La grande battaglia sul fronte del Trentino

La grande battaglia sul fronte del Trentino La grande battaglia sul fronte del Trentino Gravissime perdite nemiche a sud di Zugna Torta sgombrata - Il violento bombardamento da Monte Maggio a Soglio D'Aspio : un ripiegamento ordinato * L'attacco notturno da Valle Maggio a Monte Collo ovunque respinto ■* Nuovo fallito attacco nella zona di Monfalcone - Il valore del soldato italiano esaltato in Francia. L«* • • inizio (Dal nottro invialo spieiate al fronte). ZONA DI GUERRA, maggio. Slamo agli inizi della offensiva austriaca. E1 ehiuto pei nemico il primo periodo della preparazione. Si è già molto scritto e discusso intorno a questa incipiente fase della guerra italoaustriaca, sulla base di notizie trapelate attraverso i paesi neutrali dal campo nemico, e forse anche intenzionalmente diffuse dal Comando e dal Governo austriaco. Alcune debbono essere state falsificate ad arte; altre debbono essere vere. Di alcune s'è avuta conferma, d'altre la si attende. Ma ormai è finito il tempo delle discussioni; quando una certa tendenza mirava a conferire al complesso delle varie e talora contrastanti notizie quasi un valore di bluff. L'offensiva austriaca troverà l'esercito italiano pronto a degnamente riceverla. Ma essa non è un bluff. Ragioniamo. Due correnti di giudizio possono formarsi in un paese nei riguardi del nemico: l'una di facile ottimismo, l'altra di non meno facile ed altrettanto pernicioso pessimismo. In poche parole c'è chi può pensare ad un'Austria economicamente e militarmente sfinita, e c'è chi può esagerare nella valutazione della sua resistenza e potenza, immaginandosi un'Austria ancora validamente costituita. Sono le due tendenze estreme, fra le quali evidentemente siede la verità. Ebbene da ambedue queste valutazioni la realtà dell'offensiva nemica discende come per necessità logica. Un'Austria ridotta quasi allo stremo, che ha bisogno di concludere la pace entro l'anno, deve raccogliere tutte le proprie forze pei'*, un gran colpo d'iniziativa, di audacia e di fortuna, che le dia qualche nuoto, rapido vantaggio sull'avversario; che, possibilmente ne abbassi il morale, e lo inclini verso le concessioni e remissioni. Deve tentare un'offensiva . Un'Austria ancora militarmente salda farà questa offensiva con altri mezzi, con più fieri propositi, con più fondate speranze in un gran successo. Ma la farà. L'impero, quand'anche economicamente sfaldato, rimane in piedi come organizzazione e disciplina militare. Questi elementi, queste forze costitutive menano a una condotta offensiva della guerra, come si è sempre falt0 in Germania. Oggi potremmo persino vedere un parallelismo tra la condotta dei due. imperi centrali-, i tedeschi c/ie precedono a Verdun l'offensiva amjlo-francese e tentano di sventarla, e ali austriaci che iniziano lo stesso gioco contro L'Italia. E' mollo probabile clu il i>ìano generale sia il medesimo. Non c'è da maravigliarcene, poiché si è sempre notalo negli imperi centrali unità di indirizzo e organicità sostanziale di piani. Farebbe, se mai, meraviglia il contrario-, uva Germania che sulla carta di Verdun gioca forse le sue probabilità di pace entro il 1916, e un'Austria che rimanesse ad attendere l'offensiva nostra e dipendesse militarmente da noi. Vogliamo concludere che il disegno di un'offensiva austriaca fu formato forse fin dall'inverno — o forse anche prima — in stretta relazione col piano tedesco di attacco a Verdun, il quale non ha una semplice importanza locale. E che alla preparazione necessaria ad attuarlo l'Austria ha atteso da molti mesi con quelle forze che poteva avere disponibili: le quali è da escludere che siano di poco conto. Nella 'loro valutazione il nostro Alto Comando è stato certamente lontano da ognuno di quegli eccessi che appena appena, dopo due anni di guerra europea e di esperienze pratiche, possono essere perdonati al più grosso pubblico, il quale non ha mai appreso nulla della storia nemmeno sui libri di storia. L'Alto nostro Comando non solo ha avuto informazioni sue proprie delle forze nemiche e forse aiu che delle nemiche intenzioni, non solo possiede la calma sovrana delle grandi attese e delle supreme decisioni, ma ha potuto in lunghi mesi provvedere alla costituzione di un esercito numeroso e saldo, al quale non sono certo gli uomini che mancano, e ad appoggio del anale le artiglierie sono cresciute in proporzioni gigantesche. Dunque si può attendere l'offensiva nemica con piena fiducia nei nostri mezzi-, e molti sono coloro é quali ne affrettano coi voti.lo svolgersi-, per assistere al suo fallimento che affretterebbe la fine della baldanza e potenza nemica. Fallendo gli austriaci in tei* offensiva, fallirebbero lutti i piani. Noi italiani saremmo portiti avanti d un gran tratto sulla via della pace vittoriosa. Tale ci pare la situazione, per cosi dire gentrica, considerata alla luce del più, elementare buon senso. #"• Si può ora discutere particolarmente