Sulle vie dell'altipiano

Sulle vie dell'altipiano Gli argini dell'offensiva Sulle vie dell'altipiano p(Dal nostro inviato speciale al fronte) II. ZONA DI GUERRA, maggio. Za lunga colonna 'dei camions, come fu carica di truppe, ebbe ordine di ripartire senta indugio. I conduttori, al volante da più di dodici ore, avevano gli occhi sbarrati dal sonno e dalla fatica; calcarono il ftlede sull'acceleratore e il treno usci di sotto il viale alberalo, le cui fronde dovevano celare agli areoplani nemici i nostri concentramenti di truppe. Centinaia dì cittadini salutavano i partenti. La bella città ven-eta non dormiva 'da più. notti, era tutta una attesa e una passione. Ma gli animi fidavano nella sorte ; tutti persuasi che si sarebbe fermalo il nemico. Il suo primo balzo in. avanti era certamente dato, ma la guerra è fatta di alterne vicende. Si erano vedute andare su tante ■migliaia di uomini che le speranze avevano una ragione d'essere più solida dei facili 'dubbi, degli scoramenti vili. Del ripiegamento delle truppe sui due settori vicini, 'd'Arsiero e d'Asiago, non erano giunte al piano che notizie contraddittorie. S'era, del resto, ripiegato in ordine e i reggimenti e le brigate. i,i stavano riassestando a pochi chilometri dalle linee perdute. Ora tutta la massa umana si rinnovava, andavano su. contingenti freschi, bei volti sereni di soldati, artiglierie di diversi calibri. Sui treni "ferveva una mobilitazione grandiosa, si parlava di decine di convogli arrivati e ripartiti, tutti destinali al trasporto delle forze. Jl generalissimo non era lontano. Un personaggio augusto era passato il giorno prima;, la sua presenza aveva elettrizzato le truppe. Le strade che dalla pianura conducono all'altipiano e ai valichi aperti nella barriera montana che separa l'Italia dalle fortificazioni, di Lavarono alla destra e più a sinistra da quelle di Rovereto, man mano che le colonne coi rincalzi procedevano, rigurgitavano sempre più di movimento. S'era nelle retrovie immediate della guerra, e il flusso e riflusso delle truppe e dei borghesi riempivano da un capo all'altro i larghi nastri candidi, sui quali picchiava il sole, dai quali fumava la polvere sollevala da un tanto traffico. Il ritorno dei reggimenti che avevano avuto/il comando di ripiegare avveniva in tale ordine, da dare l'impressione di un cambio. Noti erano propriamente gli uomini che avevano combattuto, ma elementi delle riserve, non. potute ritirare. Sezioni stupende d'artiglieria nuove, montate su camions, spiccavano ira le file degli uomini a piedi, tra le colonne dei niulctti, tra i carrozzini c le carrette che trasportavano la roba delle popolazioni luggiasche. Era questa forse l'unica nota mesta del gran quadro di guerra. ■S'era dovuto dare l'ordine di sgomberare i paesi. Quel che non s'era mai fatto i?r un anno di guerra, s'imponeva da qualche giorno come una. necessità. La settimana avanti l'offensiva, il nemico aveva lancialo su Asiago qualche grossa granata, aveva tuonalo di lontano, dal di là del confine, la prima sua feroce 'minaccia. C'era siala in paese qualche vittima e qualche ferito. Una povera donna era siala proiettata dall'e spio sione per la finestra sui fili del tele grafo, ed era morta. L'esodo era cominciata subito. Non era più. possibile la vita in un paese di qualche migliaio di anime, ormai sotto il tiro di un pezzo della marina austriaca. S'aggiunga che il paese non avrch he potuto resistere a un altro bombarda mento anche per la struttura leggera < tpronta all'incendio della maggior parie delle sue abitazioni. Una bomba lanciata da qualche areoplano, che avesse appiccalo il fuoco a una casa avrebbe facilmente provocalo un incendio generale. Le abitazioni sono contigue c le fiamme camminano sui letti di legno e di paglia. Cominciò dunque l'esodo da Asiago e a un tempo aagli altri Comuni dell'altipiano. Scendevano a una a una le famiglie, calavano in una corrente, continua le singole, popolazioni a occidente dell'Assa. L'altipiano si sgombrava Verso Val d'Astica fluiva la, stessa proces sione. Vecchi, fanciulli, donne e qualche malato ; erano, anzi tutto le vite che cercavano scam pò. Poi. i piccoli beni che l'uomo non ab bandona se non con la morte. Si vedevano sui carrettini stracarichi gli avanzi delle piccole abitazioni domestiche, ridotte a un compendio-, i materassi senza i letti, qualche arnese da cucina, qualche