo in attesa-, ogni tanto qualche pattuglia s'affacciava per constatare di lontano gli effetti del bombardamento. o a o r a a La notte le pattuglie si fecero più sotto, e cominciarono un metodico Uro di fucileria contro i nostri. Potevano sembrare i prodro mi d'un attacco, e non era che un'astuzia per scoprire con precisione la entità delle nostre forze e il loro dislocamento. Man ma no che i nostri fucili rispondevano, le fiamme dei colpi punteggiavano l'oscurità notturna, e. rivelavano agli osservatori le no sire linee. Verso l'alba subentrò un po' di quiete, e alle cinque del giorno 17 il bombardamento riprese con intensità anche maggiore. Sotto il tiro il nemico progredì nel l'approccio e portò avanti le mitragliatrici, fino a 200. metri dai nostri. Come noi rispondevamo a ognuna di quelle con. le nostre, i soldati di pattuglia ne individuavano le po sizioni, e con le bandierine le indicavano alle proprie batterie, perchè le battessero in pieno. A nostra volta noi tiravamo sui segnalatori, e si vedevano cosi le bandierine passare di mano in mano, i superstiti e i rincalzi le raccoglievano dalle mani ancor calde dei caduti. Erano bandierette gialle e nere. Alle 17 cessò il bombardamento e le fan tene nemiche si disposero in ordine d'attac co. Erano precedute da squadre affiancate di circa quindici uomini l'una; che venivano avanti per la strada di Albaredo, coperta fino al cocuzzolo della Zugna, poi si distendevano a catena, e facevano ai nostri segni di resa, alcuni ci invitavano in perfet lo italiano a darci prigionieri. I nostri, man mano che li vedevano apparire, miravano e li fulminavano, ma sempre nuovi elementi subentravano ai primi, il battaglione non aveva ceduto ai cannoni, non poteva arren dersi agli uomini ; passalo lo stordimento del tiro, le compagnie si riaggruppavano ognuno prendeva il proprio posto, si rifor mata rapidamente la linea di difesa. Magnifico era il contegno delle sentinelle, che pure durando il bombardamento avevano dovuto restare di vedetta. Come due diqueste arretravano dietro un riparo, il capitano Bastreri con un cenno le fece tornare al posto. Proprio in, quel punto una granata portò via una gamba ad una di esse. Il su perslite si volse allora al capitano che invi gilava tutta l'azione, e gli disse: — Tutto per lei, signor capitano! Il Bastreri rispose : — Non per me, fra mezz'ora io sarò morto E cosi fu. E si venne air attacco. Le pattuglie nemiche avanzate, avevano il compito di esplorare il terreno, di finir di tagliare i reticolati, di incitare i nostri alla resa-, ma alle loro spalle sopraggiungevano i grossi plotoni affiancali, la truppa con lo zaino affardellato che veniva avanti tranquilla, ingannata dalla relativa quiete con cui i nostri la attendevano. Credevano ormai che il terreno fosse senza difensori. L'attacco fu violento in. particolar modo verso la nostra destra: dove si pronunciò una infiltrazione nemica dentro te trincee, ridotte a miseri insostenibili avanzi. Gli austriaci, tentavano l'aggiramento, le loro forze manovravano anche su quel ristretto e disuguale terreno. E si sentiva gridare. « Doberdò, Doberdò! ». Voci che i nostri non capivano. Che volevano dire gli austriaci con un tal grido di paese lontano, là sulle rocce del Trentino? Forse che a Doberdò, laggiù da quelle parli; c proprio verso Monfalcone, si combatteva in quei giorni, e il nemico credeva a una sua vittoria sull'Isonzo. d Allora cominciò la mischia, e si rinnovarono fino a sera i consecutivi assalti, in numero di cinque. In uno dei primi il capitano Bastreri vedendo alcuni elementi della difesa in mano al nemico, balzò da terra, s'alzò allo scoperto, si buttò se stesso e i propri uomini acontrattacco. Ma una pallottola lo colpì in bocca e fu visto cadere fulminato. C'era un piccolo tratto, dietro i muriccioldella orami inutile difesa, abbastanza de filato -. fu dato dagli ufficiali del battaglione l'ordine di coprirsi dietro quello, per resistere a forze doppie di numero. Erano circa due battaglioni che ne assalivano uno già ridotto per le perdite. Si vedevano gli ufficiali austriaci venire avanti coi loro soldati: fatto non comune, e si distinguevano al/'alpenstok che impugnavano. Molti di loro erano disarmali, e il va lore dei nemici appariva degno del nostrolo faceva meno splendido la superiorità denumero. in queste condizioni si lottò su breve spazio per più di tre ore-, c gli attacchi sue cedevano agli attacchi perchè i nostri lrendevano vani a uno a uno, finché la sera poco dopo le otto le posizioni erano nuovamente in nostre mani, il glorioso secondo battaglione teneva Zugna Torta, contro unnemico che aveva bombardato per ben duegiórni la potisione, e aveva attaccato nella\proverfkm» mi dm a um. Cominciammo allora, nell'ombra della 'sera, il trasporto dei feriti, e fu persino sep. pellilo qualche morto. Il posto di medicazione, improvvisato all'aperlo, rigurgitavava di soldati che appena medicati tornavano al loro posto. Si provvedeva alla meglio ma con gran fervore, a nuove difese per la lotta del giorno seguente. Si andavano cercando i caduti, si cercava di estrarre dalle macerie i poveri sepolti, che ancora damano segni di vita e si raccomandavano. Si attendeva il sopraggiungere di nuove truppe. Zugna Torta non d'aveva cadere-, il 2.o battaglione non l'avrebbe ceduta che ai propri compagni sopraggiungenti. Quand'ecco verso le due della notte giunse improvviso, inatteso l'ordine di ripiegamento. Costa Violina era in mano al nemico. Zugna Torta sarebbe stala certamente accerchiata, lo sgombro d.ella posizione era stato deciso, per evitare perdite inutili, per non prolungare una lolla alla quale mancava l'indispensabile punto d'appoggio laterale. Furono istanti d'immenso dolore -, lo sconforto che prese le truppe era di quelli che soltanto i soldati possono provare. Ma bisognò ubbidire, e il ripiegamento s'iniziò in condizioni difficilissime, ma col più perfetto ordine. Un cannone che doveva rimanere, non si potè far saltare perchè tutto intorno erano alr.wil feriti distesi; si tolse l'otturatore. Si improvvisarono coi fucili e le coperte le barelle per il trasporlo dei feriti, si presero tutti i fucili, le munizioni, lutto quel che ervi rimasto dei mortinon si voleva abbandonare al nemico, e in silenzio, calmi- calmi, a devli stretti, i superstiti del battaglione si defilarono verso il rovescio della posizione, e si sgranarono per la roccia difesa fino all'ultimo istante.con tanta devota fermezza. Gli austriaci non s'avvidero dello sgombro che alla luce dell'alba. Ma quando tentarono di occupare le posizioni, l'artiglieria nostra li prese sotto il fuoco. Dalle alle posizioni taceva vendetta dei gloriosi mortdei 2.o battaglione. LUIGI AMBROSINO

Persone citate: Bastreri, Cantore, Castel Dante, Costa Violina, Luigi Ambrosino, Quota, Torta

Luoghi citati: Albaredo, Monfalcone, Mori, Rovereto, Serravalle, Trentino