Le nostre truppe respingono attacchi nemici in Valle Lagarina, nelle zone del Posina e del Pasubio

Le nostre truppe respingono attacchi nemici in Valle Lagarina, nelle zone del Posina e del Pasubio Le nostre truppe respingono attacchi nemici in Valle Lagarina, nelle zone del Posina e del Pasubio Il Passo di Buole validamente difeso dai nostri alla baionetta - Continua la pressione austriaca sull'altipiano dei Sette Comuni Gli accampamenti nemici di Val d'Assa efficacemente bombardati dai nostri "Caproni., II comunicato DOMANDO SUPREMO, 1. In Valle Lagarina duelli delle artiglierie. Nel pomeriggio l'avversario tentò ancora contro U Passo di Buole un attacco di sorpresa, respinto dai nostri alla baionetta. Nel settore del Pasubio intensa attività delle artiglierie e reiterati attacchi nemici in direzione di Forni Alti, brillantemente ributtati dai nostri alpini. Nella zona tra Posino e Alto Attico continuò ieri violenta Fazione delle artiglierie. Nel pomeriggio una colonna nemica, passato il torrente Posino, attaccava in direzione di Monte Spin : fu arrestata sulle estreme pendici settentrionali del monte. Altra colonna avanzante verso S. Ubaldo, a sud-est di Araiero, fu battuta e respinta in disordine oltre il Fo ina. Sull'altopiano dei Sette Comuni forte pressione nemica contro le nostre posizioni di ala, a monte Cengio, e sulla valletta di Campomulo. In Valle Sugano situazione immutata. Consueti tiri di artiglieria nemica nell'Alto But. Continuano lungo la fronte dell'Isonzo ardite incursioni di nostri reparti, uno dei quali tolse al nemico un lanciabombe. Nelle giornate del 30 e del 31 squadriglie di "Caproni,, eseguirono incursioni in Valle d'Assa. Furono lanciate un centinaio di bombe su accampamenti e depositi del nemico, con risultati visibilmente efficacissimi. I velivoli ritornarono incolumi. CADORNA. Ricorsi storici La tattica li Napoleone • Una vecchia frase di Francesco Giuseppe. (Smino apertale della Stampa) Parigi. 1, sera. Uno dei critici più ascoltati, il generale Verraux, esaminando nell'Oeu»re le condì zioni attuali dell'offensiva austriaca in Trentino, mostra di avere una chiara visione di ciò che sarà risultato dagli sforzi nemici, rammentando che più di un secolo fa il generale, austriaco Wurmser discese egli pure parecchie volte per quelle stesse vallate dell'Adige, del Brenta e affluenti, seguite oggi dalle truppe di Francesco Giuseppe, e che ogni volta tentò di sboccarne si trovò davanti un generale francese pronto ad assestargli un colpo formidabile. Il generale si chia- — tv— — ....... ~ :i is — j^irn^.!.... Clava Bonaparte, e il critico dell'Oeuvre si dice certo che lo Stato Maggiore italiano non avrà mancato di studiare ancora una volta sul posto i ' metodi a cui Bonaparte ricorreva. .Eguale certezza esprime nell'« Echo de Paris») Herbette, il quale facendo notare ancora una volta che l'alto comando italiano previde perfettamente ove si sarebbe prodotto lo sforzo tedesco, aggiunge: «Si ha diritto di concludere che nulla fu trascurato da settimane per assicurarsi nella regione minacciata, quella grande superiorità numerica che è la sua miglior carta e che nessun errore iniziale gli si può imputare ». Rievocando poi che in un certo giorno critico Francesco Giuseppe esclamò : « Sono un principe tedesco», lo scrittore aggiunge: «Il vecchio imperatore ha certamente perdonato alla Prussia Sadowa ma non ha mai perdonato all'Italia nè le vittorie del 1859 nè la ritirata imposta all'arciduca Alberto dopo Custoza. Quando l'H giugno 1859 il principe Napoleone portò a Francesco Giuseppe al Quartier Generale di Verona il progetto di trattato liberante la Lombardia, secondo il voto delle popolazioni, l'Imperatore