Le illusioni delle truppe austriache inviate sul fronte trentino
Le illusioni delle truppe austriache inviate sul fronte trentino Le illusioni delle truppe austriache inviate sul fronte trentino rocamiugiari•ifanatismo Roma 1 notte Roma, 1, notte 11 Giornale d'Italia, nel suo articolo di fondo, spone come l'offensiva austriaca, sia stata preparata sopratutto dal lato morale. Lo Stato maggiore austriaco a mano a. muuo che racoglieva le truppe dal fronte russo e balcanico da altri punti della Ironie italiana, curava anche la preparazione dello spirito delie truppe tesse giovandosi di due grandi mezzi : la luinga e l'odio, specialmente l'odio. I soldati urono anzitutto lusingati con l'idea della pace. Daremo una grossa lezione ai traditori italiani ed avremo subito la pace che per colpa appuno degli italiani non potemmo ottenere finora! Questo fu il concetto fondamentale della propaganda fra le truppe, fatta non solo dagli ufficiali, ma anche da sacerdoti ligi alla càusa d'Asburgo. Fn anche fanatizzato l'elemento tirolese e tedesco. Per oltre due mesi l'Arciduca ereditario Carlo Francesco Giuseppe catechizzò e truppe «con frequenti fervorini. Furono- distribuite ai soldati fotografìe del'imperatore con firma autografa e si fecero funzioni religiose ; si efruttò largamente l'ignoranza delle truppe dando loro ad intendere frottole geografiche, politiche e militari per far credere facile l'impresa di invadere l'Italia. Si fece appello ai più bassi istinti -delle soldatesche, toccando specialmente la morale dell'odio o della vendetta. Si mirò a creare nelle truppe uno stato d'animo simile a quello delle orde barbariche affaecianteei dai monti sulle pingui pianure italiane. Si promise il saccheggio di Venezia e di Verona e di altre varie città, la conquista di tutto il Veneto, ricchi bottini e belle prede e sopratutto la pace, la desideratissima pace con lo schiacciamento dell'Italia. « Tutto questo lavoro — continua il Giornale d'Italia — fu fatto per fanatizzare le truppe, per incoraggiarle, per indurle ad attaccare, per inferocirle contro il nemico, per rialzare insemina lo spirito aggressivo e morale assai in ribasso delle soldatesche ed ottenere da queste il massimo sforzo. Si fece inoltre, contemporaneamente una nuova, formazione tattica, formazione di attacco in file serrate, gomito a gomito con mitragliatrici a tergo pronte a fare fuoco sulle fanterie in caso di oscillazione e di ripiegamento ; gli ufficiali ancóra più indietro con pistole epianate sulla schiena dei conibattenti e col mandato di eccitare i soldati con grida, apostrofi, promesse e minaccie. I soldati prigionieri narrano che durante l'attacco di una posizione, gli ufficiali gridavano: — Su, su, coraggio! arriviamo in cima a quel monte, subito dopo c'è Venezia ! — Infatti i prigionieri caduti nelle nostre mani esprimono sopratutto un senso di delusione. Assistettero a strazi di loro compagni rfer opera del fuoco e delle baionette italiane : constatarono il mendacio delle promesse lusingatriei : compresero di essere stati ingannati. I prigionieri narrano che gli ufficiali, vista l'esitazione dei soldati sotto il fuoco italiano, minacciavano fucilazioni e di mettere in azione le mitragliatrici. Il sessanta per cento dei reparti impegnati fu meóso fuori combattimento ; talune compagnie furono addirittura distrutte. v « Il documento maggiore di qu<?sta preparazione morale fu precisamente il proclama rivolto alle truppe in occasione del primo anniversario della guerra italo-austriaca dall'arciduca Federico, comandante in capo dell'esercito imperiale. Quale differenza tra la serena ed alta paiola del Re d'Italia e la irosa violenza dei proclama aricducale. « Or e. un anno — comincia quel documento — l'Italia coronò il suo tradimento preparato di lunga mano alla Monarchia, con la dichiarazione di guerra ». E più oltre: « Fino a poco fa la nostra valorosa flotta ed i nostri coraggiosi aviatori poterono portare il terrore e lo smarrimento sul suolo italiano. Per circa un anno abbiamo dovuto aspettare pazientemente l'ora dell'attacco e della vendetta; ma finalmente quest'ora è scoccata ». Sintomatica è la conclusione del proclama: « Soldati della fronte sud-occidentale! Nou dimenticate nel combattere che l'Italia 6 colpevole del prolungarsi della guerra ; non dimenticate il sangue, i sacrifìci che la guerra ci ha costato : liberate la vostra Patria dall'Intruso : create alla Monarchia anche a sud-ovest i confini di cui ha bisogno per la sicurezza futura ». Il Giornale d'Italia rileva che il proclama austriaco, là ove invita, i soldati a liberare la Monarchia absburghesc dall'invasore, è una preziosa confessione, perchè ammette per la prima volta in un documento ufficiale che l'offensiva italiana si è ovunque spinta in territorio austriaco, ed indica anche quale incubo presentasse per il nemico la pressione militare da noi esercitata alla sua frontiera. Altra utile confessione, di cui gli italiani prenderanno atto, 6 quella contenuta nell'esortazione rivolta alle truppe affinchè vogliano creare alla Mo; narchin anche nel sud-ovest i confini di cui essa ha bisogno per la sua sicurezza avvenire. Con ciò il nemico esplicitamente dichiara che non solo vorrebbe ricacciarci oltre l'iniquo ronfine del I8(ii5, ma che nutre delle folli aspirazioni anche sulla scarsa zona montuosa che quel confine lasciava a noi. Tale dichiarazione prova ancora una volta la malafede che animava l'Austria allorché durante le trattative con l'Italia si fìngeva proclive a cedere, bene inteso a suona finita, una parte dei suoi territori di frontiera. L'obbiettivo austriaco era ed è precisamente il contrario. Il Giornale d'Italia notando poi come singolare è il vanto per le barbare imprese compiute da navi e velivoli contro popolazioni inarmi osserva che tipico è il proclama dell'arciduca Federico, coma esplicita dichiarazione del carattere che l'Austria dà alla sua lotta contro l'Italia. Non meno altisonanti ed irosi sono i bollettini di guerra austro-ungarici nei quali le perdite inevitabili che suole subire l'attaccato, dato il primo impeto offensivo (basterà, ricordare i 30 000 prigionieri e 150 cannoni perduti dai tedeschi nei primi tre giorni dell'offensiva francese nello Champagne), sono palesemente esagerate, mentre si dà una portata eccessiva ai primi ed inevitabili guadagni di terreno. In tutte queste manifestazioni dello spirito militare austriaco esplode l'odio permanente represso durante un anno di guerra che fruttò all'esercito italiano l'occupazione di circa tremila chilometri quadrali di territorio, 130 Comuni o la cattura di JO.000 prigionieri oltre la conquista di abbondantissimo bottino. nssgmvimsgrpgElC
Persone citate: Asburgo, Carlo Francesco Giuseppe
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