La regione della battaglia

La regione della battaglia La regione della battaglia Dal Pasubio a Cima Dodici Vicanza, 81, sera. , ,Il collega De Mori pubblica sul Corriere Vicentino un articolo sugli avvenimenti di guerra al fronte del Trentino segnalati ano al 30 maggio. In esso lo scrittore dà un'esatta e precisa idea delle posizioni principali tenute saldamente da noi c di quelle che abbiamo lasciato per evitare inutili perdite di uomini e di vettovagliamenti. a L'« incrollabile resistenza delle intrepide truppe » — diceva con alto significato di plauso, un recente bollettino del Comando Supremo -mantiene intatti i cardini della Val d'Adige: quello di destra, che ò l'Altissimo; e quello di sinistra, costituito dal Coni /ugna — cosi incomincia il suo articolo il De Mori. — L'avere noi abbandonato Mori e il Rio Cameràs, come ci avverte il bollettino del 28, è l'aver rettificato la nostra linea secondo il nostro evidente ntaresse. Quelle infatti the i bollettini di quattro mesi fa incominciarono a chiamare " le nostro posizioni a nord di Mori » non erano che « posizioni di transito » o « posizioni di approccio », come si dice nella terni.inologia militare. Erano cioè le operazioni preliminari alla scalata del Biaena, come le nostre posizioni di Val Terragnqlo erano le linee d'assedio del t'inondilo e del Doss del Sommo. Sgombrare le une e le altre era una necessità, quando si pronunciava l'attacco austriaco, con la violenza con cui si è presentato. Le « linee .sud del Rio Cameràs » sono adunque quelle di Breutonico e rappresentano le posizioni avanzate della « linea pricipale di resistenza », che in quel tratto si confonde col colosso dell'Altissimo. Coni Zugna e Pasubio Lo stesso si dica- per Coni Zugna, che lega con la sua catena rocciosa la Val d'Adige e la Vall'Arsa, costituendo nello stesso tempo lo scudo di protezione delle retrostanti vette di Cima Mezzana (ni. 1617), di Cima Jocolle (m. 1800), di Cima Levante e di Cima di Posta (ni. 2259), il baluardo che torreggia *iopra Recoaro, visibilissimo anche da Vicenza. L'altro colosso delle Prealpl Vicentine, visibilissimo da Vicenza, a destra della sella del Pian delle Fugazze, frastagliato di picchi e di beali, 6 il Pasubio (m. 2236), su cui il bollettino del 28 segnala semplici « azioni prevalentemente di artiglieria ». L'azione delle fanterie non ha potuto svolgersi perchè la recente burrasca che qui al piano ci ha elargito pioggia benefiche, lassù ha ammassato quasi due metri di neve. Gli austriaci che sono al Col Santo (m. 2114) sono in tal modo ostacolati a muoversi., perchè il terreno, asprissimo di per sè, diviene quasi impraticabile con una neve cosi abbondante e non rassodata. Il Col Santo aveva, rispetto al Pasubio, la stessa funzione di protezione che Coni Zugna ha per Orna di Posta. la Val Posina e in Val d'Astico Il De Mori, parlando della difesa della conca d'Arsiero dice che il Cimone (in. 1230) è il' rostro che il tavoliere di Tonczza sospinge a sud verso Arsiero, tagliato a picco ad oriente dell'Astico e ad occidente dal Rifreddo, u Dal paese di Tonezza (tu. 992) — dice lo scrittore — che è- nel mezzo tra lo Spitz e il Cintone, si sale dolcemente fra incantevoli boscaglie d1 abeti e di lanci, finché si strapiomba sull'abitato di Arsiero. Sotto al Ciinone, proprio d-.etro Arsiero, si erga l'aguzzo corno del Caviojo (in. 1120), detto anche la Cima del Redentore, perdio all'inizio del secolo vi si eresse un'enorme statua dei Salvatore a protezione delle valli gemelle deil'Ast'co e del Posina. L'accenno generico alle « nostre posizioni sul torrente Posina » fatto dal Bollettino del 28, è con molta franchezza specificato dal Bollettino del 29, dove si dice chiaramente che queste posizioni sono « a sud del torrente Posina ». 11 paese invece e quasi tutta la parte abitata, compresa la strada che per le contrade di Ganna e del Griso sale al valico della Borcola, si trova a nord, cioè nella zona di occupazione del nemico. Per il passaggio del torrente non c'è che il ponte sotto al paese, che conduce a contrà Betta!*, la cui chiesetta biancheggia civettuola tra le chiome fronzute dei castagni, con il campaniletto disegnato a torre. Il ponte fu fatto saltare. Però l'acqua vi è poco protonda per tutto l'alto corso del Posina, da Castana alle sorgenti, cosicché è facilmente guadabile, e si spiega come gli austriaci abbiano tentato di risalire l'altra sponda, costituita da dossi erbosi e da boschi di castagni e di abeti, tra i più pittoreschi della provincia. Ma « dopo accanita lotta — dice il Bollettino — fu respinto con perdite rilevanti • . Difatti risalire il nostro versante del Pasubio, dei Forni Alti (m. 2026), del Colle del Xomo (m. 1056). di Monte Alba (in. 1219). del Col di Posina (in. 1059), di Monte Spili (m. 1394). di Monte Cogolo (m. lfóO). di Monte Rione (m. 1696), di Monte Novegno (m. 1552) c di Monte Priaforà (m. 