d'Austria prosestó con queste parole. «Tradito dalla sorte delle armi — disse — sono pronto a cedere questa provincia all'Imperatore Napoleone, ma non posso riconoscere il voto delle popolazioni ». « A cinquantasette anni di distanza — conclude Herbette — egli non lo riconosce più di allora e tenta di prendere una rivincita aula» libertà. I tedeschi pretesero che la Triplice intesa aveva trascinato l'Italia alla guerra, promettendole conquiste. Gli eventi attuali fanno rifulgere la verità. E' l'Italia che ha dovuto unirsi alla Triplice Intesa per salvaguardare la sua indipendenza. Èssa è costretta, come noi, a lottare contro la dominazione germanica per conservare il suo diritto alla vita. I momenti della prova, che attraversa, ce da fanno sentire ancor più al nostro cuore», ' B, R. a a o e ù Il fosco Pria Fora e Io sgombro di Ospedaletto Vicenza, 1, sera. Commentando il bollettino del 30 maggio, il collega De Mori pubblica le seguenti note sul Corriere Vicentino, che vi trasmetto nella loro integrità: « Dalla notte al mattino del 19 maggio, per ordine del Comando — dice il giornalista — si sgombrarono Monte Maggio, il Toraro, Camper molon e lo Spitz di Tonezza. Il ivi maggio — secondo la dizione del bollettino del 25 — « il nemico rivelò le sue prime artiglierie lungo ■ la linea da Monte Màggio ài Toraro ». Protette da queste posizioni dominanti, le truppe austriache colarono — fu una vera colata tra gli anfratti della sinistra del Posina — a Posina ed a Laghi, e il 27 (secondo il bollettino del 28) « furono respinti due attacchi contro le nostre posizioni sul torrente Posina ». Si trattava di passare il torrente, il quale non aveva che ire ponti: quello di Posina, cui ho accennato ieri; quello di Fusine; e quello della Strenta, all'imbocco della strada degli iStancari, ohe daJla Val Posina sbocca ad Arsiero, tagliata nella roccia a picco. Ma non occorsero certo i ponti agli austriaci ,per attraversare il torrente. Tuttavia dovette costituire una difficoltà il passaggio del fiume, perchè il fondo valle, in gran parte scoperto a pascoli ed a prati, rimaneva sotto il nostro fuoco della riva destra, che ho ieri minutamente descritta. Il bollettino dei 29 però ci annunciava già che a nel pomeriggio del 28 il nemico in forze attaccò un tratto delle nostre posizioni a sud del torrente Posina ». Il passaggio, adunque, era ormai avvenuto. E il bollettino del 30 ci fa trovare gli austriaci abbastanza alti anche nella scalata del versante a mezzodì di Posina, parlandosi di attacchi « in direzione di Sogli di Campiglia e di Monte Pria Fora ». Ieri si è accennato alla chiesetta di Contrà Bettale (m. 683). Ebbene questa sta sotto a Sogli di Campiglia (m. 1131) più comunemente noti per Malga Campiglia, la quale è la prima tappa della salita al Pasubio, per chi parte da Posina. La scalata a questo colosso prealpino domanda sei ore di salita. Dopo un'ora e mezza si trova il ripiano di Malga Campiglia, d'aspetto comunissimo a tutte le altre malghe della nostra regione alpina. Di là poi incomincia l'arrampicata ai Forni Alti (m. 2026), con sosta alle famose Caneve di Pasubio, che sono dei grandi pozzi naturali, dove la neve viene conservata perpetuamente. Dai Forni Alti si transita per il Passo di Fontana d'Oro (m. 1894), aperto a picco sulla Val Leogra, sopra i Tre Ponti nella strada che da Sant'Antonio dì Valle dei Signori sale al Pian delle Fugazze. • Al Passo di Fontana d'Oro c era il vecchio confine. D'allora la salita — dice il giornalista — l'ultima ora di marcia diviene un po' facile, perchè il Pallone di Pasubio, così viene chiamata la vetta alta m. 2236, è costituito da un groppone a vela quasi regolare, appunto come una sfera. Si