sui probabili modi e sviluppi della già iniziata offensiva. E anzitutto se està avrà per teatro principale il fronte dell'Isonzo o quello del Trentino. Si viene rafforzando l'opinione che la vera e propria offensiva stia svolgendosi nel Trentino, Sull'Isonzo non pare si esca dai tentativi di azioni locali. Del resto, non si attese il maggio per farli. Basti ricordare le azioni nel settore dì Tolmino, quelle nel lettore di Oslavia. Non dobbiamo neanche djg&nttcare la Gamia, dove la perdila del- t 1 '" leinGqcpim le nostre posizioni il Pai Piccolo, Freikofel, e Pai Grande sarebbe sfata grave, qualora il disegno nemico pronunciatosi in un'astone di sorpresa, non fosse stato solennemente sventato. Quanto alla linea del Carso da Gorizia al mare, ivi le iniziative furono quasi sempre nostre: basti ricordare i recenti avvenimenti di Selz, con conquiste di parecchie centinaia di metri di trincee, e i contrattacchi nemici, condotti a fondo, ma vigorosamente o respinti o fermati. Tuttavia anche sull'Isonzo gli austriaci esplicano una insidiosa attività -. la ' recente lotta di Monfalcone ne è prova. A Monfalcone speravano di poter scendere in forze, per aggirare dalla spiaggia le nostre posizioni di Selz e di Sei Busi, e far cadere la linea del Basso Carso. Ma gli austriaci infiltratisi, furono presto tagliali fuori dalla loro base, accerchiati e falli prigionieri. Alcune trincee nostre, che il fuoco dei più potenti calibri aveva sconvolte, furono dopo poche ore riprese all'assalto e t-atla la linea del Tamburo ricostituita nella sua primitiva interezza. Sono episodi il cui svolgimento richiama senza dubbio la più viva allenzioire: e attraverso i quali corrono istanti di ansiosa attesa. Ma tutti di una relativa portata. 1 nostri settori sull'Isonzo possono ormai paragonarsi ai compartimenti-stagno di una nave da guerra -. solidamente costituiti ognuno per sè, e cosi disposti che la temporanea frattura di uno d'essi non compromette la stabilità degli altri. Una irruzione è costretta a fermarsi al piccolo tratto in cui riesce. Poco di poi la falla è chiusa dal pronto accorrere di abbondanti rincalzi. Per gli austriaci l'Isonzo è forse conside ra'o come il vecchio fronte della guerra. F.ssi stanno volgendosi al nuovo, nel Trentino. E anche questo è spiegabile. Ogni esercito in offensiva va a cercarsi il suo proprio fronte-, se lo sceglie dove meglio crede e se 10 organizza. Come noi da un anno volgiamo contro il fronte orientale i più intensi sforzi, così gli austriaci ora incanalano i propri nel vasto saliente del Trentino. Sull'Isojizo hanno cercato inutilmente in tante offensive parziali di spezzare la nostra linea. Cercheranno adesso di raggiungere questo obbiettivo con un complesso di azioni che mirano a sorprenderci e a prenderci alle spalle. Se non che le spalle dell'esercito che fronteggia l'Isonzo sono difese dalle truppe organizzate oltre il confine stesso del Trentino. Da tulle le parli dove si volgano, gli austriaci ci trovano annidati in casa loro, pronti a difendere non pure i vecchi iniqui confini, ma la nuova linea costituitasi con rilevanti correzioni del fronte, ognuna delle quali eseguila in vista d'una futura grande azione nemica. In quella ampia zgna che i comunicati recenti cominciano a individuare, è cominciata appunto l'offensiva-, e continuerà. Quel che possiamo dire per ora è che essa non ci sorprende. Gli austriaci ci attaccano in forze, ma non certo colla sorpresa. Questo primo elemento di successo manca alla loro azione. . Naturalmente un cosi grande sforzo quale essi debbono avere compiuto, non pud addirittura passare sènza qualche primo compenso. Chi attacca risolutamente ha sempre dapprima un qualche vantaggio. Ma a tult'oggi 11 comunicato parla di tutte le nostre linee principali mantenute-, è stata abbandonata qualche posizione avanzata. Abbandonata perchè questo è il compito delle posizioni avanzate, che servono più nei momenti di quiete che in quelli di lotta. Son troppo deboli perchè il nemico le rispetti; sono troppo poco necessarie perchè i difensori debbano farci conto sopra. Sono i filamenti della difesa, le sue più lievi orlature, che hanno funzioni di sensibilità e di vigilanza e non di appoggio e di resistenza. Sono come il naturale spontaneo compenso che si offre al nemico che ha fatto lo sforzo immenso della preparazione offensiva. Diffondersi in particolari su questi minori o mmimi episodi non è il compito di questa rassegna generica della situazione. Man mano che gli avvenimenti si localizzeranno daremo un'occhiata d'insieme, la più comprensiva e nitida che ci sarà possibile, ai luoghi, e riassumeremo l'azione. Ecco quel che si può scrivere, con animo più che tranquillo. Non avviene nulla che non sia stato preveduto; comincia un'offensiva che non è una sorpresa. Può darsi che noi le abbiamo dato anche più importanza di quella che realmente dimostrerà^di avere. LUIGI AMBROSINO

Persone citate: Busi, Luigi Ambrosino, Selz