1653). non è cosi facile al nemico, come discendere dal Maggio, dai Campiluzzi. dal Torero, c dai Laghi. Si tratta di un gradone che ha un'altezza varia dai mille ai duemila metri, è saldamente difeso e la retrostante Val Lcogra, cui tende il nemico, rimane quindi saldamente difesa, La pressione nemica in Val d'Assa ' « Sull'altipiano — continua il giornalista — di .Asiago i bollettini del 28 e del 29 segnavano le tappe della lenta ma « forte pressione del nemico » su quel versante dell'acrocoro, che comprende Asiago e GalUo. Quando io, dopo il bollettino del 24. dicevo che si doveva essere preparati a nuovi sacrifici, qualcuno mostrava di stracciarsi le vesti e quasi mi voleva far passare per un allarmista- Ma io sapevo ciò che scrivevo, e ritenevo conveniente;' come lo ritengo tuttora, preparare l'opinione pubblica alla verità, certo che essa preferisco conoscerla, piuttosto ehe essere ingannata. E', del resto, il sistema del Comando supremo, di cui non sapremmo meglio lodare la franchezza e la sincerità nella dizione dei bollettini, franchezza e sincerità che gli danno il diritto di essere creduto, quando afferma doversi conservare piena fiducia nell'ulteriore svolgimen to delle operazioni. Fin dal 24 maggio il boi lettino annunciava che « il nemico iniziò ieri una forte pressione contro le nostre posizioni ad oriente della Val d'Assa». Si capi subito che disceso sulla spónda abitata della Val d'Assa, tra Roana e Rotzo, non poteva di là arrischiarsi a passare il profondissimo burrone; e perciò girava la posizione dall'alto affrontando addirittura il groppone del Portuie (rn. 2310) lungo, da nord a sud, oltre cinque chilometri, brullo, roccioso, faticosis simo a risalire dalla Val Renzola donde ven sono le salubri acque del grandioso acque dotto dell'altipiano- «*-•" . . (CENSURA) . . . . Le famose Cima Undici e Cima Dodici « Le posizioni ad oriente di Val Galmarara sono costituite dall'altro cordone di roccia che la divide dalla Valle di iNos sboccante a Gallio, e cioè dalle cime di Como di Campo Bianco, il gemello che sta di fronte al Corno di Campo Verde, fra i cui picchi è costruito il rifugio di Cima Dodici alla forcella di Val Galmarara, — la Zinzarella (m. 1907), il Zebio (m- 1779) e il Monte Moschicce (in. lJ(il) che il bollettino del 29 chiama col nome cimbrotedesco di Mosciagh. « Tutta questa regione comprende la Cima Dodici (ni. 2341) e la Cima Undici. Da qualunque via si muova non si possono impiegare meno di sei o sette ore di marcia per raggiungere il brullo cono triassico della Cima. Sia che si salga per Comporovere e ci si inolft nel Bosco Chiesa per tsboccare nella Valle di Galmarara, sia che questa sia risalita attraverso la confluenza del Portuie nell'Assa o sì risalisse addirittura gli scoscesi ghiaioni del Portuie, o per Monte B., la sella del Moschicce (m. 1510), le Tra Stenfle, il Treflong e il Gastac si sbocchi alla Croce del Francese nel gomito della Vaile di Galmarara, o infine si prendano le vie della Valle di Nos o di Marcesina, da ogni parte occorrono non meno di sei ore- Superata la valle, è un gran mare dalle onde pietrose e nude, dove si stendono le cosidette caneve o grandi conche non mano nude e selvagge, attraverso i cui avvallamenti si cammina per altre due ore e mezzo, finché nell'ultima mezz'ora ci si inerpica frementi pel culmine imponente. Sotto allo scosceso dirupo — che precipita per oltre un migliaio di metri — si apre, ridente di insuperabile bellezza, la Val Sugana, con le glauche acque increspate di Levico o di Caldonazzo, dalle quali si stacca il candido greto del Brenta; ed in essa un folleggiar gaio di paesi e di contrade lutti risonanti del dolce idioma nostro e del fresco dialetto delle lagune di San Marco. Dietro alla valle poi le pittoresche Prealpi del Trentino e sullo sfondo il grande arco nevoso delle Alpi che dall'Antelao (metri 3255) e dalle Pale di S. Martino va ad accendere i suoi fuochi d'argento nelle navi e nei ghiacci eterni dell'Adaraello e della Presan ella. Il De Mori, notando e commentando il bollettino del 29, rilevava che dall'accenno al brillante episodio di Monte Moschicce (Mosciagh) si comprende che si tratta delle posizioni a sud di Asiago, perchè quelle a nord sono battute di fianco dal Verena e dall'Erio.» « Nella Val Sugana — continua lo scrittore — la resistenza è pure saldissima come in Val d'Adige. E ciò è ili capltalìssima importanza, perchè la resistenza alle nostre all neutralizza e paralizza la breccia aperta dal nemico sugli altipiani. Il nemico non può arrischiarsi ad approfondire la ,punta del suo saliente mediano, se prima non si sente più sicuro ai fianchi. E i fianchi invece sono finora saldissimi e sono tali da essere difesi ad ogni costo. Finché Cima di Posta e Pasubio, sulla nostra sinistra, e Cima d'Asta, sulla nostra destra, stan salde, si può star saldi pur noi nella più ferma fiducia •.