passa accanto alla malga di Pasubio di Sopra e poi si è sulla vetta. L'aver puntato sui Sogli di Campiglia indica chiaro quale è l'obbiettivo del nemico, quali sono anzi i suoi obbiettivi, perchè sono due in uno. Esso mira a sboccare al Colle del Xomo (m. 1056) che segna la sella di depressione fra il Posina e il Leogra: e di là dominerebbe Valli dei Signori. E nello stesso tempo, se il piano suo riuscisse, aggirerebbe l'ostacolo finora insormontato del Pasubio. L'attacco al Priaforà (m. 1653) non si sa dal Bollettino donde sia stato mosso e a guai punto mirasse. E determinarlo non è facile, perchè il massiccio del Priaforà è grande: va da Velo d'Astico a Fusine. Sotto al Priaforà, tra Arsleró e Peralto, proprio a sbarramento naturale del Posina, dove vi confluisce il Riofreddo, s'erge il colle mozzo e isolato del Cornolò; ed a sud di Castana il Priaforà lancia il suo ultimo sprone con la punta dell'Aralta (m. 799). Invece verso Fusine è tutto un seguito di spaccature e di canaloni, principali delle quali la Val del Rio e Val del Maso, dalle quali si sale al ripiano delle Vaccarezze, che costituisce la groppa di congiunzione col gemello del Priaforà, il Monte Novegno (m. 1552), che s'aderge a nord-ovest di Schio. Il Priaforà è cosi chiamato — quasi parrebbe inutile ricordarlo al vicentini — perchè fra l'una e l'altra delle lamine rocciose che tagliano la sua vetta si apre 11 suo occhio di pietra, da cui In qualche Pforno dell'anno il sole proietta 1 suoi raggi su osinat Quell'occhio — dal fosco sopracciglio, come diceva il Fogazzaro — non deve mai esser stato più fosco di questi giorni! Sui l'Altipiano di Asiago, mentre le due linee si rassodano al di qua e al di là di Asiago, facendo del paese una zona neutra, non avvengono che. scontri di pattuglie, spinte innanzi da una parte e dall'altra per riconoscere le mosse e le forze dell'avversario. Quando fu abbandonato il Civaron, ho fatto intendere che i nostri dovevano ritirarsi ad Ospedaletto, ad oriente della conca di Strigno. di cui anzi è la stazione ferroviaria, a 15 chilometri da Marter e a 18 da Primolano. E' celebre nel paese il ponte naturale detto • Ponte dell'Orco » sulla valle Bronzale. Aveva 780 abitanti; ma come tutti gli altri paesi della Valsugana fu fatto sgombrare negli scorsi giorni- Ora subisce la sorte di Borgo, Rpncegno, Tel ve e di la daìaiìisioW a.*1" U p&n*rou* te Pott*ioJ dst1TdaAdghisdadbqdFstcddqDedcp1inpQcfmMMlTvldLsTcdrvsSelml1l a e e ; a a 9 e e e a a e r o o a e i i i , . l a l n ì , a a a , o e à o e . l o è o , d . a e a e l e i e u , i i i e u e d è re » a u idi oJ dell'attacco dell'Austria {Servizio succiale della Starnimi. Parigi, 1, notte. Sull'.cEcho de Paris» Carlo Stienon risponde alla domanda: Perchè l'Austria ha attaccato nel Tirolo? Come lutti sanno — dice 10 scrittore — la frontiera meridionale del Tirolo comprende dal punto di vis-ta militare due settori diversi: l'uno va dalla Svizzera al Lago di Garda, l'altro da questo punto alle Alpi del Cadore. E' facile spiegarsi la mossa degli austriaci interrogando la storia della guerre passate; perchè se gli armamenti nuovi hanno rivoluzionato il modo di combattere, i paesi impongono sempre agli eserciti le stesse esigenze, detcrminate dalla rispettiva disposizione geografica. Nel 1860 i garibaldini attaccano le truppe austriache nel Trentino. Il generale Kuhn dispone solo di sedirimila uomini : ma per ben sessantatre pionij inchioda su'- terreno quarantamila assalitori.. E' un esempio tipico della forza difensiva dei montj del Tirolo. Favorita quando si tratta di arrestare l'invasione, l'Austria si trova in una posizione altrettanto buona per valersi di essi per lanciarsi contro