rame lucente, qualche tacco pieno di abiti o di oggetti confusi. Non erano le caratteristiche processioni dei nomadi che non hanno casa, che hanno sempre organizzata e pronta la piccola dimora su quattro ruote ; era l'esodo di una gente cheaveva sconvolto e abbandonalo le proprie dimore e recava fuggendo le testimonianze della fretta, della confusione e dell'abbandono. Traevano seco l'innumerevole bestiame che i pascoli fini, molli come tappeti, alimentano attorno alle case d'ogni Comune. Le mucche da latte venivano dietro i carrelli, procedevano a due a due, le mandrie folte. Le mammelle gialle erano talmente gonfie che le bestie procedevano lente, scansandosi a fatica, intoppando la strada. Le colonne dei camions subivano lunghi arresti, le mucche istupidite dal cammino, dal frastuono andavano a urtare contro i radiatori delle macchine, pareva non avessero la forza di trarsi in disparte. Branchi di pecore, venivano anche giù, trotterellando nel polverone. Centinaia di vitellini, legati entro le ceste, o sprofondati tra le masserizie, guatavano, le gambe in aria, e il muso rivolto al cielo, le strane cose che accadevano nel mondo proprio nei giorni ch'essi erano nati. Volti rosei di fanciulli guardavano senza nulla capire, e si passava accanto a donne c bambini grandicelli distesi, sui veicoli, sprofondati in un sonno più forte d'ogni ansia, tranquillo, riparatore. Non una faccia in pianto ; una fermezza e pacatezza tutta campagnola, di gente nostra che non grida, non bestemmia, non marmo ra. Pareva veder passare in un gran sogno calmo, senza voci, le migrazioni usuali dei tempi remoti. Si assisteva a uno spettacolo senza apparente d,olore, non si udiva un la gno, non si riusciva a sorprendere nemmeno sui volti femminili un segno di. sgomento o di paura. Reggeva gli animi una forza immensa, profonda, che serviva d'esempio conforto a noi, che salivamo con l'animo sospeso, e il pianto alla gola. Era la forza inesausta, inesauribile del po polo, che resta sempre la sorgente più rie ca d'energie di una nazione-, qualche cosa di duro e fermo insieme e tranquillo come la Icrra che si stendeva all'intorno, come le vallale, e i pascoli che non mutavano forma, e restavano uguali, e lasciavano passare la gente tacila che scendeva, e lasciavano passare la truppa che saliva festosa, e. regge vano sulle proprie groppe i reggimenti che cominciavano ad accampare sul verde Ricordo che U primo giorno si incontrò un vecchio solo che scendeva passo passo, col proprio maiale. L'uomo aveva la barba bian ca, come una figura antica, dai tratti duri, senza eloquenza,un volto taglialo nellegno, le scarpe grosse, i panni polverulenti, .le ciglia le labbra polverulente, le mani, quelle adii ste mani che hanno i vecchi con le floscie rughe giallognole e le vene grosse c turchine. Veniva giù dietro il maiale bassotto i grasso, ricascante di grasso da tutte le parti la testa pesante, i. fianchi rotondi, le natiche sballonzolanti sui garretti fiaccati ; avanzara zoppicando, a stento, lo si sentiva soffiare lo si vedeva patire. Si soffermavano ogni lanto. Lo perdemmo di vista. Quel giorno stesso al ritorno li trovammo qualche, centi naia dì. metri più sotto. Il giorno dopo, come risalivamo, li rivedemmo ancora non mollo lontano dal punto in cui s'erano incontrali la prima volta, al piede di un albero, [ermi tulli c due, l'uno accanto all'altro, la be. sliola dislesa. col. muso sul margine della strada, accosciata sul fianco, il vecchio con. dido seduto, solo, in silenzio. Era un quadro degno di un grande pennello. Ma tali episodi che toccavano l'animo, man mano che si saliva sprofondavano nel taslo quadro della guerra. Una meravigliosa energia di uomini, l'esercito splendido e sereno saliva, saliva all'arginatura dell'altipiano. E la. strada fremeva, tumultuava a quel passaggio d'armi, di uomini c di canti ; su per Ic'inflnile volale della salita, fumava un polverone bianco che do.va ima ghie di un incendio diffuso nella vaporosità avvampata del mezzogiorno di maggio. Era l'incendio degli animi eroici, erano le vampe delle volontà vittoriose, che salivano l'altipiano alla riscossa. LUIGI AMBROSINO. MSdprtunmdctugccmtamfòUledsmdpadcssdgaieddisclatemMlsurioedvqgdaivsIpsglpnssgtVsdvsdSiddgrfivnvdadcccttccdllPdsgbcsqcppqss

Persone citate: Assa, Luigi Ambrosino, Vecchi

Luoghi citati: Arsiero, Asiago, Italia, Rovereto