l'Italia.? Le campagne del 1T97, del 180J e del 1303 hanno dimostrato all'evidenzi quanto viene confermato del resto da questo primo anno di guerra sui contini della. Duplice Monarchia. E' fra il colle di Tarvis e Trieste ohe si estende la zona di invasione diretta dell'Austria. Ma contro questa minaccia esiste la risposta e il sub punto di ap pljcazione non s meno sicuro. Le guerre del 1797 e del 1809 hanno provato che un'azione italiana sull'Isonzo non j. possibile, se prima, non si interdice agli austriaci il passo dalia porta del Trentino e dall'alta valle del Piave. Quando, nel 1797, Bonaparte in tutto il fulgore della sua potenza geniale si avanza contro l'arciduca Carlo sul Tagliamene, cosa fa? Mette due guardie alla sua sinistra: Massena, che rerma il nemico sull'alto Piave, mentre Joubert fa altrettanto lungo l'Adige, Ma avviene allora quello che noi speravamo avesse potuto succedere ora: Massena raggiunge Bonaparte per Tarvis e Joubert opera la sua congiunzione per il Puterthal. Nel 1809 il principe Eugenio, rinforzato da Macdonald, respinge l'arciduca Giovanni dietro la Livenza.; ma frattanto'Lefebvre assicura nel Tirolo l'esercito principale contro una mano vra di fianco. Ouesti esempi risalgono a cento anni, ma si riferiscono ad un'epoca di tanta gloria militare e riguardano eserciti tali che possiamo essere certi lo Stato Maggiore austro-ungarico non ha dimenticato la lezione. Anche gli ufficiali italiani hanno meditato la storia. Il colonnello Sironi. in un lavoro luminoso: « Geografia strategica », ci dice che la punta del Tirolo ha per l'Austria una triplice importanza ed ecco come ce la riassume. La Lombardia si trova sotto la minaccia, nella sua parte occidentale, di un avanzata dal Trentino. L'estremità meridionale di questa regione sepaira la pianura lombarda, dalle campagne venete. Infine dalla parte orientale del Tirolo si prendono a rovescio, si aggirano completamente gli eserciti italiani, il cui vero terreno è situato nella Carnia e sull'Isonzo. Tolgo a prestito, ancora dal colonnello Sironi questa riflessione: « Le parti convessa e concava sono i due elementi di una stessa linea, che si fiancheggiano e si appoggiano mutuamente, di guisa che ogni attacco verso l'una di queste parti espone necessariamente 11 suo fianco e le sue spalle all'azione dell'altra ». La conclusione di questo chiaro scrittore militare è che l'attività offensiva italiana contro il Tirolo orientale è esposta ai contro-attacchi dell'Isonzo, e viceversa. Quindi l'atteggiamento attuale dello Stato Maggiore austriaco è dettato da un duplice insegnamento, nel auale si accordano la geografia e la storia. n gran colpo del nemico potrà riuscire? La mossa che oggi tenta significa per esso o tutto o nulla. Dilani non si tratta di posizioni da rettificare, perchè il prezzo della manovra sarebbe sproporzionato cor fine. Per avere un successo reale, bisogna che l'arciduca ereditario Carlo Francesco obblighi il generale Cadorna a trasportare le sue forze. Se la battaglia dell'Isonzo dovesse diventare il dettaglio e quella del Trentino il principale, allora l'avversario avrebbe veramente raggiunto un risultato utile. E' permesso dire che nulla ancora giustifica un dlmile pronostico. L'Austria ha impegnato nel Trentino orientale duecentomila uomini, ossia degli effettivi enormi ove si pensi, al paese nel quale operano, perchè il terreno di montagna si oppone ai grandi spiegamenti di forze, n nuovo assalto dei nostri nemici resta dunque ancora incerto nelle sue conseguenze. Bisogna sperare che. eliminato oramai l'elemento della sorpresa, la supremazia del nu riprenderà la sua parie, e. sotto que*to l'Itaità è di areafiibga superiore. mere ri aspetto.